Lo strumento che ha reso possibile la formazione del più grande e potente tra gli imperi antichi risiede in una parola che, da secoli, rappresenta nell'immaginario collettivo un'icona quasi leggendaria dell'intera storiografia mondiale: la Legione.
Ma per quanto leggendariamente solido e granitico, il nerbo dell'esercito romano ha subito, nel corso dei secoli mutazioni importanti sia nei propri componenti, negli armamenti che nella struttura stessa. Dalla primitiva organizzazione gentilizia, alla prima formazione manipolare, le Legioni di Roma erano composte, come noto, di cittadini chiamati alle armi per difendere l'Urbe e l'onore dei propri avi da vicini scomodi come le popolazioni italiche confinanti con Roma stessa. Ma con l'ampliarsi dei domini romani, e di conseguenza l'inasprirsi e l'aumentare dei conflitti che dovevano essere sostenuti dai capitolini, si rese necessaria non solo una riforma dei mezzi utilizzati dai legionari, ma una riforma della Legione stessa. Con Caio Mario, la Legione si professionalizza, si adegua ad esigenze militari di uno stato in espansione su fronti disparati e contro avversari di tradizioni militari totalmente agli antipodi. Inoltre andava cambiando anche la società romana, non più circoscritta all'interno delle mura, ma che andava spaziando in tutto il bacino mediterraneo e ben oltre nelle regioni interne. La Legione conta così sempre meno sul fattore "indigeno" dei cittadini romani e sempre più su soldati di professione (ma si badi bene, non mercenari) i cui servizi però andavano sempre più legandosi al proprio condottiero più che all'ideale grandezza di Roma. Ma la riforma di Mario, perfezionò a tal punto l'esercito tardo repubblicano di Roma, da renderlo un tale rullo compressore, in grado di fronteggiare praticamente qualsiasi minaccia, da far passare in secondo piano i pericoli per la stabilità delle istituzioni repubblicane. Non a caso, i successi ottenuti dalle legioni di Mario, Pompeo, Silla e Cesare portarono l'espansione romana ad un livello talmente alto da far acclamare i condottieri appena citati quasi come delle divinità oscurando l'importanza cardine del senato come rappresentante del popolo romano. Roma ormai era schiava dei successi, e questi successi le venivano portati non dalla propria cittadinanza ma da valorosi generali che di lì a poco ebbero la possibilità, di far cadere le istituzioni repubblicane per far nascere quelle imperiali. Ma da qui, si genera quello che sarà, con lo scorrere dei secoli e non degli anni, l'elemento della stessa fine della grandezza di Roma. I successi, il potere, i fasti e la ricchezza di Roma con lo scorrere dei secoli ne saranno la sua stessa rovina: le Legioni, non più formate dai cittadini-soldato come un tempo, saranno sempre più interessate alle proprie sorti economiche più che a quelle dell'impero; gli imperatori saranno sempre più coinvolti in lotte intestine per il potere e sempre meno interessati (con alcune meravigliose eccezioni) all'espansione e inizieranno a guardare più che altro alla difesa del limes, tutto ciò fin quando, non si ricorrerà, nell'ultima fase imperiale, ad assoldare perfino elementi barbari nei propri ranghi. Saranno proprio questi ultimi i responsabili del cedimento del più grande impero che la storia abbia mai visto. Ma dalle sue ceneri, nasceranno una serie di regni che saranno i progenitori degli attuali stati europei (Francia, Spagna, Inghilterra ed in parte, Germania) che hanno colonizzato gran parte del mondo conosciuto.
Battaglie
499 o 496 a.C.
Nei pressi del Lago Regillo (scomparso nell'attuale piana sotto Rocca Priora) l'esercito romano agli ordini di Aulo Postumio Albo Regillense, nonostante la forte inferiorità numerica, sconfigge le truppe della Lega Latina guidate da Tarquinio il superbo e da suo genero Mamilio. La sconfitta del primo e la morte del secondo saranno, per Roma, il sintomo della fine di un'epoca, quella regia, e l'inizio di una nuova, quella repubblicana.
491 o 493 a.C.
Credendo di poter sfruttare le prime crisi sociali di Roma, Sabini, Equi e Volsci attaccano contemporaneamente i territori dell'Urbe e dei suoi alleati. Appena nominato Dittatore, Manio guiderà una incredibile campagna militare, su tre fronti paralleli, che si chiuderà con l'inopinabile successo romano nei pressi di Crustumeria.
485 o 487 a.C.
Un solo terzo dell'allora intero complesso militare romano è sufficiente per piegare la resistenza degli Ernici, ritenuti responsabili di una serie di saccheggi in territorio romano, mentre questi ultimi erano impegnati contro i volsci. La battaglia di Preneste, vinta dai legionari al seguito del console Caio Aquilio, li costringerà ad accettare il dominio romano.
485 o 487 a.C.
Grazie alla vittoria sui Volsci, nei pressi di Velletri, il console Tito Sicinio, non ottenne solo un trionfo che oscurò la contemporanea vittoria sugli Ernici del collega Caio Aquilio, ma chiuse l'intera campagna per cui i due consoli erano stati nominati.
484 a.C.
La battaglia di Anzio del 484 a.C. si svolse tra l'esercito romano, guidato dal console Lucio Emilio Mamercino ed i Volsci. I Volsci ebbero la meglio, costringendo i romani a ritirarsi a Longula, luogo in cui si verificò la pronta e sanguinosa riscossa romana. Il doppio confronto tra Volsci e Romani si chiude praticamente con un nulla di fatto.
480 a.C.
Le lotte tra Roma e la potente città etrusca di Veio ebbero inizio addirittura sotto il regno di Romolo; nuove lotte avrebbero avuto luogo sotto Tullo Ostilio, Anco Marcio, forse Tarquinio Prisco e Servio Tullio. Per quanto queste prime lotte siano leggendarie, è arbitrario negare assolutamente conquiste romane a nord del Tevere durante il periodo regio, dopo il quale, si ebbe un periodo di relativa "pax". Le guerre ricominciarono poi tra il 485 e il 483 a.C.: tra gli episodi salienti di questa recrudescenza vi fu senz'altro la vittoria dei consoli Cn. Manlio e M. Fabio Vibulano del 480 a.C.
477 a.C.
Trecento, o trecentosei uomini, componenti la gens Fabia, furono, secondo la leggenda, sterminati dagli Etruschi alla battaglia del fiume Cremera nel 477 a.C. A questa strage scampò soltanto un fanciullo, che per l'età era rimasto a Roma, Q. Fabio Vibulano, futuro console della Repubblica romana per ben tre volte.
476 a.C.
I Veienti, dopo aver sconfitto e massacrato i Fabii nella battaglia del Cremera, stabilirono un fortilizio sul Gianicolo, da dove partivano per razziare la campagna romana e tenere così sotto scacco l'Urbe intera. I due consoli in carica, Aulo Verginio e Spurio Servilio, decisero così un pronto attacco al fortilizio etrusco sito sul colle, prima di portare la cittadinanza allo stremo per la fame.
475 a.C.
La seconda battaglia di Veio si svolse nel 475 a.C. tra l'esercito romano guidato dal console Publio Valerio Publicola e quello degli etruschi di Veio e dei loro alleati Sabini. Grazie ad un attacco notturno, i Romani ebbero la meglio sul campo dei Sabini, ed, in rapida successione riuscirono ad aver la meglio anche sui loro alleati etruschi, svegliati dal clamore delle armi capitoline. Ritiratesi in città dopo questa sconfitta, i veienti poterono contare sulla solidità delle loro mura quale ultima linea di difesa. Quando si resero conto di non poter attaccare le mura fortificate di Veio, nonostante la vittoria campale, i Romani decisero di razziare le campagne Sabine ottenendo il trionfo; quindi fecero ritorno a Roma.
468 o 466 a.C.
La seconda battaglia di Antium si svolse nel 468 a.C. tra l'esercito romano, guidato dal console Tito Quinzio Capitolino Barbato ed i Volsci con i loro alleati Equi. Questo scontro rientra nell'ambito dei conflitti tra Romani, Volsci ed Equi; causa scatenante fu il fatto che, durante il consolato dell'anno precedente, Roma aveva distrutto il Cenone, ossia il porto della città di Antium, senza però neppure tentare di assediarla; all'interno delle mura anziate si erano rifugiati i Volsci. Consci dei conflitti interni alla società romana, gli Equi si allearono ai Volsci assediati nella speranza di cogliere l'occasione giudicata propizia. Ma la vittoria arrise ai capitolini e questo successo valse a Tito il trionfo.
458 o 457 a.C.
La battaglia del Monte Algido, una delle più note della storia della giovane Repubblica romana, si combatté nel 458 a.C. (alcuni la situano nel successivo 457 a.C.) fra i Romani e gli Equi. Per quanto riguarda esclusivamente il fatto d'arme, in realtà, si tratta di uno tra le decine di identici scontri avvenuti in quegli anni; quello che rende questa battaglia così importante è la presenza, in campo romano, della figura, quasi leggendaria, di Lucio Quinzio Cincinnato.
446 a.C.
Nel 446 a.C., approfittando dei dissidi interni a Roma, Volsci ed Equi, per l'ennesima volta, razziarono le campagne di Roma, arrivando impunemente fin sotto le mura della città. Approntato in breve tempo l'esercito, Agrippa cedette il comando delle proprie legioni a Tito Quinzio per affrontare più efficacemente lo scontro, un atto non dovuto, che gli valse la stima e riconoscenza del collega. Lo scontro fu breve e cruento, e i romani vittoriosi, tornarono in città con un grande bottino.
442 a.C.
Durante il quinto consolato di Tito Quinzio Capitolino Barbato (insieme a Marco Geganio Macerino, al suo secondo consolato), a Marco Geganio fu affidato il compito di ristabilire l'ordine ad Ardea, alleata di Roma, dove i plebei ardeatini assediavano i patrizi, asserragliati sulla rocca cittadina. Così, gli ottimati chiamarono i Romani in aiuto della città assediata, mentre i plebei si rivolsero ai Volsci per conquistare Ardea con il loro sostegno. Il console, riportò una grande vittoria, tornò a Roma in trionfo, facendo camminare davanti al suo carro il comandante dei Volsci Cluilio e mettendo in mostra le spoglie strappate all'esercito nemico.
437 a.C.
La battaglia di Fidene vide protagonisti l'esercito romano, guidato dal dittatore Mamerco Emilio Mamercino, ed una coalizione nemica, formata da Fidenati, Etruschi di Veio, Falisci e Capenati, guidata dal re etrusco Lars Tolumnio e rientra nella prima fase espansionistica di Roma ai danni delle popolazioni etrusche. Pretesto per lo scontro fu l'uccisione di Gaio Fulcino, Clelio Tullo, Spurio Aurio e Lucio Roscio, inviati da Roma per chiedere spiegazioni del passaggio dalla sfera d'influenza romana al controllo acquisito da Lars Tolumnio sulla stessa città di Fidene.
434 a.C.
Tra Tuscolo e Lanuvio, Equi e Volsci, attorno al 434 a.C., si accamparono in punti diversi e i rispettivi comandanti si dedicavano con una meticolosità senza precedenti alla costruzione di fortificazioni e all'addestramento degli uomini. Nonostante il montante panico a Roma, il disaccordo e i contrasti tra i consoli, la contrarietà alla nomina di un dittatore, la rapidità capitolina nel mobilitare gli alleati Ernici e Latini, così come nell'applicare la leva cittadina saranno decisive ai fini delle battaglie così come gli esempi dati dai comandanti romani sullo stesso campo di battaglia.
426 a.C.
La battaglia di Fidene del 426 a.C. si svolse tra l'esercito romano, guidato dal Mamerco Emilio Mamercino alla sua terza dittatura, ed una coalizione nemica, formata da Fidenati ed Etruschi di Veio. I Romani ebbero la meglio e la città di Fidene fu distrutta. Questo scontro si segnala per una particolarità unica nelle battaglie dell'antichità e non solo; infatti, dopo aver ripiegato all'interno delle mura in seguito al primo assalto romano, i fidenati, all'improvviso spalancarono le porte della città da cui fuoriuscì uno strano esercito, inaudito e inusitato fino a quel momento; un'immensa moltitudine armata di fuochi, tutta sfavillante di torce ardenti che, lanciata in una corsa folle, si riversò sul nemico. Per un momento quell'insolito modo di combattere sbigottì i Romani, tanto che parve di ritrovarsi più in un incendio che in un combattimento. L'impeto ed il valore dei comandanti romani saranno decisivi ai fini dello scontro.
396 a.C.
Nel 407 a.C., secondo Livio, nel 406 a.C., secondo Diodoro, ebbe inizio l'ultima lotta di Roma contro Veio, il cui assedio sarebbe durato dieci anni e terminato dal dittatore Marco Furio Camillo nel 396 a.C. con la distruzione della città etrusca. La città distrutta non fu ricostruita e così, la secolare guerra contro Veio era terminata, definitivamente. Vi è da aggiungere che la sconfitta di Veio rappresentò l'inizio della conquista romana dell'Etruria, ma soprattutto fu probabilmente la più importante occasione di arricchimento della Roma dei primi secoli.
390 a.C.
Il 18 luglio del 390 a.C., nei pressi di un piccolo affluente del Tevere, il fiume Allia, si verificò il primo scontro tra due civiltà agli antipodi, ossia tra i Romani ed i Galli, i quali, provenendo da Chiusi, avevano passato il Tevere ove era più facilmente guadabile, assai a monte di Roma, e ora scendevano contro Roma per la Via Salaria. I Romani, secondo la leggenda, non avendo avuto il tempo di fare lunghi apparecchi, vennero tumultuariamente a battaglia nelle vicinanze della città. La notevole superiorità numerica dei Galli, insieme con la sorpresa dei Romani per l'audacia impetuosa e per il modo di combattere dei barbari, portarono i capitolini ad una disfatta che si tramutò presto in massacro, tanto grande che, quello stesso giorno, venne ricordato nei calendari romani come nefastus, ossia infausto.
390 a.C.
L'assedio di Roma, del 390 a.C., da parte dei Galli Senoni guidati da Brenno e partiti dalla loro 'capitale' Senigallia, è uno degli episodi più traumatici della storia di Roma, tanto da essere riportata negli annali con il nome di Clades Gallica, ossia sconfitta gallica. L'assedio, tramutatosi poi in sacco vero e proprio, fu conseguenza diretta della sconfitta sul fiume Allia, ed è ricco di episodi rimasti famosi nella storia, dalla vicenda delle 'Oche del Campidoglio' alla famosa frase 'Vae Victis!', pronunciata dal comandante gallico Brenno.
386 a.C.
Quando Anzio riprese le armi contro Roma, sostenuta anche da giovani fuoriusciti Latini ed Ernici, il Senato decise di affidare le operazioni belliche al leggendario Furio Camillo, che volle con sé il collega Publio Valerio. I Romani si scontrarono con l'esercito di Volsci, Latini ed Ernici, numericamente superiore a loro, nelle campagne intorno a Satrico; è a questa campagna che si riferisce l'episodio leggendario di Furio Camillo, che lancia il vessillo romano oltre le schiere nemiche, per spronare i romani al combattimento. Nello scontro campale i Romani ebbero la meglio, e i Volsci, riuscirono a ritirare entro le mura di Satrico, grazie ad un provvidenziale temporale che interruppe lo scontro.
361 a.C.
Sulle rive dell'Aniene, ebbe luogo nel 361 a.C., uno dei rarissimi duelli della storia di Roma antica. Ad affrontarsi furono due uomini completamente agli antipodi tra di loro, in rappresentanza di due armate anch'esse totalmente diverse l'una dall'altra. Da un lato il poderoso, quanto sconosciuto, guerriero gallico, contraddistinto dall'enorme corporatura, dalle vesti sgargianti e dalle armi cesellate in oro; dall'altro la sagoma sobria e assai più minuta, rispetto all'avversario, del giovane patrizio romano Tito Manlio, a cui venne affidato l'appellativo di Torquato (da torque, collana), subito dopo lo stesso duello.
358 a.C.
Nel 358 a.C., Gaio Sulpicio Petico fu nominato dittatore per fronteggiare l'invasione dei Galli, che avevano invaso il territorio fino a Pedum. Petico fortificò il campo dell'esercito, ma in conseguenza del malumore dei propri soldati, impazienti di combattere e di concludere velocemente il conflitto, marciò contro il nemico e lo sconfisse, non senza difficoltà. Per tutto ciò ottenne l'onore di un secondo trionfo e portò in Campidoglio una notevole quantità di oggetti d'oro, frutto del bottino della battaglia.
350 a.C.
Alla terza elezione consolare, nel 350 a.C. insieme al collega console Lucio Cornelio Scipione, a Marco Popilio Lenate fu affidato il comando unificato della campagna contro i Galli, vista la malattia del suo collega. I romani condotti dallo stesso Popilio, seppur ferito ad una spalla, ebbero, nei pressi di Porta Capena, la meglio sui Galli in virtù della loro superiore organizzazione militare.
349 a.C.
Nel 349 a.C. nei pressi di Laurento, un'antica città del Lazio, vicina probabilmente a Lavinio, si ripropose la stessa situazione che vide protagonista Tito Manlio Torquato sull'Aniene. A presentarsi per il duello stavolta sarà un tribuno, Marco Valerio Corvo, il quale, riporterà anch'egli una vittoria contro l'avversario gallo (anche se con un aiuto), come aveva fatto Torquato, ma non sarà in grado di evitare che alla fine del duello si arrivasse comunque allo scontro tra i due eserciti in campo aperto.
343 a.C.
La battaglia del Monte Gauro svoltasi nel 343 a.C., segnò un cambiamento della politica estera di Roma. Se fino ad allora l'Urbe aveva combattuto per la sopravvivenza e per cercare di eliminare i concorrenti nella supremazia regionale, con questa battaglia, che segna l'inizio delle guerre sannitiche, Roma si propose in una fase di espansione territoriale e di potere che la porterà in tempi relativamente brevi al controllo dell'intera Italia peninsulare. E le guerre sannitiche costrinsero Roma a forgiare lo strumento che le avrebbe permesso la conquista del suo smisurato impero: l'esercito romano.
343 a.C.
Il Tribuno, e futuro console, Publio Decio Mure, nel 343 a.C., grazie ad un audace stratagemma, salvò dai Sanniti l'esercito di Aulo Cornelio Cosso Arvina. Per questo suo atto di eroismo, gli fu permesso di partecipare al trionfo dei consoli stessi.
343 a.C.
La battaglia di Suessula si mostra semplicemente come la continuazione della battaglia del Monte Gauro. Anche i protagonisti, in effetti, sono gli stessi: Marco Valerio Corvo e i suoi uomini da una parte e i guerrieri Sanniti già sconfitti al Monte Gauro, dall'altra.
340 a.C.
La battaglia del Vesuvio, scontro del 340 a.C. tra Repubblica Romana e il popolo dei Latini, ebbe luogo nei pressi del Vesuvio stesso, non molto distante dalla città di Neapolis, e vide la vittoria dell'esercito romano, comandato dai consoli Publio Decio Mure e Tito Manlio Imperioso Torquato. Protagonista principale di questo scontro fu proprio il grande console Publio, che vestita la toga pretesta, montò a cavallo tutto bardato per la battaglia e si lanciò furioso tra i nemici, bene in vista di fronte ad entrambi gli schieramenti combattenti. Dopo aver ucciso molti nemici, cadde a terra, abbattuto dai dardi e dalle schiere latine. Ma questo gesto, che i Romani consideravano rituale (devotio), diede ai suoi una tale fiducia ed un tale vigore che essi si gettarono tutti assieme nella battaglia ottenendo la vittoria.
339 a.C.
La battaglia di Trifano fu combattuta dai romani contro i popoli latini riuniti dalla Lega Latina e fu condotta per conto dei romani dal console Tito Manlio Torquato.
322 a.C.
Nel 322 a.C. nominato dittatore per combattere i Sanniti, Aulo Cornelio Cosso Arvina condusse l'esercito romano nel Sannio, e fu costretto dai Sanniti a scendere in battaglia, da una posizione sfavorevole. Lo scontro fu violento ed incerto fino a quando la situazione volse a favore dei romani, grazie alla cavalleria, condotta da Marco Fabio. Per questa vittoria, tornato a Roma, Aulo Cornelio ottenne il trionfo.
321 a.C.
Nel 321 a.C. i due consoli Spurio Postumio Albino e Tiberio Veturio Calvino si proposero di domare i Sanniti aprendosi la via attraverso il loro territorio per raggiungere direttamente dalla Campania gli alleati apuli e la colonia latina di Luceria. Da Capua dunque essi mossero in direzione di Benevento, coi loro eserciti riuniti, i quali peraltro non dovevano comprendere più di due legioni, cioè al massimo 18.000 uomini. I due consoli furono circondati dai Sanniti non lontano da Caudio, e costretti a capitolare e a giurare un trattato di pace nel quale venivano abbandonate ai Sanniti le colonie di Luceria e di Fregelle. L'esercito dovette passare sotto il giogo. La tradizione riferisce che la pace non fu ratificata né rispettata dal senato e che Postumio fu consegnato ai Sanniti, i quali rifiutarono di riceverlo.
320 a.C.
Nel 320 a.C., insieme al collega Lucio Papirio Cursore, venne eletto il console Quinto Publilio Filone, proprio l'anno successivo all'ignominiosa disfatta delle Forche Caudine. I due consoli, con l'esercito, tornarono alle Forche Caudine, per rigettare la condizioni di pace imposte a Roma, consegnando ai Sanniti anche i due Consoli che le avevano accettate; di fatto si trattò della ripresa delle ostilità. Mentre Publilio si fermò nel Sannio per fronteggiare lì l'esercito Sannita, Lucio si diresse verso Luceria, dove si era asserragliato Gaio Ponzio, con i cavalieri romani, ostaggio dei Sanniti dopo la battaglia delle Forche Caudine.
315 a.C.
Nel 315 a.C. i Romani stavano combattendo la loro seconda guerra contro il popolo dei Sanniti, riconquistando posizioni, dopo che sei anni prima avevano riportato l'infamante sconfitta delle Forche Caudine. La guerra fra Romani e Sanniti imperversava in Campania e nel Sannio senza che nessuna delle due nazioni combattenti riuscisse a ottenere una chiara supremazia. Sotto le mura di Saticola, che in seguito alle Forche Caudine si era consegnata ai Sanniti, e che ora era nuovamente assediata dai capitolini, si verificò uno scontro tra le due cavallerie nemiche, a guidare i cavalieri romani vi era Quinto Aulio Cerretano.
315 a.C.
La battaglia di Lautulae è una battaglia che fu combattuta in un luogo situato in prossimità dell'odierna Terracina. Alcuni studiosi situano Lautulae (o Lautulas) sulla costa in una località dove sgorgano quattro sorgenti (da cui il nome); altri, forse in modo più corretto, la localizzano sui monti nei pressi di Fondi, nella località chiamata Acquaviva (dove, dunque, sono presenti delle fonti). È possibile che fosse anche una zona termale.
314 a.C.
In seguito al discutibile esito degli scontri a Lautulae, i consoli Marco Petelio Libone e Gaio Sulpicio Longo ricevettero dal dittatore Fabio il comando dell'esercito, preposto al difficile assedio della città di Sora.
314 a.C.
Nel 314 a.C., quando vennero eletti consoli Gaio Sulpicio Longo e Marco Petelio Libone, una congiura antiromana a Capua determinò la possibile rivolta dell'intera Campania contro l'Urbe ed il successivo accostamento di una forza militare sannita in direzione della città stessa. Successivamente, gli eserciti romani, condotti dai due consoli, affrontarono i Sanniti in campo aperto in Campania, nei pressi di Caudio, riportando una chiara vittoria, con la quale Gaio Sulpicio Longo ottenne il trionfo.
311 a.C.
Visto che allo strapotere militare dei Romani non riuscivano a resistere né gli eserciti, né gli accampamenti fortificati, né le città, i pensieri di tutti i comandanti sanniti si concentrarono a individuare un nuovo punto propizio per un agguato. I crinali dei Monti del Matese furono il luogo prescelto dagli italici, che però dovettero soccombere ancora una volta alle armi dei capitolini, che guidati dal console Gaio Giunio Bubulco riuscirono addirittura a rovesciare il nemico posizionato in un luogo assai più elevato.
310 a.C.
Mentre nel Sannio Bubulco trionfava, l'Etruria era corsa alle armi, scatenando, con l'assedio di Sutri, città alleata dei Romani, una guerra di grosse proporzioni. Sarà merito prima del console Quinto Emilio Barbula (nei pressi di Sutri), ma poi soprattutto di Quinto Fàbio Màssimo Rulliano sconfiggere le truppe etrusche lungo le pendici dei monti Cimini.
310 a.C.
Gli etruschi, dopo la sconfitta patita sui Monti Cimini, si erano rifugiati nella Selva Ciminia, dove i romani erano restii a seguirli. Solo dopo aver ottenuto l'alleanza degli Umbri Camerti, i romani si risolsero ad entrare nella Selva. I popoli etruschi, ed anche qualche città Umbra, si decisero allora a radunare un nuovo esercito, che condussero alle porte di Sutri, dove posero il campo anche i romani. I due eserciti arrivarono a fronteggiarsi sul campo di battaglia, senza che nessuno prendesse l'iniziativa, o tornasse negli accampamenti, al calare delle tenebre. Ma Fabio, la mattina seguente, fece preparare silenziosamente il proprio esercito, che diede l'attacco al campo nemico, con le prime luci dell'alba, facendone strage.
309 a.C.
La battaglia del lago Vadimone fu combattuta nel 309 a.C. tra Romani ed Etruschi. Questa fu la più grande battaglia che questi due popoli combatterono l'uno contro l'altro. I Romani vinsero, e fu la definitiva consacrazione della loro egemonia sull'Etruria.
309 a.C.
Il nome di Longula ricorre a proposito di una battaglia combattuta nel 309 a.C., durante la dittatura di Lucio Papirio Cursore; diretto alla volta del Sannio, per prendere il comando dell'esercito romano, dalle mani del console dell'anno precedente Gaio Marcio Rutilo Censorino, si incontrò con quest'ultimo a Longula. Qui i Romani affrontarono i Sanniti che, con due armate (uno aveva scudi cesellati in oro, l'altra in argento) furono sbaragliati in uno scontro campale.
305 a.C.
La battaglia di Boviano fu combattuta nel 305 a.C. tra l'esercito della Repubblica romana e quello dei Sanniti; questa vittoria dei Romani segnò la fine della seconda guerra sannitica. Le informazioni sulla battaglia sono scarne e confuse; la fonte principale è Tito Livio.
301 a.C.
In seguito ad un'imboscata etrusca, di cui fu vittima Marco Emilio Paolo, da lui scelto come magister equitum, Marco Valerio Corvo effettuò una nuova leva a Roma, per poi dirigersi in pieno territorio etrusco, nel territorio di Roselle. Qui, dopo aver evitato di cadere in una nuova imboscata degli Etruschi, i romani vinsero lo scontro in campo aperto. Agli Etruschi fu concessa una tregua di due anni, e il dittatore celebrò il trionfo per la vittoria.
296 a.C.
Mentre a Volumnio era toccata la campagna nel Sannio, ad Appio, toccò quella in Etruria, dove i popoli Etruschi si erano nuovamente sollevati, in seguito all'arrivo di un grosso esercito Sannita. Dopo aver fronteggiato gli eserciti nemici in piccole scaramucce di poco conto, all'esercito romano in Etruria guidato da Appio, arrivò l'aiuto di quello condotto da Volumnio, arrivato dal Sannio, dove si era inizialmente recato, avendo lasciato ai due consoli dell'anno precedente il potere proconsolare, con l'incarico di tenere il Sannio. Nonostante l'inimicizia tra i due consoli, l'esercito romano riunito ebbe, probabilmente nei pressi di Clusium, la meglio su quello Etrusco-Sannita.
294 a.C.
In una località al confine tra i territori romani ed il Sannio, a tutt'oggi non ben identificata (forse ai piedi degli attuali Monti della Meta), l'accampamento romano del console Marco Atilio Regolo (padre del più noto protagonista della prima guerra punica), completamente immerso in una fittissima nebbia, subisce un'imboscata da parte dei sanniti che sorprendono i capitolini uccidendo perfino il questore Lucio Opimio Pansa. La reazione dei legionari, rabbiosa, respingerà il nemico al di fuori del castrum, ma questo episodio, non certo privo di efficacia, ridiede coraggio ai Sanniti, che non solo impedirono ai Romani di avanzare, ma anche di andare a rifornirsi di viveri nel loro territorio: gli uomini addetti al vettovagliamento furono addirittura costretti a tornare indietro nella zona assoggettata di Sora.
294 a.C.
Eletto console nel 294 a.C., con il collega Marco Atilio Regolo, a Postumio Megello venne affidata una delle due parti dell'esercito romano nel Sannio, perché si riteneva che i Sanniti stessero armando ben tre eserciti: uno da inviare in Etruria, un secondo in Campania ed il terzo per la difesa del loro territorio. Postumio, fermato inizialmente da un malore, non fu in grado di aiutare il collega a scongiurare l'imboscata in cui venne colto presso i Monti della Meta. Riprese le forze, prima si diresse a Sora, e da lì nel Sannio, dove prese Milionia con la forza, poi Feritro, abbandonata dagli abitanti ai romani. Di particolare importanza è la descrizione di come il console romano, temendo che a Feritro lo attendesse un tranello, applichi meticolosamente e con grande cautela, tutte le canoniche disposizioni per l'assedio, dovendo anzitutto trattenere l'ardore dei suoi stessi soldati i quali non vedevano l'ora di scalare le mura deserte.
294 a.C.
Dopo l'imboscata subita ad opera dei sanniti, il console Marco Atilio Regolo, seppe che i Sanniti si erano diretti verso Luceria; vi condusse quindi l'esercito, per affrontare ancora una volta quello Sannita. La battaglia che ne scaturì fu durissima ed incerta, tanto che il console dovette addirittura minacciare i propri soldati affinché combattessero. La vittoria fu romana, ma il prezzo di vite pagato per ottenerla fu talmente alto che, una volta tornato a Roma, Marco Atilio Regolo non ottenne il trionfo.
293 a.C.
La battaglia di Aquilonia è stata una battaglia vinta dai Romani contro i Sanniti nel 293 a.C. La battaglia è considerata la fine delle guerre sannitiche, sebbene gli scontri proseguissero anche negli anni successivi: la sconfitta impedì tuttavia ai Sanniti di risollevarsi militarmente in maniera significativa ed essi cessarono quindi di essere un pericolo per la supremazia di Roma sull'Italia.
216 a.C.
La più grande battaglia della seconda guerra punica considerata tuttora un capolavoro dell’arte militare, il più riuscito esempio di manovra di accerchiamento compiuta da un esercito numericamente inferiore agli avversari.
202 a.C.
La decisiva vittoria di Scipione su Annibale pone fine alla seconda guerra punica e consegna a Roma il predominio nel Mediterraneo.
197 a.C.
Nella battaglia che in termini militari viene detta "battaglia d'incontro", le legioni di Flaminino attaccano la falange di Filippo V mentre sono ancora in fase di dispiegamento mandandole in rotta.
102 a.C.
Alla fine del II secolo a. C. un massiccio movimento verso sud di tre popolazioni germaniche provenienti dall'estremo nord Europa e presentatisi ai confini settentrionali della res publica, si trasformò in una gravissima minaccia per la stessa sopravvivenza di Roma. d.C. Il compito di impattarle fu affidato ad uno dei più grandi condottieri della storia romana: Gaio Mario
101 a.C.
Dopo aver sbaragliato i teutoni l'anno precedente, Mario replica il successo, e con il massacro dei cimbri ai Campi Raudii, distrugge definitivamente la minaccia germanica e si consegna alla storia come uno dei più grandi generali dell'antichità
settembre 52 a.C.
La sconfitta di Vercingetorige determina la fine della civiltà celta transalpina e pone le basi per la cultura neo-latina francese e provenzale.
9 agosto 48 a.C.
In una piccola piana affacciata sul mare si è svolta una delle battaglie simbolo della storia europea ed occidentale che rimarrà per sempre nella memoria collettiva.
Sul campo di Farsalo, vicino al fiume Enipeo, in Tessaglia, legionari avrebbero combattuto contro altri legionari: stesso modo di battersi, stesse armi, medesime insegne.
19 febbraio 197
La battaglia di Lugdunum (conosciuta anche come la battaglia di Lione) vide confrontarsi gli eserciti dell'Imperatore Settimio Severo contro quelli dell'usurpatore romano Clodio Albino, il 19 febbraio 197, a nord di Lugdunum. Questa battaglia, vinta da Settimio Severo, è narrata principalmente da Cassio Dione.
3 luglio 324
Sul campo di battaglia nei pressi del fiume Ebro, vicino ad Adrianopoli (la moderna Edirne in Turchia) la vittoria di Costantino il Grande, Augusto d'Occidente, sull'esercito di Licinio, Augusto d'Oriente, il 3 luglio del 324, diede una svolta decisiva alla guerra civile del 306-324, e alle lotte interne alla Tetrarchia.
376
La battaglia di Marcianopoli fu combattuta nei pressi dell'omonima località nel 376 e fu il primo scontro di rilievo della Guerra gotica (376-382).
377
La battaglia svoltasi in una località ancora non del tutto ben definita, forse a circa 15 Km da Marcianopoli, si risolse con una strage senza vincitori. La battaglia dei Salici, è la prima grande battaglia della Guerra Gotica (376 -382), conflitto che vide l'Impero romano a dover affrontare una tribù barbara ed autonoma all'interno dei confini dell'Impero stesso: una situazione del tutto impensabile fino a pochi decenni prima.
6-7 settembre 394
La battaglia del Frigido (o battaglia del fiume Frigido) fu combattuta tra il 5 e il 6 settembre 394, nei pressi dell'attuale fiume Vipacco vicino a Gorizia e che vide opporsi gli eserciti dell'imperatore romano d'Oriente Teodosio I e dell''usurpatore' del trono dell'Impero romano d'Occidente, Flavio Eugenio.
6 aprile 402
La battaglia di Pollenzo (Pollentia) si svolse il 6 aprile 402, tra i romani, guidati da Stilicone, e i Visigoti di Alarico I che saccheggiavano le città della pianura padana. Dalla Rezia Stilicone arrivò con rinforzi e liberò Mediolanum dall'assedio di Alarico, che si diresse su Asti. I Visigoti furono raggiunti dall'esercito romano nei pressi di Pollentia e sconfitti.
402
L'assedio di Asti fu un evento bellico avvenuto nella tarda primavera del 402. Fa parte della guerra condotta dai Goti di Alarico contro l'Impero Romano d'Occidente tra il 401 e il 403.
403
La battaglia di Verona fu combattuta nel giugno 403 tra l'esercito romano guidato dal magister militum Stilicone e i Visigoti di re Alarico I.
406
La battaglia di Fiesole fu una battaglia combattuta tra le truppe dell'Impero romano d'Occidente guidate dal Magister Militum Stilicone e i Goti di Radagaiso che nel 405/406 che stavano assediando Firenze.
408
L'assedio di Narni, di poco precedente a quello di Roma, ebbe luogo alla fine del 408, ed è riportato nella maggior parte delle fonti proprio durante le descrizioni della assedio dell'Urbe da parte dei visigoti, quale tentativo di ritorno al paganesimo per via del successo ottenuto dalla città romana contro l'assedio di Alarico.
409
La battaglia della Via Flaminia fu un evento bellicoso avvenuto nei primi mesi del 409. Fa parte della seconda invasione dell'Italia condotta da Alarico e dai Visigoti. Non si sa esattamente dove sia successo anche se si ipotizza si trovasse all'interno di qualche via principale che collegava la costa adriatica con Roma, ossia in un non precisato punto della via Flaminia
409
La battaglia di Pisa fu combattuta all'inizio dell'anno 409 tra un contingente di 300 Unni comandati dal magister officiorum Olimpio e un esercito di soldati tedeschi e unni guidati dal nobile Ataulfo, cognato del re visigoto Alarico
410
L'assedio di Ravenna fu un evento militare avvenuto nei primi mesi dell'anno 410 durante la seconda invasione dell'Italia condotta da Alarico e dai Visigoti e dall'usurpatore Attalo Prisco.
410
L'assedio di Bologna fu un evento bellico avvenuto nell'anno 410. Fa parte della seconda invasione dell'Italia di Alarico e dei Visigoti, e fu condotto, senza successo, dall'usurpatore Attalo Prisco.
413
L'assedio di Marsiglia fu un evento bellico avvenuto negli ultimi mesi dell'anno 413 tra il re visigoto Ataulfo ed il comandante della gurnigione romana di Marsiglia, nonchè futuro generale Bonifacio
419
La battaglia dei monti Nervasi avvenne nell'anno 419 tra una coalizione di Suebi, guidata dal re Ermerico insieme alle forze imperiali romane alleate di stanza nella provincia di Hispania, contro le forze combinate dei Vandali e degli Alani che erano guidati dal loro re Gunderico
422
La battaglia di Tarraco fu combattuta tra i Vandali e l'Impero Romano d'Occidente a Tarraco, nell'Hispania Tarraconensis nel 422. Durante la sua campagna nella parte orientale della Hispania, il re vandalo Gunderico dopo aver sconfitto i Suebi si scontrò col comandante romano Flavio Castino a Tarraco, l'odierna Tarragona.
425
L'assedio di Arles del 425, fu un'episodio della guerra tra Visigoti e Romani. L'assedio ad Arles, fu posto dai Visigoti di Teodorico I, che approfittarono di un momento di debolezza della corte imperiale di Ravenna. La vittoria fu chiaramente romana; in seguito Teodorico I si ritirò in Aquitania.
431
L'assedio di Ippona fu un assedio posto a partire dal maggio 430 alla città romana di Hippo Regius da parte dell'esercito vandalo-alano guidato da Genserico.
435
La battaglia di Arles fu combattuta tra i Visigoti e l'Impero Romano d'Occidente nel 435. I Visigoti e i Romani erano stati precedentemente in pace dopo essersi battuti ad Arles nel 425, ma nel 435 il re visigoto Teodorico I ruppe nuovamente il trattato di pace e invase la Gallia, assediando ancora una volta Arles.
436
La battaglia di Narbona si svolse nel 436 tra l'esercito dell'Impero romano d'Occidente, guidato dal magister militum Litorio, e i Visigoti di Teodorico I. Litorio, subordinato di Ezio, vinse la battaglia; in seguito, Ezio e il re visigoto avrebbero unito le loro forze per contrastare Attila e i suoi Unni.
439
La battaglia di Tolosa fu combattuta tra i Visigoti e l'Impero Romano d'Occidente nel 439. Avendo già sconfitto i Visigoti a Narbona, il generale romano Litorio portò il suo gran esercito (rinforzato da molti elementi unni), contro Tolosa, capitale del regno visigoto.
19 ottobre 439
Cartagine fu assediata e presa dai Vandali di Genserico il 19 ottobre 439. Sotto di lui, i Vandali avevano attraversato lo stretto di Gibilterra, erano giunti in Africa e catturato Ippona. Nonostante un trattato di pace con i romani, Genserico attaccò a sorpresa Cartagine nell'ottobre del 439 e dopo averla presa ne fecero la capitale del loro nuovo regno che durò fino alla conquista bizantina del 533-535
456
La battaglia navale di Corsica fu combattuta tra i Vandali e l'Impero Romano d'Occidente a largo delle coste della Corsica nel 456. Prima della battaglia, i Vandali avevano catturato Cartagine e ne avevano fatto la capitale del loro regno. Nel 456, una flotta vandalica di 60 navi salpò da Cartagine, minacciando sia la Gallia che l'Italia.
456
La battaglia di Agrigento fu combattuta nel 456 d.C. ad Agrigentum, l'odierna Agrigento. Un'armata dell'Impero Romano d'Occidente, ma composta da molti elementi barbarici, guidata dal generale Ricimero, respinse una forza d'invasione, coadiuvata da una flotta di sessanta navi, inviate dal re vandalo Genserico a razziare la Sicilia. La vittoria diede ai romani un sollievo temporaneo dalle incursioni vandaliche.
457
La battaglia del Garigliano fu combattuta tra Vandali e Impero Romano d'Occidente in Campania, nel 457. Dopo aver conquistato Cartagine e averla resa capitale del loro regno nel 439, i Vandali fecero spesso razzie nei territori dell'Impero Romano d'Occidente. A partire dal 457, il nuovo imperatore Maggioriano sorprese un'armata vandalo-berbera che tornava con il bottino di razzie effettuate in Campania
458
La battaglia di Tolosa fu combattuta tra Visigoti e Impero Romano d'Occidente nel 458. La battaglia faceva parte di una grande spedizione di metà inverno compiuta attraverso le Alpi dall'imperatore Maggioriano, che portò un grande esercito dall'Italia in Gallia con l'obiettivo di ripristinare, nella regione, il dominio romano dopo il disastroso regno di Avito
459
La battaglia di Arelate fu combattuta nel 459 nei pressi di Arelate(Arles) tra le forze dell'imperatore romano d'Occidente Maggioriano e il re visigoto Teodorico II
461
La battaglia di Cartagena fu una battaglia navale combattuta tra l'Impero romano d'Occidente e il Regno dei Vandali nel 461, che vide la vittoria vandala su quella dell'imperatore Maggioriano, a causa di un tradimento da parte di alcuni elementi imperiali
463
La battaglia di Orléans si svolse nell'anno 463 e contrappose le forze romane del Regno di Soissons, al comando del magister militum Egidio, a quelle dei Visigoti comandati dal re visigoto Teodorico II e da suo fratello Federico
468
La battaglia di Capo Bon del 468 fu una battaglia navale combattuta tra l'Impero romano e i Vandali e che vide la vittoria dei Vandali, che impedirono così ai Romani di recuperare l'Africa.
469
La battaglia di Deols è una famosa battaglia della tarda antichità che ha avuto luogo in Gallia, nei pressi di Deols in Berry, nel v secolo, o più probabilmente nel 469 quando i visigoti di Eurico sconfissero un'armata congiunta di Bretoni, condotta del romano-bretone Riotamo, e di Galli.
471
La battaglia di Arles fu combattuta tra i Visigoti e l'Impero Romano d'Occidente nel 471. Conseguenza della vittoria dei Visigoti nella battaglia di Déols nel 469 e e della loro espansione in Aquitania, costò la vita al figlio dell'Imperatore Antemio, Antemiolo.
ottobre 502 - gennaio 503
L'assedio persiano della città romana di Amida, rientra in quella che è conosciuta come guerra romano-persiana o Guerra anastasiana (502-506). Questo conflitto, il primo tra i due imperi dopo quasi un secolo di pace relativa, fu scatenato da carenze finanziarie della corte imperiale persiana, e dell'Imperatore sasanide Kavad I in particolare, il quale, trovatosi in debito con il re degli Eftaliti, chiese in prestito del denaro all'Imperatore d'Oriente Anastasio, ma al rifiuto di questi, dichiarò guerra all'Impero.
agosto 503
Gelosie e rivalità tra i generali dell'imperatore Anastasio I, Ipazio e Patrizio da un lato, e Aerobindo dall'altro, determineranno non solo la sconfitta patita dai persiani nei pressi di Sifrion, ma la perdita di un'armata che, nella storia dell'Impero d'Oriente, risulterà tra quelle meglio fornite ed equipaggiate.
La guerra vandalica (533 - 535)
Lo stanziamento di alcune tra le più potenti popolazioni che erano state responsabili della caduta dell'Impero Romano d'Occidente aveva, per un periodo limitatissimo di tempo, rilasciato la parte orientale dell'Impero dalle pressioni su più fronti del limes. Questo discorso valse anche per il regno vandalico in Africa; ma nel 527, salì al trono dell'Impero Romano d'Oriente, o Bizantino, Giustiniano. Soldato come lo zio Giustino, al quale successe, una volta salito al trono non comandò più sul campo ma si servì di uno dei più valenti generali della storia: Belisario. Iniziava così la "Restauratio Imperii".
536
L'assedio di Napoli del 536 fu uno dei primi episodi che caratterizzò la guerra gotica, combattuta tra l'Impero romano d'Oriente e il regno ostrogoto, per il possesso dell'Italia. Protagonista assoluto, fu il generale Belisario.
| Home | Indice Battaglie | Cartografia | Cronologia | Forum |