Battaglie In Sintesi
435
Ministro e generale di Valentiniano III. Figlio del magister equitum Gaudenzio, nacque intorno al 390 d. C. a Durostorum presso Silistria.
Fu paggio di un praefectus praetorio e poi fu inviato presso la corte di Alarico (probabilmente nel 405-408) e presso gli Unni. Sposò la
figlia del comes domesticorum Carpilione e ne ebbe due figli, che furono chiamati col nome dei nonni. Dopo la morte di Onorio (423) E.
partecipò direttamente agli avvenimenti politici. Fu allora elevato alla dignità imperiale in occidente Giovanni, un alto funzionario,
ed Ezio fu a lui favorevole contro le armi di Valentiniano III. Date le sue relazioni con gli Unni, Ezio ebbe da essi un forte esercito,
col quale avrebbe dovuto sorprendere il nemico alle spalle. Ma al suo arrivo Giovanni era già stato sopraffatto e giustiziato. Ezio venne
a un accordo e congedò le milizie ausiliarie unne, ricevendo per sé il titolo di comes. Prima che il suo potere a corte potesse essere
consolidato, dovette sostenere altre lotte.
Durante la reggenza di Placidia, turbata da discordie interne, guerreggiò con fortuna contro Goti e Franchi e nel 429 ebbe la carica
di magister utriusque militiae. Il potere di Ezio si affermò pienamente dopo che egli ebbe domato (430) un'insurrezione militare,
mettendone a morte il capo, Felice; per cui le relazioni con le provincie si esplicarono da allora direttamente con Ezio, che non
appare semplice mezzo per trattare con l'imperatore. Contro di sé Ezio trovò Bonifazio, comes Africae, creato in luogo suo magister
utriusque militiae, che, venuto in aperta lotta con Ezio, morì in battaglia. Con l'aiuto degli Unni Ezio costrinse l'imperatrice a
riassumerlo al potere (433), allontanando così Sebastiano, genero di Bonifazio, a cui era successo. Riacquistato il potere, con
un fortunato seguito di guerre contro Burgundî, Goti, Franchi, Ezio riaffermò in Occidente l'autorità imperiale. Suo principio
politico era di adoprare le forze barbariche ai proprî fini, servendosene come strumento di equilibrio tra gl'interessi
contrastanti di quelle popolazioni. Con Attila e gli Unni, essendo con essi in relazione diretta, i suoi rapporti assumono
un carattere meno ufficiale che con l'impero orientale; e, pur non privati, sono però ufficiosi. Presto coi barbari si venne
a rottura completa, e il pretesto ne fu offerto dall'essersi intromesso Attila negli affari interni della Gallia, volendo Ezio
arrestare ogni ulteriore espansione in Occidente.
L'alleanza successiva dei Visigoti con Roma fu una conseguenza del principio di equilibrio della politica di Ezio Nell'invasione
unna del 451 della Gallia, Attila fu costretto prima dall'esercito goto-romano a desistere dall'espugnazione di Orléans e poi
fu vinto nella battaglia dei Campi Catalaunici. Ottenuto così l'intento di respingere le orde unne dall'Occidente, senza però,
pur potendo, annientarle, si liberò dai vincoli goti, solo momentaneamente voluti, per fronteggiare la potenza unna, giacché
la politica d'equilibrio di Ezio portava al mantenimento delle singole forze barbariche, senza farne prevalere alcuna, e, per
il momento, non accelerava la caduta dell'impero d'Occidente. Durante la successiva irruzione unna in Italia, del 452, non
prevista da lui, la condotta di Ezio è incerta e diversa dalla sua condotta solita. La duplice tradizione di Prospero e
d'Idazio, sfavorevole la prima, secondo la quale il disastro unno sarebbe dovuto all'insufficiente preparazione di Ezio,
ragionevole la seconda, per cui Ezio non avrebbe mancato di provvedere alla difesa, mostra la diversità d'intenti dei cronisti,
l'uno partigiano, l'altro equanime. L'anno successivo alla calata unna Ezio fu, in una congiura di palazzo, ucciso, partecipe
Valentiniano, istigato dal praefectus praetorio Petronio Massimo e dall'eunuco Eraclio. L' uccisione di Ezio, voluta da Valentiniano,
prova l'incomprensione dell'imperatore per la politica del suo ministro, tendente a procrastinare la rovina dell'impero, mentre
rivela pure la sua incapacità, per la quale Ezio era veramente il rappresentante unico del romanesimo. Donde le immediate
relazioni dell'imperatore coi barbari, dei quali si temeva, per la scomparsa del ministro, una generale sollevazione, fatto
che conferma ancora una volta la posizione eminente di Ezio, ma d'altro lato la sua parte non ufficiale nei rapporti esterni.
Istoria della citta' d'Avignone, e del contado venesino, Volume 2, Sebastiano Fantoni Castrucci, Venezia, 1678
Nel 435, undecimo anno di Valentiniano, offeso Ezio della insolente disubbidienza della Britannia Armorica, le fè dare
il guasto da Eocharich ferocissimo Re Alemanno. Nel medesimo anno sconfisse in battaglia Gundicario Re de' Borgognoni
abitante nelle Gallie, come si dirà nel capitolo seguente.
Havendo pure in quell'anno violati, Teodorico Re Goto, gli antichi trattati di pace già stabiliti con Vallia suo predecessore,
passò i suoi' termini, e cinse d'assedio Arles
Istoria della citta' d'Avignone, e del contado venesino, Volume 2, Sebastiano Fantoni Castrucci, Venezia, 1678
Vi accorse Ezio,attaccò valorosamente il campo di Teodorico,e forzatolo, astrinse i Goti ad abbandonar fuggitivi tende
e bagaglio. Ezio prudentemente non volle raccogliere tutto il frutto della vittoria, ma rimandato cortesemente al Re Teodorico
Arnolfo suo Luogotenente fatto prigioniero, lo persuase con quella cortesia a contenersi nell'antica pace. Contuttociò, volte ch'ebbe
le spalle Ezio, per non lasciar le frontiere del Reno libere a i Franchi, cangiò consiglio Teodorico, e s'inoltrò a tentar con assedio Narbona.
Istoria della citta' d'Avignone, e del contado venesino, Volume 2, Sebastiano Fantoni Castrucci, Venezia, 1678
Spedì a tal nuova il Generale Ezio, Littorio Conte suo Luogotenente con le truppe ausiliari de gli Hunni. Investi Littorio le linee de' Goti,
e mentre si combatteva, fece entrar nella piazza l'opportuno soccorso di viveri, di munizioni, e di geti. Quindi Teodorico sciolto l'assedio si
ridusse in Tolosa. Così narra il successo Rodrigo Ximenes.