Ars Bellica

FARSALO (48 a.C.)

Cesare contro Pompeo

Anteprima del nostro libro sulla battaglia di Farsalo, disponibile in formato elettronico su Amazon.it e nel tradizionale formato cartaceo in catalogo su Edizioni Chillemi.

FARSALO

L'eBook

Farsalo (48 a.C.), Cesare contro Pompeo (Ars Bellica eBook)

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In una piccola piana affacciata sul mare si è svolta una delle battaglie simbolo della storia europea ed occidentale che rimarrà per sempre nella memoria collettiva.
Sul campo di Farsalo, vicino al fiume Enipeo, in Tessaglia, legionari avrebbero combattuto contro altri legionari: stesso modo di battersi, stesse armi, medesime insegne.
Anche se a Farsalo si trovarono di fronte due tra i più grandi condottieri dell'intera storia antica, ben prima dello scontro vero e proprio, risultava già chiaro che l'esperienza dei veterani di Cesare, nonché il carisma stesso di quest'ultimo, avrebbero giocato un ruolo decisivo nella battaglia.
Farsalo ha però un significato che va ben oltre il semplice scontro tra due triumviri ed eroi di Roma: il trionfo cesariano mostrerà che il sistema repubblicano dell'Urbe era ormai agli sgoccioli.








Indice:
 • I personaggi
 • De bello civili
 • I trionfi di Pompeo
 • La genesi
 • La Grecia durante lo scontro tra Cesare e Pompeo
 • La legione cesariana
 • Le capacità del milite
 • L'armamento legionario nel I secolo a.C.
 • Le forze in campo
 • La battaglia
 • Le conseguenze
 • L'esempio dei veterani di Cesare
 • Testimonianze
 • Le gloriose legioni di Cesare
 • Il Giuramento militare - Iurandum in verba
 • Gli equites Romani
 • La concezione militare di Giulio Cesare

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Pubblicato a Marzo 2013
Lunghezza: 61 pagine (la lunghezza prevista è calcolata in base al numero di pagine girate su un dispositivo Kindle impostate come simili a un libro cartaceo).
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FARSALO

Il Formato Cartaceo

Farsalo 48 a.C.

Copertina Chillemi

Le campagne vittoriose in Gallia resero Cesare estremamente ricco e potente, ma, come spesso accade, molto odiato e soprattutto temuto. Il potere conferitogli dalle legioni, stanziate in Gallia, fece di lui un leader in grado di sovvertire il sistema repubblicano e il delicato equilibrio creatosi con l’influente uomo politico Gneo Pompeo, tanto da arrivare allo scontro.
La battaglia di Farsalo, combattuta il 9 agosto del 48 a.C., costituì uno dei più famosi conflitti della storia militare di Roma, in cui si fronteggiarono questi due personaggi.
Pompeo, dopo un estenuante combattimento e la perdita di due dei tre fronti, considerò perduta la battaglia e si diede alla fuga: in tal modo riuscì a salvare la propria vita e quella di tutti i suoi ufficiali. Iniziò quindi un lungo cammino che lo portò in Egitto dove venne assassinato per ordine dei consiglieri del re bambino Tolomeo, lasciando così la strada spianata all’ascesa di Cesare.









Indice:
 • Introduzione
 • La genesi
 • Gneus Pompeius Magnus
 • I trionfi di Pompeo
 • Caius Iulius Caesar
 • La Grecia durante lo scontro tra Cesare e Pompeo
 • La legione cesariana
 • L'armamento legionario nel I secolo a.C.
 • Le capacità del milite
 • Le forze in campo
 • La battaglia
 • Le conseguenze
 • L'esempio dei veterani di Cesare
 • Testimonianze
 • Le gloriose legioni di Cesare
 • Il Giuramento militare - Iurandum in verba
 • Gli equites Romani
 • La concezione militare di Giulio Cesare

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Pubblicato a Marzo 2013
Libro di 82 pagine (copertina a colori, brossurato, formato tascabile)
ISBN 978-88-96522-72-1

Disponibile in catalogo su Edizioni Chillemi

FARSALO

Sintesi

I trionfi di Pompeo / La genesi

La grandezza strategica di Cesare ha cancellato, con la vittoria di Farsalo, uno dei più grandi condottieri che la storia romana avesse visto fino a quel punto. Fino al 48 a.C., ossia fino al momento del loro “faccia a faccia” sul campo, Pompeo vantava un curriculum militare probabilmente superiore a quello del suo avversario, sia dal punto di vista qualitativo (vittorie su mare e su terra) che quantitativo. Il suo impegno militare, iniziato al fianco di Silla nelle prime guerre civili, ebbe un'impennata decisiva a partire dalla prima metà del primo secolo a.C. con le operazioni contro i pirati. Dopo aver esplorato in una lunga navigazione tutto il Mediterraneo occidentale, nel 67 a.C. mosse con una flotta da Brindisi, puntò verso la Cilicia e in quelle acque, con una caccia spietata, distrusse completamente le flottiglie dei pirati. In appena tre mesi, il Mediterraneo ritornò del tutto tranquillo (e tale rimase, quanto a pericoli da parte di pirati, per quasi tre secoli). Nel 62 a.C., dopo cinque anni di lontananza e di ulteriori trionfi in tutta l’Asia, tra Cilicia, Galazia, Cappadocia, Commagene, Bosforo Cimmerio e Giudea, Pompeo rientrò a Roma per celebrarvi un trionfo, senza eguali fino allora, de orbe universo (sul mondo intero) grazie a questi risultati: 14 popoli sottomessi, un migliaio di fortezze espugnate, 900 città occupate, 800 navi confiscate, 20.000 talenti per l'erario. Ben presto, passata l'euforia, si accorse però che le cose erano molto cambiate da quando era partito nel 67 a.C.: a Roma non era più l'uomo del momento, altri avevano cercato di occuparne il posto.
La vittoria in Gallia del suo avversario, aveva reso lo stesso Cesare un uomo molto ricco, potente, odiato e soprattutto molto temuto. Il potere conferitogli dal grande esercito che manteneva nelle province galliche - a quel tempo, anche tutta l'Italia del nord era considerata territorio gallico ed era organizzato nella provincia della Gallia Cisalpina - ne facevano un elemento in grado di sovvertire il delicato equilibrio di egemonia che vedeva dall'altra parte della bilancia il potente Gneo Pompeo, che da alleato di Cesare, dopo i successi gallici, si era rapidamente trasformato in nemico. Fu sotto istigazione di Pompeo che nel 50 a.C. il Senato ingiunse a Cesare di sbandare le proprie legioni e di rientrare a Roma come privato cittadino. Per Cesare, obbedire a questa ingiunzione sarebbe stato un vero e proprio suicidio politico: privato dello strumento delle sue conquiste, unico e vero sostegno del suo potere, avrebbe rapidamente perduto tutta la sua influenza a favore di Pompeo, appoggiato dalla maggioranza della classe senatoria. Del resto, Cesare aveva assoluto bisogno di tornare a Roma per mettere a frutto politicamente la vittoria al di là delle Alpi.
Fu così che il 1° gennaio del 49 a.C. Cesare con l'esercito attraversò il Rubicone, nell'odierna Romagna, fiume che segnava il confine tra la Gallia Cisalpina e l'Italia, oltre che il limite al di là del quale nessun generale romano poteva portare le proprie truppe se non dietro ordine del Senato. La frase che sarebbe stata pronunciata dal condottiero varcando il fiume, "alea iacta est" (il dado è tratto), ben simboleggiava il momento: Cesare aveva rotto, definitivamente, la legalità repubblicana, e Roma non sarebbe più stata la stessa. Pompeo con i suoi seguaci lasciò frettolosamente Roma per raggiungere le sue legioni nei Balcani e Cesare, dopo aver superato la resistenza di Lucio Domizio Enobarbo, entrò senza opposizione a Roma. Dopo aver ottenuto la resa della Spagna pompeiana, Cesare fece ritorno in Italia, ed il 4 gennaio del 49 a.C., salpò da Brindisi portando le sue legioni nella penisola balcanica, dove lo attendevano le truppe pompeiane. Dopo una serie di manovre e contromanovre attuate nell'odierna Albania, Pompeo, a corto di rifornimenti, si rinchiuse nella città di Dyrrachium (Durazzo) dove le legioni cesariane lo strinsero d'assedio. Una sortita in massa delle truppe pompeiane, che erano in sovrannumero, riuscì a scompaginare l'armata di Cesare e Pompeo si ritirò verso la Tessaglia. I due eserciti si sarebbero ritrovati per l'atto finale della campagna il 9 agosto del 48 a.C. sul campo di Farsalo.


Le forze in campo / La battaglia

Cesare aveva a disposizione circa 23.000 legionari provenienti da 9 legioni suddivisi in 82 coorti, molte sotto organico. A questi vanno aggiunti un migliaio di cavalieri ausiliari gallici o germani. Pompeo comandava circa 40.000 legionari di 12 legioni e 2 coorti spagnole; aveva inoltre con sé circa 5.000 tra ausiliari e alleati etoli e cilici. La cavalleria pompeiana ammontava a circa 3.000 cavalieri, in massima parte asiatici.
I due eserciti si schierarono nella pianura antistante il campo di Pompeo, che il generale aveva collegato al fiume Enipeo tramite una linea di fortificazioni campali, nella quale erano rimaste sette coorti. Entrambi gli eserciti appoggiavano un fianco al fiume: quello di Cesare il sinistro e quello di Pompeo il destro. Pompeo con lo schieramento di tutta la sua cavalleria sulla sinistra mostrava chiaramente l'intenzione di sfruttare la sua superiorità in truppe montate per avvolgere il fianco destro dell'avversario. Per parare la mossa, Cesare aveva inviato sulla sua destra, oltre ai suoi cavalieri, la fanteria leggera appoggiata da 8 coorti di legionari.
La linea cesariana mosse all'attacco delle fanterie di Pompeo che dal canto loro erano rimaste ferme, confidando nella superiorità numerica e sperando di stancare nella carica il nemico. Contemporaneamente Pompeo aveva lanciato la sua cavalleria all'assalto di quella cesariana che, dopo un durissimo combattimento, a causa del numero soverchiante dei nemici cominciò a cedere.
La situazione fu salvata da Cesare stesso il quale, messosi alla testa delle 8 coorti legionarie sull'ala destra, caricò la cavalleria pompeiana disordinata mettendola in fuga.
Cesare a questo punto si riunì alla sua terza linea che condusse personalmente a sostenere l'attacco del suo centro, mentre con una conversione sulla sinistra le coorti che avevano sconfitto la cavalleria nemica caddero sul fianco di Pompeo. Questo ruppe la resistenza dei pompeiani. Lo stesso comandante, travestito, fuggì dal campo e raggiunse la costa con solo 30 cavalieri.
In questa battaglia decisiva l'esercito di Pompeo, che non riuscirà più a riorganizzare un'armata, perse quasi 10.000 uomini; le perdite di Cesare probabilmente non superavano il migliaio.


Le conseguenze

La sconfitta di Pompeo non mise subito fine alla guerra. Il generale sconfitto cercò rifugio in Egitto, dove però fu assassinato nel 48 a.C., si dice dal re Tolomeo XIII, il fratello della famosa regina Cleopatra.
Cesare, che con 4.000 uomini aveva inseguito il rivale ad Alessandria, si trovò a mal partito quando Tolomeo, consigliato dai pompeiani rimasti alla sua corte, lo attaccò con più di 20.000 uomini. Cesare era in grave pericolo e fu salvato solo dall'arrivo in Egitto di una flotta di soccorso al comando del suo alleato Mitridate di Pergamo. Sconfitta la flotta egiziana e ucciso Tolomeo nella battaglia del Nilo, Cesare mise sul trono la giovane Cleopatra con la quale intrattenne una relazione. Tornato a Roma, Cesare fu assassinato in Senato da Bruto e dagli altri congiurati alle Idi di marzo del 44 a.C.. Roma avrebbe visto altre due guerre civili, una con Ottaviano - figlioccio di Cesare - ed Antonio contro i cesaricidi, l'ultima tra gli stessi Ottaviano ed Antonio.
Dopo la vittoria di Azio Ottaviano, col titolo di Augusto e di Padre della Patria, assunse di fatto il principato, portando a compimento la trasformazione dell'antica Repubblica in un grande Impero cosmopolita.


Pubblicato il 11/04/2013