Battaglie In Sintesi
3 Luglio 324
Nacque probabilmente nel 280, da Costanzo Cloro e da Elena, a Naisso (Mesia); visse prima alla corte di Diocleziano, seguì poi il padre in Britannia e alla sua morte fu acclamato imperatore dall'esercito (306), ma non fu riconosciuto da Galerio. Vinse i Franchi e gli Alamanni, si alleò quindi con Massimiano e ne sposò la figlia Fausta, ma quando questi congiurò contro di lui lo fece uccidere (310). La morte di Galerio (311) portò allo sfacelo del sistema tetrarchico e all'alleanza tra Massimino e Massenzio contro Costantino e Licinio. Costantino dalla Gallia valicò le Alpi, vinse a Torino, conquistò Milano, Verona, e nella battaglia del ponte Milvio (28 ott. 312) vinse Massenzio che morì nel crollo di un ponte sul Tevere. Costantino fu riconosciuto Augusto dal senato, sciolse il corpo dei pretoriani, a Milano (313) emanò il decreto di tolleranza verso i cristiani. Morto Massimino, Costantino e Licinio furono i soli capi dell'Impero; essi vennero in lotta quando Bassiano, da Costantino nominato Cesare, gli si ribellò per istigazione di Licinio; Costantino condannò a morte il ribelle, vinse quindi Licinio a Cibale in Pannonia (314); una seconda battaglia al Campo Mardiense (tra Filippopoli e Adrianopoli) ebbe esito incerto. Nella pace che seguì, Licinio cedé la Mesia e la Pannonia; i figli di Costantino, Crispo e l'omonimo Costantino, e il figlio di Licinio, Liciniano, furono nominati Cesari. Nel 324 Costantino intervenne in Tracia, provincia di Licinio, per respingere una invasione di Goti: Licinio, considerando l'intervento violazione di territorio, dichiarò guerra a Costantino, ma fu vinto ad Adrianopoli e a Crisopoli, e dovette arrendersi; poi, avendo stretto accordi con i barbari del Danubio, fu condannato a morte. Costantino dal 324 rimase unico imperatore. Subito dopo fece uccidere il figlio Crispo a Pola e poi la moglie Fausta a Costantinopoli, l'antica Bisanzio, cui diede il suo nome quando nel 326 vi trasportò la capitale, data la situazione strategico-economica dell'Impero; con tale decisione (dettata forse anche dal desiderio di rompere la tradizione pagana più viva in Roma) Costantino non superò, nonostante la sua volontà di unificazione, anzi contribuì ad approfondire la scissione tra Occidente ed Oriente, che andranno sempre più differenziandosi nel campo culturale e spirituale, oltre che economico, e assumeranno spesso posizioni di antagonismo, sino a che alla fine dello stesso secolo si giungerà alla separazione tra Impero d'Oriente e d'Occidente. Nel 332 i Goti furono vinti dal figlio Costantino II; a 300.000 Sarmati nel 334 fu concesso di stabilirsi nelle province del Danubio e in Italia. Nel 335 Costantino divise l'amministrazione dell'Impero tra i figli Costantino II, Costante, Costanzo, e i nipoti Delmazio e Annibaliano. Quando Sapore II di Persia pretese alcune province orientali, Costantino marciò contro di lui, ma durante il viaggio morì presso Nicomedia (337); fu sepolto a Costantinopoli. Costantino continuò l'assolutismo monarchico instaurato da Diocleziano, sostituendovi però, per la successione, il sistema dinastico; istituì una nuova nobiltà di corte con la concessione del titolo di patrizio; estese e organizzò rapidamente la gerarchia, riordinando il consilium principis e trasformandolo in sacrum consistorium, composto di membri permanenti; istituì la carica del quaestor sacri palatii, incaricato di redigere leggi e responsi e di regolare le alte carriere militari, quella del magister officiorum, capo della cancelleria imperiale, da cui dipendeva tra l'altro la schola agentium in rebus (corpo di polizia investito talora di vere funzioni di spionaggio), e altre ancora; questi alti impiegati a causa del carattere orientale della corte si confusero sempre più con i cortigiani, e comes divenne il titolo di un grande numero di funzionarî (da ricordare in particolare il comes sacrarum largitionum, preposto al fisco, e il comes rerum privatarum, preposto alla cassa privata dell'imperatore). Costantino attuò inoltre una radicale riforma dei poteri dei prefetti del pretorio, privati ormai delle funzioni militari, per conservare invece quelle amministrative e giuridiche ed essere collocati al di sopra dei vicarî dell'organizzazione dioclezianea, nel quadro di una ripartizione dell'impero in quattro prefetture (delle Gallie, d'Oriente, d'Italia e Africa, dell'Illirico), ridottesi a tre dopo la morte di Costantino (con il decadimento dell'Illirico dalla condizione di prefettura). Il comando supremo dell'esercito era affidato all'imperatore, dal quale dipendevano direttamente il magister peditum (capo della fanteria) e il magister equitum (capo della cavalleria); le due cariche potevano cumularsi in quella del magister utriusque militiae. Con Costantino assumeva particolare importanza la presenza di una forza militare acquartierata vicino alla residenza dell'imperatore; si preparava così quella contrapposizione tra esercito comitatense ed esercito limitaneo, che sarà in atto dall'età di Valentiniano I e di Valente (mentre formalmente si distingueva ancora tra legiones e auxilia, questi ultimi preponderanti e sempre più esposti alla penetrazione di elementi germanici e sarmatici). Costantino fondò il sistema monetario sulla stabilità del solidus aureo (di g 4,48, equivalente a 24 siliquae d'argento) e relegando perciò in secondo piano il denarius di rame, si discute delle conseguenze generali che ne risultarono: se cioè nel 4° secolo l'economia restasse caratterizzata dall'antitesi tra economia naturale, cui terrebbero funzionarî e alti gradi dell'esercito, ed economia monetaria, cui sarebbero interessati i contribuenti, o non piuttosto da una contrapposizione tra l'economia dell'aureus, su cui si fonderebbe il potere delle classi dirigenti, e quella del denarius, con il cui potere d'acquisto era connessa la capacità economica della piccola borghesia e degli strati più bassi del proletariato, che dalla riforma monetaria di Costantino sarebbero del tutto rovinati. L'importanza di Costantino è però legata soprattutto alla politica verso il cristianesimo al quale concesse pienezza di libertà e di diritti. Dapprima pagano, Costantino come primo atto di adesione al cristianesimo avrebbe fatto incidere sugli scudi dei soldati il monogramma di Cristo, destinato a ornare lo stendardo imperiale (labarum), seguendo un'ispirazione che avrebbe avuta in sogno, alla vigilia della battaglia del ponte Milvio (v. in hoc signo vinces), nel 313 con l'editto emanato a Milano (e firmato anche da Licinio) diede al cristianesimo riconoscimento ufficiale, poi confermato ed esteso da successive leggi, soprattutto nell'ultima parte del suo regno, dichiarandosi egli stesso cristiano (per quanto ricevesse il battesimo solo sul letto di morte) ed esortando i sudditi ad abbracciare il cristianesimo nell'editto agli Orientali del 324 (alieno tuttavia da ogni intolleranza verso il paganesimo); interessato, soprattutto per ragioni politiche, all'unità religiosa dell'Impero, s'intromise dapprima nelle controversie donatiste e in seguito, preoccupato per la diffusione dell'arianesimo, convocò il concilio di Nicea (325). Sulle monete, Costantino presenta fronte diritta, naso aquilino, mento prominente, volto rasato, in alcune è idealizzato. Molte statue gli furono erette a Roma, a Costantinopoli e altrove. In suo onore il senato decretò l'erezione di un arco di trionfo presso l'Anfiteatro Flavio. L'arco di Costantino, tuttora esistente, il più ricco degli archi trionfali di Roma, ha tre fornici, ed è decorato, oltre che da rilievi presi da altri monumenti (traianei, adrianei e antoniniani), di fregi figurati celebranti la vittoria a ponte Milvio e le altre imprese dell'imperatore. Una statua equestre (perduta) gli fu eretta nel Foro, e un altro arco quadrifronte (cosiddetto Arco di Giano) nel Foro Boario. Altri edifici costantiniani in Roma furono le Terme sul Quirinale, le Terme Eleniane attigue al Palazzo Sessoriano, del quale restano alcune sale. L'improvviso fiorire dell'architettura cristiana, che seguì l'editto del 313, trovò valido appoggio da parte dell'imperatore. Numerosi furono gli edifici sacri - poi trasformati e ricostruiti nei secoli successivi - sorti per suo volere in tutto il territorio dell'Impero: a Costantinopoli (SS. Apostoli), nei luoghi santi della Palestina, ad Antiochia sull'Oronte, a Roma (basiliche di S. Pietro e di S. Giovanni in Laterano, mausoleo e basilica di Torpignattara, mausoleo e basilica maggiore di S. Costanza, ecCostantino). Tali monumenti, non ispirati a uniforme architettura ufficiale, dettero fecondo impulso alle tradizioni artistiche locali. Profonda fu l'influenza di Eusebio di Cesarea nella edizione delle bibbie commissionate da Costantino per le principali chiese dell'Impero. ? Costituto di Costantino: con questo nome o con quello più esatto di donazione costantiniana si designa quel documento che si suppose diretto nel 313 da Costantino a papa Silvestro, riflettente l'ordine delle dignità ecclesiastiche e la definizione dei beni temporali della Chiesa di Roma. L'autenticità del documento, posta in dubbio fin dal tempo degli Ottoni, fu impugnata vigorosamente nell'età umanistica da Nicolò da Cusa e da Lorenzo Valla. Il documento è di alto interesse storico come espressione di un momento di sviluppo della dottrina politica della Chiesa romana. Sull'epoca della sua compilazione la critica storica ha oscillato tra il seCostantino 7° e il 9°, soffermandosi però di preferenza sul periodo di Pipino e di Carlo Magno o poco oltre, e ricollegando la manipolazione del falso alla ricostituzione della dignità imperiale in Occidente, o come presupposto di questa, oppure come conseguenza della concezione imperialistica dell'età carolingia. Il testo ci è pervenuto in una versione latina e in una versione greca.
Di umili origini fu nominato augusto nel 308 grazie all'amicizia con Galerio; per ottenere il dominio su tutta la parte orientale dell'impero combatté contro l'altro augusto Massimino Daia e si alleò (312) con Costantino, con il quale però, divenuto unico signore dell'Oriente, entrò successivamente in contrasto (314); dopo una tregua di qualche anno le ostilità ripresero (324), Licinio fu sconfitto e in seguito ucciso. Nacque nella provincia della Nuova Dacia da una modesta famiglia di agricoltori. Entrò in amicizia con Galerio, partecipò alla guerra contro i Persiani e alla campagna contro Massenzio in Italia. Nel 308 fu nominato Augusto. Licinio fu il coaudiutore di Galerio nelle province orientali e alla morte di questo, accordatosi con Massimino Daia, governò la penisola balcanica. Poi, aspirando a tutto l'Oriente, si alleò con Costantino, di cui nel 313 sposò la sorella Costanza, contro Massimino. Frutto dell'accordo fu altresì la promulgazione a Milano (313) del celebre editto di tolleranza verso i cristiani. Sconfisse Massimino presso Adrianopoli, e, morto Massimino, fu a capo di tutto l'Oriente. Ben presto venne a conflitto con Costantino, e fu sconfitto a Cibale in Pannonia (8 ott. 314). Ritiratosi in Tracia, dichiarò decaduto l'imperatore Costantino e dette il titolo di Augusto a G. Aurelio Valente. Dopo la battaglia di Campo Mardiense dovette accordarsi nuovamente con Costantino e cedergli la Pannonia e la Macedonia, mentre Valente fu destituito e ucciso. A dare prova della restaurata unità dell'Impero, Costantino e Licinio furono eletti insieme consoli (315). Il figlio di Licinio, Liciniano, ebbe, come i due figli di Costantino, Crispo e Costantino, il titolo di Cesare. Licinio esercitò contro i cristiani, specialmente dopo il 320, un'azione sempre più ostile. Nel 324 fu di nuovo in lotta con Costantino; sconfitto ad Adrianopoli (3 luglio) e a Crisopoli (18 sett.), fu costretto ad arrendersi e confinato a Tessalonica. Accordatosi poi con i Goti ai danni di Costantino, fu da questo fatto decapitare.
Le cause fondamentali della battaglia erano state generate dalle rivalità sorte con il crollo del Tetrarchia voluta da Diocleziano. Costantino aveva prevalso nella parte occidentale dell'impero e in qualità di Augusto dell'Ovest dopo la battaglia di Ponte Milvio (312), non fece nulla per evitare il conflitto con l'Augusto dell'Oriente, Licinio (316). La guerra civile era una realtà che andava ormai avanti da tempo e stava logorando l'impero stesso sotto molti punti di vista. Ed in effetti un tentativo di pace fu fatto da Costantino stesso, che dopo aver sconfitto il rivale Licinio nella Battaglia di Cibalae, ed aver fatto sua tutta la Penisola balcanica (eccetto la Tracia) riuscì a negoziare una pace che però si dimostrò assai fragile. Infatti, come aggravante per la situazione di Licinio, la sua ostilità nei confronti dei cristiani, specialmente dopo il 320, rappresentò per l'Augusto D'Occidente un ulteriore motivazione per riprendere la guerra ed unificare l'Impero sotto il suo controllo. Nel 324 Costantino intervenne in Tracia, provincia di Licinio, per respingere una invasione di Goti (o forse di Sarmati): il casus belli era stato creato; Licinio, considerando l'intervento violazione di territorio, dichiarò guerra a Costantino.
Costantino per questa nuova ed ultima fase della guerra civile mise in campo secondo Zosimo una flotta di 200 navi da guerra (da trenta rematori ciascuna) e 2.000 da carico, oltre a 120.000 fanti, 10.000 tra marinai e cavalleria; Licinio riuscì invece a mettere insieme un esercito composto da una flotta di 350 triremi (80 provenienti dall'Egitto, 80 dalla Fenicia, 60 dalla Ionia d'Asia, 30 da Cipro, 20 dalla Caria, 30 dalla Bitinia e 50 dall'Africa) oltre a 150.000 fanti e 15.000 cavalieri.
Costantino si mise in marcia con questo grande esercito verso il confine bulgaro, fino a raggiungere, senza incontrare resistenza, l'attuale fiume Ebro, appena fuori da Adrianopoli (la mederna Edirne), lì era atteso dal nemico, già accampato nella stessa zona. I due eserciti rimasero in quelle posizioni per un certo numero di giorni, senza fretta di iniziare una battaglia, che, come considerato da entrambe i lati premetteva la rischiosa traversata del fiume stesso per poi affrontare un nemico già ben preparato e posizionato. In considerazione di questo, Costantino escogitò un artifizio per portare le sue truppe attraverso l'Ebro senza patirne conseguenze. Avendo notato un punto di traversata appropriato, dove il fiume si restringeva, protetto, proprio sul lato occupato dalle truppe di Costantino, da un pendio boscoso. L'Augusto d'Occidente ordinò che fosse portato del legname e corde per assemblare un ponte non per attraversare il fiume in quel luogo, ritenuto facilmente guadabile, ma per costruirne uno, in un altro punto del fiume, la cui unica funzione sarebbe stata quella di diversivo per le truppe di Licinio, le quali in effetti si prepararono per ricevere proprio lì l'attacco nemico. Contemporaneamente, Costantino fece salire 5.000 arcieri e 80 cavalieri sul vicino colle, sufficientemente boscoso per nascondere la sua manovra. L'Augusto d'Occidente, prese 12 cavalieri, attraversò l'Ebro nel punto in cui il fiume era stretto e facilmente guadabile, e piombò a sorpresa sulle truppe di Licinio, le quali spaventate per la repentinità dell'azione caddero o furono messe in fuga. Appena l'Ebro fu superato da questa avanguardia, anche gli altri cavalieri e poi tutto l'intero esercito, seguì il suo augusto. Quello che seguì, nelle parole dello storico Zosimo, fu "un grande massacro", ben 34.000 persero la vita nelle file di Licinio, e quest'ultimo, ferito leggermente, fuggì alla volta della città di Bisanzio. Da notare è il fatto che l'avanguardia di Costantino, portò con sé, sia durante la traversata dell'Ebro, che nel primo assalto alle truppe nemiche, il Labaro con il monogramma di Cristo, Chi-Rho, ossia lo stendardo usato con successo dallo stesso Costantino per la prima volta nella vittoriosa battaglia del Ponte Milvio. Secondo gli autori antichi, non fu solo l'attacco a sorpresa (probabilmente portato proprio dai labariferi, gli uomini scelti che erano incaricati di portare e difendere il labaro alla testa dell'esercito), ma anche la vista di quello stesso stendardo cristiano a creare il panico tra le truppe di Licinio.
Il giorno successivo i superstiti dell'armata di Licinio, che si erano rifugiati sul monte o nei dirupi, o erano rimasti indietro nella ritirata, si arresero e consegnarono spontaneamente a Costantino. In seguito Licinio decise di eleggere un certo Sesto Martiniano al rango di augusto, con l'intento di fermare l'invasore, Costantino penetrò profondamente nel territorio di Licinio, supportato anche dalla flotta che dovrà affrontare quella di Licinio nella battaglia dell'Ellesponto. Ma l'equilibrio della guerra civile tra Tetrarchi, inizia a spostarsi pesantemente verso l'Augusto d'Occidente.