Ars Bellica

Battaglie In Sintesi

Battaglia di Marcianopoli

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Il condottiero visigoto

Fritigèrno (lat. Fritigernus).

Capo (m. 381) dei Visigoti; verso il 370, in lite con l'altro capo goto Atanarico, si convertì al cristianesimo (ariano) e ottenne di essere stanziato coi suoi nel territorio dell'Impero. Nel 378 invase la Tracia e, insieme a schiere di Alani e Unni, sconfisse Valente presso Adrianopoli; nel 380 penetrò di nuovo nella Grecia settentrionale, ma i suoi successi contro Teodosio furono interrotti dalla morte, che precedette di pochi mesi quella del rivale Atanarico.

La genesi

Continuazione della Storia degl'Imperatori Romani, ossia Storia del basso Impero, Le Beau, Roma, 1786

Sarebbe stata necessaria tutta la prudenza umana per tenere a freno questa indocile e turbolenta nazione(visigota). Ma pareva che Valente avesse radunati tutti quanti gli offiziali ingiusti, violenti, e rapitori v'erano allora nell'Impero. Lupicino e Massimo, i capi e i più avari di tutti, si avventarono sopra questi nuovi ospiti, come fosse una preda, e dopo che li aveano spogliati, li abbandonavano ancora all'avidità dei loro subalterni. Invece di somministrar loro viveri e provvigioni, si chiusero i magazzini. Si fecero loro comprare a carissimo ed esorbitante prezzo i cibi più vili e meschini; furono ridotti a cibarsi di cani, e vendevano loro un cane per uno schiavo; e questi sciagurati, dopo esser stati privati di tutto quello che possedevano, furono costretti a dare i loro propri figliuoli, ai quali non potevano conservare la vita, se non a prezzo della loro libertà. I principali medesimi della nazione non furono esenti da questa deplorabile necessità. Non aveano altro rifugio che la disperazione; e stavano infatti per iscoppiare, quando Lupicino prevedendo la procella, li fece sollecitare da suoi soldati ad abbandonare le rive del Daoubio, e ad avanzare nell'interno del paese, dove sperava d'indebolirli, o distruggerli, separandoli gli uni dagli altri. Mentre le truppe Romane, che guardavano il passaggio del fiume se ne allontanavano per scortare i barbari, Alateo e Safrace, non vedendo più ostacolo veruno, passarono prestamente il Danubio alla testa degli Ostrogoti e seguirono la traccia di Fritigerno.

Questo Generale prudente, ed avveduto, istruito di quanto accadeva dietro a se, proseguì la sua marcia, ma con lentezza per dar loro tempo di raggiugnerlo. Arrivarono a Marcianopoli; e questo fu il luogo dove si accese la guerra. Lupicino avendo invitati ad un pranzo Alaviso e Fritigerno con un piccolo numero dei principali Signori della nazione, collocò delle guardie alle porte della città per impedirne l'ingreffo ai Barbari. Chiedendo questi con istanza la permissione di entrare per comprare dei viveri, la contesa si accese, e si venne alle mani. I Goti animati dalla fame, e dal furore si avventarono sopra i soldati Romani, li trucidarono, e s'impadronirono delle loro armi. Lupicino, immerso negli eccessi della dissolutezza, e pieno già di vino, informato di questo disordine, lo accrebbe con un tratto di perfidia, facendo trucidare la guardia di Alaviso, e di Fritigerno. Quest'ordine crudele non potè esser efeguito con tanta segretezza, che le grida dei moribondi non giungessero fino al luogo del convitto, e divulgata nell'istesso tempo la nuova fuori della città, i Goti credendo che s'insidiasse la vita de loro Capitani, accorsero in folla, mandando orribili grida, e minacciando la più terribile vendetta. Fritigerno, uomo pronto di spirito ed intrepido, volendo fuggire dalle mani di Lupicino, e salvar seco i Signori, che lo avevano accompagnato si alzò e gridò ch'é perduta ogni cosa, se non si lasciano uscire per farsi vedere alla nazione, che li crede morti: solo la loro presenza può ristabilire la calma. Nel medesimo tempo mise mano alla spada, ed uscì dalla città insieme coi suoi compagni. E' ricevuto con acclamazioni di gioja: Alateo e Safrace erano poc'anzi arrivati. Tutta la nazione monta a cavallo, si spiegano le insegne e i Goti marciano, e con loro la strage e l'incendio. Lupicino raccoglie in fretta tutte le truppe che seco avea, e li insegue con più ardore che prudenza, e li raggiugne a tre leghe discosto da Marcianopoli.

La battaglia

Continuazione della Storia degl'Imperatori Romani, ossia Storia del basso Impero, Le Beau, Roma, 1786

Alla vista dei Romani la rabbia dei Barbari si accende; gli scagliano sopra i più folti battaglioni, trucidano, e fanno a brani quanto si fa loro innanzi. Quei medesimi che erano disarmati, si gettano a corpo morto sopra l'inimico, gli strappano di mano le sue armi, prendono le insegne e quasi tutti i Romani periscono insieme coi loro Tribuni. Lupicino spaventato da un cosi strano furore, prese la fuga subito sul principio della battaglia, e ritornò a briglia sciolta a Marcianopoli. I vincitori s'impadronirono delle armi dei vinti, e non trovando più resistenza, portarono per un lungo tratto di paese tutte le calamità d'una fanguinosa guerra.

Le conseguenze

Continuazione della Storia degl'Imperatori Romani, ossia Storia del basso Impero, Le Beau, Roma, 1786

La prudenza di Fritigergo, sostenuta da un distinto valore gli conciliò la fiducia della nazione, e i suoi consigli non furono mai contradetti. Sparse i Goti per tutta la Tracia, ma con ordine. I loro differenti corpi si davano gli uni e gli altri la mano, ed avevano tutti un punto di riunione. Le genti del paese, che si arrendevano a loro, o che essi facevano prigioniere, servivano loro da guide per condurli nei distretti più ricchi e meglio provveduti di viveri. I loro compatrioti rapiti prima dai corsari di Galazia e venduti in Tracia, come quelli che, costretti dalla carestia, si erano essi medesimi venduti alcuni giorni innanzi, venivano ora in folla ad unirsi a loro. Gli operai impiegati nel lavoro delle miniere, e che erano aggravati da eccessive imposizioni, accorrevano essi pure a gettarsi nelle loro braccia; e questi furono loro di grande ajuto per dissotterrare i magazzini, e scoprire i sotterranei dove gli abitanti medesimi si nascondevano con le loro ricchezze.

Tutta la Tracia fu meffa in iscompiglio e in disordine; nè vi fu cosa, che sfuggisse alle loro ricerche, se non quello ch' era inaccessibile; e mentre si ricercavano le viscere di quella sventurata terra, la sua superficie era coperta di sangue e di fiamme.