Parlare di Grecia Antica significa parlare delle città-stato o polis in cui essa era divisa. La Grecia era ed è tuttora una terra impervia con poche risorse e poco spazio, una terra prevalentemente montagnosa dove le pianure sono piccole: non c'è quindi da stupirsi se i Greci cercarono fortuna fuori dalla Grecia fondando colonie in lungo e in largo per il Mediterraneo, ma oltre all'emigrazione ci fu una forte rivalità fra le varie polis greche, una rivalità che trovò espressione in una cosa che i Greci ci hanno lasciato accanto alla Filosofia e all'Arte, ovvero la Guerra. Sono stati difatti i Greci ad inventare l'Arte della Guerra. Parlando di guerra e di Grecia antica, il riferimento non può che andare agli opliti. L'oplita (il soldato greco per eccellenza) era un cittadino-soldato: fatto il suo dovere di soldato tornava ai propri affari, quindi una guerra non poteva durare a lungo altrimenti i danni economici per la polis erano ingenti, per questo motivo una battaglia era più che sufficiente (prima delle guerre persiane almeno) per concludere una guerra fra polis greche. Armato della sua imponente panoplia (termine con cui si indica il compedio di armi, scudo ed armature dell'oplita greco), l'oplita sarà il protagonista indiscusso dei conflitti ellenistici, e non solo per la sua duttilità tattica in campi di battaglia montuosi e difficili come quelli della Grecia stessa. Il modo di combattere dei Greci deriva anche dalla loro mentalità: i loro miti parlano spesso di eroi che combattono corpo a corpo contro i loro avversari e la stessa "Illiade" è piena di duelli fra gli eroi dei due schieramenti; Era quindi ritenuto disonorevole combattere con un sistema che non fosse corpo a corpo. Ma vi erano anche altri motivi per cui i Greci disdegnavano il combattimento che non fosse corpo a corpo: tirare con l'arco o combattere a cavallo richiedeva pratica e un addestramento continuo, ma a causa dello status socio-economico dei cittadini ciò non era possibile (va anche detto che i cavalli costavano e avevano bisogno di una pianura per essere allevati ed addestrati: l'unico luogo adattato per la nascita di una cavalleria autoctona in Grecia fu la Tessaglia difatti la cavalleria tessala fu abbastanza valida da venire aggiunta al contingente di Greci che prestarono servizio nell'esercito di Alessandro Magno). Solo durante la guerra del Peloponneso si iniziò a concepire e a capire l'utilità di corpi di fanteria leggera (vedi i peltasti) e di cavalleria. Questi corpi, inseriti in un contesto tattico assai più evoluto accompagnerà la più alta forma di sviluppo militare del mondo ellenistico: l'esercito macedone, che grazie anche alle imponenti sarisse della sua falange, dominerà, fino all'arrivo delle legioni romane, buona parte del mondo conosciuto sotto la guida di uno dei più formidabili condottieri della storia: Alessandro Magno.
Battaglie
Nella trasposizione poetica dell'Iliade, il primo scontro tra la civiltà orientale e quella occidentale.
540 a.C.
Ancor prima dell'espansione romana e del suo affaccio sul mare, si era già consumata nelle acque del Tirreno una delle più antiche battaglie navali che la marineria mondiale ricordi o di cui si abbia testimonianza: Alalia. Protagonisti ne furono le popolazioni che dominavano non solo i mari, ma una parte consistente della cultura dell'Italia preromana: gli etruschi, i cartaginesi ed i greci.
490 a.C.
In una piccola piana affacciata sul mare si è svolta una delle battaglie simbolo della storia europea ed occidentale che rimarrà per sempre nella memoria collettiva.
480 a.C.
La battaglia di Salamina, primo grande scontro navale ampiamente documentato della storia, è importante per le conseguenze che ebbe sulla politica e sulla stessa civilizzazione greca.
480 a.C.
Grazie ad un geniale ed efficace stratagemma, il tiranno di Siracusa, Gelone, massacrò l'esercito cartaginese ad Imera, estendendo la propria area d'influenza pressoché all'intera Sicilia greca ed evitando che gli stessi punici minacciassero l'isola per i seguenti settant'anni.
27 Agosto 479 a.C.
La definitiva sconfitta del re Serse e la fine delle guerre Persiane.
469 a.C.
Iniziata come spedizione per liberare le città greche dell'Asia Minore dal giogo persiano, la spedizione organizzata dalla Lega di Delo agli ordini di Cimone non solo riuscì nell'obiettivo prefissato ma, grazie anche all'incredibile doppia vittoria (terrestre e navale) presso la foce dell'Eurimedonte si spinse ben oltre, portando le stesse città liberate sotto il controllo ateniese e dando inizio a quel dominio conosciuto come talassocrazia ateniese.
433 a.C.
La Battaglia di Sibota fu una battaglia navale ingaggiata nel 433 a.C. fra Corinto e Corcira (Corfù). Essa può ritenersi uno degli eventi prodromi della Guerra del Peloponneso che inizierà nel 431 a.C.
432 a.C.
La città di Potidea entrò, poco dopo la fine delle guerre Persiane, come tributaria nella Lega di Atene, ma mantenne una certa dipendenza anche dalla madrepatria Corinto, che ogni anno inviava a Potidea certi suoi magistrati chiamati epidemiurgi. Nel 432 a.C. Potidea si ribellò all'alleanza ateniese, e si unì ai Corinzi e a Perdicca; ne seguì una spedizione ateniese, che sconfisse i Potideesi in un'accanita battaglia, e un memorabile assedio alla città che dovette arrendersi nel secondo anno dalla guerra del Peloponneso essendo ridotti gli assedianti a una tal fame da mangiare persino i cadaveri.
429 a.C.
La battaglia di Spartolo si svolse nel 429 a.C. fra Atene e le polis della Calcidica e i loro alleati Bottiei. Con azioni rapide e coraggiose gli alleati ebbero la meglio sul poderoso avversario attico.
429 a.C.
La battaglia del Golfo di Corinto (anche battaglia di Rhium) fu una battaglia navale ingaggiata nel 429 a.C. tra la flotta ateniese, guidata da Formione e la flotta spartana, corinzia e di alcune poleis della Lega peloponnesiaca, guidata da vari comandanti. La battaglia deflagrò quando la flotta peloponnesiaca, composta da 47 triremi, tentò di seguire la costa settentrionale del golfo di Patrasso per attaccare l'Acarnania in supporto ad una offensiva che si stava attuando nella Grecia nord-occidentale; la flotta di Formione attaccò i peloponnesiaci mentre stavano facendo la traversata.
429 a.C.
La battaglia navale di Naupatto, si svolse nel 429 a.C., come parte marittima della guerra del Peloponneso. Ancora una volta, nonostante il sovrannumero avversario, le navi ateniesi avranno la meglio sul nemico.
429 a.C.
La seconda battaglia navale di Naupatto, svoltasi sempre nel 429 a.C., anche se si risolse in modo non del tutto chiaro, consegnò nuovamente il vantaggio sul mare alla potenza ateniese, che si era presentata allo scontro in palese inferiorità numerica.
429 a.C.
Durante la Guerra del Peloponneso, grazie alla mediazione dell'Ateniese Ninfodoro e al matrimonio di quest'ultimo con la sorella di Sitalce, stipulò un'alleanza con Atene per poter attaccare Perdicca II di Macedonia, alleato degli Spartani, ed occupare così le città della Penisola Calcidica. Nel 429 a.C. attaccò la Macedonia con un esercito di 150.000 Traci e alleati portando con sé Aminta II, pretendente al trono contro Perdicca, la spedizione, tuttavia, fallì a causa della cattiva gestione dei rifornimenti. Consegnò anche alcuni ambasciatori spartani agli Ateniesi, che li fecero giustiziare.
428 a.C.
Nel 429 a.C. cominciò da parte dei Peloponnesiaci un assedio della città di Platea, che rimase memorabile negli annali delle guerre elleniche; la guarnigione di 400 Plateesi, con l'aiuto di 80 Ateniesi e di sole 110 donne, avendo inviato tutto il resto della popolazione ad Atene, tenne in scacco tutto l'esercito di Archidamo, che dopo ripetuti vani assalti vi mise il blocco, costruendo, secondo Tucidide, tutto attorno ad essa due colossali baluardi paralleli; nel secondo anno dell'assedio, durante una notte tempestosa, riuscì a quasi la metà della guarnigione di rompere il blocco e di raggiungere Atene; il rimanente, estenuato dalla fame, dovette arrendersi nell'estate del 427.
428 - 427 a.C.
L'assedio di Mitilene nacque, come risposta al tentativo, da parte della città di Mitilene, di unificare l'isola di Lesbo sotto il proprio controllo, rivoltandosi all'impero ateniese.
427 a.C.
I tumulti di Corfù, sfociati poi nello scontro navale che vide prevalere la flotta spartana, contro quella di Corfù stessa, rinforzata da navigli ateniesi, provocarono una serie di massacri nella città che ormai si era fortemente divisa nelle due fazioni che sostenevano le due forze protagoniste della Guerra del Peloponneso. Lo spargimento di sangue civile fu senza eguali in quel periodo tanto che lo stesso Tucidide ne sottolinea la crudeltà ed efferatezza. Dal punto di vista tattico, la flotta lacedemone ebbe vita relativamente facile nel mettere in fuga le navi avversarie, grazie alla scarsa coesione mostrata quel giorno dalla flotta alleata.
426 a.C.
La battaglia di Tanagra fu una battaglia della Guerra del Peloponneso nel 426 a.C. combattuta tra Atene e Tanagra. La spedizione ateniese, forte di trenta navi su cui erano imbarcati ben 2000 opliti, era stata inizialmente concepita per piegare i Melii, i quali non intendevano unirsi alla lega condotta dagli ateniesi; ma dopo aver inutilmente depredato le loro campagne fecero vela da Melo alla volta di Oropo, dove sbarcarono le truppe durante la notte, marciando via terra verso Tanagra della Beozia.
426 a.C.
La campagna etolica, spesso definita come 'la campagna etolica di Demastato', è stata un'offensiva ateniese fallita nella Grecia nord-occidentale durante la Guerra Archimediana.
426 a.C.
La battaglia di Olpe fu una battaglia della Guerra del Peloponneso, combattuta nel 426 a.C., tra gli eserciti guidati da Atene e Sparta. La vittoria arrise agli ateniesi di Demostene, il quale ebbe successo grazie ad un'imboscata preparata con 400 tra opliti argivi supportati da truppe leggere, che partì a battaglia iniziata.
409 a.C.
L'assedio cartaginese della città Selinunte è una delle prime operazioni della seconda campagna siciliana dei punici. La città, che fino ad allora aveva mantenuto rapporti di non belligeranza se non di alleanza con Cartagine, non riuscì a ricevere in tempo aiuti dalle altre città siceliote e fu espugnata dopo nove giorni d'assalto con enormi torri d'assedio: 16.000 cittadini furono trucidati e 5.000 deportati.
409 a.C.
L'assedio di Imera del 409 a.C., conosciuto anche come seconda battaglia di Himera, fu combattuto dalle potenze greche di Sicilia contro i Cartaginesi comandati da Annibale Magone. Il comandante cartaginese, già distruttore della città di Selinunte, sotto la direzione del senato di Cartagine, riuscì a vincere la battaglia e a distruggere la città greca grazie anche all'ausilio di forze mercenarie siceliote e campane.
Maggio - Dicembre 406 a.C.
Nel 406 a.C. Cartagine, usando come pretesto le incursioni del siracusano Ermocrate nelle regioni di Mozia e Palermo, decise di tentare la conquista dell'intera Sicilia. Il comando venne affidato ad Annibale Magone, il quale ripartì alla conquista delle città greche della costa meridionale siciliana con un esercito di Libi, Maurusi, Iberi, Fenici, Campani e Numidi. Come prima mossa, il generale cartaginese assediò la città di Akragas, cui aveva invano chiesto di allearsi. Grazie alla posizione difficilmente prendibile (Akragas sorgeva su colline scoscese che erano state fortificate da ciclopiche mura nei punti più vulnerabili) gli Agrigentini resistettero a lungo agli attacchi nemici avvantaggiandosi anche della morte dello stesso Annibale, per un'epidemia di peste che divampò nell'accampamento cartaginese. Fu solo grazie al vice di Annibale, Imilcone, e alla indecisione dei generali agrigentini, che la situazione si capovolse nuovamente, facendo cedere infine i mercenari campani e gli alleati greci che difendevano Akragas. Dopo sette mesi di assedio, nel dicembre del 406 a.C., la ricchissima città di Akragas cadde in mani cartaginesi.
405 a.C.
La battaglia di Gela ebbe luogo in Sicilia nell'estate del 405 a.C. L'esercito cartaginese, sotto il comando di Imilcone (subentrato al comando in seguito alla morte di Annibale Magone), che nel corso dell'inverno e della primavera era acquartierato ad Agrigento, catturata da poco, marciò verso Gela. Quando i cartaginesi avanzarono su Gela e misero la città sotto assedio, il tiranno Dionisio, marciò da Siracusa per confrontarsi con la minaccia. Pianificò di utilizzare uno schema di attacco complesso, su tre colonne d'assalto, contro i cartaginesi, tale piano fallì per la mancanza di una coordinazione sufficiente. Dionisio decise di evacuare la popolazione di Gela, poiché la sconfitta senza nessun risultato avrebbe provocato malcontento in Siracusa ed egli non voleva perdere il potere. Imilcone saccheggiò la città abbandonata dopo che i greci erano fuggiti a Camarina.
397 a.C.
Nel 397 a.C., Dionisio di Siracusa diede inizio, con la campagna di conquista delle città elime e puniche della Sicilia occidentale, ad una nuova fase delle guerre greco-puniche: quella che vide i greci all'attacco. L'assedio di Mozia fu il primo obiettivo del tiranno di Siracusa.
397 a.C.
Dopo aver riconquistato le città di Erice e Mozia, distrutta dai Greci l'anno precedente, il generale cartaginese Imilcone II, proseguì la sua marcia vincente lungo la costa settentrionale siciliana, ponendosi come immediato obiettivo quello dell'espugnazione della città di Messina.
397 a.C.
Dopo i successi di Mozia e Messina, tra il generale cartaginese Imilcone e la più potente città greca di Sicilia si frapponeva solo un ostacolo, la città di Catania con la sua flotta. Nelle acque antistanti quest'ultima si consumerà un ulteriore scontro, stavolta sul mare, che vide protagonisti due audaci ammiragli dell'antichità: Leptine e Magone. Il successo arriderà ancora una volta ai cartaginesi.
397 a.C.
L'assedio di Siracusa del 397 a.C. fu il primo dei quattro assedi cartaginesi contro Siracusa che si susseguirono, senza successo, dal 397 al 278 a.C. Dopo aver ripreso Mozia, saccheggiato Messina, e aver avuto la meglio della flotta greca nelle acque antistanti a Catania, Imilcone pose sotto assedio la stessa Siracusa nell'autunno del 397 a.C. I Cartaginesi seguirono lo stesso metodo usato dagli ateniesi nel 415 a.C. per isolare con successo Siracusa, ma una pestilenza irruppe nel campo cartaginese decimandone l'esercito. Sarà proprio questa la causa fondamentale dell'insuccesso di Imilcone e della fine della sua campagna.
394 a.C.
La campagna spartana nei territori persiani dell'Asia Minore, aveva un esito già scritto prima ancora di iniziare. La cattiva gestione dei rapporti con gli alleati in patria durante il proprio periodo di dominio sulla Grecia, così come l'incapacità di evolvere una marina competitiva sotto tutti i punti di vista faranno crollare in breve tempo tutto quanto duramente acquisito dai lacedemoni durante la guerra del Peloponneso. La sconfitta patita dai lacedemoni a Cnido per mano delle navi persiane agli ordini del satrapo Farnabazo e del comandante greco Conone, sarà una delle tappe determinanti di questa rapida caduta del dominio spartano in Grecia.
5 Luglio 371 a.C.
La vittoria di Epaminonda sancisce la crisi da cui Sparta non avrà più la forza di risollevarsi e l'inizio dell'egemonia Tebana.
341 o 339 a.C.
Il successo ottenuto da Timoleonte presso il fiume Crimiso, nonostante l'incredibile inferiorità numerica, termina, in pratica, la liberazione quasi integrale della Sicilia greca dai tiranni e dai cartaginesi che, non solo perderanno la battaglia, ma con essa anche il loro corpo autoctono più prestigioso: il Battaglione Sacro.
338 a.C.
Filippo II sconfigge ateniesi e tebani, consolidando il primato della Macedonia sulle poleis greche grazie anche all'apporto del figlio Alessandro che dimostra da subito il proprio valore sul campo.
Novembre 333 a.C.
Con delle marce forzate Alessandro affronta e sconfigge in campo aperto il "re dei re" Dario III ottenendo una grande vittoria e compiendo un grande massacro.
331 a.C.
L'eroico sacrificio del re spartano Agide e la conformazione del campo di battaglia, non furono sufficienti all'esercito spartano per sconfiggere la falange macedone agli ordini di Antipatro, uno tra i più valorosi attendenti di Alessandro Magno. La sconfitta nei pressi di Megalopoli rappresenta il vero passaggio di testimone tra la falange dai mantelli rossi degli spartani e quella armata di sarissa dei macedoni.
1 Ottobre 331 a.C.
Due anni dopo il trionfo di Isso, Alessandro distrugge l'ultima grande armata persiana raccolta da Dario III, aprendosi la strada per la conquista dell'Asia.
22 Giugno 217 a.C.
In quella che passerà alla storia come la "battaglia d'Elefanti", Tolomeo IV sconfigge Antioco III re di Siria assicurando, per breve tempo, il controllo dell'area palestinese all'Egitto.
Anteprima del nostro libro sulle grandi battaglie del Mondo Greco-Ellenistico
Analizzando più a fondo le guerre ed i protagonisti che hanno contraddistinto tutta l'epoca greco-ellenistica, potremmo interpretare battaglie come Maratona o Isso come esempi dell'eterno scontro tra Oriente e Occidente, che oppone culture in apparenza antitetiche tra loro, ma che, dopo secoli di conflitti, finiscono per influenzarsi a vicenda.
Infatti, con il predominio macedone, inizia una nuova epoca di innovazioni sui campi di battaglia. Alessandro, spinto dall'ossessione della conquista, adatta, ancor meglio del padre Filippo, i nuovi ordinamenti tattici macedoni alle esigenze della guerra su vaste pianure. Tuttavia, dopo le formazioni oplitiche, che si riveleranno col tempo obsolete, anche la falange macedone si dimostrerà superata all'avvento di una nuova potenza militare: l'esercito romano.
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