Alla fine del XV secolo l'Europa si espande al di fuori del suo habitat millenario: gli spazi in cui era da sempre rinserrata si dilatano sulla scia delle nuove rotte atlantiche tracciate dalle navi portoghesi e spagnole. È l'avvio dell'espansione dell'Occidente che avrebbe condotto nei secoli successivi a impegnativi confronti e scontri di economie e di culture e avrebbe radicalmente mutato gli spazi reali, le categorie mentali, le dimensioni economiche nelle quali si erano fino ad allora sviluppate le civiltà umane. I grandi viaggi di scoperta con i quali l'Europa inaugura un legame diretto con i popoli degli altri continenti aprono quel processo di interdipendenza su base mondiale che costituisce la peculiarità più esplicita della storia moderna e contemporanea.
Al piccolo regno del Portogallo toccò il ruolo di trasformare l'Atlantico da confine invalicabile dell'universo conosciuto in un mare che fosse ponte di comunicazione tra Occidente e Oriente. L'obiettivo delle caravelle portoghesi, che già dagli inizi del Quattrocento avevano cominciato a veleggiare verso l'emisfero australe, era di prelevare alla fonte le spezie, le sete, le pietre preziose, l'avorio e gli schiavi dell'Oriente per trasferirli direttamente in Europa: così facendo si sarebbe evitata la mediazione commerciale degli Arabi e dei Veneziani, anello terminale della lunga catena dello scambio Oriente-Occidente, e il Portogallo avrebbe potuto lucrare sulla vendita di beni molto richiesti sui mercati europei.
Occorsero circa settant'anni per far avanzare la navigazione fino al capo di Buona Speranza, limite meridionale del continente africano: nel 1498 le navi di Vasco da Gama poterono finalmente attraversare l'oceano Indiano e attraccare al porto di Calicut sulla costa occidentale dell'India. Insediatasi nel cuore del commercio marittimo dei prodotti dell'Oriente, la flotta guidata da Alfonso de Albuquerque (prototipo di molti fondatori di imperi coloniali del futuro) non tardò a spazzare via i mercanti arabi e a impadronirsi del controllo delle rotte dell'oceano Indiano grazie alla supremazia tecnologica delle navi e degli armamenti europei. I Portoghesi furono così in grado di fondare un impero commerciale che dai porti indiani delle spezie si estendeva a Ceylon, l'isola della cannella, a Malacca, la terra dei garofani, e alle lontane Molucche. Nello stesso periodo le navi spagnole avevano identificato le rotte trasversali all'Atlantico guidate dagli alisei, i venti che nel 1492 avevano sospinto le caravelle di Colombo al di là dell'oceano. Il casuale incontro con quelle terre che il genovese credette appartenere al Catai e al Cipangu (Cina e Giappone), attirò dalla Spagna altre flotte e altri navigatori, le cui scoperte resero verosimile l'ipotesi dell'esistenza di un mondo nuovo. Significativamente Mundus novus fu il titolo di un libro pubblicato da Amerigo Vespucci tra il 1503 e il 1504 nel quale si denunciava il millenario errore cosmografico ereditato da Aristotele e Tolomeo: la rappresentazione del mondo doveva essere integralmente rivista perché i viaggi avevano portato alla luce nuovi mari e nuove terre, nuove civiltà e nuove culture.
Battaglie
3 febbraio 1509
La Battaglia di Diu fu una battaglia navale combattuta il 3 febbraio 1509 nel Mar Arabico, nel porto di Diu, in India, tra l'Impero portoghese e una flotta congiunta del Sultano del Gujarat, del Sultanato mammelucco d'Egitto, dello Zamorin di Calicut con l'appoggio della Repubblica di Venezia.
giugno 1520 - agosto 1521
Gli spagnoli di Cortès conquistano la capitale del regno azteco Tenochtitlàn ponendo le basi del più vasto impero coloniale della storia.
16 novembre 1532
Il massacro delle forze inca e la cattura del loro re affermarono il potere spagnolo in Perù, la regione più ricca del Sudamerica.
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