Il termine «imperialismo», dopo una fugace apparizione nella Francia del Secondo Impero, cominciò a essere utilizzato negli anni 70 del XIX secolo per connotare la politica espansionistica e coloniale della Gran Bretagna della regina Vittoria e di Benjamin Disraeli. Sono anni, questi, in cui si assistette, anche in risposta alle difficoltà prodotte dalla grande depressione economica degli anni 1873-96, a una seconda rivoluzione industriale (dominata dall'acciaio, dall'elettricità e dalla chimica), all'impetuoso sviluppo del capitalismo finanziario, alla ricerca febbrile di nuovi sbocchi di mercato e di vecchie materie prime, alla politica di potenza, alla collusione tra stato ed economia, e, nel contempo alla crescita antagonistica del movimento operaio organizzato, in forte ripresa, soprattutto a partire dagli anni 80, dopo la tragica esperienza della Comune di Parigi (1871) e dopo la dissoluzione dell'Associazione Internazionale dei Lavoratori (1864-72).
Si assistette inoltre all'intreccio, sul piano fisico come su quello culturale, tra la spinta all'internazionalizzazione del sistema industriale e la persistenza tenace di gruppi dirigenti socialmente legati a mondo preindustriale e aperti alla soluzione militare dei conflitti politici. L'imperialismo era cioè l'effetto della contaminazione tra ciò che vi era di modernissimo e ciò che vi era di tradizionale, ma ancora vitale, nelle società europee: era in altre parole il cortocircuito tra l'aggressività strutturale dell'espansione economica (che allora procedeva geometricamente in estensione prima ancora che in profondità) e il primato sociale e nazionale assegnato a mentalità fondate sul rango, sull'orgoglio e casta, sull'onore, sul prestigio, sulla virilità guerriera e sulla missione civilizzatrice dell'uomo bianco. Il colonialismo esercitato dalle potenze europee e dagli stessi Stati Uniti negli anni che vanno dal 1870 alla prima guerra mondiale è comunque la manifestazione più appariscente dell'imperialismo.
Battaglie
22 gennaio 1879
Prima sconfitta britannica in Africa, Isandlwana rappresenta un raro esempio di vittoria in campo aperto di un esercito "primitivo" contrapposto a un esercito di concezione moderna. Fu comunque una vittoria relativa nel contesto della Guerra anglo-zulu.
26 gennaio 1887
La battaglia di Dogali fu combattuta il 26 gennaio 1887 a Dogali in Eritrea tra le truppe del Regno d'Italia e le forze dell'Impero etiope durante la prima fase di espansione italiana nell'area.
13 gennaio 1895
La battaglia di Coatit fu combattuta tra il 13 ed il 14 gennaio 1895 tra le truppe coloniali italiane del generale Oreste Baratieri, e i guerrieri del ras Mangascià, la battaglia si concluse con una netta vittoria italiana, fondamentale per l'occupazione del Tigrè
7 gennaio 1896
Il 7 gennaio 1896 si svolse a Macallè il più grande assedio della guerra di Abissinia combattuta tra il Regno d'Italia e l'Impero d'Etiopia. La piccola guarnigione italiana(1350), resistette all'assedio dell'esercito etiope(100.000), fino alla stipula di un accordo.
1 marzo 1896
La battaglia di Adua fu il momento culminante e decisivo della guerra di Abissinia tra le forze italiane e l'esercito abissino. Gli italiani subirono una pesante sconfitta che pose fine alle ambizioni coloniali sul corno d'Africa. La sconfitta ad Adua non avvenne per caso. All'errore fondamentale di sottovalutare l'avversario, si aggiunsero le decisioni sbagliate assunte nel corso degli eventi.
5 febbraio 1899
La battaglia di Manila fu la prima e più grande battaglia della guerra filippino-americana, combattuta dal 4 al 5 febbraio 1899 tra 19.000 soldati americani e 15.000 miliziani filippini. Il conflitto scoppiò quando le truppe americane, con l'ordine di allontanare gli insorti dal loro accampamento, spararono contro un gruppo di filippini invadenti. Il presidente filippino Emilio Aguinaldo tentò di mediare un cessate il fuoco, ma il generale americano Elwell Stephen Otis lo rifiutò e il giorno successivo i combattimenti si intensificarono.
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