Ars Bellica

Battaglie In Sintesi

Assedio di Arles

425

Il condottiero visigoto

TEODORICO I re dei Visigoti.

Successe a Vallia alla fine del 418. Sua prima attività fu l'esecuzione del foedus con l'Impero. Insoffente della posizione che il trattato gli conferiva cominciò fin dalla morte di Onorio (423) a tentare di estendere il suo dominio. Nel 425 i Visigoti assediarono Arles, ma furono costretti da Ezio ad abbandonare l'impresa. Respinto, Teodorico concluse una pace, che, secondo L. Schmidt, ma pare a torto, avrebbe riconosciuto piena indipendenza al regno visigotico. Teodorico, approfittando delle nuove convulsioni che agitavano l'Impero e la Gallia, nel 436 assediò Narbona; Litorio, luogotenente di Ezio, la liberò nel 437, batté Teodorico nel 438 e lo assediò nella stessa capitale Tolosa (439), ma sotto le mura di questa città si fece sconfiggere e si lasciò prendere prigioniero. Per cause di cui non siamo bene informati Teodorico accettò la pace propostagli da Ezio per mezzo di Avito (439). L'opinione che allora abbia avuto fine il foedus e sia stata riconosciuta la completa sovranità del regno visigotico è stata impugnata. Sia rimasto o no nominalmente alle dipendenze dell'Impero è certo tuttavia che Teodorico effettivamente in seguito si comportò da sovrano indipendente. Per rafforzare la sua posizione strinse alleanza con altri re barbarici: prima, circa il 442, con il re dei Vandali Genserico; poi, rottesi le relazioni nel 444 o 445 con i Vandali, al principio del 449 con il re degli Svevi Rechiario. Quando Attila penetrò nella Gallia Teodorico, sentendosi minacciato direttamente ed essendone stato pregato da Avito, si unì con le sue forze a Ezio, salvando Orléans. I Visigoti sostennero il peso principale nella battaglia contro gli Unni sul campus Mauriacus a occidente di Troyes, nella quale Teodorico cadde sul campo (451).

La genesi

Continuazione della Storia degl'imperatori romani, Volume 20, Le Beau, Trad. Marco Fassadoni, Siena 1778

Mentre Teodosio e Placidia fi applicavano a riformare gli abusi, che s'introducevano sempre ne due Imperj, gli Unni, malcontenti del poco buon successo della loro antecedente spedizione, entrarono nella Tracia, e dando il guasto a tutto il paese marciarono verso Costantinopoli, nulla meno minacciando che di rovinarla fin dalle fondamenta. Teodosio non avendo allora truppe da oppor loro, ebbe ricorso alle orazioni, ed il cielo prese la sua difesa. Molti di questi Barbari furono uccisi dalla folgore con Rougas loro Capo; la pestilenza delolò il resto del loro efercito, furono costretti a ritirarsi di nuovo alle rive del Danubio. Furonvi quest'anno grandi turbolenze in Alessandria; i cui abitanti si trucidavano gli uni gli altri. S'ignorano le cagioni e le circostanze di questi macelli troppo frequenti in questa sediziosa città. Ezio incominciava a dare distinte prove del suo coraggio al servizio di Valentiniano. Teodorico, Re de' Goti stabiliti nell'Aquitania, dispregiando il governo di una femmina, volle dilatare Sidono i suoi Stati, ed andò a mettere l'assedio dinanzi carmio ad Arles.

La battaglia

Continuazione della Storia degl'imperatori romani, Volume 20, Le Beau, Trad. Marco Fassadoni, Siena 1778

I Goti avanzavano gli attacchi con vigore, quando Ezio venne a costringerli a levare l'assedio. Fu fatto seco loro un nuovo trattato, e furono loro dati in ostaggio molti Galli. Tra gli altri v'era Teodoro, parente di quell'Avito, che fu in appresso Imperatore.

Le conseguenze

Continuazione della Storia degl'imperatori romani, Volume 20, Le Beau, Trad. Marco Fassadoni, Siena 1778

Portatosi Avito a ritrovarlo a Tolosa, ispirò tanta stima di se a Teodorico, che questo Principe gli fece le più vantaggiose offerte per trarlo al suo servigio; ma Avito fedele a' doveri e agli obblighi del suo nascimento, si scusò dall'accettarle. Appena la città di Arles fu liberata dal pericolo, che vide assassinare Patroclo suo Vescovo: egli fu trafitto con molti colpi da un Tribuno per nome Barnaba . Fu creduto, che questo Prelato, indegno per altro del Vescovato, che aveva usurpato, fosse la vittima dell'odio, che gli portava Felice, niente di lui men iniquo, e malvagio. Felice era divenuto Generale delle truppe di Occidente in luogo di Castino, ed aveva ricevuto il titolo di Patrizio.