Il monachesimo si diffuse tardi in Occidente, dopo la metà del IV secolo. Alcuni dei centri più antichi sorsero in Francia, dove la vita monastica trovò diffusione per la conversione dei Franchi al cattolicesimo. I monasteri benedettini costituiscono il secondo momento della vita monastica in Occidente. In Irlanda il monachesimo trovò singolari condizioni di sviluppo, sia per il tradizionale possesso in comune delle terre, che si era conservato nell'isola, sia per lo spirito avventuroso delle popolazioni: non stupisce, perciò, che i monasteri di filiazione irlandese si diffusero in quasi tutto l'Occidente europeo (a Fiesole, nel IX secolo, troviamo un vescovo irlandese, San Donato, e altre sedi vescovili furono rette da Irlandesi nell'Italia settentrionale, a partire dal VI secolo). Anche il monachesimo anglosassone, sorto in Inghilterra dopo l'opera di conversione intrapresa da Gregorio Magno, ebbe larga diffusione fuori dell'isola: così proprio dalle terre estreme dell'Occidente, raggiunte per ultime dal Vangelo, derivò un rinnovato sviluppo del cristianesimo in Europa.
La cartina indica, con varie approssimazioni, la frattura che si produsse in Italia con la discesa dei Longobardi, e si perpetuò, pur con tutte le successive variazioni, sino al XIX secolo. Dal nome degli invasori la pianura padana assunse il nome di Longobardìa (Lombardia), dalla presenza dei funzionari dell'Impero romano d'Oriente le regioni centrali sottoposte ai Bizantini il nome di Romània (Romagna). I contatti tra Ravenna e Roma avevano luogo attraverso una striscia di territorio a cavallo della via Flaminia, esposta ai continui attacchi dei Longobardi, e questo favorì l'autonomia amministrativa del pontefice romano. La freccia indica la zona di provenienza degli invasori. E' da notare che la Liguria, qui indicata come terra bizantina, passò ai Longobardi durante il regno di Rotari. I ducati di Spoleto e di Benevento, separati dal resto del dominio longobardo, ebbero vita autonoma.
La cartina illustra le tappe successive dell'avanzata araba, dapprima sino alla morte di Maometto (632, rosso), poi durante l'età dei califfi elettivi (632-661, arancio), infine sotto le dinastie degli Omàyyadi e degli Abbàsidi (giallo). La linea verde indica i limiti dell'Impero romano d'Oriente quando l'Islàm incominciò ad espandersi fuori dell'Arabia, la linea rossa i limiti dell'Impero persiano, allora retto dai Sassanidi: esse confermano che l'Impero sassanide fu totalmente assorbito dall'Islàm, mentre la parte centrale dell'Impero bizantino resse allo slancio iniziale degli Arabi. Le due frecce volte verso Poitiers e Costantinopoli segnano il momento (tra il 718 e il 732) in cui la cristianità parve sul punto di essere travolta. La freccia più grande a destra, indica la direzione verso cui il mondo islamico si diffuse con nuovo slancio dopo l'avvento dei Turchi, volgendosi soprattutto verso l'Asia (1193, fondazione del Sultanato di Delhi da parte di Muhammad, con la successiva penetrazione in Indonesia, e la fondazione dei sultanati di Sumatra e di Malacca).
All'interno del territorio del S.R.I. sono indicati in rosso i limiti del regno franco all'avvento di Carlo (768). Le conquiste di Carlo ebbero luogo nelle tre direttrici della Sasssonia, della Longobardia e della Spagna. Oltre i limiti controllati da Carlo sono indicate le regioni su cui si estendeva l'influenza imperiale, cioè la Serbia la Croazia l'Avaria la Pannonia la Moravia la Boemia la Sorabia ad est, il Ducato di Benevento a sud, l'Iberia a sud-ovest, la Bretagna ad ovest. L'autonomia di quest'ultima regione è sufficientemente indicativa dei rapporti ancora fitti con i Bretoni del Galles. La zona contrassegnata dalle crocette nell'Italia centrale indica il territorio in cui l'amministrazione era lasciata al pontefice. La zona intorno a Venezia appare ancora nominalmente soggetta all'Impero bizantino, indicato in marrone.
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