Ars Bellica

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L'unificazione politica tedesca: 1864-1871

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La linea rossa indica i limiti della Confederazione germanica nel 1815, come era indicata nella cartina dell'Europa dopo il Congresso di Vienna (pagina precedente). Così come in quella cartina appaiono qui indicati con colori diversi i tre Stati membri, per alcuni territori, della Confederazione ed estranei ad essa per altri: il Regno di Prussia, l’Impero d’Austria, il Regno di Danimarca. Con la guerra alla Danimarca per la questione dei Ducati (1864), e la successiva guerra all’Austria provocata dal Bismarck per la loro amministrazione (1866), la Prussia, non solo si annette i Ducati danesi ed altri Stati tedeschi, come lo Hannover, l’Assia Kassel, il Nassau, ma promuove la formazione della Confederazione della Germania del Nord, presieduta da Guglielmo I di Hohenzollern. I confini della nuova Confederazione sono indicati dalla linea più scura. Con la guerra alla Francia (1870), e la proclamazione dell’Impero tedesco «con il ferro ed il sangue» (1871), il Bismarck porta a termine l’unificazione della Germania, promossa da una regione, la Prussia, che all’inizio era del tutto periferica rispetto al Sacro Romano Impero (vedi "Il Sacro Romano Impero al tempo degli Svevi"). Il confine dell’Impero è indicato dalla linea viola: ne fanno parte, rispetto alla confederazione nata dal Congresso di Vienna, anche il Ducato dello Schleswig e le due regioni strappate alla Francia, l’Alsazia e la Lorena. Ne sono invece escluse tutte le regioni austriache.

L'Europa nel 1871

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Il biennio 1870-71, per la proclamazione dell'Impero tedesco, l'esperienza socialista della Comune, la fine del potere temporale dei papi, costituisce uno dei momenti cruciali nella storia d'Europa, dopo il quale il groviglio delle nazionalità diverrà sempre più fermentante nell'Europa centro-orientale, e la rivalità fra gli imperialismi delle grandi potenze sempre più incontrollata, sino alla catastrofe del 1914. Nel 1871 la carta d'Europa è assai più semplice di quanto mai fosse stata nel corso della storia. Per ricordare solo alcuni aspetti dei fermenti nazionali nell'Europa centro-orientale, accenneremo alla Polonia (1), ancora soggetta alla Russia; al mosaico dell'Impero asburgico, nel quale l'imperatore ha dovuto concedere (1867) una certa autonomia almeno nei confronti della maggiore nazionalità, quella ungherese (2) (il nome stesso dello Stato si è trasformato da Impero austriaco in Monarchia austro-ungarica); e all'Impero ottomano, nell'orbita del quale la Moldavia (3), la Valacchia (4) e la Serbia (5) hanno visto riconosciuta la loro autonomia, pur sotto la sovranità formale della Sublime Porta. Sopravvive il Vladiccato del Montenegro (6), destinato con la Serbia a costituire il primo nucleo della futura Iugoslavia. L'indipendenza della Grecia (7) data dal 1830, quella del Belgio (8) dal 1831.Per l'espansione della Russia fino al Mar Nero si veda la cartina seguente.

La dissoluzione dell'Impero ottomano (1699-1923)

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Nel corso di due secoli, dal 1699 al 1923, la dissoluzione dell'Impero ottomano, già potenza egemone nell'Europa orientale, fu inarrestabile. Nel 1683 i Turchi giunsero ad assediare Vienna, ma già nel 1699 dovettero cedere, agli Asburgo l'intera Ungheria (1). L'Europa rigettava l'Asia verso l'Oriente. Nel corso del '700 i khanati del Mar Nero, vassalli della Sublime Porta, furono assorbiti dall'Impero russo, sino all'annessione della Crimea (2) nel 1783 e della Bessarabia (3) nel 1812. Nel corso dell'ottocento le nazionalità cristiane della penisola balcanica ottennero una dopo l'altra l'indipendenza: dapprima la Grecia (4), poi la Romania (5), la Serbia (6), la Bulgaria (7), infine l'Albania (8). Quanto alla Bosnia-Erzegovina (9) l'Austria ne ottenne l'amministrazione dal Congresso di Berlino del 1878, ma l'amministrazione si tramutò in annessione nel 1908. Per gli esasperati nazionalismi di un territorio in cui non era possibile tracciare alcun confine «nazionale», la penisola è ormai trasformata in una delle più pericolose polveriere d'Europa. Nel 1914, alla vigilia della prima guerra mondiale, la Sublime Porta conserva in Europa solo il controllo degli Stretti. Creta (4) è stata annessa alla Grecia, Rodi (10) è stata occupata dall'Italia, Cipro (11) è stata ceduta «in affitto per 99 anni» alla Gran Bretagna. Anche l'Africa settentrionale, dove i colonialismi francese, inglese e italiano hanno avuto modo di espandersi, è sfuggita al suo controllo. Restano le regioni arabe. Ma dopo la prima guerra mondiale e I'internazionalizzazione degli Stretti, alcune di esse raggiungeranno l'indipendenza, altre, dalla Siria (12) alla Palestina, saranno affidate come «mandato» alla Francia e all'Inghilterra. Quello che resta dell'antico impero si trasformerà nel 1923 nella Repubblica turca (13).

L'Africa nel 1914

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La cartina indica i maggiori possedimenti coloniali alla vigilia della prima guerra mondiale. È doveroso osservare che intorno al 1880 le zone colonizzate si limitavano ad alcuni tratti costieri, alla Tunisia, alla Colonia del Capo, agli Stati boeri dell'interno (Orange, Transvaal). In pratica la spartizione del continente si compì in meno di trent'anni. I quattro colori contrassegnati con un asterisco indicano i possedimenti inglesi, francesi, portoghesi e spagnoli intorno al 1880; quelli senza asterisco i possedimenti degli stessi Stati acquisiti nel periodo successivo (Inghilterra: Egitto, 1; Sudan, 2; Uganda, 3; Kenya, 4; Rhodesia, 5; Colonia del Capo, 6; Nigeria, 7; Somalia Britannica, 8; Zanzibar, 9. Francia: Tunisia, 10; Algeria, 11; Marocco, 12; Senegal, 13; Africa Occidentale, 14; Africa Equatoriale, 15; Gibuti, 16; Madagascar, 17. Portogallo: Angola, 18; Mozambico, 19. Spagna: Rìo de Oro, 20; Marocco Spagnolo, 21). Gli ultimi tre colori indicano i possedimenti belgi, italiani e tedeschi, tutti posteriori al 1880 (Belgio: Congo, 22. Italia: Eritrea, 23; Somalia, 24; Libia, 25. Germania: Togo, 26; Camerun, 27; Africa Orientale, 28; Africa del Sudovest, 29). Per l'Egitto e il Sudan il colore è tratteggiato, considerandosi giuridicamente indipendente l'Egitto, nonostante l'occupazione inglese, e il Sudan territorio «angloegiziano». In bianco sono indicati gli stati indipendenti (Liberia, 30; Abissinia, 31; e Tangeri, città internazionalizzata e neutrale). Con una linea più marcata in rosso sono indicati i limiti delle repubbliche boere.