Ars Bellica

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I grandi imperi asiatici agli inizi del XVIII secolo e gli "stabilimenti" europei

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In Asia ancora sopravvivono i tradizionali antichi imperi: l'Impero ottomano, il nuovo Impero persiano, risorto con la dinastia dei Safàwidi nel 1502, l'Impero del Gran Mongolo, o Gran Moghul, in India, l'Impero cinese dei Manciù, l'Impero del Tenno in Giappone. L'Impero cinese, retto dal 1644 dalla dinastia straniera dei Manciù, raggiunse nel XVIII secolo la sua massima espansione (linea rossa) e pervenne con gli Stati vassalli, indicati con la linea magenta (1 Corea, 2 Nepal, 3 Viet, 4 Birmania), sino all'Oceano Indiano. L'Impero del Gran Moghul era ormai in grave crisi e finì per dissolversi dopo il 1707, quando nel paese si costituì la Confederazione dei Maratti. Fu in questo stato di crisi che le varie Compagnie delle indie trovarono il modo di estendere i loro "stabilimenti" commerciali, i Portoghesi a Diu e Goa, gli Olandesi a Ceylon, i Francesi lungo tutta la costa orientale, gli Inglesi a Bombai e Calcutta. Anche qui la guerra dei sette anni segnò l'arresto dell'espansione francese. I Francesi mantennero solo alcune piazzeforti costiere mentre gli Inglesi avviarono le loro fortune nell'India espandendosi nel Bengala. Nel resto dell'Asia vere e proprie colonie Europee si erano costituite solo nelle regioni insulari, nelle Filippine da parte della Spagna, nell'Indonesia, con enorme successo commerciale, da parte dell'Olanda. Quanto all'espansione della Russia in Siberia, essa costituì un fenomeno per più aspetti assai diverso nei confronti della colonizzazione occidentale.

La formazione degli Stati Uniti d'America

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A destra sono indicate le colonie della costa che si ribellarono alla madrepatria nel 1776. Segue il territorio dell'interno sul quale il governo britannico riconobbe la sovranità del nuovo stato alla fine della guerra d'indipendenza (1783). Il terzo colore indica il territorio genericamente denominato Louisiana, in possesso della Spagna dalla Guerra dei sette anni e di nuovo passato alla Francia con il trattato di Sant'Ildefonso (1800). Nel 1803 gli Americani ne proposero l'acquisto a Napoleone, e Napoleone, per sessanta milioni di franchi, vendette gran parte del continente ai coloni (il più grande "affare" della storia americana). Il quarto colore indica il territorio ceduto dalla Spagna nel 1819 in Florida. Il quinto colore il territorio dello "Stato indipendente del Texas", che si distaccò dal Messico nel 1845 e chiese l'annessione all'Unione. Dall'annessione derivò una guerra col Messico, cessata nel 1848 col trasferimento agli Stati Uniti di tutte le terre sino al Pacifico. Tutti i territori dell'estremo Nord, che costituivano di fatto un condominio anglo-americano, furono delimitati dal lungo confine sul 59° parallelo, tracciato sulla carta con la squadra per circa duemila chilometri nel 1846. Un altro "affare" fu combinato nel 1867, quando fu acquistata dalla Russia l'Alaska (1898, scoperta dei giacimenti auriferi). Nella carta sono indicati con una linea rossa gli Stati della Confederazione che si staccarono dall'Unione nel 1861 (Guerra di secessione). La carta segnala inoltre alcuni fatti d'arme che sono entrati nella tradizione storica americana: Yorktown (1781), che concluse la guerra d'indipendenza; Fort Alamo, la cui guarnigione di coloni americani fu uccisa sino all'ultimo uomo dai Messicani nel 1836; il Custer Battlefield, in cui le "ombre rosse" sterminarono nel 1876 i reggimenti del colonnello Custer. E' indicato anche il tracciato della ferrovia che nel 1869 collegò l'Atlantico al Pacifico.

La Francia e le repubbliche "sorelle" agli inizi del 1799

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La cartina mostra come già agli inizi del '99 la politica rivoluzionaria francese stesse sempre più assumendo aspetti imperialistici. Dopo l'annessione del Belgio, della Renania, della Savoia e del Nizzardo, il plebiscito imposto dal governo provvisorio di Torino sanzionava anche l'annessione del Piemonte. Nel frattempo sorgevano od erano sorte in Italia quattro repubbliche satelliti: la Repubblica Cisalpina (1), la Repubblica Ligure (2), la Repubblica Romana (3), la Repubblica Partenopea (4) (indipendenti rimanevano solo il Ducato di Parma, 5, e la Toscana). Altre due repubbliche satelliti erano sorte ai confini della Francia, la Repubblica Batava (6) e la Repubblica Elvetica (7). La Corsica era stata ceduta da Genova sin dal 1768. Nonostante le perdite subite l'Impero d'Austria risulta ampliato sia per le spartizioni della Polonia sia per la soppressione della Repubblica Veneta, democratizzata nel maggio del '97 ma consegnata all'Austria di lì a qualche mese col compromesso di Campoformio. Anche il Regno di Prussia risulta ampliato dopo le spartizioni della Polonia. Nelle nostre due isole maggiori si erano rifugiati i sovrani di Torino e di Napoli. Le Isole Ionie (8), già venete ed ora francesi, passeranno infine alla Gran Bretagna.

L'Europa napoleonica nel 1812

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L'Impero vero e proprio si stendeva dai Pirenei ai confini della Danimarca, e comprendeva tutta l'Italia tirrenica sino a Roma e alcune regioni oltre l'Adriatico (le cosiddette Province illiriche, compresa Ragusa). Strettamente dipendenti, e parte del "Grande Impero", erano il Regno d'Italia, il Regno di Napoli, la Confederazione svizzera, la Confederazione del Reno, il Granducato di Varsavia. Una stretta alleanza era imposta all'Impero austriaco, al regno di Prussia, al Regno di Danimarca e Norvegia. La carta dell'Europa risulta assai semplificata. In particolare la penisola italiana è ridotta di fatto a tre soli organismi: le province francesi, il Regno d'Italia, il Regno di Napoli. E' indicato l'itinerario della spedizione di Russia, sino a Mosca, con il passaggio della Beresina: da 610000 soldati a 5000.