Ars Bellica

Battaglia di Trafalgar

21 Ottobre 1805

La sconfitta della flotta franco-ispanica costringe Napoleone a rinunciare definitivamente all'invasione della Gran Bretagna.

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I due avversari

Horatio Nelson (29 settembre 1758 - 21 ottobre 1805)

Horace Nelson

Figlio di un pastore protestante di Norfolk, crebbe in un ambiente chiuso, modesto e improntato a rigida disciplina. All'età di dodici anni, attraverso il patrocinio dello zio materno, il capitano Maurice Suckling, si imbarcò a bordo della Raissonable, nel 1771 prestò servizio nelle Indie Occidentali per un anno, poi sulla Triumph nel 1773 partecipò ad una spedizione nell'Artico. Nello stesso anno si recò nelle Indie Orientali, ma fu rimandato a casa nel 1776 e trasferito sulla Worcester come sottotenente di vascello. Poi tornò nelle Indie Occidentali, ora tenente di vascello, a bordo della fregata Lovestoffe.
Tramite l'influenza dei suoi legami familiari Nelson riuscì ad ottenere il comando del brigantino Badger nel 1778, con il quale tentò di proteggere il commercio britannico lungo la costa dell'Honduras dai corsari americani. Divenne capitano di vascello nel 1779 a bordo della Hinchinbroke appena ventunenne. All'inizio dell'anno successivo si distinse in occasione della spedizione contro Fort San Juan di Nicaragua, una remota postazione spagnola in America Centrale, dove per poco non morì di febbre. Rimandato a casa, una volta recuperatosi, nel 1782, si imbarcò per il Canada a bordo della fregata Albemarle, comandata dall'Ammiraglio Hood. Nel 1783 rientrò in patria dopo la guerra contro le colonie americane che si risolse con la dichiarazione d'indipendenza delle stesse; l'anno seguente operò ancora una volta nelle Indie Occidentali dove, al comando della Boreas tentò di fermare il commercio illegale tra i mercanti americani e varie colonie britanniche. Conobbe e sposò nel 1787 Frances Nisbet.
Nei confronti della Francia e dei Francesi, Nelson nutriva già in quegli anni una profonda avversione, poi confermata e accresciuta dagli eccessi della rivoluzione. Probabilmente, quest'odio nasceva dalla consapevolezza di quanto fosse stato grande il contributo francese alla perdita dell'impero inglese in America.
Allo scoppio della guerra contro la Francia rivoluzionaria nel 1793, Nelson ebbe il comando della Agamemnon (64 cannoni) e si unì alla flotta del Mediterraneo dell'Ammiraglio Hood, la prestigiosa Mediterranean Fleet. Partecipò all'assedio di Tolone poi, nel settembre del 1793, durante una missione a Napoli, conobbe Emma Lyon, moglie dell'ambasciatore britannico presso la corte borbonica Sir William Hamilton, con la quale strinse successivamente una intensa relazione sentimentale.
Nel 1794 colse due grandi successi nelle operazioni militari in Corsica, a Bastia e a Calvi, dove perse la vista all'occhio destro. Nel 1795 si distinse nella battaglia di Genova, attaccando coraggiosamente la nave francese di classe superiore Ça Ira, catturandola assieme alla Censeur e impedendo uno sbarco di truppe francesi in Corsica. Fu promosso commodoro nell'aprile 1796, poi, nel febbraio del 1797, nella battaglia di Cabo San Vincente (Portogallo), al comando della Captain (74 cannoni), Nelson si distinse intercettando parte della flotta spagnola in fuga, catturando due vascelli spagnoli in rapida successione e ottenendo il grado di contrammiraglio. Nello stesso anno, partecipò al fallito attacco contro Vera Cruz de Tenerife, dove fu gravemente ferito al braccio destro tanto che, divenuto incurabile, gli venne amputato.
Nell'aprile 1798, dopo un lungo periodo di convalescenza, prese il comando della Vanguard (74 cannoni) e raggiunse la Mediterranean Fleet. Gli fu assegnata una divisione con il compito principale di sorvegliare la flotta francese di Tolone. Nel momento in cui le navi stavano effettuando delle riparazioni ai danni causati da una forte tempesta, la flotta dell'ammiraglio Brueys gli sfuggì lasciando il porto. Iniziò una lunga caccia che portò Nelson ad inseguire la flotta nemica per quasi due mesi fino al 1º agosto 1798 quando sorprese le navi francesi ancorate nella baia di Abukir, sulla costa egiziana, ed annientò la forza nemica (battaglia del Nilo), bloccando le truppe di Napoleone in Egitto.
Gli anni successivi gettano qualche ombra sul personaggio: fu inviato a Napoli per colpire gli insorti giacobini e mettere in salvo la corte borbonica, ma al suo arrivo la Repubblica Napoletana del 1799 aveva già capitolato. Nelson, forse influenzato dalla moglie dell'ambasciatore inglese a Napoli, Emma Hamilton, sua amante, mise in atto atroci rappresaglie nei confronti dei rivoluzionari. Fece addirittura impiccare l'ammiraglio napoletano Caracciolo, salito sulla nave per chiedergli asilo secondo le convenzioni, violando palesemente i patti di capitolazione sottoscritti dai giacobini all'atto della resa.
Nel 1800 Nelson tornò in Inghilterra con Emma Hamilton; poco tempo dopo si separò dalla moglie Frances Nisbet per vivere con l'amante, dalla quale ebbe una figlia, Horatia. L'anno seguente fu promosso viceammiraglio e comandante in seconda della flotta del Baltico sotto Sir Hyde Parker, con cui riportò una brillante vittoria nella battaglia di Copenhagen, per spezzare il nerbo navale della Lega dei Neutri, e ponendo fine alla minaccia navale scandinava. Più tardi, lo stesso anno, Nelson fallì un attacco contro il porto di Boulogne, nel tentativo di interrompere la preparazione francese per l'invasione dell'Inghilterra.
Durante la breve Pace di Amiens tra Gran Bretagna e Francia nel 1802-1803, Nelson rimase a terra per un periodo di congedo, poi, in occasione del riaccendersi del conflitto nel maggio 1803, fu nominato comandante in capo della Mediterranean Fleet ed ebbe l'incarico di contrastare un possibile sbarco dei Francesi in Gran Bretagna o il rientro della loro flotta nel Mediterraneo. Riuscì a bloccare a Tolone la flotta francese, attendendo le mosse della marina avversaria dall'isola de La Maddalena fino al marzo 1805, quando l'ammiraglio Villeneuve riuscì a sfuggire alla sorveglianza ed a dirigersi verso le Indie Occidentali. Inseguito da Nelson riuscì a sfuggire, ma invece di dirigersi nel canale della Manica, riparò a Cadice. Nelson si preparò quindi ad affrontare la flotta franco-spagnola a Trafalgar il 21 ottobre, quando, sbaragliò le navi avversarie adottando una tattica rivoluzionaria. Ma la vittoria che lo consegnò definitivamente alla storia, gli costò la vita.


Pierre de Villeneuve (31 dicembre 1763 - 22 aprile 1806)

Pierre de Villeneuve

Pierre Jean Baptiste Charles Sylvestre de Villeneuve nacque nel 1763, all'età di 42 anni fu il comandante della Flotta Combinata alla battaglia di Trafalgar. Proveniente da una distinta famiglia aristocratica della Provenza che poteva far risalire le sue tradizioni militari fin dai tempi delle Crociate, Villeneuve entrò nella Marina Reale di Luigi XVI nel 1778, all'età di 15 anni, e servì come guardiamarina a bordo della Le Marseillais, appartenente alla flotta dell'ammiraglio De Grasse nelle Indie Occidentali. Partecipò a tutti i combattimenti della Guerra di indipendenza americana, combatté alla Martinica (29 aprile 1781), partecipò alla presa di Tobago (30 maggio), alla battaglia della baia di Chesapeake (5 settembre), alla presa di Saint-Christophe (gennaio 1782) e alla battaglia delle Saintes (12 aprile). Terminò la guerra d'America imbarcato sul vascello Le Destin, passando poi sulla fregata La Blonde. I servizi resi durante il conflitto gli valsero la promozione a tenente di vascello nel maggio 1786.
Con la Rivoluzione francese corse numerosi rischi, al pari di ogni giovane aristocratico, e si dichiarò favorevole alle riforme introdotte nel 1791. Nel 1793, fu promosso al grado di capitaine de vaisseau (capitano di vascello) e incontrò il giovane Napoleone Bonaparte, allora un semplice capitano d'artiglieria, durante l'assedio di Tolone. Le radici aristocratiche di Villeneuve portarono alla sua sospensione dal comando da parte del governo rivoluzionario, ma nel 1795, a seguito della carenza di ufficiali di marina competenti, fu reintegrato al comando e nominato capo di stato maggiore navale a Tolone.
Villeneuve venne promosso al grado di contre amiral (contrammiraglio) nel 1796 e due anni dopo, a bordo della Guillaume Tell (80 cannoni), comandava l'ala destra della flotta francese al comando dell'ammiraglio Brueys nella battaglia del Nilo (Abukir, agosto 1798), da cui, nonostante la distruzione di quasi tutta la flotta francese, Villeneuve riuscì a fuggire con due navi di linea (Généreux e Guillaume Tell) e due fregate (Diane e Justice). Nel maggio del 1804, con la proclamazione dell'Impero, fu promosso al grado di vice-amiral (viceammiraglio) e Napoleone gli affidò il comando delle forze navali francesi a Tolone nel dicembre dello stesso anno. Nel marzo del 1805, riuscì a lasciare Tolone, violando il blocco inglese, e fece rotta per le Indie Occidentali, inseguito da Nelson, prima di tornare in acque europee e inaspettatamente incontrare lo squadrone di Sir Robert Calder al largo di Capo Finisterre il 22 luglio 1805. Il combattimento, sebbene non risultò decisivo, fece dirigere la flotta di Villeneuve a Vigo (28 luglio), poi più a nord a Ferrol. Da qui, invece di dirigersi verso la Manica, seguendo il piano di Napoleone, invertì la rotta raggiungendo il porto di Cadice, dove fu bloccato dagli inglesi, scombinando così il piano di Napoleone per l'invasione dell'Inghilterra. L'imperatore, ormai furibondo con Villeneuve, decise di avvicendarlo al comando della flotta col viceammiraglio François Étienne de Rosily-Mesros. Saputo della sua ormai imminente sostituzione Villeneuve, ferito nell'orgoglio, salpò da Cadice il 20 ottobre per sconfiggere gli inglesi prima dell'arrivo di Rosily, era sicuro che con questa azione si sarebbe riguadagnato il favore di Napoleone. Il 21 ottobre la flotta fu attaccata dalle navi inglesi nelle acque antistanti Capo Trafalgar.
Villeneuve combatté coraggiosamente a Trafalgar, anche se fu costretto ad ammainare la bandiera e arrendersi, i danni e le perdite subite dalla Bucentaure erano di tale portata che non rimaneva altro da fare. Fu catturato e inviato in Gran Bretagna, dove fu messo in libertà vigilata nell'Hampshire per diversi mesi, durante i quali gli fu concesso di assistere al corteo funebre di Nelson a Londra. Nel mese di aprile 1806 fu rilasciato in cambio di quattro capitani britannici e ritornò in Francia, dove si toglierà la vita il 22 aprile, probabilmente, a causa della mancata risposta del Ministro della Marina Decrès alla sua lettera, nella quale chiedeva di deporre presso una corte marziale con cui Villeneuve sperava di discolparsi. Lasciò una lettera in cui disse addio alla sua famiglia e altre in cui elogiava diversi capitani meritevoli.
Difficile giudicare l'operato di Villeneuve: dal punto di vista nautico era molto ben preparato, non era un incompetente ma probabilmente non era all'altezza dell'incarico, d'altra parte era il miglior ammiraglio francese non c'erano altri ammiragli francesi adatti ad una operazione navale di grande portata. La sua scarsa intraprendenza personale fu però indubbiamente aggravata anche dal morale frustrato dalle continue sconfitte della flotta francese.

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La guerra degli ideali

Nel 1792 la Francia si era costituita come Repubblica e l'anno successivo, dopo la decapitazione di Luigi XVI, dovette affrontare la minaccia della Prima Coalizione europea.
L'imminente pericolo fece scattare la necessità di trasformare quella che era stata, fino ad allora, la concezione di guerra monarchica in una guerra nazionale. I cittadini francesi non avrebbero più combattuto come sudditi di un re ma come "Figli della Patria".
Con la leva generale, la Francia avrebbe adottato una rivoluzione decisiva dal punto di vista bellico. Si sarebbe tornati ai cittadini-soldati della Grecia Classica o della Roma repubblicana, creando un vero e proprio esercito di popolo, o meglio, facendo del popolo stesso un esercito.
Per quanto riguarda gli ufficiali, fino al 1793 la carriera militare spettava ancora alle fasce aristocratiche della società, mentre le truppe erano composte per la maggior parte dalla feccia della società, disposta a sottoporsi alla dura disciplina militare pur di sottrarsi alla miseria della vita civile.

Giuramento della Pallacorda
Giuramento della Pallacorda (Jacques-Louis David, 1791)

Ma la rivoluzione aveva dato la possibilità ad ogni cittadino francese di emergere sulla base delle proprie capacità personali. Con la creazione di eserciti popolari, i generali avevano a disposizione innumerevoli quantità di uomini ben motivati e gli scontri assunsero proporzioni gigantesche. Napoleone stesso creò la definizione di "battaglia di annientamento" insieme al concetto di "fronte interno", che intendeva mobilitare la nazione intera al sostegno con tutti i mezzi economici, militari ed industriali al "fronte esterno" dei suoi cittadini in guerra.
D'altra parte, uno sforzo così imponente creava un ambiente in cui il nemico era odiato con tutte le forze e senza appello, trasformando la guerra in un duello mortale in cui anche vecchi, donne e bambini non venivano risparmiati.
In effetti le madri inglesi usavano domare i capricci dei loro bambini con la minaccia che "Boney" li avrebbe portati via. Facile immaginare che "Boney" fosse il diminutivo anglofono di Bonaparte.

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Vele e cannoni

Durante la guerra d'indipendenza americana, la Francia si era convinta di poter contrastare vittoriosamente la Royal Navy, mentre da parte inglese si incominciava ad avvertire l'interesse francese per il controllo sul mare.

Non solo la Francia, ma anche altre potenze europee si lanciarono nell'impresa di costituire e riorganizzare delle imponenti flotte. Due esempi su tutti: Russia e Svezia, impegnate in una guerra per il controllo dell'area baltica che avrebbe permesso l'apertura verso i commerci dell'Europa occidentale.

Sui giganteschi velieri a tre alberi, con più ponti zeppi di cannoni; e sulle fregate meno armate ma più veloci e manovrieri si andavano fondando la sicurezza e il prestigio di nazioni e dinastie.

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La Marina Francese

Napoleone non si aspettava una ripresa delle ostilità così immediata. Nel maggio del 1803 aveva solo 42 navi di linea pronte per il servizio, con altre 19 in costruzione o in ordine. Quelle "a galla" erano così divise: 21 a Brest, 12 a Tolone e nove in rotta per l'Europa da San Domingo, destinate a Rochefort, Ferrol e Cadice. Con le navi così sparpagliate, gli equipaggi male addestrati e numericamente inferiore agli inglesi, la Marina Francese non era pronta per operazioni navali di una certa importanza, doveva completare le navi già in costruzione il più rapidamente possibile. Nel frattempo, a parte alcune azioni corsare, Napoleone colpì la Gran Bretagna con gli unici mezzi a sua disposizione: invase lo stato di Hannover (patrimonio di Giorgio III, re di Gran Bretagna e Irlanda dal 25 ottobre 1760), e riprese i suoi piani per uno sbarco sulle coste inglesi radunando 180.000 uomini nel porto di Boulogne.
La Pace di Amiens aveva infatti fornito a Napoleone il tempo necessario a farlo tornare sui suoi piani per invadere l'Inghilterra. Dal marzo 1803 il Ministro della Marina, Denis Decrès, aveva cominciato a lavorare su 150 mezzi da sbarco in acque basse, con ordini per altri 1.000 a maggio. Poi, a luglio, emise ordini per l'acquisto e la costruzione di altre 2.400 imbarcazioni. Mentre questo imponente programma di costruzione navale era in corso, Napoleone iniziò a concentrare un gran numero di truppe lungo le coste della Manica, stabilendo la sede della sua forza d'invasione a Boulogne. Una volta che la Marina Francese fosse stata in grado di fornire una scorta adeguata alle truppe nello sbarco, Napoleone avrebbe avuto una reale possibilità di successo.
Con l'inizio del 1805 per la Marina Francese le prospettive stavano migliorando, allora contava 56 navi di linea pronte per il mare e altre 15 in varie fasi di costruzione. Tutto considerato, francesi e spagnoli (alleati dal dicembre 1804) potevano schierare 102 navi di linea nel momento in cui gli inglesi ne avevano solo 83 in commissione. Detto questo, praticamente ogni squadrone francese e spagnolo rimase sotto lo stretto blocco britannico fino alla primavera del 1805, e con le navi costrette in porto i marinai non potevano essere adeguatamente addestrati, causando un peggioramento del morale e degli standard di gestione della nave e dell'artiglieria.

Redoutable
La Redoutable (centro) in combattimento con la Temeraire (sinistra) e la Victory (destra), dipinto di Louis-Philippe Crépin

Se i marinai lasciavano molto a desiderare, altrettanto faceva il corpo degli ufficiali, che era stato sguarnito dalla riforma e dal caos della Rivoluzione. Il problema della Marina Francese, infatti, era la mancanza di personale altamente qualificato. Gli ufficiali, spesso aristocratici, erano emigrati, gli equipaggi si ammutinavano spesso, il sistema della leva era inefficiente. Questi problemi erano aggravati dalla mancanza di fiducia di Napoleone nei suoi ammiragli in particolare, e nelle sue flotte in generale. L'imperatore si interessò maggiormente al suo esercito e alla conduzione della guerra terrestre, purtroppo il suo genio militare non si estendeva ad una comprensione della strategia e della tattica in campo navale. Non sorprende, quindi, che la maggior parte delle risorse della nazione siano state spese sull'arma preferita da Napoleone. Di conseguenza, naturalmente, il morale all'interno della marina ne soffriva.
Sia tecnicamente che tatticamente, i francesi erano svantaggiati. Nonostante l'esistenza del metodo con acciarino per armi e artiglieria, i francesi continuavano a impiegare la tradizionale miccia per i cannoni navali. La miccia accendeva la carica solo dopo un ritardo imprevedibile, il che significava che, a causa del rollio della nave, l'alzo - e quindi la distanza - non poteva essere stimato con molta precisione. Invece, l'acciarino accendeva la carica quasi istantaneamente dando all'artigliere una maggiore probabilità che il proiettile partisse anticipando il nuovo movimento del rollio della nave. Mirare da una nave con rollio era l'aspetto più difficile dell'artiglieria navale.
Tatticamente, la strategia francese consisteva nel far fuoco e immobilizzare le navi nemiche per consentirne l'arrembaggio, quindi gli equipaggi preferivano puntare al sartiame e alle vele per compromettere la capacità di manovra delle navi nemiche senza però distruggerle. Per questo sceglievano le munizioni più adatte al compito: il "boulet ramé" (un proiettile costituito da due palle saldate alle estremità di una barra d'acciaio) e il "boulet enchainé" (costituito da due palle o mezze palle collegate con una catena), specificamente progettati per distruggere le vele e il sartiame. In questo modo, però, era anche più facile mancare il bersaglio, un colpo troppo alto semplicemente volava sopra gli alberi, mentre un colpo troppo basso - a maggior ragione trattandosi di palle a barra e incatenate che non potevano penetrare lo scafo - normalmente rimbalzava in maniera innocua sulla murata della nave.

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La Marina Spagnola

Con il trattato di San Ildefonso del 1796 la Spagna aveva dovuto fornire alla Francia 15 navi di linea e un contingente di truppe. Nel 1803 Napoleone rinnovò questa richiesta, offrendo, inoltre, alla Spagna l'opportunità di dichiarare guerra alla Gran Bretagna e respingere la minaccia britannica contro le sue colonie. Inizialmente, la Spagna accettò la sola fornitura di navi e uomini come aveva fatto in precedenza, fino a quando, nell'ottobre 1804, dopo che i ripetuti avvertimenti di Londra a desistere rimasero inascoltati, al largo di Cadice, quattro navi britanniche attaccarono un pari numero di vascelli spagnoli che trasportavano un tesoro del valore di oltre un milione di sterline. Quindi, puntualmente, nel dicembre dello stesso anno, la Spagna dichiarò guerra alla Gran Bretagna. La Francia aveva ora un alleato che le permetteva di avere il vantaggio numerico sulla Royal Navy.
All'inizio del 1805 la Marina Spagnola contava 31 navi di linea di stanza a Ferrol, sulla costa nord-occidentale, Cadice, nei pressi di Gibilterra, e Cartagena, sulla costa orientale del Mediterraneo. La qualità degli equipaggi spagnoli lasciava molto a desiderare, tanto che un ammiraglio spagnolo, notando la mancanza di iniziativa e la sottomissione agli ordini dei marinai, affermava:
«L'esperienza dimostra ... che uno spagnolo, lavorando in un sistema basato sulla forma e sul rigoroso adempimento degli ordini in battaglia, non ha la sensazione del sostegno reciproco, ed entra in azione con esitazione, in ansia e preoccupato di non vedere o sentire gli ordini impartiti dal comandante. Perciò non potrà mai prendere una decisione di sua iniziativa per cogliere le opportunità favorevoli che potrebbero presentarsi. Resta legato dal rigido regolamento a mantenere la posizione che gli viene imposta ... »

Santisima Trinidad
La Infante Don Pelayo salva la Santisima Trinidad, battaglia di Capo San Vincenzo (14 febbraio 1797), dipinto di Antonio de Brugada, museo navale di Madrid

Malgrado ciò e nonostante la brutta sconfitta subita a Capo San Vincenzo nel 1797, la Spagna poteva ancora contare su molti uomini di grande valore ed esperienza disposti a combattere. In effetti, un certo numero di contemporanei britannici mise in risalto il coraggio spagnolo. William Robinson, un guardiamarina a bordo della Revenge, osservò che a Trafalgar "i Dons (gli spagnoli) hanno combattuto come i francesi ... e se a questi la lode è dovuta per la nautica e il valore, essi ne hanno ben diritto quanto loro".
Il corpo ufficiali spagnolo era di buona qualità, a differenza di quello francese, non era stato colpito dallo sconvolgimento rivoluzionario. Alcuni degli ufficiali di Gravina si distinsero in modo particolare, come ad esempio il capitano Don Cosmé Churruca della San Juan Nepomuceno, che un marinaio ha così descritto:
«Il nostro comandante sembrava aver infuso il suo spirito eroico nell'equipaggio e nei soldati, e la nave è stata gestita al meglio, le sue bordate colpivano con meravigliosa prontezza e precisione. Churruca ha diretto la battaglia con fredda calma. Attento a risolvere ogni situazione e incurante dei colpi che gli passavano accanto».

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La marina Inglese

La Royal Navy, al contrario della Marina Francese, poteva contare su una maggiore rigidità sul piano strategico, ma soprattutto su una vastissima esperienza marinara dei suoi ufficiali, su una meticolosità impareggiabile dal punto di vista tecnico e sulla intensissima preparazione a cui erano sotto posti i suoi cannonieri.

Nonostante questo, le vittorie di Napoleone nella campagna d'Italia del 1797, due anni di cattivi raccolti e il diffondersi delle idee rivoluzionarie, crearono malcontento generale nel popolo inglese che si rifletteva anche sulla Marina Militare, provocando gli ammutinamenti degli equipaggi. Per superare la crisi si utilizzarono delle impiccagioni esemplari e promesse di miglioramento del regime militare.

Dal punto di vista tattico venne superato il combattimento in linea(una lenta fila di navi che sparava bordate da lontano sulla fila avversaria), favorendo l'attacco frontale, che sfruttava il tiro dei cannonieri concentrato, rapido e ravvicinato, e addestrava la ciurma all'abbordaggio per l'inglobamento delle navi nemiche nella propria squadra.

Il rinnovamento della Royal Navy, produsse una superiorità tale che i francesi abbandonarono l'idea dello scontro navale in mare aperto, per ridursi a spedizioni di disturbo e alla guerra corsara per dividere la massa navale inglese.

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La nave di Nelson

Acora oggi la nave Victory, l'ammiraglia nella battaglia di Trafalgar, la nave dove Nelson guidò la sua flotta e dove morì, è tutt'oggi perfettamente conservata nel porto di Portsmouth.

Ad ogni anniversario della vittoria inglese nelle acque dello stretto di Gibilterra, sui pennoni del vascello inglese viene issato il messaggio che Nelson inviò con le bandiere di sengnalazione alle altre navi della sua flotta: "England expects every man to do his duty"(L'Inghilterra si aspetta che ognuno faccia il suo dovere).

Le caratteristiche tecniche della nave sono chiare, la Victory è lunga 57 metri, larga 15,8, pescaggio 6,4 metri e un dislocamento di circa 2.200 tonnellate.

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Le sconfitte francesi in mare

Sia la spedizione "irlandese", che quella "egiziana" dimostrarono, tutta l'inesperienza francese in mare.

Contando di poter fomentare l'odio irlandese nei confronti degli inglesi, una spedizione di 20.000 uomini partì da Brest il 16 dicembre del 1796 alla volta dell'isola britannica. Ma a causa delle forti raffiche di vento, quasi tutta la flotta francese venne dispersa, e dopo essere entrati nella piccola baia di Bantry (South West Cork), senza riuscire ad approdarvi, fece ritorno in Francia con due vascelli e due fregate perdute.

Analogamente, si dimostrò fallimentare la spedizione verso l'Egitto, del Luglio 1798, che avrebbe dovuto portare le armate francesi verso le Indie britanniche. La flotta francese venne sorpresa ad Abukir dal ridotto numero di vascelli inglesi al comando dell'ammiraglio Nelson il 1° di Agosto, che nonostante fosse soverchiato nel numero, riuscì ad infliggere perdite notevolissime ai transalpini, in particolare la nave ammiraglia Orient. Napoleone attese in Egitto i rifornimenti per mare che non riuscirono mai ad arrivare, quindi , ad ottobre, abbandonò l'Armata alla sua sorte.

Sicuramente più efficace risultò l'azione del pirata Surcouf, che nella sua "carriera" riuscì a catturare più di 950 vascelli mercantili inglesi. Come risposta a tali azioni, la Royal Navy raggruppò i mercantili in convogli scortati, tanto che l'entità delle catture non valesse più della vita dei corsari, scelti tra i migliori comandanti francesi.

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Una pace provvisoria

Le vittorie di Napoleone a Marengo (14 giugno 1800), e di Moerau a Hohenlinden(3 dicembre 1800) determinarono la vittoria francese nei confronti della Seconda Coalizione, ma non portarono niente di più di due armistizi: quello di Luneville (1801) con L'Austria e quello di Amiens(1802) con l'Inghilterra.

D'altra parte, nel 1803, la guerra francese contro la Gran Bretagna era ripresa, visto che gli inglesi rifiutarono di riconsegnare l'isola di Malta ai Cavalieri di San Giovanni, una delle clausole del trattato di Amiens.

Inoltre il governo britannico era stato implicato nel complotto che aveva tentato di spodestare il Primo Console. Scoperto il tentativo di congiura, Napoleone inviò un manipolo di soldati che arrestò il duca d'Enghien(sospettato di essere a capo della cospirazione) e lo fece giustiziare.

Ma il disprezzo dimostrato da Napoleone per le norme internazionali e la sua incoronazione ad Imperatore, cementarono la nuova coalizione(la Terza Coalizione) tra Russia, Gran Bretagna e Austria.

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L'invasione della Gran Bretagna

Anche se decisamente inferiori al livello terrestre, gli inglesi credevano di poter reggere l'urto Napoleonico grazie alla propria Marina Militare. Infatti, il 16 maggio 1803, iniziarono le ostilità contro i bastimenti francesi all'ancora nei porti inglesi e spararono bordate alle navi nemiche sorprese in mare aperto.

Appreso questo, il primo console decise che era arrivato il momento di raccogliere le truppe per invadere l'isola britannica. Raccolse più di 100.000 uomini e 1.400 imbarcazioni di ogni genere per far attraversare la Manica all'esercito d'invasione. Napoleone era convinto che se fosse riuscito a impedire la concentrazione di tutte le navi inglesi nel canale, le flotte franco-spagnole a sua disposizione avrebbero garantito un tragitto sicuro fino a Dover, per i due giorni di tempo buono necessari al traghettamento.

D'altra parte, la Royal Navy fiutò il piano francese e pose davanti a ciascun porto militare un blocco navale, mantenendo una riserva lungo la Manica stessa. L'Inghilterra dal 1803 al 1805 mantenne il controllo sia dei porti francesi dell'Atlantico e del Mediterraneo, sia di quelli spagnoli, i quali, è bene ricordarlo, erano entrati in guerra nel 1804.

Nel Maggio del 1805, Napoleone mise fine alle attese francesi ordinando al Villeneuve di uscire da Tolosa per raggiungere le Antille. Questa manovra doveva attirare le navi inglesi ad inseguirlo ed allontanarsi dalla Manica. Successivamente, l'ammiraglio francese avrebbe dovuto tornare indietro, con una rotta diversa dall'andata, con l'obiettivo di ricongiungersi alle flotte francesi e spagnole per prendere il controllo del Canale.

percorsi ammiragli
Battaglia di Trafalgar - I percorsi dei due ammiragli

Questo è il momento in cui gli errori di Napoleone si rivelano macroscopici. In primo luogo, il Bonaparte sopravvalutò la flotta spagnola, che, anche se bene armata, era estremamente lenta e non disponeva di ufficiali e di ciurme all'altezza della situazione. In secondo luogo, la superiorità numerica della quale godevano le due flotte alleate, non era sufficiente a colmare il divario tattico con gli inglesi e , per ultimo, era assai difficile pensare che fosse possibile riunire in mare aperto tre squadre diverse, di cui una doveva prendere un vantaggio temporale notevole, nonostante fosse sotto la pressione avversaria.

Date queste premesse è facile trarre una semplice conclusione: il Primo Console, che aveva preso il controllo dell'intera flotta francese era, in effetti, un ammiraglio dilettante.

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L'affare d'Enghien

Nelle sue prime battute, la guerra tra Francia e Spagna fu sicuramente accompagnata da svariati complotti da parte dei realisti francesi appoggiati dal governo britannico.

Gli esponenti principali di questa "fazione" politica francese erano sicuramente Hyde de Neuville e Cadoudal, i quali assieme al generale Pichegru, rifugiato in Inghilterra, organizzarono un complotto alle spese di Napoleone. Ma la congiura venne scoperta ed evitata sul nascere, così come i suoi fautori vennero presto identificati ed arrestati.

Il loro interrogatorio rivelò che avevano già previsto il ritorno in Francia di un principe, esponente della casa dei Borboni, ossia il figlio dell'ultimo Condè, il duca d'Enghien, che in quel periodo si trovava a Baden, pochi chilometri oltre il confine francese.

Le ulteriori informazioni che giunsero alla polizia francese alimentarono questi sospetti e senza indugiare troppo, Napoleone fece prelevare in territorio neutrale il duca, che trasportato d'urgenza a Vincennes di notte, fu giudicato da un tribunale di guerra, condannato a morte e subito fucilato.

Era il 21 marzo 1804, proprio il giorno in cui una legge approvata su proposta del Consiglio di Stato promulgava il nuovo Codice Civile dei francesi. Delle nazioni europee solo Svezia e Russia ebbero l'ardire di protestare formalmente contro questo atto, mentre il resto d'Europa rimase muta davanti all'azione del Bonaparte.

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Prima della battaglia

L'ammiraglio Villeneuve eseguì gli ordini che gli erano stati impartiti dal Bonaparte. Lasciò Tolone il 30 marzo del 1805, evitando lo scontro con gli inglesi, l'8 aprile raggiunse Cadice e si unì ai vascelli spagnoli di Gravina; il 14 Maggio arrivò nelle Antille catturando un convoglio inglese. I francesi avevano impiegato 34 giorni per superare l'Atlantico.

Nelson, nel frattempo, si era gettato nell'inseguimento del suo avversario francese con equipaggi, stremati da una già lunga permanenza in mare, impiegando solo 24 giorni per compiere lo stesso percorso.

A questo punto, il 10 giugno, Villeneuve salpò da Port Royal (Martinica), per far rotta verso le Azorre, mentre Nelson ripartì, seguendo gli ordini britannici, verso Gibilterra. Dopo essere stato avvistato in pieno Oceano da un brigantino messaggero inglese, Villeneuve verrà raggiunto da 15 vascelli inglesi a largo delle coste settentrionali spagnole. Questo primo "impatto" costò due vascelli spagnoli e il ritiro dell'intera flotta nel porto di Vigo.

Il 2 agosto i "rivoluzionari" erano a La Coruna dove si ricongiungevano con 10 vascelli spagnoli, mentre gli inglesi si erano concentrati a protezione del Canale della Manica Dopo più di due anni per mare Nelson ottenne la sospirata licenza a terra, ma la situazione non sembrava decisamente a suo favore. I francesi erano riusciti a partire da Tolone a catturare un convoglio nelle colonie e a ricongiungersi e concentrarsi nelle prossimità della Manica. A questo punto, non avendo più notizie del suo avversario inglese, Villeneuve salpò il 13 agosto, per arrivare a Cadice il 22 agosto.

Ma nel frattempo la situazione nell'Europa continentale era mutata, visto che le forze terrestri della terza coalizione(Inghilterra, Austria e Russia) avevano convinto Napoleone a scegliere il corpo d'invasione destinato all'Inghilterra. Cessato il pericolo nella Manica, Nelson decise di rimbarcarsi per raggiungere Cadice ed impedire a Villeneuve di penetrare nel Mediterraneo. L'ammiraglio inglese, incrociava al largo del porto con i vascelli, lasciando alle fregate il compito di sorvegliare da vicino le mosse nemiche. Napoleone ordinò alla flotta in Cadice di dirigersi verso Napoli per sbarcarvi le fanterie di Marina da impiegare nelle battaglie di terra.

A questo punto, Villeneuve aveva la possibilità di di tenere ferma e immobilizzare la flotta nemica, ma, avendo prestato fede alle voci provenienti da Madrid che parlavano di violente critiche espresse da Napoleone al suo operato, e volendo forse dimostrare la sua capacità di affrontare il nemico, il 20 ottobre, con vento favorevole, mollò gli ormeggi con rotta sud-est verso lo stretto di Gibilterra. Nelson per invogliarlo a scoprirsi, aveva simulato una forte diminuzione dei vascelli che bloccavano la flotta nel porto, ma Villeneuve sapeva bene che l'avversario era vicino e attendeva le sue mosse.

Il 21 la flotta inglese lo intercettò nelle acque di Trafalgar.

TRAFALGAR

Le forze in campo e gli schieramenti

L'ammiraglio Nelson poteva contare su un totale di 27 vascelli, 6 fregate 16.820 uomini e 2.164 cannoni; mentre il suo avversario, Villeneuve, comandava 18 vascelli 7 fregate, 12.500 uomini e 1.564 cannoni, ai quali, andavano aggiunte le forze dell'ammiraglio spagnolo Gravina, che consistevano in 15 vascelli iberici, 9.080 uomini e 1326 cannoni. In totale dunque i francesi avevano un vantaggio quantitativo notevole, sia per quanto riguarda le imbarcazioni, sia al livello d'artiglieria.

Per quanto riguarda lo schieramento, è necessaria una premessa sulle "tradizioni tattiche" in uso prima di Trafalgar. Le battaglie tra grandi velieri erano contraddistinte, a differenza di quelle tra navi a vapore, dalle condizioni del vento e dal fatto che le flotte si sarebbero dovute avvicinare in maniera sensibile, vista la corta gittata dei propri cannoni. Entrambe le flotte avrebbero dovuto manovrare per avere il vento al traverso e per disporsi in linee di fila e poi veleggiare parallele tra di loro fino al contatto balistico.

dipinto di Auguste Mayer
Battaglia di Trafalgar - Dipinto di Auguste Mayer

Questa tradizione venne rispettata dall'ammiraglio francese che, con il vento a nord-ovest, si dispose in una stretta linea di fila, lunga circa 5 miglia, intervallando navi francesi e spagnole a 300 metri l'una dall'altra, lasciando a dovuta distanza una "squadra d'osservazione".

Nelson, invece, adottò uno schieramento del tutto innovativo. Schierò la sua flotta in due colonne:quella di sinistra(sopravvento) con 12 vascelli e la "sua" Victory(da 100 cannoni) in testa; quella di destra (sottovento) forte di 15 navi in linea con la Royal Sovereign(100 cannoni) in testa, comandata dall'ammiraglio Collingwood. Queste due colonne avrebbero dovuto sfondare il blocco francese al centro per distruggere le ammiraglie nemiche; gli inglesi avrebbero poi affrontato una nave avversaria alla volta, dal centro alla retroguardia, prima che l'altra metà potesse intervenire.

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La battaglia

Nelle prime ore del mattino del 21 ottobre le due flotte si avvistarono. L'avanguardia franco-spagnola era al comando dell'ammiraglio spagnolo don Alava sul Santa Ana da 112 cannoni; al centro stavano Villeneuve sul vascello ammiraglio Bucentaure(80 cannoni) e don Cismeros Vicente sul Santisima Trinidad (130 cannoni); la retroguardia era agli ordini del francese Dumanoir-Lepelley sul Formidable (94 cannoni); Gravina sul Pricipe de Asturias (112 cannoni) era al comando della squadra d'osservazione.

Villeneuve ordinò di invertire la rotta: mettersi con la prua a nord, verso Cadice, avrebbe facilitato il ricovero delle navi navi eventualmente danneggiate. Gli inglesi assunsero, secondo il piano, una rotta di rapido avvicinamento.

Situazione alle 12
Battaglia di Trafalgar - Situazione alle 12 circa

Entrambe gli ammiragli conoscevano bene il rischi che correvano le loro due unità , primo bersaglio delle centinaia di cannoni dei vascelli nemici; poichè le navi del tempo non avevano cannoni a prora, le colonne inglesi in avvicinamento sarebbero rimaste indifese fino al contatto, ma Nelson confidava sull'inesperienza degli artiglieri avversari e anche sulla sorte.

La manovra ordinata da Villeneuve alle ciurme spagnole ottenne moltissime falle e scompensi nello schieramento in linea. A mezzogiorno i franco-spagnoli aprirono il fuoco contro la Royal Sovereign, che riuscì a passare di poppa alla Santa Ana "a distanza di pistola" e a devastarla con le sua batterie di sinistra caricate a doppia palla. In pochi minuti i cannoni inglesi fecero centinaia di morti e disalberarono l'unità nemica rendendola un rottame ardente. Identico destino toccò al Fougeux. Tuttavia anche il Royal Sovereign restò disalberato e potè salvarsi solo grazie al rapido intervento di altri vascelli.

Mezz'ora più tardi la Victory compì una manovra simile, passando di poppa alla Bucentaure, spazzandone il ponte con i suoi pezzi e causando la morte di 400 marinai. Un'ora dopo Villeneuve si sarebbe arreso al capitano del vascello inglese Conqueror, per poi togliersi la vita non appena rientrato in Francia dalla prigionia.

Situazione alle 13.40
Battaglia di Trafalgar - Situazione alle 13.40 circa

Proseguendo la sua azione, la Victory attaccò la nave di linea francese Redoutable, dalla quale partì un fuoco di moschetteria inaspettatamente violento che falciò l'equipaggio britannico ammassato sul ponte di coperta, lasciando illesi soltanto 20 uomini. Lo stesso Nelson , colpito da una palla di moschetto alle 13:15, si sarebbe poi spento dopo due ore. Mentre gli uomini della Redoutable si apprestavano all'arrembaggio, sopravvenne da dietro alla Victory il vascello inglese Temeraire, che con le prime bordate uccise 200 marinai, e con quelle successive, in aggiunta a quelle della Victory, rinvigorita, costrinse il nemico alla resa.

Situazione alle 15.15
Battaglia di Trafalgar - Situazione alle 15.15 circa

Un'ora dopo il vascello francese sarebbe colato a picco con 522 cadaveri su 643 uomini d'equipaggio. Il resto della battaglia proseguì con identici duelli tra vascelli, con quelli inglesi sempre in superiorità. Il piano progettato da Nelson riuscì, dunque , perfettamente: la linea franco-ispanica fu spezzata in due, la parte caudale venne distrutta e quella più a settentrione non riuscì ad invertire in tempo la rotta per sostenere il centro.

Situazione al termine
Battaglia di Trafalgar - Situazione al termine della battaglia (16.15 circa)

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Il bilancio

Alle cinque del pomeriggio lo scontro era definitivamente concluso. L'alleanza franco-ispanica aveva perso 18 vascelli e 7.000 uomini tra caduti e feriti, persino Gravina dopo aver riportato il resto della flotta morì dopo poco tempo.

dipinto di Turner
Battaglia di Trafalgar - dipinto di Turner

Gli inglesi da parte loro contarono "solo" 450 morti e 1240 feriti, senza alcun vascello perduto o inutilizzabile. I vincitori di Trafalgar tentarono persino di rimorchiare alcuni dei battelli francesi catturati, ma una improvvisa tempesta li costrinse ad abbandonare l'impresa.

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La morte di un eroe

La Victory, nave ammiraglia della flotta inglese a Trafalgar, era in azione già da un'ora, quando alle 13:00 circa, l'ammiraglio Nelson venne colpito da un tiratore francese posizionato sull'albero di mezzana della Redoutable. La pallottola lo aveva colpito nel petto e gli aveva spezzato la colonna vertebrale.

Nelson viene colpito
Battaglia di Trafalgar - Nelson viene colpito

Nelson era ben consapevole della sua fine incombente, tanto da dire "Ce l'hanno fatta con me finalmente". Trasportato nell'infermeria della Victory, continuava a chiedere al capitano Hardy "come va la battaglia? come va per noi la giornata?".
Nonostante le rassicurazioni di Hardy e nonostante la battaglia fosse ormai terminata Nelson non volle cedere il comando della flotta, mentre con l'ultimo respiro raccomandò ad Hardy: "Non gettarmi fuori bordo, e prenditi cura della mia cara Hamilton".
Le ultime volontà dell'ammiraglio furono rispettate. Dopo la morte il capitano Hardy baciò la sua guancia, il suo corpo venne denudato, rasato e immerso in un barile colmo di rum. In effetti da quel giorno in poi il rum venne detto, dai marinai inglesi, "sangue di Nelson".

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Le conseguenze

La vittoria di Trafalgar non ebbe gli effetti sperati nei confronti della potenza militare, particolarmente terrestre, delle armate francesi. Napoleone aveva concluso vittoriosamente la cosidetta "campagna di Ulm" il giorno prima della sconfitta di Trafalgar, costringendo il maresciallo Mack ad arrendersi con 27.000 uomini.

dipinto di William Clarkson Stanfield
Battaglia di Trafalgar - Dipinto di William Clarkson Stanfield

Di conseguenza, la sconfitta di Trafalgar, non riuscendo a mutare gli avvenimenti "terrestri", diede la conferma che nessuna sconfitta navale avrebbe intaccato la supremazia francese sulla terraferma, relegando la Marina Francese ad un ruolo di supporto alle necessità commerciali, più che militari.

Tuttavia, il Bonaparte, tentò di riorganizzare la marina militare sul modello dell'esercito, con i cosidetti "battaglioni di marina", composti quasi tutti da navi a "74 cannoni". Quest'ultimo tipo di vascello non poteva contare su un imponente pescaggio o legname stagionato(difficilmente deperibile)e quindi mal si adattavano alle navigazioni oceaniche, segno evidente della volontà di abbandonare il progetto di "potenza navale" francese da parte di Napoleone.

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Se avessero vinto i francesi

Dopo la sconfitta di Trafalgar Napoleone decise di impostare il blocco commerciale nei confronti dell'Inghilterra, tramite l'invasione della penisola iberica. Una mossa che, col passare del tempo, si rivelerà assai controproducente, viste le agguerrite guerriglie spagnole e portoghesi sotto la dominazione francese che ne dissanguarono parte delle armate.

D'altra parte, se nelle acque di Trafalgar avesse vinto Villeneuve, non sarebbe stato necessario invadere la penisola iberica e quindi, ulteriori conclusione sugli eventuali effetti alle guerre napoleoniche in Europa, sono difficilmente identificabili.

L'unica certezza che trasuda dalla vittoria inglese di Trafalgar è una: se per costruire una flotta bastano pochi anni, ci vuole almeno un secolo per realizzare una Marina.


Pubblicato il 23/06/2009



Bibliografia:
Gregory Fremont-Barnes, Victory vs Redoutable: Ships of the line at Trafalgar 1805, Osprey Publishing (UK), 2008;
Gregory Fremont-Barnes, Trafalgar 1805: Nelson's Crowning Victory, Osprey Publishing (UK), 2005;
John D. Harbron, Trafalgar and the Spanish Navy, Naval Institute Press, 1988
Livio Agostini, Piero Pastoretto, Le grandi Battaglie della Storia, Viviani Editore, Il Giornale, 1999