14 ottobre 1066
Aroldo II è sconfitto da Guglielmo il conquistatore duca di Normandia, il trono d'Inghilterra passa alla dinastia normanna.
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Figlio di Roberto I di Normandia, ereditò il ducato paterno a soli 8 anni e, data la sua giovane età, visse i suoi primi quindici anni di regno contestato e sempre sotto la continua minaccia di attentati senza riuscire a impedire che si verificassero rivolte e disordini.
Nonostante la sua giovane età però gli equilibri posti con grande fatica dai suoi predecessori, si dimostrarono assai funzionali, e appena ventenne, Guglielmo riuscì a ristabilire l'ordine restituendo alla Normandia il prestigio di un tempo. Il suo divenne il principato più potente di Francia, e questo gli consentì di organizzare quella audace spedizione che gli consentirà la conquista dell'Inghilterra.
Incoronato re del paese a Westminster (25 dicembre 1066), e rinominato il Conquistatore, si occupò prevalentemente di stabilire la vera occupazione dell'isola, dando grandi feudi sia ai nobili sassoni che ai suoi fidi normanni, ponendo così lentamente le basi per la completa struttura feudale sotto una sola dinastia: quella normanna.
Seguendo lo stesso tipo di politica riorganizzò anche la gerarchia ecclesiastica sostituendo l'arcivescovo di Canterbury, il sassone Stigant, con il suo amico Lanfranco di Pavia, abate di St. Etienne. Dopo la repressione di alcune rivolte scoppiate nelle regioni del nord (1075), si dimostrò anche un grande amministratore, realizzando importanti riforme, la più importante delle quali fu senz'altro la Doomesday Book vero e proprio catasto dei territori del regno, opera unica a quei tempi. Morì a Rouen per le ferite riportate nell'ennesimo scontro con i francesi.
Aroldo era il figlio di Godwin, una delle figure più importanti della corte inglese, e forse è reale il fatto che Aroldo stesso appoggiò la candidatura e le aspirazioni di Guglielmo, in un primo momento, ma in seguito sostenne che il re morente lo avesse nominato suo erede cambiando completamente "rotta".
A questo punto il consiglio dei nobili decise di appoggiare le rivendicazioni al trono del nobile sassone, infatti, senza il consenso del consiglio dei nobili, nemmeno l'erede legittimo di un re poteva avere la certezza di salire al trono. Questa decisione mandò su tutte le furie Guglielmo che già sentiva "l'odore" della corona d'Inghilterra, e che quindi accusò il suo rivale di spergiuro, organizzandosi per la conquista militare del paese.
Aroldo morì nella battaglia stessa, come ci è mostrato dall'arazzo di Bayeux, in seguito ad una freccia che gli si conficcò nell'occhio.
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Tra il 54 e il 55 a.C. Caio Giulio Cesare effettuò ben due sbarchi in Britannia per punire le popolazioni celtiche locali che avevano aiutato i Galli nella loro lotta contro Roma. A partire da quella data comincia la dominazione romana in Inghilterra, che verrà ampliata e rafforzata da imperatori come Adriano (costruì il vallum come difesa dalle invasioni di pitti e scoti). In epoca più tarda, i romani, per ordine del generale Stilicone, dovettero abbandonare l'isola, viste le invasioni in Italia (nel 408 d.C., dopo quasi cinque secoli di dominazione!) dei barbari guidati da Alarico.
Così nel 442 l'isola subì l'invasione delle tribù germaniche degli Angli e dei Sassoni, mescolate con quelle degli Juti e dei Frisoni che provenivano dalle regioni dello Jutland e del Reno. Queste popolazioni si mischiarono con i celti e con i "romanizzati" rimasti in Britannia dando vita a sette piccoli regni spesso in lotta tra loro, creando la cosiddetta Eptarchia anglosassone (ossia il governo dei sette regni principali della Gran Bretagna, di cui 4 erano Angli: Northumbria, Eastanglia, Mercia e Kent; mentre 3 erano Sassoni: Essex, Wessex e Sussex). Alcuni britanni però non volendo soggiacere alla dominazione germanica decisero di trasferirsi nella penisola occidentale della Gallia chiamata allora Armonica ma in seguito a questo stanziamento verrà chiamata proprio "Bretagna".
Il perenne conflitto tra questi regni li rese deboli agli invasori esterni e, infatti, fu molto facile per invasori come Vichinghi o Danesi avere la meglio su questi statarelli, fino a che Knut, figlio del re scandinavo Sven, riuscì ad unire sotto il suo unico controllo l'Inghilterra, la Danimarca e la Norvegia nel 1030. Anni prima però uno dei capi di quelle regioni di stirpe germanica Rolf, nel 911, ottenne dal re di Francia Carlo il Semplice le terre di Caux (una regione) Evreux e Lisieux (due contee), che da lì a cinquant'anni formeranno il ducato feudale di Normandia.
Nel 1042, infine, il re Edoardo il Confessore cacciò i Danesi dall'isola e ripristinò un governo tutto anglosassone e unificato. Da qui in poi la storia è ben chiara Guglielmo il Conquistatore invaderà con successo l'Inghilterra ma da quell'avvenimento in poi questo paese non conobbe più, per il resto della storia, alcun tipo di invasione, nonostante i tentativi spagnoli, napoleonici e tedeschi che o fallirono miseramente, oppure rimasero allo stadio di pura proggettazione.
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Le truppe che in tutta fretta Aroldo era riuscito a mobilitare non arrivarono del tutto riposate allo scontro con i normanni ad Hastings. Infatti lo stesso esercito guidato dal re sassone dovette affrontare, il 25 settembre, una minaccia che era arrivata dal Nord, Aroldo Ardrada re di Norvegia.
Gli inglesi ebbero la meglio sui nordici a Stamforbridge, quel giorno, ma la furiosa battaglia costò gravi perdite ad Aroldo, a cui giungeva notizia che il 27 settembre i normanni erano partiti da St. Valery alla volta di Pevensey, dove approdarono solo nove ore dopo aver salpato e dove si fortificarono immediatamente.
In soli due giorni i sassoni si erano trovati in mezzo a due invasioni dalle due parti opposte dell'isola a cui potevano opporre un solo e non molto numeroso esercito.
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L'arte militare nel periodo di poco antecedente ad Hastings subì delle profonde trasformazioni, mutamenti dovuti soprattutto alle fusioni di culture e costumi latini, germanici e celtici influenzati dal cristianesimo.
Di una cosa però si può essere certi, in questo periodo la guerra non è più concepita come nei secoli passati, non ci sono più eserciti ordinati come le legioni romane, dalla ferrea disciplina tra i ranghi e in grado di eseguire manovre complicate con estrema precisione, non esistono più condottieri del calibro di Cesare, Annibale o Scipione, né macchine da guerra e le straordinarie opere di ingegneria militare. Siamo in un'epoca in cui la guerra è segnata da altri valori, e la battaglia di Hastings ne è la piena dimostrazione: da una parte i normanni con la loro società basata, nella vita comune ma soprattutto in guerra, sul feudalesimo; dall'altra i sassoni in cui il sistema del vassallaggio era meno sviluppato.
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Dal 1042 regnava in Inghilterra l'anglosassone Edoardo il confessore, che non aveva eredi. Di madre normanna, era stato educato in Normandia e aveva mantenuto ottimi rapporti con la famiglia ducale, tanto da promettere a Guglielmo il Bastardo la successione al trono inglese.
Per rinnovare la sua promessa Edoardo mandò in Normandia nel 1064 il più potente tra i nobili anglosassoni Aroldo figlio di Godwin, che sicuramente nutriva delle aspirazioni al trono. Guglielmo il conquistatore venne a conoscenza delle intenzioni del suo rivale sassone e, con grande opportunismo e sagacia politica, lo nominò immediatamente suo cavaliere così da potersi assicurare la sua "legale" sottomissione in quanto era diventato un suo vassallo.
Alla morte del re Edoardo, avvenuta il 5 gennaio 1066, Aroldo venne eletto suo successore dal Witanagemot, l'assemblea dei nobili sassoni. All'arrivo di questa notizia Guglielmo decise di far valere i suoi diritti, riconosciutigli anche dall'imperatore Enrico IV e dal papa Alessandro II che gli inviò in dono, prima della sua partenza in armi per l'isola britannica, uno stendardo consacrato.
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Per preparare l'esercito d'invasione, Guglielmo dovette ricorrere al macchinoso sistema di leva feudale, che era così strutturato: i concetti di cittadini-guerrieri dei secoli passati erano ormai stati del tutto sorpassati e sostituiti con un metodo di origine germanica, in cui il re cedeva alcune terre dello stato ai nobili, i quali, una volta ottenute le terre (e il potere giurisdizionale annesso), giuravano fedeltà incondizionata al loro signore affiancandolo, se necessario, nelle campagne militari. Per questo, i nobili che ricevevano l'investitura feudale, venivano chiamati "conti" (dal latino comes ossia "compagno").
Questi a loro volta suddividevano i loro terreni dandoli come dono alla piccola o piccolissima nobiltà, la quale doveva sottostare agli stessi doveri dei suoi "superiori"; si formava quindi una sorta di struttura piramidale retta da molteplici e concatenanti giuramenti di fedeltà, alla base la piccolissima nobiltà, all'apice il re.
Risulta dunque chiaro come tutti i diretti feudatari di Guglielmo furono costretti a seguirlo nella sua spedizione, permettendogli di contare tra le sue schiere la più imponente arma da guerra di tutta l'epoca medievale: la cavalleria pesante. Come noto infatti quest'ultima era formata esclusivamente da nobili, visto che solo un nobile si poteva permettere due cavalli (uno per la battaglia ed uno per gli spostamenti), gli animali da soma, gli scudieri, palafrenieri e servitori che li seguivano nelle campagne militari. Ma nonostante questa apparenza ingombrante, la cavalleria aveva ormai raggiunto il suo apice, grazie anche all'introduzione dei ferri applicati agli zoccoli dei cavalli che permettevano un migliore e più proficuo sfruttamento delle cavalcature, e alle staffe più robuste, che insieme a buone selle permettevano al cavaliere di mantenere l'equilibrio negli impatti più violenti. Questi miglioramenti resero possibile l'aumento del peso delle armi offensive e difensive.
Per quanto riguarda il resto dell'esercito, i nobili chiamati portarono i "loro" cavalieri e un seguito di fanteria presa tra la popolazione delle loro terre, compresi molti arcieri, ma non solo, il duca normanno offrì a tutta la nobiltà francese di partecipare a questa conquista, e, forte sia del prestigio papale che delle terre e ricchezze che l'Inghilterra offriva, riuscì a portare sotto il suo comando molti cadetti dell'aristocrazia francese destinati ad ereditare solo i titoli onorifici ma non i terreni da loro posseduti che andavano solo ai primogeniti.
I sassoni non avevano ancora sviluppato il sistema feudale che era ormai radicato nei normanni, infatti vigeva ancora l'idea (in Inghilterra) del cittadino-guerriero e del concetto germanico di Volk ("popolo"). La struttura dell'esercito inglese era quindi formata da due tronconi: i Fyrd e gli Housecarle. I primi erano la milizia popolare e costituivano la massa delle truppe, venivano reclutati secondo gli hide (misura agraria: un hide sono cinque acri), per ogni cinque hide un uomo, che doveva essere dotato di 4 scellini come paga e viveri per due mesi, oppure solo 20 scellini.
Gli Housecarle ( i "capifamiglia") invece, inizialmente formavano le guardie del corpo del re e dei suoi nobili, ma ai tempi di Aroldo erano diventati un piccolo esercito professionale mantenuto a spese dello stato e legato al sovrano da vincoli di lealtà, basati su dei giuramenti personali. La differenza fondamentale tra sassoni e normanni è proprio questa: i nobili, non combattendo, non portarono la cavalleria pesante tra le file dei sassoni, che ci risulta usavano dei cavalli per spostarsi, gli Housecarle soprattutto, ma non per combattere, visto che non appartenevano alla nobiltà e quindi non potevano usufruire dei mezzi adatti ad equipaggiarsi.
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I sassoni si distinguevano dai normanni per il loro armamento: usavano rozzi e robusti scudi di legno di forma circolare, lancia, spada a doppio taglio, ma soprattutto la loro tipica ascia da battaglia, la battleaxe, di sicura derivazione danese, molto maneggevole, utilizzata negli abbordaggi navali ma anche dai fanti vista la sua manovrabilità nel combattimento ravvicinato e nel lancio. Gli archi non erano molto usati, così come solo gli housecarle si potevano permettere una cotta di maglia di ferro (byrne) e dei solidi elmi; neanche i fyrd pare che potessero permettersi un grande armamento difensivo.
Per quanto riguarda l'attrezzatura dei normanni l'arazzo di Bayeux è sicuramente la fonte più completa: questo raffigura i guerrieri di Guglielmo con una protezione realizzata con anelli di ferro intrecciati, molto simile a quella adottata dai sassoni, che copre capo, tronco e gambe. Gli elmi sono di forma conica, con un nasale fisso, gli scudi hanno una forma arrotondata all'estremità superiore, mentre nella parte più bassa risultano appuntiti, e venivano portati grazie ad un sistema di cinghie ad imbracciatura, che permettono una presa salda.
L'attrezzatura offensiva si poteva comporre di: una spada con lama a doppio taglio da 90 cm ed un'elsa che poteva avere una forma ricurva verso l'impugnatura, la lancia che appare in dotazione sia dei fanti che dei cavalieri, così come la scure, è formata da un ferro di discrete dimensioni montato su un manico piuttosto lungo, impugnabile sia con una sola mano sia con due. Infine gli arcieri vengono rappresentati privi di qualsiasi protezione e con le faretre piene di frecce posate sul terreno.
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Arolodo accorse a Londra subito dopo la battaglia di Stamfordbridge e vi rimase fino all'11 ottobre per recuperare quanti più uomini fosse possibile, ma nonostante questa mossa e nonostante i rinforzi portatigli dai fratelli Gyrth e Leofwine le sue truppe non superarono le 7.000 unità, con le quali, nella notte tra il 13 e il 14 ottobre, si accampò nei pressi dell'attuale località di Battle, su un'altura tra le dune davanti alla foresta di Anderid. Forse il piano del nobile sassone era quello di sorprendere il nemico con un attacco notturno, infatti le 60 miglia coperte in due giorni di marcia denotano una certa fretta, ma a quanto pare Arolodo fu costretto ad accontentarsi di occupare la collina, vista la stanchezza dei suoi uomini, e vista anche la posizione forte e facilmente difendibile.
L'esercito normanno doveva avere più o meno le stesse dimensioni di quello sassone, anche se alcune fonti parlano di addirittura 50.000 uomini! L'esiguità delle forze in campo non deve trarre in inganno, questi anni sono caratterizzati da un forte calo demografico in tutta l'Europa, che di questi tempi appariva come un continente desolato e boscoso, cosparso da piccoli centri abitati. Tornando agli eserciti, i normanni potevano si schierare una potente cavalleria, ma il punto dove si erano posti i sassoni era veramente difficile da prendere: era infatti un costone di 500 metri circa con un declivio sul quale la cavalleria poteva anche agire, mentre i fianchi, più scoscesi, risultavano accessibili solo alle fanterie.
In queste due zone si schierarono i fyrd sassoni che formarono un muro di lance e scudi profondo 10-12 file, mentre nella parte centrale, dove ci si aspettava l'attacco principale (soprattutto della cavalleria), vi erano i meglio armati e più fidati housecarle. In mezzo a queste schiere sventolavano i due stendardi del re: il primo era quello del Dragone del Wessex, il secondo era quello personale detto "the Fighting man".
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Guglielmo, avvisato dell'arrivo sassone, dispose l'esercito alle nove del mattino circa in questa maniera: sull'ala sinistra vi erano i Bretoni del conte Alano di Bretagna, al centro i normanni, sulla destra francesi e mercenari. Questo schieramento era quindi diviso in tre blocchi, ognuno dei quali formato da tre file: la prima fila era composta dagli arcieri, posti davanti a tutti in modo da non avere ostacoli per la vista ed il tiro, seguivano in seconda fila i fanti, quindi in terza fila erano disposti i cavalieri. I sassoni erano (come già descritto) divisi con i Fyrd sui lati e gli Housecarle al centro dove si aspettavano l'assalto normanno.
L'attacco del duca, che portava con sè lo stendardo papale, fu preceduto da un fittissimo lancio di frecce da parte degli arcieri posti in prima fila, scoccato dal basso verso l'alto, ma questo causò pochissimi danni. Quindi le due ali si allargarono nel tentativo di aggirare il nemico, ma viste le asperità del terreno, l'avanzata risultò troppo lenta, tanto che diventarono loro stessi oggetto del lancio nutrito di giavellotti ed asce da parte dei sassoni, gli scudi di legno cedevano sotto i violenti colpi e giavellotti ed asce penetravano le cotte.
I sassoni quindi si mossero attaccando l'ala sinistra composta dai Bretoni, che, in preda al panico, fuggirono mettendo in crisi l'intero esercito normanno, costretto a cedere terreno. Nel frattempo si stava diffondendo la falsa notizia che Guglielmo stesso era morto, il che creò ancora più disordine nelle file normanne: ma proprio in quel momento così difficile, il duca uscì da una mischia facendosi riconoscere e urlando...«guardatemi bene, sono ancora vivo, e per grazia di Dio sarò vincitore».
Ma la situazione rimaneva critica, i normanni erano ormai posti in formazioni molto disordinate, mentre i sassoni erano forti della loro posizione sopraelevata e mantenevano la piena compattezza e solidità dei ranghi. Fu proprio in questo momento che il duca normanno ebbe l'idea che diede la svolta alla battaglia: fece attuare una finta ritirata alle sue fanterie, che vennero puntualmente inseguite dai sassoni, nello spostarsi questi ultimi persero forse il loro più grande vantaggio, la collina, sulla quale non potevano essere attaccati dalle poderose cavallerie normanne, queste, non appena videro i sassoni "scesi" all'inseguimento dei fanti normanni, caricarono a fondo falciando la fanteria sassone. La prima parte che cedette fu proprio l'ala destra dei fyrd, che in precedenza si era disunita dagli altri per attaccare i bretoni in fuga, in soccorso di questa arrivò proprio Aroldo, che fu colpito però quasi immediatamente in un occhio da una fereccia spiovente. I sassoni erano ormai rimasti senza comandanti e quindi vennero annientati.
Il cadavere di Aroldo fu ritovato dal suo rivale, che lo denudò e massacrò di colpi tanto da essere divenuto irriconoscibile, una sorte che a quanto pare era toccata a tutti i sassoni uccisi, come mostra l'arazzo di Bayeux, che non è certo privo di scene raccapriccianti di spogliazione e mutilazione di cadaveri. Guglielmo portò il cadavere del comandante sassone al suo campo e più tardi lo fece seppellire sulla spiaggia.
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Il giorno di Natale, a Westminster, Guglielmo fu incoronato re d'Inghilterra: iniziò così un lungo periodo di dominazione dei normanni sull'isola, ma non solo, considerato il luogo di nascita dei conquistatori, si può facilmente capire come fino al 1453 le storie di Francia ed Inghilterra siano rimaste intrecciate. Si era creata una situazione quantomeno particolare; i re inglesi infatti da adesso in poi erano padroni di terre da entrambi i lati della Manica, ma non solo, se da una parte erano re, dall'altra, in quanto duchi di un territorio francese, erano vassalli e feudatari (quindi teoricamente "sudditi") dello stesso re di Francia!
Alla morte dell'ultimo discendente di Guglielmo il conquistatore (Enrico I) vi furono varie lotte per la conquista del trono inglese, sul quale salì EnricoII il plantageneto, figlio di Matilde (erede diretta di Enrico I) e di Goffredo conte D'Angiò. Il plantageneto sposò Eleonora d'Aquitania, diventando così contemporaneamente signore di un terzo dei territori francesi. Questa situazione era così atipica che non poteva che finire con una guerra, quella dei cento anni (1337-1453), conclusasi con la vittoria dei francesi, e che lasciò in mano agli inglesi solo la roccaforte di Calais. Ai sovrani dell'isola britannica, che avevano regnato da una parte e dall'altra della Manica, non rimaneva che tornare alla politica isolazionista, che era stata praticata dai monarchi anglosassoni. Tutto ciò non limitò l'ascesa della potenza inglese, che con i Tudor e i loro successori trovarono nei mari e nella loro flotta una strada per l'espansione e la prosperità con i commerci, le colonie ed il potere navale.
Tutta questa ricca serie di avvenimenti non si sarebbe mai verificata se ad Hastings avesse vinto Aroldo. La storia avrebbe ricordato la spedizione normanna come una delle tante invasioni di un usurpatore che, perduta, non avrebbe rivoluzionato nulla, ma vinta ha cambiato l'intera storia dell'Europa occidentale, e non solo.
HASTINGS
Questo dipinto è una delle fonti storiche più preziose riguardanti l'invasione normanna nell'isola britannica; in realtà si tratta di un ricamo ad ago tracciato con fili di lana di colori diversi lungo approssimativamente 70 mt e largo 50 cm.
Vi sono rappresentati ben 626 personaggi: 250 tra cavalli e muli, 550 animali di ogni genere, oltre a castelli, chiese, navi, ecc., per un totale di 1500 figure. L'opera fu compiuta probabilmente tra il 1070 e 1077 forse su ordinazione di Oddone vescovo di Bayeux e fratellastro dello stesso Guglielmo il Conquistatore, per narrare la conquista dell'Inghilterra attraverso la battaglia di Hastings. Questo arazzo infatti descrive con grande accuratezza tutte le fasi dello scontro da quelle precedenti fino alla morte di Aroldo, dandoci soprattutto le raffigurazioni dettagliate delle attrezzature usate e delle tattiche seguite in quella storica battaglia.
Pubblicato il 09/12/2004
Bibliografia:
Livio Agostini, Piero Pastoretto, Le grandi Battaglie della Storia, Viviani Editore, Il Giornale, 1999