13 dicembre 1939
Con l'autoaffondamento nelle acque dinanzi a Montevideo, si chiude l'epopea della corazzata "tascabile" tedesca Graf Spee, che con le sue audaci operazioni corsare aveva infiammato l'immaginario di intere generazioni.
A cura di Giuseppe Bufardeci
RIO DE LA PLATA
La Kriegsmarine, la marina da guerra tedesca, era la sola delle tre armi a non essere preparata a sufficienza ad affrontare il conflitto. La flotta da battaglia tedesca era assai inferiore anche a quella italiana e non era assolutamente in grado di affrontare la Royal Navy britannica.
Il Fùhrer non nascondeva il suo disinteresse per tutto ciò che non riguardava le forze terrestri e aeree.
Hitler era profondamente terragno: odiava il mare al punto da non avere mai utilizzato il suo yacht personale (pare perché appena vi metteva piede svenisse dal mal di mare).
Certo non era insensibile ai problemi che affliggevano la Kriegsmarine ma non li avvertiva come quelli terrestri.
Una seconda motivazione andrebbe invece ricercata nel suo pensiero militare. Il dominio del mare non rientrava nei suoi progetti.
All'inizio della seconda guerra mondiale la Germania dunque possedeva una flotta modesta: due incrociatori pesanti, sei leggeri, due corazzate e cinquantanove U-Boot, i sommergibili, cui si erano aggiunte tre modernissime "corazzate tascabili".
Queste ultime erano state battezzate: Deutschland, Admiral Scheer e Admiral Graf Spee.
Queste tre unità erano il frutto di un eccezionale progetto studiato appositamente per eludere una delle clausole dell'armistizio di Versailles che vietava alla Germania di costruire navi di stazza superiore alle 10 mila tonnellate.
Gli ingegneri tedeschi avevano infatti compiuto miracoli nella tecnica per realizzare, nel rispetto della stazza stabilita, delle unità di eccezionale potenza. Impiegando leghe leggere e, soprattutto, sostituendo l'antica chiodatura con la saldatura elettrica, era stato possibile costruire tre navi lunghe 188 metri, con una corazzatura di 12cm, veloci come un incrociatore, ma potenti quanto una corazzata. Il loro armamento era infatti costituito da sei cannoni da 280 mm, otto da 150 mm e altri sei da 100 mm. Oltre la potenza di fuoco, le tre corazzate possedevano anche di un'arma segreta: il "radar", che i tedeschi chiamavano "Dete".
Gli inglesi non avevano dimenticato che già nella guerra precedente la Marina tedesca aveva condotto una rudimentale guerra corsara, ma ignoravano che anche in questo campo, i tedeschi avevano compiuto grandi progressi e organizzato in maniera più moderna ed efficace la medievale "guerra di corsa".
Le unità attrezzate per la bisogna erano appunto le tre corazzate tascabili, una delle quali, la Admiral Graf Spee, visse un epopea che appassionò il mondo intero.
RIO DE LA PLATA
Nato su un isola del mar Baltico, ispirato dal suo illustre vicino di casa conte (Graf) Maximilian von Spee, ammiraglio della Marina Imperiale tedesca, entrò nel 1912 nell'Accademia Navale di Kiel, fu durante la prima guerra mondiale insignito della croce di ferro di prima e seconda classe.
Nel 1927 fu posto al comando di una flottiglia di torpediniere, nel 1930 fu promosso capitano di corvetta, nell'anno successivo, essendosi distinto per capacità organizzative ed amministrative fu richiamato a Berlino.
Nel 1938, dopo aver fatto parte dell'equipaggio della corazzata tascabile Admiral Graf Spee nei due anni precedenti, come capitano di vascello, ne divenne il comandante.
Entrò nella Royal Navy nel 1904, specialista di siluri, servì durante il primo conflitto mondiale.
Nel 1929 ebbe il suo primo comando diventando capitano dell'HMS Warwick, nel 1932 capitano di bandiera dell'HMS London, ricoprì successivamente incarichi ministeriali, nel 1936, fu nominato commodoro e gli fu affidato il comando del South American Division of the America and West Indies Station. In queste vesti affrontò con la sua formazione la corazzata tedesca Admiral Graf Spee.
Nel 1942 fu promosso vice ammiraglio e comandante in capo della Flotta del Mediterraneo.
Si ritirò dal servizio attivo nell'agosto del 1945 col grado di ammiraglio.
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Già il 21 agosto 1939, dieci giorni prima dell'inizio della guerra, la Graf Spee aveva lasciato la Germania diretta nell'emisfero sud dell'oceano Atlantico. La sua missione era, all'inizio delle ostilità, procedere alla distruzione del traffico mercantile nemico.
Gli ordini erano chiari: la Graf Spee dovrà comportarsi come una nave corsara. Solo se indispensabile potrà impegnarsi in battaglia con unità nemiche. Potrà camuffarsi, cambiare nome e bandiera. Dovrà sempre effettuare cambiamenti di rotta per rendersi poco individuabile, non dovrà toccare alcun porto amico o neutrale.
La nave appoggio Altmark sarà addetta a rifornirla di tutto dopo appuntamenti in luoghi prestabiliti in mare aperto. I marinai tedeschi la chiamavano "mucca da latte". Seguiva sempre a distanza la Graf Spee cambiando spesso nome e bandiera e rifornendosi in porti neutrali.
La corazzata aveva un equipaggio di 1150 uomini tra cui diverse squadre dette "equipaggi da preda" che avevano il compito di impadronirsi del naviglio nemico e se possibile portarlo in Germania.
Il 26 settembre la nave riceve l'ordine di lasciare l'area di attesa ed iniziare le azioni corsare. La prima vittima, il 30 settembre, fu il piroscafo britannico Clement incrociato a largo di Pernambuco (Brasile), Langsdorff ordinò per telegrafo al mercantile di mantenere il silenzio radio pena l'affondamento. Poi affondò il piroscafo dopo che i membri dell'equipaggio avevano abbandonato la nave a bordo delle scialuppe di salvataggio.
Nei giorni successivi furono catturati due piroscafi, il Newton Beech (utilizzato per imbarcare gli equipaggi prigionieri, poi affondato, dopo aver trasferito i prigionieri sulla corazzata, perché troppo lento) e l'Huntsman, ed affondato un terzo, l'Ashlea. Dopo di che il capitano decise di spostarsi dalla zona, non più considerata sicura, verso il capo di Buona Speranza, con il catturato Huntsman a rimorchio data l'impossibilità di accogliere l'equipaggio prigioniero sulla corazzata.
Il capitano Langsdorff curò personalmente che tutti i prigionieri venissero trattati con il massimo rispetto, venissero alloggiati dignitosamente e venisse loro fornito un minimo di svago. La correttezza di Langsdorff verso i prigionieri venne riconosciuta dai prigionieri stessi nelle loro memorie.
A questo punto l'Huntsman era troppo ingombrante per effettuare rapidi spostamenti, quindi tutti i prigionieri furono trasferiti su una nave battente bandiera norvegese. Essi si illusero inizialmente che presto sarebbero stati liberi, visto che andavano su una nave di un paese neutrale, per scoprire presto, però, che si trattava dell'Altmark camuffata. L'Huntsman fu affondata la notte del 17 ottobre.
La corazzata riprese la sua navigazione cambiando spesso rotta e camuffandosi continuamente.
Nessuna delle navi catturate e affondate era riuscita a chiedere aiuto via radio, quindi gli inglesi avevano, fino a quel momento, a che fare con una nave "fantasma".
L'Ammiragliato britannico organizzò una vasta operazione di rastrellamento nell'Atlantico, perlustrandolo in lungo e in largo, ma era come cercare un ago in un pagliaio.
Una squadra della Royal Navy composta da tre incrociatori e altre unità apparve all'orizzonte della Graf Spee, ma gli uomini addetti al camuffamento aggiunsero un fumaiolo di cartone, modificarono con dei teloni le torrette dei cannoni e quindi innalzarono la Union Jack, la bandiera britannica. Quando la loro nave fu avvistata aveva il profilo di un incrociatore inglese e così mascherata passò indenne tra le unità nemiche senza sollevare sospetti.
A ottobre inoltrato Langsdorff decise di spostarsi nell'oceano Indiano. Il 15 novembre al largo del Mozambico affondò una petroliera inglese, l'Africa Shell, per rispostarsi poi nuovamente nell'oceano Atlantico. Ormai era caccia aperta da parte di diverse squadre navali britanniche in tutto l'oceano.
Il 2 dicembre a sud di Sant'Elena il mercantile britannico Doric Star non obbedì all'ordine di non trasmettere via radio ed il marconista trasmise ripetutamente prima dell'abbordaggio il segnale "rrr" che significava: attaccati da nave nemica. Il 3 dicembre anche il mercantile Tairoa attaccato a 170 miglia a sud della posizione della Doric Star riuscì a trasmettere la propria posizione e il nome della nave nemica.
Per la Graf Spee la situazione si fece critica.
Il 7 dicembre fece la sua ultima vittima, il piccolo piroscafo Streonshalh, portando così il totale a 50.147 tonnellate di stazza lorda affondata.
In tre mesi di guerra corsara la Graf Spee aveva colato a picco otto piroscafi, una petroliera e catturato 325 prigionieri, gli inglesi erano stati beffati e non era stata versata una sola goccia di sangue.
Frattanto il commodoro Harwood al comando di una squadra di ricerca composta da due incrociatori leggeri, l'Ajax e l'Achilles, e dall'incrociatore pesante Exeter stava preparando alla Graf Spee una trappola.
Secondo la versione ufficiale dei fatti sarebbe accaduto questo. L'Ammiragliato britannico, dopo un complicato studio dei movimenti della corazzata nemica, sarebbe giunto a formulare l'ipotesi che questa unità, benché si trovasse ancora a tremila miglia dalla foce del Rio de la Plata, sarebbe dovuta giungere in quelle acque il 13 dicembre. Esisteva una possibilità su mille che l'intuizione dell'Ammiragliato risultasse realistica, eppure tutto ciò effettivamente accadde. Con puntualità sconcertante la Graf Spee giunse all'appuntamento il giorno prefissato e trovò ad attenderla la squadra di Harwood.
Gli inglesi avevano dunque trovato l'ago nel pagliaio?
Questa tesi fu accettata da tutti gli storici, la confermarono sperticandosi nelle lodi rivolte agli abilissimi comandanti britannici per le loro straordinarie intuizioni.
In realtà, forse le cose sono andate diversamente.
Nel corso della guerra, di "intuizioni" miracolose gli inglesi ne ebbero infatti un po' troppe per non destare sospetti.
Spiegazioni analoghe furono fornite, per esempio, anche a proposito del tragico agguato contro la squadra navale italiana a largo di capo Matapan nell'isola di Creta e anche per l'affondamento della Bismarck al largo di Brest.
Il 28 marzo 1941 la squadra italiana al comando dell'ammiraglio Alessandro Iachino era caduta nella trappola dell'ammiraglio inglese Cunningham, il quale con eccezionale intuizione e puntualità cronometrica l'aveva colta di sorpresa al largo di Creta, riuscendo a colare a picco tre nostri incrociatori e due cacciatorpediniere, con la perdita di tremila uomini, prima ancora che le nostre unità ebbero il tempo di puntare i cannoni.
Il successivo 27 maggio la corazzata tedesca Bismarck venne scovata dopo una settimana di affannose ricerche.
La storia ufficiale attribuì il successo "alla straordinaria abilità dei comandanti britannici".
Oggi sappiamo invece che fu tutto merito di "Ultresecret" la sola arma segreta dell'Inghilterra, ma anche l'unica che ebbe un ruolo determinante nel secondo conflitto mondiale.
La sua esistenza è stata rivelata trent'anni dopo quando sono scaduti i termini del "top secret".
Si trattava di un complicato congegno elettronico, antenato dei nostri moderni computer, per mezzo del quale l'Intelligence Service fu in grado per tutta la durata della guerra, di "leggere" tutti i dispacci in codice che si scambiavano i comandanti tedeschi attraverso un codificatore, chiamato Enigma1, di cui si fidavano ciecamente ritenendolo impenetrabile.
La trappola di Matapan fu suggerita da un'intercettazione di un messaggio in codice della Luftwaffe che indicava l'itinerario della squadra navale italiana alla quale doveva assicurare protezione aerea.
Cunningham ne prese nota e si appostò ad attendere il passaggio delle navi italiane.
La Bismarck fu invece localizzata grazie all'ansia di un ufficiale tedesco che dalla Grecia chiedeva notizie della nave attraverso un messaggio codificato avendo un figlio imbarcato.
Qualcosa di simile potrebbe essere accaduto anche alla Graf Spee.
1 Enigma fu una macchina per cifrare (e decifrare) elettro-meccanica. Fu ampiamente utilizzata dal servizio delle forze armate tedesche durante il periodo nazista e la seconda guerra mondiale. La sua facilità d'uso e la sua presunta indecifrabilità furono le maggiori ragioni per il suo ampio utilizzo. Nonostante fosse stata modificata e potenziata nell'arco del suo periodo di utilizzo, un nutrito gruppo di esperti si impegnò a lungo con successo per violarla. I contributori maggiori furono Marian Rejewski che grazie ad informazioni di intelligence ebbe qualche dato di base e Alan Turing che con il suo computer riuscì a velocizzare il processo di decrittazione. La decrittazione dei messaggi cifrati con Enigma fornì per quasi tutta la seconda guerra mondiale importantissime informazioni alle forze alleate.
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Furono i tedeschi ad avvistare per primi la squadra nemica, gli incrociatori leggeri Ajax e Achilles, e l'incrociatore pesante Exeter.
Il comandante Langsdorff scambiando, però, gli incrociatori leggeri per cacciatorpediniere si lanciò all'attacco sicuro di avere facilmente la meglio. Questo fu il suo primo errore.
Ciò nonostante potrebbe sembrare che dato il rapporto numerico tre navi (incrociatori) contro una, il pronostico fosse favorevole agli inglesi, in realtà la corazzata tedesca era una nave molto avanzata, di concezione rivoluzionaria, armata con sei cannoni da 280 mm che potevano lanciare a 31 km di distanza e una velocità di punta di 26 nodi. Anche l'armamento secondario reggeva benissimo il confronto con quello principale dell'HMS Exeter.
In definitiva la Graf Spee aveva a suo vantaggio una maggiore gittata e potenza dei suoi cannoni principali, una bordata sola poteva schiantare la sottile corazzatura delle unità inglesi, mentre anche tre bordate simultanee delle navi inglesi difficilmente avrebbero potuto perforare la corazza della nave tedesca.
La maggior gittata inoltre le consentiva di bersagliare il nemico da distanza di sicurezza.
Alle 6:00 del 13 dicembre viene dato l'ordine "al posto di combattimento" e le navi nemiche riconosciute dai tedeschi come l'Exeter e due cacciatorpediniere. Si decide di attaccare.
Alle 6:10 Langsdorff riconosce che i due supposti cacciatorpediniere sono in realtà due incrociatori: l'Ajax e l'Achilles. Anche gli inglesi si avvedono della presenza della corazzata tedesca.
Alle 6:15 la Graf Spee, navigando a tutta velocità, accosta per 115° per attaccare a dritta. Dalla torre A segnalano di non essere in condizione di brandeggiare. In pochi minuti l'avaria viene riparata e le due torri prodiere iniziano a sparare da una distanza di 20.000 m, una sull'Exeter, l'altra sull'Ajax.
Alle 6:20 la 1a Divisione, costituita dall'Achilles e dall'Ajax, accosta per 340° distendendosi, così che la Graf Spee si trova costretta a disperdere il tiro. Le unità inglesi iniziano il fuoco: l'Exeter, lasciando la linea di battaglia, alle 6:20; l'Achilles alle 6:21; l'Ajax alle 6:23. Il tiro dell'Achilles risulta da subito preciso. Esso è dotato "dell'Admiralty Fire Control Table", una specie di calcolatore capace di determinare i parametri di tiro dati distanza, velocità e rotta del nemico, unitamente alla direzione e forza del vento, ecc.
Alle 6:25 la Graf Spee concentra il tiro dei suoi cannoni da 280 mm sull'Exeter mentre l'armamento secondario viene indirizzato verso le altre due unità nemiche. Alla terza salva l'Exeter viene colpito al centro. Vengono danneggiati il sistema di trasmissione e l'aereo sistemato sul ponte; gli addetti al tubo lanciasiluri di dritta rimangono uccisi. Da questo momento il comandante Bell lascia la timoneria, diventata inutilizzabile, e si trasferisce con gli ufficiali a poppa. Gli ordini, nel seguito dell'azione, saranno dati a voce. Un altro proietto da 280 mm colpisce la torre B dell'Exeter. Tutti i serventi ai pezzi rimangono uccisi.
Alle 6:28 l'Exeter viene colpito a prora da altri due colpi da 280 mm.
Alle 6:30 la Graf Spee dirige il tiro dei cannoni di una torre sull'Achilles e sull'Ajax, che viene colpito tre volte.
Alle 6:32 l'Exeter tenta di lanciare i siluri dai tubi di dritta accostando, la Graf Spee risponde accostando a 150° sulla sinistra, proteggendosi con una cortina di fumo. L'Ajax e l'Achilles manovrano per avvicinarsi al nemico.
Alle 6:37 l'Ajax, sotto il fuoco nemico, catapulta il suo aereo da ricognizione con ai comandi il tenente di vascello Lewin. L'Exeter manovra e si avvicina alla nave tedesca.
Alle 6:38 l'Exeter viene colpito da altri due proietti. Il primo mette fuori uso la torre prodiera, il secondo scoppia a centronave, provocando un principio d'incendio in un deposito munizioni e l'allagamento del deposito proietti da 105 mm. Numerose avarie colpiscono i circuiti elettrici.
Alle 6:40 l'Achilles viene raggiunto da alcuni colpi a prora.
Alle 6:50 l'Exeter è fuori combattimento e lascia il campo di battaglia, avvolgendosi dietro a cortine di fumo, dirigendosi verso Port-Stanley (isole Falkland). Due torri sono fuori uso, la terza ha un solo cannone funzionante ed il fuoco si estende ad occhio; il castello di prua, distrutto, brucia; a prua sono state imbarcate 650 tonnellate di acqua; i ponti ed i corridoi sono coperti di cadaveri; il comandante Bell è accecato da una ferita al viso.
Alle 6:56 la Graf Spee continua ad avere come bersaglio principale l'Exeter che, disimpegnandosi sbandato di 7° a sinistra, continua a sparare con il solo cannone funzionante di poppa. In questa fase la Graf Spee, fatta segno ad attacchi con siluro, accosta più volte e si avvolge di nubi di fumo artificiale.
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Alle 7:10, uscito di scena l'Exeter, il commodoro Harwood ordina all'Ajax e all'Achilles, che si trovano a 15.500 m dalla Graf Spee, di accostare per serrare le distanze.
Alle 7:16, dopo avere rinunciato ad inseguire l'Exeter, la Graf Spee concentra il suo fuoco sull'Achilles e l'Ajax, colpendo quest'ultima con tre proietti da 280 mm. Anche la corazzata viene raggiunta da alcuni colpi e lo stesso Langsdorff ferito. Per sfuggire al tiro la Graf Spee compie alcune brevi accostate a tutta velocità ed emette cortine di fumo.
Alle 7:20 le unità inglesi, nonostante alcuni zig-zag a tutta forza, mettono a segno alcuni colpi. Agli inglesi sembra di scorgere un incendio al centro della Graf Spee.
Alle 7:25 un proietto da 280 mm a scoppio ritardato della corazzata tedesca attraversa le sovrastrutture poppiere dell'Ajax raggiungendo l'alloggio del commodoro. Nel suo tragitto il proietto provoca gravi danni ai macchinari ed impianti delle torri poppiere (le torri X e Y nella terminologia inglese). Queste diventano inutilizzabili. Per contro Harwood decide di lanciare i siluri e fa accostare l'Ajax sulla dritta. Vengono lanciati 4 siluri da una distanza di 8.500 m. Langsdorff, avvertito del lancio, manovra a tutta velocità ed evita i siluri, riprendendo la rotta nord-ovest. Nonostante la Graf Spee sia stata raggiunta da numerosi colpi che hanno provocato morti e distruzioni, la corazzata conserva le sue capacità di manovra e di combattimento.
Alle 7:38, mentre le unità britanniche si trovano a solo 7.000 m dalla corazzata tedesca, Harwood decide di interrompere la battaglia con l'intenzione di riprenderla nel corso della notte. L'Ajax e l'Achilles fanno rotta verso est. L'Achilles ha soltanto il 20% delle munizioni, le torri poppiere ed il montacarichi della torre B sono fuori uso. La Graf Spee, senza tentare di avvicinarsi, prende a 22 nodi rotta per 270°. Sembra dirigersi verso l'estuario del Rio de la Plata. Prima di interrompere il contatto la Graf Spee riesce a mettere ancora a segno un colpo sull'Ajax; colpo che abbatte l'albero di maestra con tutte le antenne radio.
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Alle 7:40 inizia il pedinamento dell'Ajax e dell'Achilles nei confronti della Graf Spee. Alla velocità di 24 nodi le due unità britanniche fanno rotta per 140° una e 240° l'altra, mantenendosi ad una distanza tra i 20 ed i 24 km.
Si fa la conta dei danni e delle perdite. Sulla Graf Spee si contano 35 uomini uccisi, di cui un ufficiale, e 60 feriti. I danni sono prevalentemente concentrati a prora. Un proietto ha perforato il ponte corazzato. Per questo Langsdorff giudica la sua nave non più in grado di navigare nel Nord Atlantico in quella stagione. Tra i danni si deve annoverare la messa fuori uso di tutte le cucine, ad esclusione di quella del comandante, per cui non è più possibile sfamare adeguatamente l'equipaggio. Le perdite sull'Ajax e l'Achilles sono modeste: sul primo si contano 7 morti, sul secondo 4.
Alle 9:12 l'Ajax recupera l'aereo del tenente di vascello Lewin; ha sorvolato per molto tempo l'Exeter in navigazione verso le Falkland. Su questo si conta la perdita di 5 ufficiali e 56 uomini.
Alle 11:04, quando la Graf Spee si trova nei pressi dell'estuario del Rio de la Plata, incontra lo Shakespeare. In un primo momento Langsdorff decide di affondare con il siluro il mercantile e per questo trasmette alle unità che lo inseguono di provvedere al recupero dei naufraghi. Subito dopo ritiene poco conveniente per la qualità dei rapporti con l'Argentina e l'Uruguay, di cui avrà bisogno nei giorni successivi, affondare una nave proprio all'ingresso dell'estuario. Prosegue dritto per la sua strada. Il messaggio che Langsdorff ha trasmesso, firmato con il nome della corazzata tedesca, consente agli inglesi di conoscere per la prima volta il nome dell'unità contro cui stanno combattendo. Credevano di avere di fronte l'Admiral Scheer.
Alle 19:15, quando ormai sta penetrando nel Rio de la Plata, la Graf Spee apre il fuoco contro l'Ajax con i cannoni da 280 mm. L'Ajax risponde ma nessuno dei proietti colpisce il bersaglio, da entrambi le parti. Langsdorff ha già deciso di rifugiarsi nel porto di Montevideo, ma questo Harwood non lo sa e dispone le sue navi in modo da contrastare la fuga dell'unità nemica. Questa sarebbe possibile considerato che la Graf Spee conserva intatta la sua capacità di combattimento mentre le unità britanniche, oltre alle menomazioni subite, hanno un residuo 20% del munizionamento iniziale.
La Graf Spee pertanto prosegue la sua navigazione in direzione di Montevideo e sulla sua rotta incontra, a 2 miglia dall'isola di Lobos l'incrociatore neutrale Uruguay prima ed il transatlantico francese Formose poi.
A 10 miglia da Montevideo Langsdorff comunica all'equipaggio che la battaglia è finita.
La Graf Spee dà fondo all'ancora davanti a Montevideo alla mezzanotte del 13 dicembre 1939. Nel corso della notte ai prigionieri inglesi a bordo della corazzata, usciti tutti indenni dalla battaglia, viene comunicato che il giorno successivo saranno lasciati liberi.
Pur avendo commesso molti errori il comandante Langsdorff fu molto vicino al successo.
Un errore fu sicuramente quello di non avere approfittato della maggior gittata dei suoi cannoni: avrebbe potuto affondare le navi nemiche una alla volta senza essere colpito.
Un altro fu quello di non avere approfittato della superiorità per liquidare i due incrociatori superstiti.
Forse perché temeva che le unità inglesi attendessero rinforzi, Langsdorff interruppe di sua iniziativa il combattimento e si allontanò a tutta forza in direzione dell'estuario del Rio de la Plata. Harwood abbandonando l'Exeter al suo destino si mise sulla scia della Graf Spee con le due navi superstiti.
Non voleva perdere il contatto con la preda prima del sopraggiungere dei rinforzi, che erano effettivamente in arrivo benché molto più lontani di quanto pensasse Langsdorff.
Vicino alle coste dell'Uruguay, contravvenendo agli ordini ricevuti2, decise di rifugiarsi nel porto neutrale di Montevideo. Gli inseguitori si fermarono invece al limite delle acque territoriali. Ormai la preda era in trappola.
2 In realtà Langsdorff non possedeva più le capacità decisionali di cui era capace. Le ferite riportate avevano intaccato pesantemente le sue possibilità. Questo non era noto all'Alto Comando tedesco quando, Reader in persona (comandante in capo della Kriegsmarine), informato sull'esito della battaglia, aveva lasciato tutte le decisioni alle capacità discrezionali di Langsdorff.
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Quando la nave entra nel porto alle 23:00 a luci spente, gli ambasciatori, il tedesco Langmann, l'inglese Millington-Drake e il francese Desmoulins, erano già alle prese con il ministro degli esteri uruguaiano Alberto Guani, che li aveva accolti in smoking essendo stato colto di sorpresa durante un ricevimento.
Secondo la Convenzione dell'Aja dell'8 ottobre 1907 una nave belligerante non può trattenersi per più di ventiquattro ore in un porto neutrale. Un prolungamento è consentito se lo stato del mare o i danni subiti possono pregiudicare la sicurezza della nave. Trascorso il periodo accordato, se il porto non viene lasciato, la nave deve essere disarmata e l'equipaggio internato.
Le autorità locali dovevano valutare i danni e concedere il tempo necessario a ripararli. Naturalmente, non erano ammesse quelle riparazioni che potevano accrescere la potenza bellica della nave, come non era ammesso il rifornimento di armi e munizioni.
Mentre il Ministro degli Esteri dell'Uruguay, Alberto Guani, è in attesa del rapporto dei tecnici inviati a bordo della Graf Spee, gli ambasciatori di Gran Bretagna, Millington-Drake, e di Francia, Gentil, chiedono udienza al ministro, per consegnare una lettera dei rispettivi governi; lettera in cui si chiede di applicare la Convenzione dell'Aja. Langsdorff nel frattempo cerca di trovare il modo per riparare i danni della sua nave. L'unico cantiere a Montevideo è proprietà dei Voulminot, di origine francese, che si rifiutano di eseguire i lavori. Questi dovranno essere fatti dagli stessi marinai e da qualche volontario reperito tra i numerosi simpatizzanti alla causa tedesca di Montevideo.
Alle 19:00 i tecnici inviati a bordo consegnano il loro rapporto al Ministro degli Esteri. Nel rapporto si segnala la presenza di due falle a prora, una di 2 x 2 m, prossima al galleggiamento, e l'altra di 0.7 x 0.6 m, giudicate pericolose per la navigazione. Sulla base del rapporto il governo uruguayano concede alla Graf Spee una permanenza di 72 ore a partire dalle 20:00 del 14. Ciò significa che la nave dovrà lasciare il porto entro le 20:00 del 17 dicembre.
L'ambasciatore inglese protesta per il lungo periodo accordato ma il governo uruguayano conferma la sua decisione, anche perché sottoposto alle pressioni in senso contrario dell'ambasciatore tedesco. Mentre le ore passano, gli inglesi cambiano tattica, e da Londra arriva all'ambasciatore Millington-Drake la disposizione di fare di tutto per trattenere la corazzata tedesca nel porto di Montevideo per almeno altri 5 giorni. Così che la corazzata Renown e la portaerei Ark Royal possano raggiungere le navi di Harwood.
Venerdì 15 dicembre Millington-Drake si incontra con il Ministro Guani e chiede che, essendo una nave inglese, l'Ashworth, in procinto di salpare, alle 18.15, da Montevideo, in virtù del fatto che la Convenzione dell'Aja vieta ad una nave da guerra di lasciare un porto neutrale prima che siano passate ventiquattro ore dalla partenza, dallo stesso porto, di una nave mercantile del paese avversario, di proibire alla Graf Spee di lasciare il porto prima delle 18.15 di sabato.
Stessa scena si ripete più tardi nella giornata quando Millington-Drake informa Guani che il giorno successivo alle ore 17.00 il mercantile inglese Dunster Grange lascerà Montevideo. Rinnova pertanto la richiesta di proibire alla Graf Spee di salpare prima che siano trascorse ventiquattro ore dalle 17.00 di sabato.
Mentre gli inglesi si davano da fare per tenere bloccata in porto la corazzata tedesca, Langsdorff aveva inviato a Berlino un telegramma in cui, oltre a segnalare l'impossibilità ormai di raggiungere la Germania, proponeva di forzare il blocco esercitato dalle navi inglesi in direzione di Buenos Aires; chiedeva inoltre l'autorizzazione ad auto affondare la nave nelle acque basse del Rio de la Plata se il tentativo di forzamento doveva risolversi a svantaggio della Graf Spee, oppure farsi internare in Uruguay. Il 16 dicembre il grandammiraglio Reader invia a Langsdorff il telegramma di risposta in cui si invita a percorrere tutte le strade possibili per ottenere una dilazione del periodo di sosta, si autorizza a forzare il blocco in direzione di Buenos Aires, si autorizza l'autoaffondamento piuttosto che l'internamento in Uruguay.
Mentre Harwood riceve il grado di contrammiraglio e viene nominato commendatore dell'ordine del Bagno, il comandante Langsdorff sbarca e si reca, attorno alle 19:00 del 16 dicembre, presso la legazione tedesca di Montevideo. Lì viene raggiunto da un nuovo telegramma di Reader che ordina, constatata l'impossibilità di ottenere una dilazione, di forzare il blocco ed autoaffondarsi se la nave rischia la distruzione ad opera delle navi inglesi.
Dalle notizie disponibili in quel momento la Graf Spee per dirigersi verso Buenos Aires avrebbe dovuto combattere contro la Renown, armata di sei cannoni da 381 mm, l'Ark Royal, portaerei con una sessantina di apparecchi, il Cumberland e, ancora, l'Ajax e l'Achilles.
I servizi segreti inglesi non erano rimasti inattivi: diramando false notizie attraverso le agenzie di stampa, erano riusciti a far credere che la Renown e l'Ark Royal avessero già raggiunto l'estuario. La decisione è presto presa. Alle ore 4:00 del 17 Langsdorff risale a bordo e all'alba la corazzata lascia gli ormeggi con una comandata incaricata dell'autoaffondamento, dopo avere fatto trasbordare il resto dell'equipaggio sul mercantile tedesco Tacoma. A bordo della Graf Spee il lavoro di distruzione prosegue per tutto il giorno. Alle 20:00 l'ultima lancia con a bordo Langsdorff lascia la nave. Pochi minuti ancora e la Graf Spee si posa sul fondo dell'estuario come una massa informe di lamiere.
Se la Graf Spee avesse tentato effettivamente una sortita alla disperata, avrebbe certo sfondato il modesto ostacolo rappresentato da quei tre piccoli incrociatori.
L'equipaggio della corazzata trovò rifugio in Argentina, il cui governo era più favorevole alla Germania di quello uruguaiano.
Nei giorni che seguirono Langsdorff ebbe molti colloqui telefonici con Berlino, ma non si conoscono le disposizioni da lui ricevute. Probabilmente lo rimproverarono per gli errori commessi e forse per non avere scelto la morte eroica suggerita dall'assurda tradizione del comandante che perisce con la sua nave.
Probabilmente tutto ciò era troppo per un uomo logorato da tre mesi di guerra di corsa, da una battaglia perduta e dagli ultimi avvenimenti.
Il boccone più amaro fu sicuramente la notizia dell'arrivo, solo il 19 dicembre, delle due navi inglesi, l'Ark Royal e la Renown al Rio de la Plata. Gli inglesi lo avevano beffato.
Quella sera stessa, ritiratosi nella sua camera e dopo avere scritto una lettera alla moglie si sparò un colpo di pistola alla tempia.
Gli organi di stampa nazista sollevarono un gran polverone per nascondere la beffa subita, riuscendo addirittura a trasformare l'episodio in un'epica impresa della marina tedesca.
In realtà a Berlino non si era tardato a capire che un comandante più audace di Langsdorff avrebbe potuto salvare la sua nave o, comunque evitarle quella fine ingloriosa. Infatti, mentre la stampa tedesca esaltava l'eroismo del capitano Langsdorff, un oscuro burocrate della Kriegsmarine rubricava il suo suicidio come "un'iniziativa personale" e assegnava alla sua vedova la rituale "mezza pensione", ossia la "reversibile" che spetta alle vedove dei caduti.
Gli inglesi diedero molta importanza a questa battaglia. Sulla stampa e nei discorsi dei politici ricorse più volte il nome di Francis Drake il grande corsaro britannico che aveva contribuito a fare grande l'Inghilterra (curiosamente, l'ambasciatore inglese a Montevideo, sir Eugen Millington- Drake, era un suo discendente). Ma la generale soddisfazione non era soltanto per la grande vittoria contro una corazzata la cui potenza era stata forse sopravvalutata, ma anche perché in quel successo molti inglesi intravidero un lieto presagio per il futuro.
Non era cominciata così anche la prima guerra mondiale, con una vittoria in acque sudamericane contro le navi tedesche dell'ammiraglio Maximilian Graf Spee che vi aveva trovato la morte insieme ai i suoi due figli?
Ora, ironia del caso, la corazzata tedesca affondata portava il suo nome.
Giuseppe Bufardeci
Tratto da:
La strana Guerra di Arrigo Petacco
Altre fonti: it.wikipedia.org, www.lasecondaguerramondiale.it
Pubblicato il 07/02/2013