25 ottobre 1854
Nella guerra di Crimea i russi tentano di rompere l'assedio di Sebastopoli attaccando il campo britannico di Balaklava. Nella battaglia, resa famosa dall'episodio della carica della Brigata Leggera, i russi conquistarono il controllo della strada che collegava Balaklava a Sebastopoli e fu, da loro, considerata una vittoria. Per i britannici la perdita della Brigata Leggera fu un evento traumatico.
A cura di Giuseppe Bufardeci
BALAKLAVA
Proveniente da una famiglia di solide tradizioni militari, nel 1807 fu selezionato per far parte dello staff del generale Arthur Wallesley Duca di Wellington. Durante la guerra di Spagna contro la Francia (Peninsular war), ne divenne primo aiutante di campo e segretario militare.
Si distinse nella battaglia di Buçaco dove fu ferito e nell'assedio di Badajoz. Per il suo servizio in questa guerra fu decorato.
Mantenendo gli stessi incarichi partecipò alla battaglia di Waterloo dove perse il braccio destro.
Tra il 1818 e il 1820 e di nuovo tra il 1826 e il 1829 sedette alla Camera dei Comuni.
Fu il più vicino collaboratore del duca di Wellington fino alla morte di questi nel 1852.
Ebbe inoltre esperienze di diplomatico in Turchia (1807) e Francia (1814-15).
Subito dopo fu nominato Master-General of the Ordnance (responsabile per l’artiglieria, genio, fortificazioni, rifornimenti e ospedali da campo) e il 16 ottobre del 1852 Privy Counsellor (Consigliere della Corona).
Nel 1854 fu promosso generale e comandante in capo dell'esercito britannico in Crimea dove ebbe modo di mettere a frutto le sue esperienze diplomatiche con le controparti alleate.
Fu duramente criticato dalla stampa e dal governo per la disorganizzazione dei rifornimenti alle truppe che causarono grandissime sofferenze nell'inverno del 1854-55.
Durante il corso della guerra di Crimea, sia nelle vittorie sia nelle sconfitte, non brillò mai per acume tattico e strategico.
Morì durante l'assedio di Sebastopoli di dissenteria colerica.
Pronipote di Aleksandr Danilovic Mensikov, duca d'Ingria, Aleksandr entra al servizio della Russia in qualità di diplomatico presso l'ambasciata russa di Vienna nel 1809. Accompagna lo zar Alessandro I nelle campagne contro Napoleone. Nel 1817, Menšikov venne nominato generale dello Stato maggiore. Nel 1823, venne trasferito al Ministero degli Affari Esteri e nel 1824 lascia la vita militare.
Successivamente venne nominato ministro della Marina dallo zar Nicola I. Si distinse nell'assedio di Varna e nel 1830 diviene membro del Consiglio di Stato. Nel 1831, viene nominato Governatore generale di Finlandia. Si dedica principalmente a questioni riguardanti la marina esercitando una cattiva influenza e frenando l'innovazione della flotta della marina russa.
Nel 1853, venne inviato in missione a Costantinopoli, e quando scoppiò la Guerra di Crimea, nominato comandante in capo delle armate russe di terra e di mare. Sarà il comandante supremo russo alla battaglia di Alma ed a quella di Inkerman, dove rivela la sua incompetenza e mancanza di talento militare. Il 15 febbraio 1855, lo zar gli ritira il comando affidandolo al principe Gortchakov. Dal dicembre 1855 ad aprile 1856, fu governatore di Kronstadt prima di ritirarsi a vita privata.
BALAKLAVA
“Non rimane che battersi con la Russia”
The Times, 27 febbraio 1854
La causa ufficiale della guerra di Crimea era stata un violento alterco tra monaci in uno dei luoghi più santi della terra: la Palestina, nella chiesa della Natività a Betlemme.
All’epoca la Palestina, quindi la Terra Santa, faceva parte dell’Impero Ottomano. Per tutelare la sicurezza dei pellegrini, soldati turchi pattugliavano l’esterno dell’edificio, ma i veri pericoli erano all’interno.
La chiesa era affidata congiuntamente a monaci ortodossi e cattolici. I primi custodivano le chiavi dell’ingresso principale, i secondi si lamentavano del comportamento “da padroni” degli ortodossi.
Nel 1847 i monaci ortodossi spostarono una stella d’argento collocata dai loro “colleghi” cattolici nel punto preciso dove si trovava la mangiatoia. I cattolici chiesero che fosse rimessa al suo posto, gli ortodossi rifiutarono. Ci furono degli scontri, e candelabri e crocefissi furono usati come armi.
La situazione si aggravò nel 1852, quando i cattolici tolsero le chiavi agli ortodossi e spostarono la stella, scatenando risse violente in cui diversi monaci ortodossi vennero uccisi.
Questi ultimi chiesero aiuto allo zar Nicola I di Russia che si considerava il protettore dei cristiani ortodossi nel mondo, il quale pretese che le chiavi fossero restituite e, rimproverando i turchi di non avere protetto adeguatamente i monaci ortodossi, pretese di essere riconosciuto come il protettore di tutti i cristiani nei luoghi santi.
Insomma il caso divenne un incidente internazionale.
I turchi restituirono le chiavi ma non accettarono che lo zar divenisse protettore dei cristiani all’interno del loro impero. In risposta, nel luglio 1853, Nicola I mandò il suo esercito a invadere la Valacchia e la Moldavia, regioni facenti parte dell’impero ottomano, annunciando che non “stava invadendo” la Turchia ma “accorrendo in difesa della religione ortodossa”.
A Costantinopoli, Londra o Parigi nessuno ci credette neppure un momento.
Erano cento anni che la Russia si rivolgeva verso sud fino a controllare il Mar Nero, ma non era diventata una potenza come la Gran Bretagna o la Francia semplicemente perché c’era la Turchia, che controllando l’accesso al Mediterraneo, ne bloccava l’espansione.
Lo zar era altresì convinto che le maggiori potenze europee non sarebbero intervenute.
Nell’Ottobre 1853 la Turchia mandò un ultimatum alla Russia, intimandogli il ritiro delle sue truppe dalle due regioni. I britannici e i francesi mandarono i loro diplomatici a convincere lo zar a rinunciare a una guerra impegnativa.
In ogni modo la regina Vittoria, il primo ministro Aberdeen e il Times, un terzetto di gran “peso politico”, erano contrari alla guerra.
Ignorato l’ultimatum turco, iniziarono i combattimenti tra russi e turchi in Moldavia e Valacchia. Ma fu la guerra per mare a far cambiare idea alla Gran Bretagna.
Il 30 novembre la flotta russa del mar Nero attaccò a sorpresa la flotta turca a Sinope e ne affondò tutte le navi. Circa 4.000 marinai turchi morirono. La stampa britannica riferì che la maggior parte dei marinai turchi fu massacrata dai fucilieri russi mentre stavano abbandonando le navi in affondamento e pregavano di essere risparmiati. Benché non ci fosse alcuna prova di questo “massacro”, l’opinione pubblica ne fu molto indignata e la guerra con la Russia divenne estremamente popolare.
La regina e il primo ministro cambiarono opinione ed anche il Times acconsentì.
Il 27 febbraio 1854 la Gran Bretagna consegnò un ultimatum allo zar, invitandolo a ritirare le truppe dai territori occupati.
I vignettisti inglesi disegnavano lo zar come un orso impazzito intento a saccheggiare prima la Turchia e poi l’Europa. Si sosteneva che, dopo quaranta anni di pace in Europa, dopo Waterloo, il senso di giustizia e di benevolenza dei britannici si fossero “risvegliati” per opporsi al tiranno russo e difendere il debole vicino.
Erano opinioni molto ingenue. I politici non avevano nessuna intenzione di finanziare una guerra solo perché “il senso di giustizia” britannico lo richiedeva. Avevano bisogno di ben altri motivi.
Massacro o no, l’azione di Sinope dimostrava la potenza della flotta russa del mar Nero. E questo era una sfida al primato navale della Gran Bretagna. La minaccia, secondo i politici, non era rivolta all’Europa, come pensavano la stampa e l’opinione pubblica ma alle importantissime rotte commerciali per l’India.
L’analisi prevalente era che se la Russia avesse provocato la caduta della Turchia e fatto del Mediterraneo un suo lago, avrebbe avuto via libera terrestre verso sud (l’India) e via mare avrebbe minacciato le rotte commerciali della Gran Bretagna.
Anche i francesi pensavano che la Russia con una flotta nel Mediterraneo avrebbe minacciato i loro possedimenti oltremare.
Costatato che lo zar aveva ignorato anche l’ultimatum britannico: il 28 marzo 1854, Gran Bretagna e Francia dichiararono guerra alla Russia.
La stampa rivelò che il piano strategico era mandare una forza da sbarco di base nella città di Varna in appoggio alle truppe turche. Nessuno parlò di invadere la Crimea ma Varna si trovava tra Costantinopoli e il confine con la Russia sulla sponda opposta del mar Nero rispetto a Sebastopoli.
Fu un vero colpo di fortuna che “il massacro” di Sinope avesse suscitato tanto clamore nell’opinione pubblica britannica, che subito aveva chiesto un attacco contro la base navale russa di Sebastopoli, il bersaglio vero, ma sottaciuto degli eserciti britannici e francesi.
Oltre ai tre grandi alleati anche il piccolo Regno di Sardegna si unì all’impresa nell’intento di ricavarne dei vantaggi diplomatici.
L’Austria offrì appoggio diplomatico alla Turchia e la Prussia dichiarò la propria neutralità.
La Russia rimase da sola.
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Il 13 settembre 1854 le due flotte, britannica e francese, raggiunsero la baia di Kalamita, 53 chilometri a nord di Sebastopoli.
Il 20 settembre ci fu la prima battaglia della guerra sul fiume Alma, dove i russi furono sconfitti.
Su errata valutazione del consigliere tecnico di lord Raglan, sir John Burgoyne, il quale sosteneva che i russi, aspettandosi un attacco a Sebastopoli da nord, si sarebbero accuratamente preparati a questa eventualità; conseguentemente, un attacco da sud, avrebbe comportato minori perdite.
Nessun generale, che aveva studiato le difese di Sebastopoli dai ponti delle navi, era riuscito a vedere prove di questi preparativi, ma nonostante ciò, Burgoyne riuscì a convincere anche i francesi.
Un attacco da sud presupponeva una marcia fino a occupare il villaggio di Balaklava, per farne una base e mantenere il contatto con la flotta. Unico problema per l’esercito era, durante la marcia, l’esposizione di un fianco, poiché la flotta, invece di continuare a viaggiare in parallelo con l’esercito, se ne sarebbe dovuta allontanare, isolandolo dagli approvvigionamenti e dagli unici mezzi di fuga.
Il 25 settembre iniziò la marcia per occupare il villaggio di Balaklava, il 26 le avanguardie superarono il fiume Cernaia e avvistarono il villaggio, che fu occupato senza resistenza apprezzabile.
Nel frattempo il principe Mensikov, comandante russo, invece di lasciare le sue truppe a Sebastopoli, timoroso di rimanere assediato, sposta verso l’interno, a est, le sue forze.
Questa dunque fu la marcia dei due eserciti, un’opera comica in cui William Russell del Times raccontò con vivacità lo scenario: “Per conquistare Sebastopoli il generale inglese l’aggirava! Il generale russo invece, desideroso di salvare la città, se ne allontanava!”
Arriviamo dunque alla situazione del 24 ottobre, Sebastopoli è sotto assedio, l’esercito russo, ricevuti rinforzi, decide di attaccare.
Il 24 ottobre Mensikov aveva riunito una forza d'attacco a Corgun sotto il comando del tenente generale Pavel Liprandi. Ordinò che l'attacco cominciasse alle prime luci del giorno successivo.
Il vero obiettivo dell'attacco russo è sempre stato oggetto di discussioni. Gli storici britannici lo presentano come un tentativo di prendere Balaklava e per questo motivo in Gran Bretagna l'impresa è conosciuta come la battaglia di Balaklava, anche se tutta l'azione si sviluppò sul pianoro sopra il villaggio. Gli storici russi sostengono che Mensikov intendeva occupare la zona attorno a Kadikoi e tagliare fuori i britannici impegnati nell'assedio di Sebastopoli dalla loro base di approvvigionamento e pertanto chiamano l'evento del 25 ottobre 1854, battaglia di Kadikoi.
La battaglia di Balaklava è una battle honour1 per tutti i reggimenti britannici che vi hanno partecipato. In genere la precondizione all’ottenimento di tale decorazione è la vittoria nella battaglia stessa. Balaklava fu una sconfitta strategica. I russi catturarono sette cannoni e alla fine della battaglia controllavano il territorio che avevano attaccato. Nonostante ciò, i tre episodi che caratterizzarono la battaglia: la Carica della Brigata Pesante, la Sottile Linea Rossa e la Carica della Brigata Leggera, furono tali icone di coraggio e affermazione per le armi britanniche che non è sorprendente se le autorità preposte decorarono i reggimenti coinvolti.
1 In Gran Bretagna e nei paesi del Commonwhealth che condividono la stessa tradizione militare, la battle honour è una decorazione conferita alle unità che hanno partecipato a una determinata battaglia. Generalmente vi sono riportati il nome e l’anno della battaglia.
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Alleati (britannici, turchi e francesi): circa 20.000 soldati.
Reggimenti britannici:
4th Dragoon Guards;
5th Dragoon Guards;
1st Royal Dragoons;
Royal Scots Greys;
6th Inniskilling Dragoons;
4th Ligth Dragoons;
8th Hussars;
11th Hussars;
13th Ligth Dragoons;
17th Lancers;
93rd Highlanders.
Russia imperiale: 30.700 soldati.
25.000 fanti;
3.400 cavalieri;
2.300 artiglieri con 78 cannoni.
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Alle 5.30 del 25 ottobre i russi, attraversato il fiume Cernaia, occupavano il villaggio di Kamara; poco dopo iniziava un violento bombardamento di artiglieria alla ridotta2 turca numero uno di Canrobert’s Hill (Sentieri Rialzati o Causeway Heigths).
L’attacco russo iniziò poco prima delle 6:00 e la prima ridotta cadde solo dopo le 7:30.
Durante questo intervallo di tempo i 500 turchi che difendevano la posizione più esposta, si trovarono sotto un pesante bombardamento d'artiglieria. I cannoni russi da 18 libbre sparavano da circa 1800 metri, mentre quelli da 12 libbre della ridotta avevano una gittata massima di 1200 metri. Al bombardamento d'artiglieria seguì un attacco di fanteria da parte di una forza formata come minimo da 2.500 uomini e che alcuni osservatori ritengono fosse esattamente del doppio.
I serventi turchi delle ridotte, convinti che la presenza della cavalleria britannica nelle vicinanze segnalasse che l'appoggio sarebbe presto arrivato, videro la Brigata Pesante di cavalleria ritirarsi.
I turchi furono lasciati soli ad affrontare tutta la spinta dell'attacco russo.
I soldati che occupavano la seconda, terza e quarta ridotta, vedendo che la fanteria russa aveva preso la prima e accorgendosi che i britannici non sarebbero accorsi in loro aiuto, fuggirono verso Balaklava inseguiti dai cosacchi.
Ai fanti britannici non piacevano i turchi ed essendo lontani dall'azione pensarono che si trattasse di una ritirata da codardi.
Storici britannici hanno descritto questa ritirata come un atto di viltà, attribuendo valore di prova a un'unica riga del primo rapporto di William Russell del Times, in cui aveva descritto che i turchi “avevano ricevuto pochi colpi e pochi proiettili e poi erano fuggiti”. In seguito egli ammise di aver ricevuto le informazioni da persone che, come lui, non avevano visto niente. Scrisse: “Il nostro modo di trattare i turchi fu sleale, ma confesso che all'epoca divisi il disgusto espresso da tutti, ignorando che i turchi della ridotta numero uno avevano perso più di un quarto dei loro uomini prima di abbandonarla al nemico”.
Le posizioni abbandonate dai turchi furono subito occupate dai russi, che così controllavano i Sentieri Rialzati su cui passava l’unica strada che collegava Balaklava a Sebastopoli (strada Woronstov).
Sulle prime lord Raglan aveva pensato che l'avanzata russa fosse una finta, probabilmente nell'intento di tenerlo occupato mentre il nemico usciva da Sebastopoli per attaccare il suo esercito sulle alture sovrastanti la città. Capì di essersi sbagliato. Un'immensa forza russa aveva già conquistato le ridotte sulle colline e tutto quello che ormai proteggeva Balaklava erano gli uomini del 93° Highlander e i turchi provenienti dalle ridotte.
Solo ora lord Raglan si decise a ordinare alle due divisioni di fanteria di discendere dalle alture di Sebastopoli e schierarsi nella pianura.
L'ossessione di preservare la cavalleria, che lord Raglan aveva manifestato fino a quel momento per tutta la campagna, caratterizza il suo primo ordine del giorno, ordinando lo spostamento della cavalleria dalla posizione in cui poteva appoggiare il 93° Highlander.
Egli non voleva mettere in pericolo la cavalleria in un'azione del genere prima che arrivasse la fanteria e, benché non fosse così privo di tatto da usare il termine “ritirata”, questa era esattamente ciò che il movimento richiesto dal suo ordine esigeva.
Ore 8:00 - Primo ordine di lord Raglan alla Divisione di cavalleria:
La cavalleria deve occupare il terreno a sinistra della seconda linea di ridotte occupate dai turchi.
(Più seriamente, gli ordini militari esigevano movimenti con la bussola, est o ovest per esempio, perché il significato di termini come sinistra e destra dipende dalla direzione verso cui è rivolto colui al quale è stato impartito l'ordine).
L'ordine fu comunque correttamente interpretato e la cavalleria fu spostata in modo che non fosse avvistata o impegnata dai russi.
Quando lord Raglan vide la cavalleria “occupare il terreno”, erano trascorsi ormai 30 minuti dal suo ordine, cambiò opinione.
Ora decise che i turchi, che si erano messi in formazione di fianco agli Highlanders, avendo visto che la cavalleria si ritirava di nuovo, avrebbero potuto voltare le spalle al nemico e fuggire un'ennesima volta se i russi si fossero ravvicinati. Perciò ordinò che una parte della cavalleria tornasse nella posizione appena abbandonata.
Ore 8:30 - Secondo ordine di lord Raglan alla Divisione di cavalleria:
Otto squadroni di dragoni pesanti devono essere distaccati a Balaklava e appoggiare i turchi che stanno vacillando.
(Non c’era nessuna prova, in effetti, che i turchi stessero vacillando, ma lord Raglan lo pensava o almeno riteneva che di lì a poco avrebbero cominciato a vacillare).
Il generale James Scarlett comandante della Brigata Pesante, su ordine del comandante della Divisione di cavalleria Lord Lucan, con quattro reggimenti dei Pesanti si spostò nel luogo da dove erano appena giunti.
Inosservata, la cavalleria nemica era avanzata in parte lungo la valle settentrionale, poi si era divisa in due gruppi, che avevano svoltato in direzione dei Sentieri Rialzati per avanzare direttamente su Balaklava.
Il primo gruppo, una forza relativamente esigua di 400 cavalieri, si era diretto verso il 93° Highlander e i turchi. Il corpo principale era avanzato un po' di più prima di svoltare e attaccare anch’esso questa linea, ma in cima alle alture, i cavalleggeri russi avevano visto passare sotto di loro i quattro reggimenti della Brigata pesante mentre tornavano nella posizione voluta da lord Raglan.
Le due azioni note come la Sottile Linea Rossa e la Carica della Brigata Pesante sono descritte in genere come separate, ma in realtà erano il risultato di due biforcazioni di un unico attacco di cavalleria e in pratica avvennero contemporaneamente, cioè alle 9:15 circa.
Il 93° Highlander comandato da sir Colin Campbell e i turchi schierati ai fianchi erano pronti a sostenere l'attacco. Sapendo di non poter coprire con gli usuali schieramenti tutto l’accampamento, ordinò ai soldati di allinearsi in una lunga schiera formata da due file di uomini invece che da quattro.
Quando la cavalleria russa giunse al galoppo, Campbell cavalcò rapidamente lungo la linea formata da due file di uomini urlando: “Uomini, ricordatevi che da qui non ci si ritira. Dovete morire là dove siete”.
Il soldato John Scott infranse sia l’etichetta reggimentale sia la tensione degli uomini rispondendo: “Come sempre, sir Colin, e non c'è bisogno di dire che lo faremo”. Per respingere la cavalleria, la fanteria normalmente formava quadrati o linee formate da quattro file di uomini, ma di una linea formata da due sole file non s'era mai sentito parlare.
William Russell che dalle alture Sapune con lord Raglan, il suo staff e astanti vari, godeva di una vista spettacolare della battaglia, scrisse di una sottile striscia rossa che nei resoconti successivi divenne la “sottile linea rossa”.
Il capitano Shakespear della Reale Artiglieria a cavallo descrisse quello che successe con le parole di un soldato invece che con la prosa di un corrispondente:
l’intera pianura pullulava di cavalieri. La colonna di sinistra caricò il 93° Highlander che, sotto il comando di sir Colin, si trovava su un terreno leggermente sopraelevato con la fanteria turca su entrambi i fianchi, il tutto appoggiato da cannoni sulla sinistra e sulla destra. Gli Highlanders spezzarono la carica in linea, i cannoni sparavano proiettili a mitraglia e il nemico fuggì in mezzo a una grande confusione.
Sir Colin ordinò il fuoco alla distanza massima e vedendo che la carica non si fermava, aspettò che fossero almeno a una distanza di 50m; a quel punto la carica russa fallì. Questa fu una notevole dimostrazione del coraggio di quegli uomini che nonostante fossero convinti di un esito sfavorevole, riuscirono a far fuggire i russi.
Il soldato Donald Cameron del 93° scrisse che, sebbene i cavalieri nemici fossero poi fuggiti, lo scontro non era affatto finito:
quando i russi ci tornarono addosso, aprimmo il fuoco contro di loro per la seconda volta e li mettemmo in fuga. Sembrava che se ne stessero andando. Smettemmo di sparare e lanciamo urla di gioia. Loro voltarono le Monte e fecero un altro attacco, aprimmo il fuoco su di loro per la terza volta. Si fermarono, si voltarono e si allontanarono al piccolo galoppo. Smettemmo di sparare e lanciamo urla di gioia. I nostri cannoni pesanti continuarono a sparare. Ben presto tornarono sulle colline dalla stessa strada da cui erano venuti.
La prima carica della giornata, l'unica fatta dal nemico, era stata respinta da una linea di fanteria composta due sole file di uomini.
Mentre si svolgeva quest’azione, l'altra biforcazione dell'attacco aveva raggiunto i Sentieri Rialzati e scoperto quattro reggimenti della Brigata Pesante che al trotto le attraversavano la strada.
Non si sa chi fosse il più sorpreso, se i russi o i britannici, da questo incontro inatteso.
Il generale Scarlett non aveva una buona vista e fu il suo aiutante di campo, il tenente Elliot, che indicò le punte delle lance sulla cima delle alture sul loro fianco sinistro. Quando apparvero gli elmetti dei nemici, Scarlett diede l'ordine: “A sinistra in linea”, cosa che tramutò i due reggimenti avanzati in un'unica linea rivolta verso il nemico. I due reggimenti che arrivavano da dietro si spostarono in avanti e si voltarono per formare una seconda linea dietro la prima.
Certe stime danno il numero dei russi a 3.500 uomini.
Benché superiori ai britannici di un rapporto due o tre a uno e con il vantaggio di essere su un terreno più alto, i russi sembrarono così spaventati dall'inattesa presenza della cavalleria britannica che si fermarono di botto. Questa esitazione concesse a Scarlett il tempo di mettere in linea i suoi uomini e di ordinare un'avanzata. Infine la distanza tra le due cavallerie arrivò a solo 50 metri, lo squillo della tromba che ordinava la carica fu il primo suono a rompere il silenzio.
Tecnicamente non era affatto una carica, se la si vuol definire correttamente in termini di andatura dei cavalli, perché la breve distanza tra i due schieramenti e il fatto che i Pesanti dovevano cavalcare in salita non permetteva ai loro cavalli di raggiungere il trotto e tantomeno il galoppo. Inoltre i russi avevano ormai superato lo spavento iniziale e si stavano muovendo giù dalla collina per andare incontro ai britannici.
Di gran lunga inferiori di numero e con lo svantaggio di doversi aprire la strada verso la cima, i Pesanti maneggiavano accanitamente le loro sciabole.
In una lettera a casa il tenente Godman descrisse come i russi erano stati respinti:
alla fine si voltarono e bene fecero, poi tutti si misero a correre come se potessero tornare sulla collina e tutti i nostri li inseguivano in disordine menando fendenti a destra e a manca. Li seguimmo per circa 300 metri e poi ci fermammo con molta difficoltà; allora gli artiglieri aprirono il fuoco e diedero loro una bella spolverata. Il nemico se ne andò e noi, stando bene, trovammo il tempo di dare un'occhiata in giro: il terreno era coperto di morti, agonizzanti e cavalli. Sono contento di poter dire che la nostra brigata perse solo sette uomini, purtroppo ebbe un considerevole numero di feriti, alcuni mortalmente. Il terreno era cosparso di sciabole, rotte o intere, trombe, elmi, carabine ecc. Dovevano esserci circa 40 o 50 nemici morti, oltre ai feriti.
Inglese fino al midollo, Godman concludeva il suo vivace racconto della carica e delle sue conseguenze con queste parole: “Il tempo continua a essere bello e freddo, veramente delizioso”.
Erano ormai le 9:30. La resistenza opposta dagli Highlanders e la carica della Brigata Pesante avevano respinto un attacco di cavalleria nemica che avrebbe dovuto raggiungere Kadikoi. Il successo britannico offriva la possibilità di un contrattacco sui sentieri Rialzati, dove c'erano le ridotte, ovvero l'unica zona lasciata ai russi, riconquistando il terreno perduto.
Lord Raglan aveva ordinato a due divisioni di fanteria, comandate una dal duca di Cambridge e l'altra dal generale sir George Cathcart, di scendere dalle alture sovrastanti Sebastopoli. La fanteria avrebbe dovuto percorrere da 4,8 a 6,4 chilometri per raggiungere la pianura di Balaklava e ci si aspettava che arrivasse alle 9:30, ma le due divisioni non erano ancora apparse. Il capitano Ewart, l'aiutante di campo che aveva portato a sir George Cathcart l'ordine di Raglan, lo aveva raggiunto alle 8:00, ma il suo messaggio non era stato considerato con l'urgenza che meritava:
EWART: Lord Raglan chiede che lei, sir George, muova subito alla sua divisione per andare in aiuto ai turchi.
CATHCART: E’ del tutto impensabile, signore, che la 4ª divisione si muova.
EWART: i russi avanzano su Balaklava!
CATHCART: non ci posso fare niente. La cosa migliore che potrebbe fare, signore, è mettersi tranquillo a fare colazione.
Fanny Duberly, moglie al seguito del capitano Duberly della Brigata Leggera, aveva rinunciato alla colazione pur di arrivare in tempo sulla scena della battaglia; il generale Cathcart era deciso a finire la sua. A dire il vero parte della sua divisione era rimasta nelle trincee attorno a Sebastopoli per tutta la notte ed era appena tornata all'accampamento. In ogni caso Cathcart avrebbe dovuto essere a conoscenza della fragilità delle difese di Balaklava e sapere che senza l'appoggio della fanteria la base britannica rischiava di essere conquistata. Solo alle 8:30 diede l'ordine di muoversi alla 4ª Divisione, ma ormai erano stati sprecati 30 minuti preziosi. Se gli Highlanders e i Pesanti non fossero riusciti a mettere in fuga la cavalleria russa, Balaklava avrebbe potuto essere conquistata.
Alle 9:45 lord Raglan si chiese come mai le divisioni di fanteria non fossero ancora arrivate. Mandò messaggi di sollecitazione ai loro comandanti per dire che il loro compito immediato era quello di riprendere la zona dei Sentieri Rialzati e le ridotte occupate dai nemici. Ogni minuto trascorso dava al nemico il tempo per organizzare le difese in vista del contrattacco britannico che sicuramente si aspettava.
La cavalleria russa si era di nuovo inquadrata in formazione all'estremità più lontana della valle settentrionale, protetta com'era da otto cannoni trainati dei cosacchi del Don davanti al suo fronte e da altri cannoni sistemati in alto sui due fianchi della valle.
Sono circa le 10:00, lord Raglan emana il terzo ordine della giornata che seguito alle ore 10:45 da un quarto, porterà, per una serie incredibile di equivoci e fraintendimenti, alla rovinosa carica della Brigata Leggera.
Questa fase della battaglia che comunque alla fine lascerà sul campo le posizioni dei contendenti invariate, merita, per la sua complessità e singolarità, una trattazione separata, cui si rimanda (leggi l'articolo intitolato: La Carica della Brigata Leggera).
La fanteria arriverà sul campo di battaglia a carica della Brigata Leggera già avvenuta.
2 Nel gergo militare si definisce ridotta (o meno frequentemente ridotto) una fortificazione di minore importanza o comunque considerata secondaria; la ridotta generalmente non è mai isolata in un territorio, proprio in funzione della sua minore potenza, ma è utilizzata come parte integrante di un sistema difensivo più ampio che affianca il più delle volte alle stesse ridotte delle roccaforti, dei castelli o dei muri di difesa. Vi potevano trovar riparo soldati o materiali bellici.
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La perdita della Brigata Leggera fu un evento così traumatico che gli alleati furono incapaci di ulteriori azioni in quella giornata.
Lord Raglan adesso non poteva rischiare le sue divisioni di fanteria nel tentativo di sloggiare i russi dai Sentieri Rialzati. Anche se le ridotte fossero state riconquistate, non potevano essere difese da truppe la cui priorità era l'assedio di Sebastopoli. Queste truppe, quindi, furono rimandate da dove erano venute, a parte i reggimenti highlanders che rimasero a difendere Balaklava da nuovi attacchi russi.
Per i russi Balaklava fu considerata una vittoria (anche se l’attacco a Kadikoi era fallito).
Avevano conquistato le ridotte e portato via sette cannoni, che furono esposti come trofei a Sebastopoli, ma soprattutto controllavano i Sentieri Rialzati con la strada che vi passava (Strada Woronstov) che era la via più breve che collegava Balaklava a Sebastopoli.
La sottrazione del controllo di questo territorio restringeva i movimenti degli alleati a un’area ristretta.
La perdita dell’uso della strada, durante l’inverno 1854/55, rese più difficoltosa la già disorganizzata logistica dei rifornimenti, aggravando ancor di più le disastrose condizioni delle truppe.
Le perdite tra gli alleati, tra feriti e morti, furono di 615 uomini, tra i russi 627.
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Charles Cattley, un interprete civile aggregato allo stato maggiore di lord Raglan, possedeva una conoscenza enciclopedica dei reggimenti russi e, grazie ad accurati rapporti con le uniformi e sui distintivi di copricapo, poteva informare Raglan sulle truppe presenti nella zona, valutarne la forza e suggerire quali erano i loro obiettivi.
Cattley era il capo del dipartimento delle informazioni segrete (Secret Intelligence Department, SID) di lord Raglan, a cui faceva direttamente riferimento.
La mattina del 22 ottobre Charles Cattley consegnò a lord Raglan il più importante rapporto informativo di tutta la campagna.
Si basava sull'interrogatorio di due marinai polacchi che avevano disertato da Sebastopoli e conteneva informazioni utili. La cosa più significativa che i due marinai dissero, riguardava il fatto che numerose truppe fresche stavano giungendo in Crimea per rafforzare l'esercito russo e che il principe Mensikov pensava di attaccare “con grandi forze e inoltre di attaccarci nella retroguardia liberando la città”.
Ciò suggerisce che l'obiettivo dell'attacco era in realtà la zona attorno a Kadikoi, ma siccome i britannici avevano schierato le loro difese in modo da proteggere Balaklava, c'era una predisposizione a ritenere che Balaklava dovesse essere il bersaglio di qualunque avanzata nemica. In pratica non c'era molta differenza, perché, per prendere Kadikoi, Mensikov avrebbe dovuto sbarazzarsi delle forze che Raglan vi aveva messo per difendere Balaklava.
Lord Raglan ignorò il rapporto informativo per due motivi. Primo, si basava su un interrogatorio di uomini provenienti da Sebastopoli e non da una fonte all'interno dell'esercito russo. Secondo, proveniva da marinai polacchi e non appariva plausibile che fossero stati messi a parte delle intenzioni di Mensikov. Ma se Raglan avesse collegato questo rapporto con una precedente informazione, fornita sempre da Cattley, forse lo avrebbe preso più seriamente. Alcune settimane prima il comandante di una nave austriaca aveva detto al capitano della nave inglese Retribution che 40.000 soldati russi avevano lasciato Odessa alla volta della Crimea. Questa era quindi una verifica del tutto indipendente dalle asserzioni dei due marinai polacchi, secondo i quali stavano arrivando grandi contingenti di truppe fresche.
Come se non bastasse, la sera del 24 ottobre una spia turca mandata a localizzare la posizione dell'esercito russo, tornò a riferire che le forze nemiche erano ammassate sulla sponda opposta del Cernaia e avrebbero attaccato la mattina successiva. L'informazione fu considerata attendibile. Lord Raglan fu immediatamente avvertito con una lettera urgente. Raglan la lesse, disse “benissimo” e non fece niente. C'era stato un considerevole numero di falsi allarmi nelle settimane precedenti. Raglan pensava che questi allarmi stessero affaticando inutilmente i suoi uomini e avrebbe scommesso che anche questo si sarebbe dimostrato privo di conseguenze.
Il rapporto di Cattley del 22 ottobre, le informazioni ricevute dalla Retribution e il rapporto della spia turca del 24 ottobre indicavano chiaramente che il 25 ottobre i russi avrebbero lanciato un massiccio attacco. Se Raglan si fosse comportato di conseguenza, ordinando immediatamente alle divisioni di fanteria di scendere dalle alture sopra Sebastopoli e di raggiungere la pianura di Balaklava, allora la battaglia avrebbe avuto un corso diverso.
BALAKLAVA
I russi sconfitti nella battaglia di Inkerman del 5 novembre 1854 si convinsero dell’impossibilità di battere gli alleati in campo aperto.
Gli alleati furono incapaci di far cadere Sebastopoli in breve tempo grazie all’incapacità di accerchiare la città completamente e all’accanita resistenza russa.
L’assedio durò un anno, fino al settembre 1855, terminò quando i russi conclusero che non avrebbero potuto resistere ancora a lungo ed evacuarono durante la notte la città.
Gli alleati occuparono Sebastopoli, demolirono le installazioni navali e affondarono la flotta russa, con questo la campagna militare finì definitivamente.
Le diplomazie si rimisero in moto e la pace fu firmata il 30 marzo 1856.
La Russia accettò di rinunciare alle sue ambizioni di far entrare le sue navi nel Mediterraneo, gli alleati restituirono Sebastopoli e Balaklava.
La guerra era costata in totale la morte di 370.000 soldati. Se si sommano le perdite tra la popolazione civile, anche per le malattie, colera in particolare, si arriva a un milione di morti.
Nella chiesa della Natività di Betlemme, dove il disaccordo tra monaci ortodossi e monaci cattolici era stata l’apparente causa del conflitto, le discussioni e a volte anche le scazzottate continuano ancora oggi.
Giuseppe Bufardeci
Pubblicato il 05/05/2012