Ars Bellica

Battaglie In Sintesi

Battaglia di Yingkou

4 Marzo 1895

Gli avversari

Yamagata, Aritomo (Hagi, Chugokuchi, od. prefettura di Yamaguchi, 1838 - Tokyo 1922)

Nato in una famiglia di samurai, partecipò alla rivoluzione del 1868 contro lo shogunato e in favore della restaurazione imperiale e prese parte anche alla guerra Boshin (Boshin senso, 1868-69). Costituito il governo Meiji (1868), fu nominato ministro della Guerra nel 1873; modernizzò il neonato esercito imperiale e istituì la coscrizione obbligatoria. Nel 1877 guidò la repressione della rivolta di Satsuma. Fu uno dei genro e primo ministro (1889-91 e 1898-1900). Nei primi due decenni del Novecento esercitò una notevole influenza soprattutto come consigliere imperiale e nelle questioni attinenti alla politica estera, oltre che come leader dell'ala conservatrice dell'élite dirigente.


Li Hongzhang (Hefei 1823 - Pechino 1901)

Politico e generale cinese del tardo Impero della dinastia Qing, organizzò (1853) la resistenza contro la ribellione dei Taiping che riuscì a soffocare (1864) con l'aiuto dell'inglese Ch. G. Gordon. Governatore del Chihli (1870), poi (1875) grande segretario dell'Impero, come tale negoziò numerosi trattati, soprattutto con Perù e Corea. Così, in virtù dei suoi legami con la Corea, Li venne posto a capo delle forze cinesi durante la disastrosa Prima Guerra Cino-Giapponese del 1894-1895 - nonostante avesse tentato di evitarla con ogni mezzo. La sconfitta, non assegnabile del tutto alla sua persona ma più alla scarsa qualità delle sue armate, relativamente modernizzate, causò un drastico calo di popolarità per Li, ma anche del sostegno della corte imperiale. Fu comunque Li stesso a negoziare il trattato di pace col Giappone (1895) e, in seguito, concluse la pace con gli alleati dopo la repressione della ribellione dei Boxers (1900).

La guerra sino-giapponese

La sconfitta cinese nella Guerra sino-giapponese può essere considerata come il colpo di grazia al Sistema Tributario tradizionale cinese, il quale fondamentalmente cesserà di esistere dopo la perdita dell'ultimo e storicamente più fedele stato vassallo, la Corea. Quest'ultima infatti era entrata a far parte delle mire territoriali del Giappone Meiji già negli anni settanta del XIX secolo, ma non solo. La Corea subiva pressioni anche da parte di Potenze occidentali che le richiedevano un'apertura commerciale già dagli anni Cinquanta, pressioni che dettero luogo ad una serie di incidenti. Nel 1866, una persecuzione anticristiana provocò l'uccisione di molti missionari francesi, in risposta alla quale, la Francia inviò una flottiglia che prese l'isola di Kanghwa e minacciò Seul. Sempre nel 1866, la nave mercantile americana "General Sherman", fu incendiata ed il suo equipaggio ucciso a Pyongyang, in risposta a questo incidente, gli US lanciarono la Korean campaign del 1871, che tuttavia non portò ad aperture commerciali nell'immediati.

Nel 1876, tuttavia, la Corea fu costretta dal Giappone Meiji a firmare il Trattato ineguale di Kanghwa, il quale prevedeva l'apertura di tre porti coreani al commercio e definiva la Corea come "Stato indipendente". Questa definizione era in contrasto con il suo status di tributario cinese. La reazione Qing fu inizialmente tutt'altro che frontale, la corte incaricò Li Hongzhang di occuparsi dei rapporti con la Corea Choson. Li Hongzhang cercò di opporsi alle pressioni del Giappone, facendo firmare ai Choson accordi con le Potenze occidentali, con l'intenzione di privare il Giappone del controllo esclusivo sulla Corea. La Corea firmò inoltre ulteriori accordi con la Cina, la quale inviò un giovane Yuan Shikai ad addestrare le truppe Choson.

Per tutti gli anni Ottanta del XIX secolo, la Marina e l'Esercito giapponese vennero notevolmente rinforzati e la loro efficienza era sicuramente superiore a quanto ritenessero gli osservatori cinesi ed occidentali. Yamagata Aritomo, introduttore della coscrizione militare nel Giappone Meiji e fondatore dei moderni eserciti nipponici, definì la Corea come appartenente alla "Linea di interesse" giapponese. Nella teoria politica dell'epoca, controllare la "Linea di interesse" era fondamentale per la difesa della più arretrata "Linea di sovranità" nipponica, costituita dallo stesso Arcipelago giapponese.Queste erano le premesse che fecero da sfondo ad altri due eventi che fecero precipitare la situazione.

Il primo di questi eventi fu l'uccisione nel 1884 di Kim Ok-Kyun da parte di un suo connazionale a Shanghai, il corpo, mutilato, fu riportato in Giappone da una nave cinese, il che scatenò in Giappone sentimenti negativi. Sempre nello stesso anno, in Corea scoppiava la Rivolta Tong Hak, inspirata alla Religione Tong Hak, che costrinse la Dinastia Choson a richiedere l'aiuto Qing, i quali inviarono le loro armate. L'invio di truppe da parte della Cina, stando alle fonti giapponesi, non sarebbe stato notificato al Giappone, violando i termini della Convenzione di Tianjin del 1885. il Giappone, colse l'occasione per inviare a sua volta delle truppe.

Due giorni dopo il rovesciamento del governo coreano da parte giapponese, il 25 Giugno, le ostilità si aprirono con la Battaglia di Pungdo, in cui la Marina nipponica ebbe facilmente la meglio. Con questa prima vittoria, il Giappone aveva tagliato la linea di rifornimento delle truppe cinesi, le quali erano acquartierate a Seonghwan, sud di Seoul, in numero di 3.500 unità. Il 28 Giugno seguì lo scontro terrestre a Seonghwan, ed anche in questo i nipponici ebbero la meglio, contando anche sul superiore numero di truppe schierate. Solo dopo questi due scontri il conflitto ebbe ufficialmente inizio, con la dichiarazione di guerra giapponese del primo Agosto.

Le truppe cinesi in rotta si congiunsero ai rinforzi inviati dai Qing a Pyongyang, fortificandola in attesa dell'attacco giapponese. Quest'ultimo arrivò il 15 Settembre 1894, i giapponesi lanciarono offensive simultanee da più direzioni ed ebbero la meglio, i difensori rimanenti, approfittarono dell'oscurità per evacuare Pyongyang e ritirarsi ad Uiju, sulla costa. Alla sconfitta su terra fece seguito una ancor più disastrosa sconfitta marittima vicino alla foce dello Yalu Jiang (Fiume Yalu), nella battaglia, la Marina giapponese distrusse otto delle dieci imbarcazioni impiegate dalla Flotta Beiyang, flotta che si rivelò altamente inefficiente, nonostante le prime impressioni degli osservatori occidentali.

La vittoria giapponese sul mare sancì il definitivo abbandono della Corea da parte delle truppe cinesi e l'inizio dell'offensiva nipponica in Manciuria. Le truppe cinesi si ritirarono inizialmente a Jiuliancheng, sul lato cinese dello Yalu, ma furono travolte dall'Esercito giapponese in avanzata, quest'ultimo si divise poi in due colonne, una diretta a nord verso la città di Shenyang, l'altra verso sud e la Penisola del Liaodong, all'inseguimento delle forze cinesi in rotta. Il 24 Ottobre 1894, ulteriori rinforzi giapponesi furono sbarcati sulla costa meridionale del Liaodong, occupando varie città, inclusa l'importante città di Dalian, quest'acquisizione aprì la strada alla presa dello strategico porto di Lushunkou. Ciò che restava della Flotta Beiyang si era barricato nel porto fortificato di Weihaiwei, in Shandong, il quale era ritenuto una roccaforte imprendibile. I cinesi non furono in grado di gestire il vantaggio dato dalla loro posizione fortificata e caddero dopo un assedio durato 23 giorni. Mentre Weihaiwei veniva catturato, le colonne giapponesi avanzavano sempre più in profondità sulla terraferma, andando a far pressione sui confini settentrionali della Cina propria e in Manciuria.

La battaglia

Dopo l'ultimo tentativo di riprendere Haicheng , le forze Qing hanno rafforzato il contingente presente nella città portuale di Niuzhuang con circa 20.000 uomini, tra cui un grande reparto di cavalleria. Un'altra forza Qing di circa 20.000 uomini rafforzò Liaoyang a nord, e il 1° febbraio, il vicere Liu Kunyi arrivò per assumere il comando generale delle operazioni militari Qing.

Liu lanciò un attacco con 16.000 uomini contro le forze giapponesi a Haicheng il 16 febbraio. L'attacco venne però subito respinto, con una perdita di 150 uomini tra uccisi e feriti. Tuttavia , quando arrivò la notizia della conquista giapponese di Weihaiwei, il 12 febbraio, l'esercito Qing interruppe l'attacco. Demoralizzate, molti combattenti delle forze Qing cominciarono a disertare.

Il 28 febbraio, le forze giapponesi del generale Nozu Michitsura iniziarono un contrattacco contro Liaoyang e Niuzhuang, che partì con uno sbarramento di artiglieria seguito da un'offensiva di fanteria su un ampio fronte. Le forze Qing non ebbero la capacità di reggere l'impatto coordinato nipponico e iniziarono una disordinata ritirata in direzione nord-ovest verso Jinzhou, offrendo una rara e sporadica resistenza. Una parte dell'esercito giapponese sotto il tenente generale Katsura Taro inseguì il nemico in ritirata fino a giungere davanti alle mura di Liaoyang, il 3 marzo , mentre la forza principale agli, ordini del generale Nozu, raggiunse Niuzhuang il 4 marzo.

Dopo un lungo fuoco di artiglieria, durato più di due ore, le forze Qing abbandonarono le mura di Niuzhuang quasi senza resistenza, fuggendo in città. Tuttavia, con quest'ulteriore ritirata, le forze Qing poterono tentare la carta della guerriglia urbana, combattendo strada per strada nella città in quello che spesso si trasformò in un conflitto all'arma bianca. Tuttavia, al calar della sera i combattimenti cessarono con un gran numero di soldati Qing che passarono le linee giapponesi per tentare la fuga nelle campagne, mentre con il resto dell'esercito cinese (circa 600 uomini) si arrese. Come nelle campagne precedenti, una grande quantità di forniture militari e di armi vennero catturate dai giapponesi.

Dopo la presa della città, le forze giapponesi del generale Nogi Maresuke e del tenente generale Yamaji Motoharu attaccarono e catturarono le fortezze costiere che proteggevano l'ingresso al porto di Niuzhuang, dove le forze Qing stavano tentando di riorganizzarsi. In seguito, il 6 marzo del 1895, le forze giapponesi bombardarono anche la città di Tianzhuangtai sul lato opposto del fiume Liao, radendola al suolo.

Le conseguenze

La cattura di Yingkou sancì la definitiva supremazia giapponese nel conflitto e segnò la fine dei combattimenti sul continente; alla fine di marzo i giapponesi lanceranno anche un'offensiva sulle isole Pescadores, vicino Taiwan. In seguito alle vittorie giapponesi di Yingkou e delle Pescadores si arriverà alla pace con il trattato di Shimonoseki. Il Giappone si affacciava così sulla scena asiatica come potenza leader; i risultati della crescita militare nipponica diventeranno ancora più evidenti al livello mondiale col successo del paese del sol levante nel conflitto con la Russia svoltosi 10 anni dopo la guerra sino-giapponese.