Battaglie In Sintesi
14-15 Giugno 1904
Il giovane Stakelberg discendeva da un'antica famiglia nobile appartenente all'etnia tedesca del Baltico (Stackelberg); suo padre era il barone Karl Stakel'berg (1816-1909), proprietario terriero in Estonia, allora provincia dell'impero russo. Stakel'berg, figlio cadetto della famiglia, fu ammesso nel 1862 alla Scuola militare Nicola I di Mosca, uscendone tenente di cavalleria. Dal 1874 al 1876 Stakel'berg fu uno dei comandanti del Reggimento cosacchi di Semirece e si distinse durante la conquista del Khanato di Khiva, una delle tappe principali della conquista dell' Asia centrale; successivamente partecipò alla spedizione di Kokand del 1875, sotto il generale Kostantin von Kaufman: Stakel'berg fu gravemente ferito durante il combattimento, rischiando la vita più di una volta e, tratto in salvo con difficoltà, fu proposto per numerose decorazioni, rifiutandole però tutte. Durante la guerra fu anche catturato dai turchi, consegnandosi spontaneamente per salvare la vita di uno dei suoi uomini ma venne liberato prima della fine del conflitto. Questo episodio lo rese celebre in tutto l'esercito, specialmente nelle truppe cosacche, che lo considerarono un eroe.
Promosso capitano ed in seguito maggiore e tenente colonnello, il 16 agosto 1886 ricevette il comando del XXV Reggimento Dragoni a Kazan', detenendolo fino al 5 dicembre 1890. In occasione della promozione a colonnello, il 3 dicembre 1897 fu assegnato alla XV Divisione di Cavalleria dei Cosacchi del Transcaspio. Stakel'berg comandò la X Divisione di Cavalleria durante la repressione della rivolta dei Boxer e durante l'occupazione della Manciuria; dopo la guerra fu promosso maggior generale e comandante in capo del II Corpo d'Armata siberiano e successivamente, nel 1902 del I Corpo di cavalleria. Dal 5 aprile 1904, durante la guerra russo-giapponese Stackelberg comandò il I Corpo Siberiano, composto quasi esclusivamente da cosacchi e tartari, comandando il contingente russo alla battaglia di Te-li-Ssu, venendo però sconfitto dal generale giapponese Yasukata Oku. Ignorando gli ordini del comandante in capo Kuropatkin, inesperto e indeciso, Stakel'berg riuscì però a riabilitarsi scacciando la Seconda Armata Giapponese, una delle poche vittorie dell'esercito russo durante la guerra. Venne però presto battuto nuovamente dal generale Oku durante la battaglia di Sandepu, riuscendo però a ritirarsi senza contrarre troppe perdite. Rifiutando di obbedire agli ordini dell'incapace Kuropatkin. Stakel'berg venne rimosso dal comando per insubordinazione e rimandato a San Pietroburgo. Nonostante ciò venne insignito dell'Ordine di San Giorgio per i suoi meriti e si ritirò dall'esercito. Il barone Stakel'berg è considerato uno degli ultimi generali russi della vecchia scuola, carismatico, amato dai soldati e coraggioso comandante di cavalleria pronto a mettere e repentaglio la sua vita.
Generale giapponese, nato il 19 novembre 1849, morto a Tokyo il 18 luglio 1930. Capitano nel 1872, si distinse due anni dopo nella repressione della rivolta provocata dai reazionari. Generale di brigata nel 1885, fu inviato l'anno seguente in Europa per studi militari e, al suo ritorno in patria, fu promosso generale di divisione. Nella guerra contro la Cina (1894) ebbe il comando della 1ª divisione, che operò molto attivamente e con pieno successo in Manciuria, ottenendone in compenso il titolo di barone e il comando della Guardia imperiale. Nel 1903 generale d' armata, ebbe nella guerra scoppiata l'anno seguente contro la Russia il comando della 2ª armata, il quale, raccoltasi nel porto coreano di Chemulpo (Jinsen) e imbarcata su 80 piroscafi, prese terra ai primi di maggio 1904 nella penisola del Liao-tung. Di lì l'Oku forzò in aspro combattimento l'istmo di Nan-shan, poi combatté vittoriosamente alla battaglia di Telissu. Alla successiva battaglia di Liao-yang l'armata dell'Oku ebbe l'arduo compito di attrarre su di sé il maggior peso delle forze russe per agevolare la manovra d'un'altra armata giapponese all'estremo est del campo di battaglia. Infine, alla battaglia di Mukden sferrò tenaci e cruenti attacchi contro l'ala destra russa per dare tempo all'armata giapponese di Nogi, proveniente da Port-Arthur, di attuare una larga manovra aggirante di quella stessa ala nemica.
Dopo la sconfitta a Nan-shan, il Viceré Alekseev incominciò a fare pesanti pressioni per effettuare un'avanzata al fine di prevenire il completo accerchiamento di Port Arthur. Kuropatkin, disapprovava questo piano, che riteneva temerario e pericoloso; avrebbe preferito attendere a Mukden i rinforzi che riteneva necessari per la sua offensiva. L'argomento venne affrontato il 27 maggio 1904, quando il Viceré Alekseev convocò Kuropatkin a Mukden. I due discussero accanitamente offendendosi a vicenda e senza concludere nulla, e la decisione fu demandata a S. Pietroburgo. Lo zar decise in favore del Viceré, e il generale Kuropatkin fu costretto, pur riluttante, a prepare un'offensiva che da Liao-yang avrebbe mosso in direzione di Port Arthur. Il tenente generale Stakelberg al comando del 1° Corpo Siberiano fu inviato verso sud per tentare di riaprire l'istmo di Nan-shan al fine di rompere l'accerchiamento di Port Arthur. Oku, avutone sentore, prese l'offensiva, ed a Wa-Fang-Kou (120 Km a N.O. di Port Arthur in un borgo oggi noto come Delisizhen, situato a Nord di Wafangdian, nella provincia di Lianoning in R.P.C.) fu combattuta una cruenta battaglia (14-15 giugno), nota anche come battaglia di Telissù, che si concluse sfavorevolmente per i russi. La battaglia si svolse fra truppe della II armata giapponese del generale Oku ed il Corpo russo del generale Stackelberg, composto da due divisioni di Cacciatori, due brigate ed un reggimento Siberiano, 4 batterie (in totale circa 30.000 uomini di fanteria e 98 cannoni) ed una brigata di cavalleria (circa 2.500 uomini al comando del generale Simonov).
Il 14 giugno i russi erano schierati sopra una linea di alture presso il villaggio di Wa-Fang-Kou, posto sulla linea ferroviaria Port Arthur - Mukden, dove avevano spiegato le divisioni Cacciatori in 1° linea. Le divisioni giapponesi, spiegatesi verso le ore 12, iniziarono il fuoco di artiglieria a due riprese, intensificandolo contro la sinistra russa, senza risultati positivi. La notte interruppe l'azione. All'alba Oku decise di lanciare l'attacco principale; ma il caso volle che anche Stakelberg avesse deciso che la mattina del 15 giugno sarebbe stata la data decisiva del suo contrattacco. Incredibilmente, però, Stakelberg aveva impartito solo verbalmente i suoi ordini ai comandanti delle divisioni e lasciando sul vago l'ora dell'attacco. I singoli comandanti, non sapendo cosa fare, e senza alcun ordine scritto, iniziarono l'attacco separatamente. Così solo un terzo della 1° divisione di fanteria Siberiana, al comando del generale Gerngross, si slanciò all'attacco sorprendendo la 3° divisione giapponese, ma senza avere la meglio. Ma Stakelberg, già prima dell'inizio del contrattacco, aveva ricevuto rapporti allarmati su un forte attacco giapponese sul fianco destro del suo schieramente. I russi iniziarono ad arretrare, abbandonando la loro preziosa artiglieria. Stakelberg diede l'ordine di ritirata alle 11.30 ma duri combattimenti continuarono fino alle 14.00. Ironia della sorte volle che i rinforzi russi arrivassero con il treno proprio nel momento che l'artiglieria giapponese iniziava il bombardamento della stazione ferroviaria. Alle 15.00 Stakelberg rischiò il totale annientamento; solo una pioggia torrenziale limitò gli effetti della sconfitta evitando l'inseguimento delle truppe russe, ormai quasi circondate, in ritirata verso Mukden. L'esercito zarista ebbe ingentissime perdite, circa 7.000 uomini tra morti, feriti e prigionieri cioè il 20% degli effettivi; i giapponesi 7 ufficiali e 210 soldati morti, e 43 ufficiali e 903 soldati feriti. Ingente fu il bottino dei giapponesi: i russi lasciarono sul campo 16 cannoni, 46 carri, 958 fucili, munizioni e provviste.
La battaglia di Telissù non ebbe al momento risonanza come quella dello Yalu o di Nan-shan, eppure, non solo per il numero delle truppe impiegate, ma soprattutto per l'importanza strategica che rivestì, fu uno scontro cruciale. Se i giapponesi fossero stati sconfitti, le intere sorti del conflitto avrebbero potuto mutare; i russi sarebbero potuti giungere in soccorso di Port Arthur, rompendo così l'assedio e costringendo i giapponesi a rifugiarsi a Nanshan, dove avrebbero subito gli attacchi nemici su due fronti: davanti le truppe di Stackelberg, alle spalle la guarnigione di Port Arthur.
Bibliografia:
"La guerra nell'Estremo Oriente 1904-1905", L. Dal Verme, Roma 1906
"La guerra russo-giapponese", V. Carpi, Torino 1906-07
"La guerra ruso japonesa", M. J. Lagos, Buenos Aires 1905
"The Russo-Japonese War", fully illustrated, W. Jikemura, Tokyo 1905
"La guerra russo-giapponese (1904-1905) attraverso le testimonianze dei corrispondenti della stampa e degli addetti militari italiani.", in "Storia d'Europa" XXIV ciclo, Andrea Crescenzi, Sapienza, Roma 2010-2011