Battaglie In Sintesi
25 - 29 gennaio 1905
Maresciallo giapponese, nato a Satsuma nel 1842, morto a Tokyo nel dicembre 1916. Dopo avere preso parte attiva al rinnovamento politico-sociale iniziato dal Mikado (1868), fu inviato per studi militari in Europa. Trovandosi in Francia allo scoppio della guerra del 1870, ne colse occasione per osservare sul posto le operazioni della campagna. Assimilati i procedimenti della moderna arte militare si adoperò per introdurli nel Giappone, che ebbe in breve volgere di anni un esercito armato e addestrato alla maniera europea o, più esattamente, tedesca. Dopo aver contribuito a domare nel 1877 l'insurrezione reazionaria del suo clan di Satsuma, fu sottosegretario di stato agl'Interni, poi capo della polizia dell'impero (1879). L'anno seguente fu nominato ministro della Guerra e nel 1882 capo di Stato maggiore dell'esercito. Nel 1884 ritornò in Europa in missione a scopo di studi militari. Scoppiata la guerra cino-giapponese (1894) l'Oyama ebbe il comando di un corpo d'armata e fu suo merito la vittoria di Port Arthur. Conclusa la campagna, ebbe il grado di maresciallo dell'impero. Allo scoppio della guerra contro la Russia (1904) all'Oyama fu affidato il comando in capo dell'esercito operante. Alternando, secondo suggerivano le circostanze, l'offensiva e la difensiva strategica, riportò le vittorie di Liao-Yang e dello Sciaò, ebbe ragione nella battaglia di Sandepu della vigorosa controffensiva russa durante l'inverno, e batté infine il nemico attorno a Mukden, riducendo i Russi a dover chiedere la pace di lì a poco. Dalle forme diplomatiche cortesi, ma di estrema riservatezza, l'Oyama poté essere giudicato di temperamento apatico; ma la sua azione di capo in guerra prova che, in lui, lo spirito riflessivo non era di remora alle decisioni audaci. Dopo la guerra, accolto a Tokyo con feste trionfali, tenne ancora per quattro anni la carica di capo di Stato maggiore dell'esercito, dalla quale si ritirò per volontarie dimissioni, giudicando di avere compiuto la propria missione.
Generale russo, nato nel governatorato di Pskov nel 1848, morto a Mosca nel 1921. Arruolatosi a 16 anni, entrò a 26 a far parte dello Stato Maggiore, dopo essere stato per qualche tempo in missione presso il comando francese in Algeria. Nel 1876 partecipò alle operazioni nel Turkestan, e alla guerra turco-russa (1877-78) fu capo di Stato Maggiore del generale Skobelev. La sua fama di studioso e di critico sagace gli venne da uno scritto, tradotto in molte lingue, sulle operazioni russe nella guerra balcanica. Si distinse poi durante le operazioni nel Turkestan, nel corso delle quali conquistò Askhabad e guidò una marcia di 500 miglia per partecipare agli attacchi risolutivi della campagna. Da quel momento la sua fama di uomo d'azione salì alla pari di quella di studioso. Fu promosso, subito dopo, maggior generale (1882) e nel 1890 tenente generale. Scoppiata la guerra nell'Estremo Oriente (1904) il Kuropatkin lasciò il posto di ministro della Guerra per il comando in capo delle operazioni in Manciuria. Quando i successi giapponesi ebbero messo decisamente in scacco l'esercito russo il Kuropatkin fu sostituito nel comando in capo dal Linievic; e diede prova di grande nobiltà d'animo chiedendo, e ottenendo, un posto di combattimento alla dipendenza del nuovo generalissimo. Le memorie di guerra del Kuropatkin sono un esame critico delle istituzioni militari russe del tempo e in particolar modo delle deficienze funzionali che le caratterizzavano così nel campo della tecnica come in quello della disciplina, l'una e l'altra praticate senza una conveniente elasticità. La critica involgeva altresì e combatteva lo spirito di casta, di cui erano pervasi gli alti ambienti militari. Metteva in luce gli elementi d' inferiorità dell'esercito russo rispetto all'esercito giapponese, più a scopo di ammonimento per il futuro che per scagionare sé stesso; ammetteva, anzi, di aver commesso degli errori e dichiarava che nessuna responsabilità era da attribuire alle truppe, delle quali esaltava il valore. Durante la guerra mondiale ebbe dapprima il comando di un corpo d'armata, poi il governo militare del Turkestan. Allo scoppio della rivoluzione bolscevica, gli fu offerto - ed egli accettò - un posto di consigliere tecnico nell'esercito rivoluzionario. Dopo la morte del Kuropatkin il governo dei Sovieti ha tratto dagli archivi segreti del Ministero della guerra il Diario del generale Kuropatkin e lo ha dato alle stampe.
Per le azioni risolutive, i giapponesi attendevano che Port Arthur, ancora assediata, cadesse, in modo da poter disporre anche della III armata del generale Nogi. I russi a loro volta, attendevano che il lento arrivo delle nuove grandi unità conferisse loro la superiorità numerica ritenuta necessaria per una strategia audace. Nell'attesa, fu progettata dai russi una grande scorreria, agli ordini del generale cosacco Miscenko a cui fu data una forza corrispondente a circa tre brigate di cavalleria, due di cosacchi ed una di dragoni, (60 squadroni, 22 cannoni e 4 mitragliatrici), per un totale di circa 6.000 uomini. Partendo dai pressi di Mukden, la scorreria doveva passare al largo ad ovest di Liao-yang e raggiungere la base giapponese di Ying-tsou sul golfo del Liao-tung (oggi Yingkou, provincia di Liaoning, città portuale sul mare di Bohai) per paralizzarne l'attività; si diresse, quindi, verso sud su tre colonne comandate rispettivamente dai generali: Samsonov, Abramov e Tyeleschov. Durante il percorso avrebbe dovuto danneggiare e distruggere opere d'arte della ferrovia e della strada ordinaria,incendiare magazzini, attaccare i convogli di rifornimenti. Con un percorso giornaliero di 40 Km, impresa notevole per una massa di oltre 7.000 cavalli su strade gelate, la scorreria, partita il 9 gennaio 1905 giunse il 12 a Ying-tsou; il 16, a seguito di una minaccia di aggiramento, ripassava il Liao-ho ad occidente di Mukden, ma il successo strategico fu limitato, quello materiale fu, pressoché nullo; essa mancò sia di sorpresa, sia di velocità, essendosi, Miscenko, lasciato attirare da piccole resistenze e dal desiderio di distruggere piccoli approvvigionamenti, dando così il tempo ai giapponesi di accorrere con la fanteria a difendere l'importante base di Ying-tsou, la cui distruzione era il vero scopo dell'azione. Pochi giorni dopo (24 gennaio) Kuropatkin tentava con la II armata (4 corpi d'armata) di attaccare l'armata giapponese del generale Oku ed aggirarla.
Il 25 gennaio 1905, nonostante la forte opposizione di Alexei Kuropatkin, Grippenberg scelse di attaccare l'esercito giapponese potendo contare su una forza di quasi 300.000 uomini e 350 cannoni. I giapponesi erano totalmente impreparati all'attacco e la catena di comando giapponese non riuscì ad organizzare nessuna difesa ragionata mandando nel caos intere squadre di soldati. Dopo una prima fase di totale confusione alcune squadre iniziarono a difendere il campo autonomamente di propria iniziativa, in questa situazione le pessime condizioni atmosferiche e di visibilità mandarono in confusione entrambi gli schieramenti. Nei giorni seguenti quasi tutte le difese giapponesi vennero abbattute e i russi si preparavano ad una netta vittoria. Improvvisamente il 29 gennaio 1905 Kuropatkin ordinò alla Seconda Armata Russa di bloccare l'attacco, temendo che il freddo potesse causare una strage dei suoi soldati e mostrando ancora una volta la sua celebre esitazione e la sua eccessiva prudenza di fronte a decisioni importanti. I soldati russi, con il morale alle stelle per la vittoria ormai quasi certa, non riuscirono a capirne le ragioni ma obbedirono rendendo di fatto la battaglia un inutile spargimento di sangue.
Grippenberg rinunciò al suo incarico e tornò a Mosca dando la colpa per il mancato successo della battaglia a Kuropatkin e accusandolo inoltre di essere stato invidioso del suo successo e di non averlo supportato in un momento cruciale. Questo insuccesso, unito ai precedenti, causò ulteriori manifestazioni di protesta e un nuovo crollo di fiducia della popolazione nel governo.
Bibliografia:
"Historical Dictionary of the Russo-Japanese War". Scarecrow, Kowner, Rotem (2006)
"The Origins of the Russo-Japanese War." Longman, Nish, Ian (1985)
"Rising Sun and Tumbling Bear." Cassell, Connaughton, Richard (2003)
"The Russo-Japanese War", The Macmillan Company, F.R. Sedwick, (R.F.A.), N.Y., 1909
"La guerra russo-giapponese (1904-1905) attraverso le testimonianze dei corrispondenti della stampa e degli addetti militari italiani.", in "Storia d'Europa" XXIV ciclo, Andrea Crescenzi, Sapienza, Roma 2010-2011