Ars Bellica

Battaglie In Sintesi

Battaglia di Liegi

5-16 Agosto 1914

Gli avversari

Gérard-Mathieu Leman - Generale belga (Liegi 1851 - ivi 1920)

Sostenne una campagna vivacissima per l'ammodernamento delle opere della piazzaforte di Liegi (1911-13), e infine ne fu incaricato. Benché i lavori non fossero finiti, Leman seppe difendersi con abilità contro i 120.000 soldati tedeschi di O. von Emmich (agosto 1914), poi dovette ritirarsi sulla Mosa, dove resistette ancora diversi giorni. La sua figura presto assurse a simbolo della resistenza del Belgio durante la prima guerra mondiale.


Albert Theodor Otto von Emmich (Minden, 4 agosto 1848 - Hannover, 22 dicembre 1915) è stato un generale tedesco della prima guerra mondiale.

Entrò nell'esercito nel 1866 e partecipò alla guerra franco-prussiana del 1870-71. Raggiunse il grado di generale di fanteria nel 1909, e nel 1912 fu posto al comando del X Corpo d'armata con sede ad Hannover.vFu elevato alla nobiltà nel 1913. Durante i primi giorni della guerra, nel 1914, comandò l'Armata della Mosa alla battaglia di Liegi, città in cui entrò il 7 agosto. Per il successo conseguito ricevette, primo durante il conflitto, la decorazione Pour le Mérite. Ebbe quindi una parte nella Prima battaglia della Marna, sempre al comando del X Corpo d'armata. L'anno successivo conseguì un'importante vittoria sul fronte orientale a Biskupice (29-30 luglio 1915). Lo stesso anno morì improvvisamente ad Hannover. Ad Hannover si trova una piazza a lui dedicata, così come una caserma, un tempo scuola ufficiali dell'esercito e successivamente scuola dei Feldjäger.

La genesi

Qualcosa di più di una singola vittoria morale per gli alleati venne colta dal piccolo Belgio con la battaglia di Liegi nella quale, la resistenza prodotta per dodici giorni (5-16 agosto 1914) portò perdite sorprendentemente molto pesanti per la forza d'invasione tedesca da parte dei combattenti belgi in pesantissima inferiorità numerica. Il Belgio è uno di quei paesi moderni formatisi dalla convenienza politica. Sulla base delle antiche province del sud Paesi Bassi, le Fiandre e le aree valloni di Artois, è stato istituito come una barriera tra la Francia, i Paesi Bassi e gli stati che si andarono ad unire per formare la nazione tedesca. La neutralità belga venne garantita dal trattato del 1839, firmato da tutti i paesi che alla fine sarebbero diventati i principali belligeranti della Grande Guerra del 1914-1918. Negli ultimi decenni del XIX secolo, la fortuna belga andò crescendo. Capitalizzando la sua posizione nel cuore dei traffici europei, come luogo di scambio internazionale, e le grandi fonti di ricchezza naturale come carbone e ferro, la sua popolazione crebbe esponenzialmente e il suo benessere economico sbocciò negli anni appena antecedenti alla guerra. Militarmente, si credeva, da parte delle grandi potenze del tempo, che le forze belghe fossero di poco conto, perché, praticamente, non aveva nessun esercito vista la sua perpetua neutralità. Nel corso di tutte le crisi diplomatiche degli inizi del XX secolo, il Belgio rimase sempre in disparte, concentrandosi più sullo sviluppo delle sue recenti acquisizioni in Africa centrale, tra le più ricche dal punto di vista minerario dell'intero continente, e per far rendere al massimo il suo periodo d'oro industriale. In quel momento, quindi, aveva ben poco senso una qualsiasi azione militare imminente da parte belga. In questa accogliente atmosfera, gli organi diplomatici belgi non riuscirono a sensibilizzare il proprio governo sul fatto che la sicurezza nazionale si stava progressivamente indebolendo in quanto continuava ad affidarsi alle tradizionali garanzie date dalla neutralità. L'ambasciatore francese a Bruxelles veniva sempre più isolato, soprattuto in seguito al fatto che sia il Ministero degli Esteri belga che gli esponenti dell'alta società stabilirono in maniera crescente sempre più trattati con enti tedeschi. Tutto questo portò, nel 1910, la Germania a superare la Francia come il più importante partner commerciale del Belgio. 'La Belgique Moderne', pubblicato nel 1910 dal francese Henri Chauriaut rimarcava la rapidità della penetrazione culturale tedesca nella vita belga. Particolarmente i cattolici fiamminghi erano molto impressionati dalla disciplina e dalla moralità tedesca. Intellettuali belgi cominciarono allora a passare più tempo in Germania che alla Sorbona, a Parigi. Inevitabilmente così la politica e l'opinione pubblica belaga erano, negli anni immediatamente prima della guerra, molto pro-tedeschi. Solo una categoria rimasta fermamente pro-francese: la classe ufficiale. Essi infatti ereditavano la lingua e la cultura francese, e fu da questa classe che emersero gli avvertimenti, che si dimostrarono corretti, a proposito dei pericoli della crescente influenza tedesca.

L'impreparazione dell'esercito belga

È stato in gran parte grazie al Re Leopoldo II e Albert che il Belgio riuscì ad avere un tipo di esercito efficace per il 1914. I due re non solo erano nella posizione di essere forti monarchi costituzionali sostenuti da successioni di deboli governi nazionali, ma soprattutto, erano, costituzionalmente, i comandanti in capo delle forze armate. Leopoldo aveva agito responsabilmente, in seguito alla guerra del 1870 e considerando l'evidente crescita della potenza tedesca in Europa, fece partire sia la costruzione delle fortezze sulla Mosa, a Liegi e Namur, sia una legge che decretava la crescita dell'esercito con un sistema di servizio nazionale che coinvolgeva oltre 100.000 uomini. Il paese non riuscì a rispondere efficacemente al decreto, così un ulteriore legge venne approvata nel 1902, affidando la responsabilità principale della difesa ai volontari. A dispetto di un forte sostegno democratico-cristiano per l'espansione militare, il partito di governo cattolica vacillava. Il popolo belga non erano militarista, e c'era poco, in termini di propaganda interna che li 'invogliasse' in quel senso.

Un'altra legge venne approvata nel 1909, questa volta limitando servizio ad un figlio per famiglia. In questo modo, e insieme ad altri tipi vari di 'incentivi', che potevano abbreviare il periodo di servizio, l'esercito poteva contare a quel punto su circa 33.000 elementi per ogni anno. La durata, proposta, del servizio differiva dall'arma di appartenenza, ma in tutti i casi era lunga appena per formare un uomo, figuriamoci per dargli un'esperienza militare importante:
. Fanteria 15 mesi
. Artiglieria 21 mesi
. Cavalleria 24 mesi

Tutti gli uomini erano poi tenuti in riserva attiva, per un servizio totale di 15 anni.

Nel 1912, il capo del governo cattolico, Charles de Broqueville (che si era unito alla Camera nel 1892 come un anti- militarista, e che poi nel 1909 non approvò la legge sulla coscrizione) annunciò che una riforma militare profonda era necessaria per la nazione belga. Era una copia del piano di espansione dell'esercito tedesco relativa allo stesso anno, ma, ovviamente, ridotta nelle dimensioni. Nel 1913, la clausola che portava solo un figlio per nucleo familiare in servizio venne revocata. Secondo autorevoli storici è stato calcolato che ci sarebbe voluto almeno fino al 1918 per avere a disposizione un esercito di 340.000 uomini ben addestrati, numero di riferimento considerato come minimo necessario per difendere il paese da un attacco serio.

L'esercito belga nel luglio 1914 era forte di circa 190.000 unità ed organizzato come un esercito di campo con sei divisioni, più le guarnigioni delle fortezze situate su Anversa, Liegi e Namur. L'esercito contava su circa 14.000 soldati professionisti in ferma, mentre il resto era diviso tra unità in servizio di leva e riserva. È interessante notare che l'esercito belga nel 1839 era composto da ben 100.000 uomini, potendo contare però sulla metà della popolazione rispetto al primo decennio del XIX secolo). Gli effetti delle leggi militari sul rafforzamento dell'esercito, furono comunque di forte impatto, come può essere visto nella composizione di questa lista in cui vengono indicati le forze in aggiunta anno per anno dell'esercito belga:
. 1906-9 13.000 uomini all'anno
. 1910 - 17.000 uomini all'anno
. 1911 - 19.000 all'anno
. 1912 - 21.000 all'anno
. 1913 - 33.000 all'anno

Così, con un potenziale totale di 144.000 uomini disponibili per l'esercito circa 40.000 non divennero reclutabili nell'agosto 1914 per vari motivi. Circa 104.000 uomini servirono nell'esercito nel 1914, a cui vanno aggiunti i 14.000 soldati regolari del tempo. Inoltre, le fortezze di Liegi, Namur e Anversa erano presidiate da 5.000 elementi fissi come guarnigione oltre ai 60.000 'anziani' delle classi 1899-1905. Il saldo del totale, prima riportato (190.000) era composto da personale, ufficiali e unità di supporto vari. L'armamento e le attrezzature dell'esercito riflettono decenni di rigorose attenzioni al budget finanziario. In tutto erano disponibili solo 93.000 fucili e 6.000 spade, dato di suo già abbastanza grave in considerazione degli effettivi, ma il vero problema in termini di armamento era rappresentato dalla scarsità di artiglieria. C'erano solo 324 cannoni oltretutto obsoleti, e un misero numero di 102 mitragliatrici. Un decreto del 15 dicembre 1913, emesso come reazione all'aumento delle tensioni e alla chiara intenzione di Re Alberto di adottare una posizione difensiva neutrale, faceva partire ordini per le moderne apparecchiature di artiglieria. Gli ordini di artiglieria pesante vennero affidati all'azienda Krupp, in Germania. Inutile dire che, Krupp ritardò le consegne e quindi, i belgi scesero in campo con un solo tipo di arma che rientrava nei parametri di moderna artiglieria leggera e comunque con un quantitativo minimo. Ma i problemi non erano finiti. Non c'era praticamente nessun mezzo di trasporto meccanizzato, l'esercito si basava ancora sul cavallo; c'erano anche gravi carenze per il genio militare, attrezzature minori e persino uniformi, tant'e' che l'amministrazione non riuscì ad attrezzarsi per l'espansione delle classi 1913 e 1914.

Mentre la crisi 1914 si andava accentuando, un osservatore neutrale, che avesse dovuto valutare la capacità dell'esercito di difendere il paese, avrebbe trovato poco spazio all'ottimismo in campo belga. In primo luogo, vi erano disaccordi ai massimi livelli sulla strategia da adottare, anche se quasi tutti erano d'accordo sulla posizione neutrale difensiva. Certo, si andava incontro alla probabilità di essere invasi da Germania e Francia, ma le due superpotenze intendevano scontrasi con le strategie che erano tutt'altro che segrete. Queste divergenze, negli altri quadri militari belgi, permase ancora nell'inoltrato anno 1914. Allo scoppio della guerra infatti, non una decisione significativa era stata presa sul dispiegamento dell'esercito, indipendentemente che il Belgio fosse attaccato dalla Germania o dalla Francia. Il governo di de Broqueville si aggrappava ostinatamente alla speranza che fossero rispettati i trattati di neutralità, fino al momento in cui le truppe tedesche stavano attraversando il confine. In campo belga, non è stato semplicemente compreso cosa sarebbe successo quando le garanzie del 1839 sarebbero diventate senza valore.

De Selliers de Moranville, Capo di Stato Maggiore a partire dal 25 maggio, propose di concentrare tutto l'esercito nelle fortezze di Anversa, Liegi e Namur lasciando solo una parte delle forze come schermo per ritardare le avanzate nemiche. De Ryckel, aiutante generale, era invece favorevole ad una politica che guardasse ad un forte presidio delle frontiere, soprattutto di fronte a Liegi, per poter verificare le forze d'invasione, e solo allora cercare di ripiegare su Anversa, se ritenuto necessario. Il re Alberto stabilì allora che: l'esercito si doveva concentrare sulla riva sinistra della Mosa, preparare una seconda linea lungo il Gette, ed avere base su Anversa. Le decisioni finali vennero adottate il 2 agosto, quando i tedeschi stavano già espandendosi in Lussemburgo. Accanto alla preoccupazione per la strategia vi era la preoccupazione per la condizione dell'esercito belga stesso. Esso infatti non aveva mai combattuto, e praticamente tutta la sua efficacia era concentrata sul buon funzionamento delle guarnigioni di fortezza. Gli ufficiali avevano mai comandato grandi corpi di uomini in campo aperto. Erano anche, nella maggior parte dei casi, terribilmente in contatto con gli uomini, la maggioranza dei quali parlavano fiammingo, non il francese della classe ufficiale stessa. Gli ordini militari invece continuavano ad essere dati solo in francese, il che, aggiunto al dato che oltre il 10% dei soldati semplici erano analfabeti, creava un certo disagio nella tenda di comando. Infine, l'esercito belga era in fase di riorganizzazione, con molte unità, brigate, divisioni e personale in via di cambiamento. Questo stato di incertezza amministrativa esisteva ancora quando i tedeschi marciarono sul Belgio nel mese di agosto del 1914.

Piano Schlieffen contro Piano XVII

La posizione militare del Belgio è stata inevitabilmente dettata dalla posizione geografica e politica, in bilico tra le due super-potenze Francia e Germania, che avevano previsto due piani strategici bene definiti tempo prima dell'apertura del conflitto.

La strategia militare francese in Europa era sostanzialmente guidata da due forze:in primo luogo, un appassionato desiderio di riconquistare i territori dell'Alsazia e della Lorena, che erano stato ceduti a buon mercato ai tedeschi dopo il famoso conflitto del 1870; queste due regioni erano state intensamente germanizzata, provocando la repulsione dei francesi, inoltre erano, e sono ancora oggi, ottimi settori per l'agricoltura e l'industria. Per le terre tedesche ad ovest del fiume Reno quelle zone erano di immensa importanza tattica poiché erano regioni industriali di assemblaggio materiali per le truppe, e rappresentavano quindi un bersaglio ovvio per una potenziale offensiva francese. In secondo luogo, l'esercito francese era diventato ossessionato da una dottrina militare che si basava quasi esclusivamente sull'attacco - specialmente l'idea di attacco a oltranza, con stile, con energia, con uno slancio. Questa idea era relativamente nuova, ma era sviluppata a partire dal 1900, guidata dall'insegnamento di Foch e altri presso le scuole ufficiali. Prima di allora, la strategia francese era stata fortemente marcata dal difensivismo, strategia che aveva portato alla costruzione delle fortezze di confine a Maubeuge, Belfort, Verdun, Toul, Epinal e in altre località.

La nuova dottrina portò inesorabilmente alla mancanza francese nell'organizzazione difensiva, e all'assenza di una formazione su come affrontare un nemico che avesse resistito e contrattaccato a sua volta. Questo tipo di mancanza stava per costare caro ai francese nei primi anni della guerra, particolarmente nei primi scontri lungo la frontiera. I piani francesi pertanto collocavano un gran numero di truppe in grado di aggredire l'Alsazia e la Lorena, con il centro di gravità dell'esercito che ruotava di fronte Metz. La prima e la seconda armata, sotto generali Dubail e de Castelnau, sarebbero state dirette verso Colmar, Strasburgo e Metz. I francesi, naturalmente, sapevano che i tedeschi avrebbero attaccato la Francia appena avuta l'opportunità, e volutamente lasciato aperto un canale - i trouée de Charmes - per loro di farlo. Un ampio spazio è stato lasciato tra la Seconda Armata, e la Terza Armata del generale Ruffey di fronte Longwy e al Lussemburgo. Si ipotizzava quindi che i tedeschi sarebbero stati indotti a entrare nel varco, e quindi trattenuti nella zona e distrutta dai forti intorno a Verdun. Il resto dell'esercito prese posizione lungo il confine con il Belgio a nord fino alla vecchia fortezza di Maubeuge, rimanendo sulla difensiva, mentre la Prima e la Seconda armata dovevano avanzare, attraverso le Ardenne. I belgi avevano quindi ragione a preoccuparsi tanto di un attacco sia da ovest che da oriente. La pianificazione francese però non considerava che i tedeschi potessero avanzare attraverso le regioni settentrionali del Belgio (anche se va detto che, Michel, predecessore di Joffre come comandante in capo, aveva postulato questo possibilità che venne ritenuta assurda e divenne una delle cause della sua destituzione). Le distanze erano troppo lunghe, secondo i francesi, perché potesse essere praticata quell'ipotesi, e, naturalmente, violava la stessa neutralità che il suo stesso paese aveva firmato per prima. Quindi solo un sottile schermo di protezione venne lasciato tra Maubeuge e la costa nei pressi di Dunkerque. Il piano francese era di grande semplicità e, a parte piccole modifiche particolari, rimase invariato fino all'inizio delle ostilità. L'ultima revisione del 1912, era il Piano XVII.

Ma l'Intelligence tedesca conosceva, per grandi linee, le intenzioni francesi, fin dal 1897. Fu in questo anno che von Schlieffen, Generale del capo di Stato Maggiore tedesco, aveva trovato il coraggio di articolare la ovvia risposta militare per l'alleanza franco-russa del 1893. Non poteva combattere e battere entrambi contemporaneamente; quindi, contando sulla tradizionale incompetenza russa e sulla loro incapacità di mobilitarsi in massa a causa della mancanza di un sistema ferroviario sufficiente, poteva contare su un breve periodo di tempo in cui per battere il nemico francese. I tedeschi potevano contare sui benefici degli ottimi sistemi ferroviari laterali che vennero costruiti per spostare masse di truppe da una potenziale Francia conquistata fino in Oriente, per battere in seguito i russi. Ma il confine franco-tedesco non era l'ideale per un grande assalto. Gran parte di esso era collinoso, e i francesi avevano lasciato un ampio divario di fronte a Verdun, troppo evidente per attaccarlo in sicurezza. Quindi, solo 40 chilometri circa di fronte erano ideale per l'assalto, uno spazio non sufficiente per un attacco di massa e potenzialmente pericoloso perché poteva lasciare il fianco troppo esposto ad un potenziale contrattacco francese. No, la risposta è stata di muoversi attraverso il Belgio, e marciare su Parigi. Politicamente impossibile, sembrava a von Schlieffen che la possibilità di accerchiamento da parte dell'Alleanza ne giustificasse l'azione. Più tardi, appena nell'Alleanza, divenuta Triplice Intesa, si unì l'Inghilterra, la giustificazione per l'invasione belga era definitiva. La macchina della propaganda tedesca cominciò a suggerire all'opinione pubblica, che quei paesi non ancora allineati, come il Belgio, francesi e inglesi non avrebbero esitato a usarli come loro aufmarschgebiet, o zona trampolino di lancio, per un assalto diretto alla stessa Germania. Così, naturalmente , era solo per motivi di difesa che la Germania avrebbe invaso il Belgio.

Il piano di Von Schlieffen seguiva quindi queste linee guida: l'esercito avrebbe colpito duro e veloce contro la Francia, in un movimento che puntasse direttamente da Nord verso Parigi. Qualora fosse andato tutto bene, l'esercito avrebbe continuato il suo movimento in senso antiorario per piombare alle spalle sul grosso dell'esercito francese soprattutto se quest'ultimo fosse, anche di poco, avanzato in Lorena, visto che i tedeschi avrebbero lasciato una forza molto leggera numericamente parlando a sud di Metz. Per assicurarsi la vittoria, ci sarebbero tre volte il numero di uomini sulla fascia destra tedesca rispetto alla propria sinistra. A questo punto il piano per l'occupazione del Belgio, diveniva fondamentale; il progetto era semplice - mettere fuori combattimento i forti di Liegi e Namur e andare avanti il più rapidamente possibile. Fondamentali in questo progetto erano la cattura delle ferrovie, di Bruxelles e la presa di Anversa come varco aggiuntivo, utile per un ulteriore accesso al mare del Nord. Non c'era proprio nessuna possibilità che le sei divisioni dell'esercito belga, così scarsamente attrezzate e organizzate, potessero rivelarsi una minaccia per le potenti armate teutoniche. Gli eserciti di Von Kluck, Von Bulow e Von Hausen dovevano, secondo i piani, muoversi rapidamente in avanti, superando in velocità le resistenze belghe, per poi catturare Parigi. Ma i tedeschi non si resero conto che, al fianco dei belgi, ci sarebbe stata anche la British Expeditionary Force, posizionata di fronte a Maubeuge sulla sinistra dello schieramento francese. Questa disposizione del BEF fu una vera sorpresa per tutti, lo stesso Parlamento britannico non ne sapeva nulla fino a all'ultimo minuto, e d'altronde non c'era ragione di preoccuparsi da parte parlamentare, anche qualora fossero stati a conoscenza dell'operazione. Infatti quattro divisioni di un esercito a cui erano state date alcune dure lezioni dai boeri a pochi anni prima, avrebbero avuto un piccolo impatto sulle operazioni tedesche. Spregevolmente piccolo, come disse il Kaiser.

Ma sopra ogni cosa, la debolezza del Piano Schlieffen stava nella rigidità del calendario, sia nella tempistica programmata per catturare Parigi (operazione quasi riuscita), sia nella sottovalutazione delle difficoltà di approvvigionamento e di comunicazione delle forze finora in avanzamento. In definitiva, questi problemi, furono i responsabili del fallimento del Piano Schlieffen. Le forze alleate potevano spostare le truppe sul fronte, grazie all'uso della ferrovia, molto più velocemente di quanto i tedeschi potevano fare, senza contare la possibilità di inviare rapidamente rifornimenti alimentari ed eventuali truppe di riserva. Inoltre, fattore forse ancora più critico, l'isolamento di Moltke dalla linea del fronte, visto che era arrivato non lontano da Parigi, portò ad una seria ad una serie di decisioni sbagliate e di un indebolimento importante delle forze tedesche nel quadrante a nord. Sfruttando le lacune nel sistema tedesco, francesi ed inglesi furono in grado di terminare rapidamente la guerra di movimento paventata dagli avversari dando inizio alla statica guerra di trincea.

Con l'intensificarsi della crisi, nell'estate del 1914 , sia Piano XVII e il piano Schlieffen cominciarono ad essere attuati. Un enorme numero di uomini vennero mobilitati e iniziarono a prendere posizione. Il 27 luglio, il Belgio cercò di correre ai ripari richiamando i 33.000 uomini della classe 1913 , che erano andati in congedo il 10 luglio. Il 31, venne proclamata la mobilitazione generale, dopo l'annuncio tedesco di Kriegsgefahrzustand alle 13:30 di quello stesso giorno. Il 2 agosto, i tedeschi occuparono il Lussemburgo, senza incontrare alcuna opposizione. Partì così l'ordine, a tutti i posti di frontiera lungo tutte le frontiere belghe, di aprire il fuoco contro tutte le truppe nemiche che cercassero di attraversare il Belgio. Lo stesso giorno, l'ambasciatore tedesco a Bruxelles si presentò al Ministero degli Esteri belga, con una lettera, o meglio, con un ultimatum. Con il pretesto che la Francia stava per attaccare il Belgio, infatti, i tedeschi chiesero il libero passaggio attraverso il territorio belga. La richiesta, o ultimatum, venne brevemente discussa dal Governo belga, che un'ora più tardi la respinse all'unanimità. Il 3 agosto, i francesi iniziarono le ostilità contro la Germania, e Joffre ordinò al VII Corpo di andare avanti per catturare Mulhouse. (Per inciso, il comandante dello stesso VII, il generale Bonneau, tergiversò, impiegando due giorni per raggiungere la città - che era a soli 15 chilometri dalla sua base - e trascurando successivamente ricognizioni e fortificazioni difensive, perdendo così la stessa città appena due giorni dopo). I tedeschi, subito dopo l'occupazione, trasferirono ancora più uomini in Lussemburgo. Fu solo in questo giorno che il quartier generale belga decise finalmente come schierare il proprio esercito. La 3a Divisione del generale Leman venne dislocata a Liegi, la 4a, sotto Michel, a Namur, per la difesa ad oltranza. La 1a Divisione lasciò Gent per Tienen, la 2a passò da Anversa a Leuven, la 5a da Mons a Perwez, e la 6a passò a Wavre, provenendo dalla capitale. All'alba del 4, vennero inviati gli ordini alle unità tedesche avanzate: dovevano eseguire il passo successivo del Piano Schlieffen, ossia la distruzione o la cattura di Liegi. Unità tedesche attraversarono il confine con il Belgio, in sei punti diversi. Un telegramma venne inviato da un piccolo presidio di confine belga: «dalla 34ª Brigata a Gemmenich al generale Leman, comandante della 3 Divisione, a Liegi: 'Le terroire Belge avait été envahi par les troupes Allemandes!'».

La battaglia

Liegi era completamente circondata da dodici forti, situati ognuno ad una distanza approssimativa di 7 km dal centro, sei per ogni banco della Mosa (Maas). Ognuno di questi era formato da una corona di cemento massiccio, e circondato da un fossato largo e profondo. Sul lato opposto del fossato c'era un parapetto molto alto da terra. Le opere difensive furono costruite in acciaio e calcestruzzo e per la maggior parte erano sotterranee. I forti possedevano inoltre questo tipo di armamento: due obici da 210 millimetri, due da 150 millimetri e 4 cannoni da 120 millimetri. Ogni pezzo di artiglieria era coperto da una cupola blindata girevole. C'erano anche diversi pezzi più con calibro minore, e mitragliatrici, al di là del fossato e negli spazi tra i forti ed in altri punti. Tuttavia, erano proprio gli spazi tra i forti il vero obiettivo dei tedeschi che avanzavano. Alle truppe belghe, nel frattempo venne ordinato di abbattere alcune case o altri edifici che si trovavano nella linea di tiro, ma ben pochi ne furono veramente abbattuti a causa della velocità dell'avanzata tedesca.

Le fortezze erano occupate dalle classi più esperte dell'esercito belga, in questo caso i reggimenti 9, 11, 12 e 14, insieme ad alcuni componenti del genio e delle unità di trasporto. La terza divisione di fanteria sotto Leman venne disposta anche più in avanti, tanto che stava prendendo posizioni intorno all'anello della fortezza. La 14a Brigata venne collocata nella posizione potenzialmente più esposta, sulla riva destra (a est della città, di fronte al Lussemburgo, da dove proveniva il grosso dell'armata nemica), mentre un battaglione fu mandato a difendere gli attraversamenti della Mosa a Visé e ad Argentau (nord-est).

I tedeschi avevano programmato di mettere fuori combattimento i forti e catturare Liegi nel giro di tre giorni, ma in effetti, solo all'undicesimo giorno di combattimenti la resistenza belga venne superata. La loro strategia consisteva in un movimento avvolgente: essi avrebbero dovuto catturare prima i forti a nord, poi quelli ad ovest e a sud della città, per scartare inutili attacchi contro le postazioni ad est che, secondo le più ovvie previsioni, vedevano i tedeschi provenire proprio da quella direzione, sarebbero state le meglio fortificati e più difficili da prendere. Le unità avanzate della 2a e 4a divisione di cavalleria attaccarono prima Visé , dove c'era un importante ponte sul Meuse, mentre il 9a Cavalleria si era spostato verso Sud, tra Huy e Liegi. Sei brigate di fanteria, con un battaglione annesso di jagers (guardie), più ciclisti, artiglieria e altre forme di sostegno si erao spostati sul lato est. Uno squadrone di eindeckers, e lo Zeppelin Köln fornirono copertura aerea e di osservazione.

I tedeschi avanzarono con cautela, perché nelle pieghe boscose delle colline e sugli argini del fiume, dovettero affrontare la resistenza inaspettatamente tenace dei forti belgi e della 3a Divisione. Ma poco a poco e, inevitabilmente, il peso dei numeri e il fuoco di copertura tedesco costrinse i belgi a ritirarsi. Alcuni di loro ripiegarono sulle rive del fiume stesso e sulla città. Altri entrarono nei forti. Ma la situazione era difficilissima sul fronte belga, dopo appena due giorni, il 6 agosto, la città fu investita dal fuoco nemico e le notizie di un prossimo cedimento erano sempre più frequenti. Alle 07:30, venne diramato un ordine indirizzato alla 3a divisione per un raggruppamento a nord-ovest, tra Lantin, Rocourt e la stazione ferroviaria a Ans. Si riteneva migliore per la divisione, assai indebolita, che ritirarsi verso il Gette fosse migliore che perdere altri uomini nella futile difesa di Liegi. Poco dopo mezzogiorno, la prima colonna si ritirò a Waremme. Il resto della divisione la seguì nella mattina successiva. Il Generale Leman e il suo staff rimasero, con le truppe di guarnigione della fortezza. Alle 06:00 del 7 agosto, la 14a Brigata tedesca entrò in città. L'occupazione della stessa venne accelerata da una spia belga, che riportò un falso ordine di ritirarsi dal centro. La spia era Charles Troupin: era stato arrestato a Waremme il 7 agosto, quando una pattuglia stradale belga aveva verificato la falsità del suo lasciapassare 'laissez - faire'. Egli fuggì, ma alla fine fu catturato, e con altri due complici, a Lovanio il 16 agosto, venne condannato a morte e giustiziato.

Da Chartreuse, gli uomini di Ludendorff si rivolsero verso la Mosa, attraversando i due ponti danneggiati ed entrarono nella parte interna della città. Ludendorff viveva nell'illusione che la città era già completamente nelle mani dei suoi uomini, e cavalcò con un aiutante di campo davanti alle porte della Cittadella. Poco dopo , le altre Brigate raggiunsero il centro della città. Ma i cannoni dei forti continuavano a sparare. Von Emmenich minacciò di bombardare la città vecchia con gli Zeppelin, ma Leman continuò a rifiutare la resa. Nel frattempo le notizie erano state telegrafate a Bruxelles. Il governo venne spostato, secondo gli ordini del re Alberto, ad Anversa. L'intenzione dei belgi era di ripiegare su Anversa contro la volontà dei comandi francesi. Le notizie dai combattimenti dei primi giorni non vennero trasmessi alle altre città del Belgio, e lo Stato Maggiore continuava a diffondere false notizie ottimistiche sullo svolgimento del conflitto, cavalcando l'onda nazionalista e antitedesca che si respirava nel paese dove molte bandiere erano appese sui balconi delle abitazioni.

Nel frattempo , la cavalleria di Von Marwitz cercava di accerchiare le truppe belghe a sud e ovest, mentre la fanteria sotto Von Einem si raggruppava. C'era un flusso costante di truppe tedesche al confine con l'area di Aachen, Eupen e Malmedy in direzione dell'anello della fortezza. I 'Korps' 7°, 9° e 10° si assemblavano, secondo il piano tedesco: aprire la strada a nord della città, cosi da lasciare il primo Korps libero di marciare su Bruxelles. Inevitabilmente sotto il fuoco costante e crescente, i forti cominciarono a cadere. Fort Barchon fu il primo. Un bombardamento di pesanti mortai Skoda da 210 millimetri conclusero la resistenza belga, e alle 17:00 dell'8 agosto, il resto della guarnigione si arrese. I tedeschi iniziarono subito il grande lavoro di ingegneria per spostare i mortai in una posizione da cui avrebbero potuto sparare sulla Evegnée. Aprirono il fuoco la sera del 10, e la bandiera bianca venne sollevata la mattina seguente. Dal 12 agosto, pezzi d'artiglieria ancora più pesanti furono disponibili ai tedeschi, come, ad esempio, il primo dei mortai da 420 millimetri. Il primo colpo di quest'ultimo mancò il suo obiettivo, ma quando, a seguito di correzioni apportate al tiro dovute all'osservazione di un pallone aereostatico, il fuoco si avvicinava lentamente e inesorabilmente sul proprio bersaglio. Fort Pontisse cadde poco dopo, nel pomeriggio del 13, mentre tre quarti della guarnigione del forte erano morti, molti per il fumo e le commozioni cerebrale dovuti alle enormi esplosioni. Lo stesso giorno, Embourg e Chaudfontaine caddero. In quest'ultima, perirono a centinaia nel momento in cui un proiettile d'artiglieria colpì un deposito di munizioni.

Fort Liers resistette per un altro giorno, visto che l'artiglieria belga era così efficace da tenere i tedeschi ad una certa distanza. Lo stesso giorno, il 14, il comandante della guarnigione di Fort Fleron, Capt Mozin, decise che dopo 50 ore di bombardamento continuo, i suoi uomini ne avevano abbastanza. Fleron aveva fornito una grande resistenza alle aggressioni tedesche per 5 giorni, e allo stesso tempo aveva fornito un supporto d'artiglieria molto efficace per la resistenza gli altri forti. Boncelles cadde nello stesso giorno, e i tedeschi ora avevano il pieno controllo della riva destra del fiume. Anche il quartier generale di Leman non sfuggì a questa sorte. I primi proiettili caddero il 10. Dal 14 dovette sopportare i colpi dei 420 millimetri, ed infine, il giorno successivo cadde definitiva la sua resistenza quando un proiettile da 420 fatto saltare in aria il magazzino. Tutte le porte interne saltarono, aperte dalla pressione dello scoppio, e molti uomini vennero colpiti da detriti. Non un solo uomo rimase illeso. Poco dopo, i tedeschi videro che le cupole delle artiglierie non sparavano più, e fanti assaltarono i bastioni. Leman e il comandante del forte Capitano Naessens, furono portati fuori in stato di inconscienza e portati in un ospedale militare tedesco.

Le conseguenze

L'Armata della Mosa fu sciolta ed integrata nelle armate 1ª e 2ª. Il generale von Emmich prese il comando del X Corpo d'armata. Il giorno 16 fu presa la cittadella di Huy, aprendo ai tedeschi la valle della Mosa sino in Olanda. Von Kluck e Von Bulow furono così in grado di attraversare il Belgio in direzione di Parigi. La tenace resistenza di Liegi rallentò la tabella di marcia tedesca di alcuni giorni, guadagnando tempo prezioso per gli Alleati: il Corpo di Spedizione Britannico ebbe tempo di sbarcare a Boulogne e concentrarsi a Maubeuge per il giorno 14, la 5ª Armata francese mosse a nordovest verso la frontiera belga, mentre due corpi d'armata della 2ª Armata venivano richiamati dal Nord Africa. I comandanti tedeschi tuttavia ne sminuirono l'importanza in tal senso, affermando che il loro esercito stava ancora schierandosi. Innegabilmente servì al morale delle forze alleate, e la Francia avrebbe in seguito conferito la Legion d'Onore alla città per il suo valore.