Battaglie In Sintesi
28 Aprile 1503
Entrato nelle grazie di Isabella di Castiglia, ebbe parte decisiva nella politica italiana di Ferdinando d'Aragona. Comandante delle truppe spagnole durante la guerra contro i Francesi nel Mezzogiorno della penisola, le brillanti vittorie di Cerignola e di Seminara (1503) gli aprirono la via e le porte di Napoli; con la vittoria del Garigliano (28 dicembre 1503), egli si assicurò anche la parte settentrionale del Regno con Gaeta. Ma, venuto in sospetto a Ferdinando il Cattolico, che temeva l'autorità e il prestigio conseguiti dal Fernandez, dovette tornare in Spagna, dove non ebbe più parti di rilievo.
Riavuti i possessi del padre Jacques, accompagnò Carlo VIII nella spedizione in Italia. Nominato viceré di Napoli e capo dell'armata di occupazione, fu sconfitto e ucciso nella battaglia di Cerignola (per essa i Francesi perdettero definitivamente il Napoletano) dagli Spagnoli, capitanati da Consalvo di Cordova. Con lui si estinsero gli Armagnac duchi di Nemours.
Dopo la Disfida di Barletta, con la vittoria dei Tredici Cavalieri italiani su quelli francesi, riportata nel memorabile scontro del 13 febbraio 1503, durante un più ampio conflitto tra Francesi e Spagnoli per il dominio sulle regioni del sud Italia, le imprese del Gran Capitano Consalvo di Cordova si concentrano a nord della Puglia, in Capitanata, nella quale, osservata minuziosamente la topografia del territorio e del borgo, sceglie la terra di Cerignola tenendo conto anche della dinamiche prudentemente meditate dello scontro imminente con i Francesi. Consalvo marcia quasi di nascosto verso Cerignola: e lo vuole fare al più presto possibile per raggiungere quel sito prima dei Francesi. Ma tutta questa foga nasconde senza dubbio una consapevolezza tattica militare: nonostante le gravi perdite di uomini e risorse per le asperità climatiche dovute a caldo e siccità, Consalvo non si ferma e raggiunge quella località.
Nell'aprile del 1503 a Cerignola l'esercito francese e quello spagnolo si scontrarono così per la prima volta in una grande battaglia campale. Nell'esercito francese molti erano i reparti italiani, che però agivano solo in appoggio della cavalleria francese e della fanteria svizzera. Dalla parte degli spagnoli, Gonsalvo de Cordoba ripose allora molta fiducia in Prospero e Fabrizio Colonna, che non solo erano alla testa della cavalleria, ma tracciarono anche il piano di quelle robuste fortificazioni campali che tanto contribuirono alla vittoria spagnola. Quella di Cerignola fu una delle battaglie più importanti delle guerre d'Italia per il fatto che insegnò, nel modo più persuasivo possibile, come ci si dovesse comportare davanti al quadrato di picche degli svizzeri. Machiavelli era ancora assillato da tale problema vent'anni dopo quando scrisse l'Arte della Guerra, ma questo assillo sta solo ad indicare quanto irrealistico fosse il presupposto teorico che aveva in mente mentre scriveva. Di fatto gli svizzeri non furono mai, durante le guerre d'Italia, i signori delle battaglie, come erano stati vent'anni prima. La forza d'urto spagnola, manovrata secondo le concezioni tattiche proprie dei condottieri italiani, dimostrò che la superiorità svizzera non c'era più; e a questo riguardo la battaglia di Cerignola rappresentò la svolta decisiva.
Le forze spagnole erano composte da 8.000 uomini, tra i quali si trovavano 1.000 archibugieri, e 20 cannoni. Le forze francesi erano composte da 32.000 uomini, gran parte dei quali appartenenti alla cavalleria pesante o ai 7.000 picchieri mercenari svizzeri, molto pericolosi nelle loro cariche in campo aperto, a completare il potenziale bellico dei francesi c'erano circa 40 cannoni.
A Cerignola i fratelli Colonna fecero scavare un lungo fossato ed erigere un terrapieno lungo tutta la linea delle posizioni spagnole. Dietro fu posta la fanteria, e cioè i lanzichenecchi al centro e grossi contingenti di balestrieri e archibugieri sulle ali. Poi su entrambi i fianchi dello schieramento furono disposte squadre di cavalleria leggera, mentre la cavalleria pesante fu tenuta dietro, in posizione di riserva al comando di Prospero Colonna. I francesi attaccarono il dispositivo spagnolo senza averne ben valutato la consistenza. Ma prima la cavalleria pesante e poi gli svizzeri furono trattenuti dal fossato e così si trovarono sotto il fuoco incrociato degli archibugieri. Ben presto lo schieramento francese fu in preda al caos e quando poi i cavalieri italiani e spagnoli mossero alla carica su entrambi i lati, il quadrato degli svizzeri era già stato scompaginato e privato di ogni protezione. Dunque, il congegnato ricorso alle fortificazioni campali, alle armi da fuoco e alla cavalleria leggera palesò quale era la risposta da dare al quadrato di picche, e il Cordoba e i due fratelli Colonna avevano trovato la risposta avvalendosi di quanto avevano già sperimentato in precedenza, col loro modo di fare la guerra, i condottieri.
La battaglia di Cerignola fu anche quella che determinò il successivo andamento della guerra nel regno di Napoli. I francesi, demoralizzati, cominciarono a ritirarsi e di nuovo furono sconfitti verso la fine dell'anno nella battaglia del Garigliano. Questa volta a comandare l'esercito francese c'era Francesco Gonzaga, ma egli non fu all'altezza del Cordoba, dei due Colonna e ora anche di Bartolomeo d'Alviano, che proprio allora si dimostrò un maestro nell'uso tattico della cavalleria leggera.