Battaglie In Sintesi
30 luglio 634
Fratello dell'Imperatore Eraclio, ebbe almeno due figli: Teodoro e Gregorio. All'ascesa di suo fratello Eraclio, avvenuta nel 610 dopo aver deposto il tiranno Foca, fu nominato da Eraclio curopalate. Dopo la caduta in disgrazia del generale Prisco (dicembre 612), Teodoro ricevette da suo fratello l'Imperatore il comando dell'esercito da condurre contro i Persiani, insieme al generale esperto Filippico. Né Teodoro né gli altri generali riuscirono ad arrestare l'avanzata persiana, che tra il 611 e il 621 sottomisero Siria, Palestina e Egitto, portando l'Impero sull'orlo del collasso. Eraclio, comunque, a partire dal 622, condusse una serie di controffensive che riuscirono a capovolgere l'esito del conflitto, e Teodoro con la sua partecipazione a queste campagne contribuì validamente alla salvezza dell'Impero. Nel 626, quando Costantinopoli era assediata da Persiani e Avari, Eraclio divise il suo esercito in tre e affidò uno dei tre eserciti a Teodoro: quest'ultimo ripagò la scelta del fratello, infliggendo un'importante sconfitta al generale persiano Shahin. Nel 628, dopo che Eraclio riuscì a costringere i Persiani a firmare una pace che imponeva al nemico il ripristino dello status quo antecedente alla guerra e dunque il loro ritiro dai territori imperiali, Teodoro fu inviato da Eraclio a organizzare la ritirata delle truppe persiane dai territori imperiali. A Teodoro fu consegnata una lettera scritta dal nuovo re persiano Siroe che ordinava alle truppe persiane di riconsegnare i territori occupati ai Bizantini; a Edessa, tuttavia, la guarnigione persiana e gli Ebrei rifiutarono di obbedire agli ordini del re persiano, e la città dovette essere espugnata.
Nel 634, però, gli Arabi invasero la Siria e la Palestina e sconfissero e uccisero in battaglia il generale Sergio; Eraclio mise al comando di un consistente esercito suo fratello Teodoro nel tentativo di fermare l'avanzata musulmana; ma, dopo aver radunato truppe dalla Mesopotamia, Teodoro fu vinto dagli Arabi presso Gabitha, e fu costretto a fuggire a Edessa, dove si trovava in quel momento Eraclio. A causa della sconfitta subita, Teodoro cadde in disgrazia presso il fratello: rimandato a Costantinopoli, fu per ordine di Eraclio rivolto al figlio Costantino, disonorato di fronte al popolo e imprigionato; secondo Niceforo, però, i motivi sarebbero riconducibili piuttosto all'opposizione di Teodoro per il matrimonio incestuoso tra Eraclio e la nipote Martina. Si ignorano gli avvenimenti della sua vita successivi al suo imprigionamento.
Capo guerriero arabo musulmano appartenente al clan egemonico meccano coreiscita dei Banu Makhzum. Khalid è considerato il miglior uomo d'armi del periodo islamico classico, tanto da essere normalmente ricordato come la "Spada dell'Islam" (Sayf al-Islam). Prima della sua conversione, avvenuta nell'anno 6 dell'egira, corrispondente al 627, Khalid guidò i pagani di Mecca alla squillante vittoria di Uhud contro le forze musulmane dei fuoriusciti Meccani (Emigrati, Muhagirun) e dei convertiti di Medina (Ansar), tutti sotto il comando del profeta dell'Islam Maometto che, in quell'occasione, fu addirittura ferito. La sua conversione costituì perciò un importante acquisto per la Umma islamica e Khalid, anche sotto le nuove bandiere, si distinse militarmente, senza mai dover registrare alcuna sconfitta.
Se infatti egli era presente alla rotta musulmana di Mu'ta, si deve ricordare che egli era in quell'occasione appena il quarto nella catena di comando. Già sotto il califfo Abu Bakr, Khalid ebbe l'incarico di ricondurre all'obbedienza di Medina le tribù che, con la morte di Maometto, se n'erano distaccate. Con l'aiuto di 'Ikrima ibn Abi Jahl egli condusse in porto una non facile guerra (a torto o a ragione definita della "ridda", cioè dell'"apostasia"), sconfiggendo il "falso profeta" Musaylima. Il successivo califfo 'Omar ibn al-Khattab - che non apprezzava il suo carattere ancora assai simile a quello del pagano intriso dei tradizionali valori della muruwwa e che gli rimproverava quanto accaduto dopo la vittoria di 'Aqraba', quando aveva costretto a unirsi a lui in matrimonio la vedova del capo nemico al-Malik b. Nuwayra, - Khalid operò fruttuosamente in Mesopotamia, conquistando la capitale dei Lakhmidi al-Hira, e avviò le operazioni contro la Persia sasanide, portate a compimento dal capo beduino dei Banu Bakr ibn Wa'il al-Muthanna ibn Haritha e dal Compagno Sa'd ibn Abi Waqqas.
A Khalid fu infine affidato il comando delle operazioni in Siria (Abu baker invio una lettera personale da parte sua in cui disse per portare a compimento la campagna militare in Siria, ho deciso che Khaled diventasse capo dell'esercito anche se so che te sei migliore di lui, ma lui è più abile di te nel campo militare, salute e che Allah ci guidi alla giusta strada) Abu ubayda Aljarah amico e sodale del califfo,(ad Abu ubayda Aljarahfu dato il titolo di uomo di fiducia da parte del profeta). In Siria conseguì una serie di vittorie e di fruttuosi accordi che gli spalancarono le porte della regione e di tante città, fra cui Damasco. Determinante, assai più della vittoria di Ajnadayn, la prima vittoria arabo-islamica contro formazioni regolari bizantine, la Campagna del Yarmuk in cui si compì la definitiva sconfitta bizantina e la Siria fu acquisita.
Nel VII secolo, mentre le due grandi potenze dell'area mediorientale, Bisanzio e Persia, erano impegnate in una lunga e spossante guerra l'una contro l'altra, in Arabia si stavano verificando seri cambiamenti. Il Profeta Maometto stava predicando l'Islam ed entro il 630, era riuscito ad unire con successo la maggior parte delle tribù arabe sotto la sua autorità. Quando il Profeta morì, nel giugno 632, Abu Bakr fu eletto Califfo e con lui cominciò una guerra di conquista, che ebbe inizio con l'Iraq, conquistato con una serie di campagne vittoriose contro l'impero Sassanide. La fiducia di Abu Bakr crebbe, e dopo l'Iraq, egli emanò una vera e propria chiamata alle armi generale del suo popolo, volta all'invasione della Siria, territorio Bizantino, per il febbraio del 634. Dopo la conquista musulmana della città di Bosra, i leader arabi riceverono informazioni che numerose forze Bizantine si stavano raggruppando nei pressi di Ajnadayn, a sud di Beit Shemesh, nelle vicinanze di Gerusalemme. Gli arabi decisero così di raggruppare anch'essi le loro forze e muoversi rapidamente contro il nemico. I bizantini, anche se armati a dovere, sottovalutarono fortemente la consistenza del nemico, e pensando di avere a che fare con dei semplici banditi arabi e locali, organizzarono la loro difesa utilizzando solo truppe locali, lasciando le loro elite' militari su altri fronti. Gli arabi d'altro canto, sapevano di essere ad un bivio per cui il non affrontare i bizantini in quel luogo, significava perdere l'occasione di procedere in profondità nel territorio siriano.
La battaglia cominciò con duelli tra i campioni dei due eserciti. Secondo fonti musulmane, che poi sono le uniche disponibili per questa battaglia, i bizantini iniziarono a perdere la maggior parte dei propri comandanti in questi combattimenti personali svoltisi durante l'arretramento ordinato da Walid a tutti i reparti che componevano il centro dello schieramento arabo, lasciando che il nemico avanzasse in posizione centrale, mentre le ali, contemporaneamente si allungavano attorno agli imperiali andandoli a chiudere. Così, considerando che la mancanza di ufficiali portò alla perdita di coesione tra le truppe occidentali, e che la manovra di accerchiamento araba era resa assai più efficace dalle pesanti armature bizantine, l'attacco generale ordinato da Khalid si dimostrò, in pratica, un mera formalità per gli arabi, già in vantaggio strategico e perdipiù aiutati dall'abitudine a combattere sparsi, senza coesione, a differenza dei loro nemici. Finalmente, la loro resistenza crollò e le loro linee furono rotte. Molti dei bizantini furono capaci di trarsi in salvo, prendendo tre direzioni: alcuni fuggirono verso Gaza, altri verso Jaffa ma il più grande gruppo di fuggitivi optò per la direzione di Gerusalemme. Khalid lanciò la sua cavalleria in molti reggimenti per perseguitare il nemico su tutti i possibili percorsi di fuhga, e anche a causa di quest'indomito inseguimento della cavalleria araba l'esercito romano soffrì anche più perdite di quante non ne avesse lasciate sul campo di Ajnadayn.
Le perdite Bizantine furono pesanti ma certamente non di 50,000 soldati come riportato dalle fonti arabe. Le stesse fonti diedero una figura di 575 guerrieri arabi persi nella battaglia stessa.
Dopo la battaglia, gli arabi conquistarono tutte le terre di Palestina e buona parte della Siria, inclusa Damasco. La battaglia fu, per molti anni, sottovalutata dagli storici Bizantini ma i suoi risultati erano tutt'altro che trascurabili. Si stava affacciando, non solo sullo scacchiere mediorientale, ma anche mediterraneo, un nuovo, potente e determinato nemico a cui Bisanzio ancora non pensava di dover pagare un così alto tributo.