XIII Sec. a.C. (1284 circa)
Nella battaglia di Kadesh (o Qadesh) Egiziani ed Ittiti si affrontano in quella che è la prima battaglia nella storia umana di cui ci siano sufficienti testimonianze per una ricostruzione.
KADESH
"Usemare Septenere Ramses II, Il Re falcone uno dei due Dei, figlio di Ra, re del basso e dell'alto Egitto": questo il titolo completo del giovane re che al quinto anno di regno portò l'esercito egiziano in battaglia sotto la rocca di Kadesh (o Qadesh) contro gli Ittiti. Ramses è uno dei faraoni egiziani di cui si sa di più: figlio di Sethi I, altro grande re soldato, aveva vissuto fin da ragazzo in ambienti militari, partecipando, probabilmente in prima persona assieme al padre alla campagna di Siria.
Forse Ramses era stato presente alla presa di Kadesh (Qadesh), negli ultimi decenni del XIV secolo, e aveva subito l'umiliazione della sua perdita, per trattato, poco prima della morte del padre. Quando Sethi venne a morte inaspettatamente, attorno al 1304 a.C., Ramses era un giovane poco più che ventenne che desiderava eguagliare le imprese militari del padre e porre il proprio marchio sulla riconquista delle terre siriane che tanto sangue erano costate all'Egitto.
Come re dei due regni, Ramses era uno dei sovrani più potenti della sua epoca e aveva la personalità necessaria per poter intraprendere la riconquista della Siria e chiudere i conti con gli Ittiti.
Dell'avversario di Ramses a Kadesh, il nemico che sedeva sul trono del "Gran Sole", il re Ittita, sappiamo assai meno. Muwatalli era il secondo dei quattro figli di Mursilis II, il re che aveva combattuto contro Sethi I nelle sue campagne siriane. La morte del fratello maggiore portò Muwatalli sul trono ittita circa quattro anni prima dell'incoronazione di Ramses a faraone, dando al suo popolo un sovrano forte e abile ed un uomo di guerra astuto ed intelligente.
La riorganizzazione che Muwatalli fece del regno anatolico e l'accorta politica delle alleanze da lui condotta in area Siriana e mesopotamica, gli permise di mettere in campo contro gli egiziani la più grande armata mai raccolta dall'impero Ittita. La determinazione di questo re ci è stata tramandata da un frammento della sua dedica ai suoi dei: "..nella quale campagna la Mia Maestà marcerà, e se Voi, o Dei, mi aiuterete e io conquisterò la terra di Amurru - sia che la prende con la forza delle armi sia che la costringa alla pace - e se ridurrò in mio potere il re di Amurru allora io vi ricompenserò riccamente, o miei Dei..".
KADESH
Chiunque, ad oggi, segua il corso del fiume Oronte nell'ampia valle che esso descrive tra i rilievi dell'Antilibano e del Libano, nel nord dell'omonimo paese, subito dopo aver attraversato la frontiera siriana incontra una tipica cittadina mediorientale, con i propri fabbricati bassi fatti di cemento e di mattoni: è la moderna città di Kadesh (Qadesh). Pochi chilometri più avanti, a nord dell'odierna Kadesh, a qualche centinaio di metri dalla riva destra del fiume, al centro di una vasta area alluvionale ora fittamente coltivata, sorge una collinetta artificiale sormontata dai resti di quella che fu una fortificazione turca medievale.
Proseguendo ancora verso nord, lungo le rive basse del fiume Oronte, il terreno inizia a farsi paludoso: sono le marcite che annunciano il vasto ma poco profondo lago di Homs, il più grande bacino d'acqua dolce dell'area. Da qualsiasi parte della piana la collina con il suo diroccato forte turco, resta ben in vista, ed è facile ancora oggi comprendere il ruolo di sentinella posta a guardia di uno dei più antichi crocevia di transito e di commercio della storia umana, quindi l'importanza strategica di Kadesh.
Su quella collina, eretta dal lavoro dell'uomo più di tre millenni fa, sorgeva la rocca di Kadesh, che gli Ittiti chiamavano Kinza; nella piana che la circonda, delimitata dalle paludi del lago di Homs e solcata dal fiume Oronte e da un suo affluente di sinistra, si combatté circa 3300 anni fa la grande battaglia di Kadesh.
La battaglia di Kadesh, in realtà, fu solo l'ultimo atto di un dramma le cui scene precedenti erano state recitate ancora diverse generazioni prima, nel quadro del grande scontro di poteri che per tutto il XIV secolo a.C. aveva visto contrapporsi il regno dei faraoni e le potenze anatoliche, il regno di Mitamni prima e il suo vincitore ittita poi, per il controllo della Siria. Osservando una carta del vicino oriente e seguendo l'andamento di quella che gli storici hanno chiamato mezzaluna fertile, dalla valle del Nilo attraverso la Mesopotamia fino alla lontana valle dell'Indo, risulta ben chiara la posta del contendere.
La Siria era, ed in gran parte è ancora oggi, uno snodo essenziale per chi volesse imporre il proprio controllo su quella regione: ricca di messi e di materie prime allora essenziali - quali il rame, necessario alla produzione del bronzo - l'area siriana era inoltre il cardine di comunicazione essenziale tra le varie parti di quello che alla fine dell'età del bronzo era il mondo civilizzato. Le sue carovaniere mettevano in comunicazione la Mesopotamia e la valle dell'Indo con il Mediterraneo e i suoi piccoli regni, ossia le città-stato, si erano arricchiti con i tributi imposti sulle rotte di traffico commerciale, anche se non avevano potuto evitare di diventare tributari ora dell'uno o dell'altro dei grandi vicini, anatolici o egiziani.
Sia gli interessi del faraone sia quelli del gran re ittita, che per tutto il XIV secolo aveva consolidato il suo potere sulla penisola anatolica, convergevano verso il controllo della regione siriana. La battaglia di Kadesh, combattuta attorno al 1300 a.C. costituì l'atto finale di una lunga serie di guerre tra i due regni, un atto cruento ma come vedremo solo apparentemente risolutivo.
KADESH
Durante il secondo millennio a.C. il vicino oriente era stato testimone di uno scontro prolungato e talvolta violento tra i grandi poteri dell'epoca. L'obiettivo di tale scontro era il controllo della regione siriana e delle vie commerciali che per essa passavano. Per quasi tutto il periodo, salvo forse la fase di crisi religiosa attraversata col regno di Akenathon, il faraone eretico, l'Egitto aveva sempre condotto una politica di attenzione nei confronti della Siria, interesse che lo aveva portato ad uno scontro prima col regno anatolico di Mitamni e in seguito, dalla metà del XIV secolo, col suo successore, l'impero ittita.
L'interesse egiziano per la regione è attestato fin dai tempi antichi: tracce di commerci con la regione di Biblos, sulla costa settentrionale del Libano, si trovano già in ritrovamenti risalenti alla prima dinastia dei faraoni, ma è dalla liberazione del paese dalla dominazione degli Hyskos che l'Egitto iniziò una politica di intervento attivo nelle valli del Giordano e dell'Oronte.
Probabilmente, almeno in una prima fase, gli scopi egiziani furono di carattere chiaramente difensivo: la creazione di una serie di regni vassalli, Canaan, Amurru e Siria, era considerata strumento utile contro eventuali altre infiltrazioni di popoli semiti, come appunto gli Hyskos, e garanzia di indipendenza e sicurezza per la valle del Nilo. Questo tipo di Politica, che si potrebbe definire, sul piano militare minimalista, continuò per tutto il nuovo regno (circa 1565 - 1085 a.C.); ai piccoli regni vassalli si concedeva, in cambio di alleanza e tributi, la possibilità di continuare la propria politica locale fino, addirittura, a condurre proprie guerre interne all'area, purché questo non mettesse in discussione il predominio egiziano sulla regione.
Ma con l'irrompere sulla scena della potenza ittita, assai più unitaria e quindi più pericolosa rispetto all'antico avversario mitamnico, il faticoso equilibrio di influenze era destinato a rompersi. La fedeltà dei re vassalli era ormai messa alla prova dall'influenza anatolica e molti dei governanti locali, dalla metà del XIV secolo, iniziarono a mutare, vicendevolmente, di campo a seconda degli interessi immediati e della momentanea maggior presenza di uno dei due grandi contendenti.
In realtà la struttura militare, ma soprattutto economica, egiziana non era sufficientemente forte da reggere una presenza continuata e organizzata in un'area distante più di mille chilometri dalla valle del Nilo. La reticenza dei faraoni della XVIII dinastia ad impegnarsi in Siria per mantenere i confini che il trattato siglato cento anni prima da Thutmosi IV col re di Mitamni stabiliva, rappresenta, probabilmente, una ritirata di fatto di fronte all'aggressività dei nuovi sovrani ittiti.
Fu solo con l'avvento dei faraoni della XIX dinastia, portatori di una ideologia statale più unitaria e di conseguenza più aggressiva, che l'Egitto riuscì a penetrare in Siria. Le campagne di Sethi I sono campagne offensive e ben pianificate, con il chiaro scopo di riportare il potere dei faraoni sulle terre perdute della Siria. La rinata aggressività egiziana non poteva provocare che una reazione ittita, al punto da portare un impegno sempre più massiccio di risorse economiche e militari da parte del regno anatolico verso i suoi confini meridionali. L'atto finale di due generazioni di conflitti fu combattuto dal gran re ittita Muwatalli e dal figlio di Sethi I, Ramses il Grande, proprio a Kadesh.
KADESH
Gli eserciti che si scontrarono a Kadesh, per molti aspetti, si somigliavano. Erano entrambi, come di norma nella tarda età del bronzo, eserciti fondati su di un nucleo centrale di combattenti sui carri da guerra. In realtà il carro da guerra ittita era lievemente differente da quello egiziano: più robusto, era capace di portare due combattenti, oltre l'auriga, mentre il carro da guerra egiziano portava solo due uomini, e tatticamente era usato più come arma da sfondamento.
A bordo dei carri ittiti era usato, come in quelli egiziani, l'arco, ma l'arma principale dei combattenti anatolici era una lunga lancia che si suppone fosse usata sia come arma per il combattimento ravvicinato, sia come arma da lancio. Il carro da guerra egiziano, innovazione portata nella valle del Nilo dagli invasori Hyskos, era più leggero di quello ittita e l'arma principale del combattente che oltre l'auriga vi stava sopra era l'arco.
Questo ci può far dire che mentre i carri ittiti formavano una cavalleria in qualche modo pesante, che contava sull'urto come mezzo risolutivo dello scontro, quelli egiziani erano più una cavalleria leggera, capace di muoversi agilmente di fronte alle formazioni nemiche cercando di disordinarle e metterle in rotta tramite il ripetuto lancio di frecce. In entrambi gli schieramenti le fanterie svolgevano un ruolo ausiliario, anche se da parte egiziana esistevano alcuni reparti di fanteria pesante in grado di intervenire con efficacia nello scontro, e la decisione della battaglia era di solito lasciata allo scontro tra i diversi reparti di carri da guerra.
Interessante è invece notare alcune differenze dal punto di vista dell'organizzazione dei due eserciti nemici. L'armata ittita era basata su un elemento permanente, la guardia reale, posta sui carri da guerra a cui, in caso di campagne, si aggiungevano contingenti a piedi o su carri forniti dal re e dai suoi vassalli secondo un sistema che ricorda quello feudale; tutto questo dava all'armata ittita una certa pesantezza di movimento una volta in campo e, anche se si sa abbastanza poco della struttura organizzativa dell'esercito, si può supporre che non esistessero suddivisioni di comando e di uso tattico in qualche modo permanenti.
Molto diverso era il caso egiziano. Dalle campagne di Sethi I l'armata era andata riorganizzandosi secondo un principio di semipermanenza, alcuni pensano addirittura ad un esercito professionale, che ne consentiva una raffinata organizzazione interna. L'esercito di Ramses, per la campagna di Kadesh, era strutturato su quattro divisioni permanenti, oltre alla guardia reale, che prendevano il nome da déi egiziani: Ra, Amon, Seth, Ptah. Ciascuna di tali divisioni era formata da nuclei di tutte le armi dell'esercito; quindi una componente di carri da guerra, una di arcieri, una di fanteria pesante e leggera; inoltre alle divisioni erano aggregati elementi che oggi potremmo definire di servizi: logistica, trasporti e genio.
Questa struttura, che in qualche maniera anticipa di tremila anni il corpo d'armata napoleonico, consentiva all'armata egiziana un'elasticità ed un operatività in campagna molto elevata e permetteva, una volta ingaggiata la battaglia, di compiere manovre che erano impossibili alla gran parte degli eserciti dell'epoca. Secondo le fonti dell'epoca, sempre da prendere con molta circospezione, le forze ittite messe in campo da Muwatalli a Kadesh erano di 40.000 fanti e 3.700 carri da guerra. Quelle di Ramses circa 30.000 fanti e 2.500 carri da guerra.
KADESH
La campagna che doveva sfociare nella battaglia di Kadesh era iniziata a causa di uno dei frequenti passaggi di campo di uno dei sovrani vassalli dei due imperi. Il re di Amurru, territorio situato grosso modo sulla costa centro-settentrionale dell'attuale Libano, aveva infatti abbandonato l'alleanza con Muwatalli per schierarsi con gli egiziani di Ramses. Muwatalli, quindi, mobilitò subito le proprie forze, quelle dei vassalli e i contingenti di mercenari, per punire il re ribelle e ribadire la supremazia ittita in quell'area.
Informato che l'esercito ittita si muoveva verso sud, Ramses pensò che l'occasione fosse propizia per riconquistare il terreno perduto nei confronti degli ittiti in Siria e ristabilire, una volta per tutte, la potenza egiziana a Nord del Giordano. Una volta concentrato l'esercito nell'attuale Palestina, dato che il regno cananeo era un fedele vassallo del faraone, Ramses si convinse, a torto, che le truppe ittite fossero ancora molto a nord e che la rocca di Kadesh, punto di passaggio obbligato per la Siria, fosse poco presidiata. Con ancora nella memoria l'umiliazione toccata agli egiziani sotto il regno di suo padre, quando senza combattere erano stati costretti a cedere Kadesh al nemico, Ramses non resistette alla tentazione di lavare quell'onta, assicurandosi in più un'ottima base per il proseguimento delle operazioni.
Mandati messaggeri per mobilitare le forze di Amurru lungo la costa, Ramses mise in marcia le quattro divisioni del proprio esercito verso la piana di Kadesh. Una volta raggiunta la pianura davanti a Kadesh, Ramses con la sua guardia e la divisione Amon, posero il campo di fronte alla rocca di Kadesh, sull'altra riva del fiume Oronte, in attesa delle altre divisioni dell'esercito che seguivano distanziate di mezza giornata di marcia lungo la strada nella valle dello stesso fiume. Ma le informazioni in mano agli egiziani erano sbagliate e questo costerà molto caro all'armata di Ramses.
Abilmente, Muwatalli, aveva fatto credere a Ramses che il proprio esercito fosse ancora molto a nord di Kadesh, mentre, nascoste dal fiume e dalla collina su cui era posta Kadesh, le forze ittite si erano concentrate proprio dietro la rocca di Kadesh stessa. Nel momento in cui la divisione di Ra, ancora in crisi per l'attraversamento del fiume, si rimetteva in ordine di marcia per raggiungere il campo, una massa di carri ittiti, attraversato il fiume di sorpresa, piombò sul fianco degli egiziani in marcia mettendoli in poco tempo completamente in rotta. Ramses era caduto nella trappola ittita: con le restanti due divisioni ancora lontane e i carri ittiti a bloccare la via della piana di Kadesh, la situazione si era fatta drammatica per gli egiziani.
Gli ittiti si lanciarono immediatamente contro il campo di Ramses, difeso solo dalla guardia reale e dalla divisione Amon, che immediatamente si erano schierate a difesa del faraone, il quale, cosa inammissibile, stava rischiando la morte o peggio ancora la cattura; lo svolgimento di questa fase della battaglia di Kadesh ci è stato tramandato dai rilievi del Ramesseum di Luxor, che per quanto monumento propagandistico innalzato alla gloria dello stesso Ramses, ci può dare utili informazioni sullo svolgimento reale dei fatti nella battaglia di Kadesh. I carri della divisione Amon, insieme a quelli della guardia reale guidati dallo stesso Ramses, contrattaccarono un'ala della formazione ittita, mentre la fanteria scelta della guardia posta a protezione del campo riusciva a respingere gli assalti ittiti.
Con ogni probabilità questo fu lo snodo decisivo della battaglia di Kadesh in cui Muwatalli ebbe la possibilità di ottenere una vittoria decisiva per tutta la campagna: il re ittita era rimasto per tutto il giorno sulle mura di Kadesh, cosa per cui verrà coperto di insulti da tutti gli egiziani, e dalla postazione sicura in cui si trovava non aveva colto l'importanza del momento. Mostrandosi incapace di leggere lo svolgimento della battaglia aveva continuato a tenere il grosso dell'esercito, con tutta la fanteria, fermo al riparo dietro Kadesh. Con ogni probabilità in quel momento sarebbe bastato rinforzare l'assalto dei carri per avere ragione della sparuta resistenza egiziana e riportare un successo decisivo.
Ma il momento passò rapidamente: le divisioni egiziane di retroguardia stavano raggiungendo il campo da sud, mentre da nord-ovest il contingente di Amurru, preavvertito delle intenzioni di Ramses, stava entrando nella piana di Kadesh. Respinti, i carri ittiti riattraversarono il fiume, riparando al sicuro dietro all'intatta fanteria. Per quella giornata i due contendenti ne avevano avuto abbastanza; il giorno dopo, con tutti e due gli eserciti schierati e in vista sul campo, Muwatalli e Ramses capirono che il momento per ottenere una vittoria inequivocabile era svanito e, ancora una volta, affidarono alla scrittura di un trattato la soluzione finale della campagna di Kadesh.
Come per tutte le battaglie dell'antichità, anche per Kadesh è difficile quantificare le reali perdite subite da entrambi gli schieramenti, probabilmente ognuna delle due armate avrebbe potuto calcolare tra i 5.000 e 10.000 uomini caduti nello scontro, ma, in questo caso, si tratta solo di supposizioni non ancora sostenute da fonti obiettivamente affidabili.
KADESH
I rilievi del Ramesseum e il poema Ramesside, giuntoci attraverso un papiro, cantano la grande vittoria del faraone sul nemico ittita a Kadesh. Ma il trattato di pace siglato dai due imperi pochi mesi dopo la battaglia di Kadesh, giunto, inciso su una tavoletta d'argilla, ci mostra una verità decisamente differente. Il regno di Amurru tornò nell'orbita di influenza ittita, mentre la rocca di Kadesh non avrebbe mai più visto sui propri spalti le insegne dei due regni del Nilo. Nel trattato i due re si accordarono per il ripristino dello status quo ante, prima anche del passaggio agli egiziani da parte degli amurriti.
Se messi a confronto con le ambizioni e gli obiettivi della campagna di Ramses, i risultati conseguiti col trattato stipulato dopo la battaglia di Kadesh sono davvero poca cosa. Agli egiziani restava sì il controllo sulla terra di Canaan e sulla Palestina, ma la frontiera siriana restava preclusa alle mire del faraone. Esausti da due generazioni di guerre e preoccupati dalla nascente potenza assira ad oriente, Ittiti ed Egiziani codificano la situazione esistente, lasciando ancora intatti quelli che erano stati i motivi del contendere. Ad impedire il riprendere del conflitto vennero, di lì a poco, le invasioni dei "Popoli del Mare", che cancellarono dalla carta geografica della storia l'impero ittita e fecero precipitare l'Egitto in una crisi dalla quale non si sarebbe mai ripreso del tutto.
KADESH
Attorno all'inizio del secondo millennio avanti Cristo le aree di grande civilazzione che si erano da più di mille anni sviluppate nelle valli dei grandi fiumi, Nilo, Tigri, Eufrate, Indo, furono sconvolte da una serie di attacchi e di invasioni che, se si esclude l'Egitto, salvato dalla propria conformazione geofisica, ne cancellarono i caratteri preesistenti. Popolazioni di invasori di etnia indoeuropea e semitica, fino ad allora vissute ai margini delle aree di civiltà, in poco tempo riuscirono a rovesciare gli antichi stati agricoli che si erano insediati sulle rive dei grandi fiumi.
Cosa avevano in comune questi popoli invasori: Gli Accadi che entrarono in mesopotamia, gli Hyskos che installarono una loro dinastia in Egitto e gli Arii che occuparono la valle dell'Indo? E quale arma consentì a loro un così rapido successo? La risposta è assai semplice: si trattava di popoli pastori che combattevano con una nuova ed efficacissima arma, il carro da guerra.
L'allevamento del cavallo, e la selezione delle migliori razze equine, era da sempre stata la caratteristica di aree periferiche dove la presenza di ampi spazi stepposi aveva favorito, assieme alla pastorizia nomade o seminomade, lo sviluppo di una società i cui connotati di aggressività e mobilità erano di per sé vincenti rispetto alle sedentarie popolazioni agricole delle aree fertili.
Proprio nelle zone di confine tra il centro e la periferia della civilizzazione i nomadi pastori, da sempre in contratto per commercio con gli agricoltori, furono in grado di importare quegli elementi tecnologici allo sviluppo del carro leggero, trainato da una pariglia di cavalli; strumento che si dimostrò fondamentale nel seguire e proteggere gli spostamenti delle mandrie ma anche adattissimo strumento di guerra. Quando la tecnologia del carro da guerra divenne completa i popoli delle steppe, da sempre ingolositi dalle ricche aree fluviali, si trovarono in mano due armi vincenti: l'abitudine al combattimento e alla violenza come sistema di vita e il carro da guerra, un'arma tecnicamente e tatticamente assai superiore a quelle dei confinanti.
Per gli Egiziani dell'antico regno, i Sumeri e i Vedici della valle dell'Indo, con il loro modo di combattere spesso ritualizzato, statico e a bassa intensità di violenza, non vi fu alcuna possibilità di resistere all'impatto degli invasori mobili e spietati. Da questo turbine di violenza emersero civiltà nuove, frutto della commistione tra i vari popoli e, sul piano militare, accomunate per un intero millennio dall'uso del carro da guerra come principale strumento bellico. Gli ultimi carri da guerra, quelli persiani, furono spazzati via dalla falange macedone sui campi di Isso e Arbela, ma ormai erano i relitti di un modo di combattere e di un tempo passato per sempre.
KADESH
Dal poema di Pentaur sulla battaglia di Kadesh
"Sua maestà preparò la fanteria e i suoi carri, ascoltò i prigionieri di sua maestà presi nelle vittorie della sua spada, essi consegnarono il piano di battaglia".
"Sua masetà procedette verso nord e la sua fanteria e i suoi carri andavano dietro di lui. Egli cominciò una grande marcia. Nel quinto anno, nel secondo mese, nella terza stagione, nel nono giorno, sua maestà oltrepassò le fortezze di Tharu e di Montu e andò avanti".
"Ogni paese tremava davanti a lui, la paura era nei loro cuori, tutti i ribelli si piegavano con paura davanti alla fama di sua maestà quando il suo esercito si trovò su di una stretta strada. Ed era come se si trovasse su una grande strada."
"Ora, molti giorni dopo di questo, sua maestà fu in Usermare-Meriamon, la città dei cedri".
"Sua maestà procedette verso nord ed arrivò allora all'altopiano di Kadesh. Allora sua maestà andò avanti, come suo fratello Montu (dio della guerra) signore di Tebe, e attraversò il fiume Oronte ed era con lui la prima divisione di Ammone chiamata Vittoria del re Usermare-Setepnere".
"Quando sua maestà raggiunse la città, vedendo che il re di Kheta, l'ignobile, lo sconfitto, era venuto, raccolse insieme tutti i paesi dalle estremità fino al mare, la terra di Kheta Naharin e Arvad, Mesa, Keshkesh, Kelekesh, Luka, Kezweden, Carchemish, Ekereth, Kode, l'intera terra di Nuges, Mesheneth e Kadesh".
"Egli non lasciò alcuna contrada che non portasse con sè con i suoi capi e ciascun uomo portava il suo carro e avanzava una moltitudine senza pari. Essi coprivano le montagne e le valli, erano come le cavallette per la loro moltitudine. Egli non lasciò nè oro nè argento nelle loro mani, ma tolse loro tutti i possessi e portò ogni paese alla battaglia".
"Il re di Kheta, l'ignobile, il vinto, con numerosi popoli alleati era fermo in ordine di battaglia, concentrato a nord-ovest della città di Kadesh quando sua maestà rimase solo con la sua guardia personale, e la divisione di Ammone marciava dietro di lui. La divisione di Ra attraversò il letto dell'Oronte a sud della città di Shabtuna alla distanza di un cammino dalla divisione di Ammone, la divisione di Path era a sud della città di Aramanir e la divisione di Sutech marciava per la strada".
"Il re di Kheta, l'ignobile, il vinto, rimase in mezzo alla fanteria che era con lui e non uscì alla battaglia per paura di sua maestà. Egli fece andare i soldati dei carri, una moltitudine numerosa come granelli di sabbia, e c'erano tre uomini per ogni spanna".
"Allora vi erano ogni tre giovani un uomo del re di Kheta, lo sconfitto, equipaggiato con tutte le armi da battaglia....".
"Sua maestà brillò come suo fratello Montu quando egli prese i suoi ornamenti di guerra: quando indossò la sua cotta di maglia era come Baal nel suo giorno".
"Sua maestà si fermò nella ritirata, allora caricò contro il nemico, il re di Kheta, lo sconfitto rimase solo e nessuno era con lui. Quando sua maestà venne a vedere dietro di lui egli trovò 2.500 carri che lo circondavano e tutti gli uomini dello sconfitto, con i suoi innumerevoli alleati di Arvad, Mesa, Pedes, Keshkesh, Erwenet, Kezweden, Aleppo, Eketeri, Kadesh e Luka, essendo stretti tre uomini in una spanna".
"L'anno quinto, il terzo mese, del terzo periodo, sotto la maestà di Horus, il potente toro, amato dalla verità, re del basso e dell'alto Egitto Usermare-Setepnere figlio di Ra Ramses Merianon, che ha la vita per sempre".
"Io assalii tutte le genti che mentre ero solo, la mia fanteria e i miei carri mi avevano abbandonato. Nessuno stava intorno a me. Io lo giuro, come Ra mi ama, come mio fratello Aton mi favorisce, come in ogni cosa che sua maestà ha detto, io lo feci, in verità, in presenza della fanteria e dei miei carri".
Pubblicato il 15/07/2009