Battaglie In Sintesi
1 settembre 1939
A cura di Francesco Zanetti
Figlio del capotreno Jan Mastalerz e di Dobke Sophia, il Colonello Kazimierz Wladyslaw Mastelerz aveva fatto parte della National Youth Organization od Secondary Schools e della Organization of the Polish Youth Future (PET). Alla fine del 1912 fu arrestato dai Russi e tenuto in custodia in Cecoslovacchia; dopo il suo rilascio si trasferì a Varsavia, dove poté continuare gli studi ma temendo nuovi arresti, si spostò a Lviv. Durante questo periodo diventò membro del Gruppo fucilieri polacchi. Dal 1914 servi nello squadrone 1^ reggimento di cavalleria della prima brigata della Legione Polacca. Dopo essere stato internato a Szczypiorno, vicino Kalisz, nel 1918 tornò nuovamente operativo e si arruolò nel Reggimento Cavalieri con il quale partecipò alla difesa di Lviv durante la guerra polacco-bolscevica. Nel 1919 diventò secondo luogotenente e nell'agosto 1920 fu promosso a capitano; e nel 1930 acquisì il grado di Colonnello. Il primo agosto 1939 gli fu affidato il comando del 18esimo reggimento cavalleria della Pomerania.
La Quarta Armata polacca era dislocata della zona della Pomerania; un corridoio che serviva a proteggere la Polonia da un invasione tedesca che altrimenti sarebbe stata fin troppo facile. Tuttavia la Quarta Armata non aveva vita facile sin dall'inizio. L'incalzare dei tedeschi costringeva i polacchi ad una continua, sebbene organizzata, ritirata. Nel pomeriggio del primo giorno di invasione la 20^ Divisione tedesca motorizzata era alle porte di Chojnice.
Con il nemico alle porte di Chojnice, la Quarta Armata in quel punto disponeva del 18^ Reggimento Lancieri della Brigata cavalieri Pomorska, comandata dal colonello Kazimierz Mastelarz. Essendogli stato ordinato di tenere l'area a tutti i costi, il colonello Mastelarz decise di condurre il 1^ e 2^ reggimento attraverso la foresta e tentando di sorprendere la fanteria tedesca alle spalle, e, una volta lì, ingaggiare un combattimento a colpi di fucile, e così fu. Due squadroni di cavalleria impegnarono il battaglione di fanteria tedesca fino alla sera. Il 1^ e 2^ squadrone, composto da circa 250 cavalieri, sorprese effettivamente la fanteria tedesca e miracolosamente prese il vantaggio della battaglia arrivando perfino a far indietreggiare i tedeschi in campo aperto. Tuttavia, proprio quando i polacchi si apprestavano a dare la stoccata finale, spuntarono dalla foresta i carri armati tedeschi, facendo fuoco con le mitragliatrici ed i cannoni automatici. La cavalleria polacca era costretta a disperdersi e poco dopo a ritirarsi dal campo di battaglia. Gli squadroni polacchi avrebbero contato poche perdite, circa 20, ma tra questi vi era presente il Colonnello Mastelarz; più un numero imprecisato, circa 60 di dispersi e prigionieri. La prima carica della Seconda Guerra Mondiale si era appena conclusa; mentre un mito era appena nato.
Il mito dell'attacco della cavalleria porta a pensare che i polacchi non avessero veicoli corazzati e che fossero ingenui e primitivi sull'arte della guerra. Tuttavia era vero il contrario. La cavalleria polacca era allenata ed equipaggiata al pari della fanteria e delle divisioni corazzate. I cavalieri erano prevalentemente usati quando si rendeva necessario il muoversi rapidamente da un posto all'altro. Erano inoltre dotati delle stesse armi che possedeva un fante polacco: un fucile pesante Swedish Bofors 37mm, e la Maroszek WZ 35anti-tank per l'attacco specifico ai carri armati. Il proiettile di uno di questi fucili poteva facilmente penetrare l'armatura di un qualsiasi carrarmato tedesco. I fucili polacchi anti tank erano in effetti talmente efficienti che ogni volta che venivano catturati dai tedeschi, questi riutilizzavano gli stessi fucili per eseguire gli assalti.
Due giorni dopo il Generale Heinz Guderian, comandante del 19^ Corpo d'Armata, di cui il 20^ Divisione Panzer faceva parte disse: "siamo riusciti a circondare completamente il nemico sul nostro fronte nella parte boschiva a nord di Scwetz e ad ovest di Graudenz. La brigata di cavalleria polacca, ignorando la natura dei nostri carri armati, li aveva caricati con spade e lance, subendo enormi perdite". Le unità militarizzate polacche, prese alla sprovvista dall'organizzazione e dall'efficienza tedesca poterono opporre ben poca resistenza ad un avanzata caratterizzata dall'uso dell'efficientissima divisione Panzer. La superiorità tecnica dei tedeschi lasciava ben poco spazio alle speranze dei polacchi di contrattaccare. Dal punto di vista pratico in effetti questo attacco fu un disastro, con perdite di uomini e mezzi inaspettati; tuttavia contribuì a far nascere e crescere la storia di un mito che avrebbe alimentato gli animi dei giovani polacchi nel futuro.
Bibliografia:
"Horses vs Tanks: the Polish myth gone wild",http://ftr.wot-news.com/
"Poland 1939: The Birth of Blitzkrieg", Steve Zaloga, Praeger, Westport, CT, 2004.