Battaglie In Sintesi
20 agosto 1914
Personalità brillante ed eccentrica, fortemente indipendente all'interno dell'Esercito imperiale tedesco, all'inizio della prima guerra mondiale ebbe un ruolo decisivo, alla guida di un corpo d'armata prussiano, nella battaglia di Tannenberg, durante la quale egli agì spesso in contrasto con gli ordini del comando superiore. Dopo la grande vittoria continuò a distinguersi in azione sul fronte orientale e sul fronte occidentale ma, inviso all'Alto comando tedesco, non raggiunse incarichi superiori di comando per il resto della guerra. Nato da nobile famiglia di origine ugonotta (da cui il cognome francese), von François fu avviato alla vita militare in giovane età. Suo padre Bruno era un generale e comandante prussiano della 27ª Brigata di fanteria (27. Preußische Infanterie-Brigade), ucciso in azione durante la battaglia di Spicheren il 6 agosto 1870, pochi giorni prima della battaglia di Sedan. Von François, arruolato come cadetto, fu inviato nel 1875 a Potsdam come Leutnant (tenente) del 1º Reggimento della Guardia a piedi (1.Garde-Regiment zu Fuß). Dal 1884 al 1887, frequentò l'Accademia militare di Berlino, e nel 1889 fu promosso ad Hauptmann (capitano) ed assegnato al Comando Supremo.
Nei primi anni novanta von François fu distaccato come ufficiale di Stato Maggiore al XV Corpo d'armata di base a Strasburgo. Dopo una breve parentesi come comandante di compagnia nel 151º Reggimento di fanteria della 31ª Divisione, ritornò al Comando Supremo. Nel 1894 fu promosso maggiore e trasferito all'8ª Divisione a Mannheim. Nel 1899 divenne capo di Stato Maggiore del IV Corpo d'armata, agli ordini del Generaloberst Paul von Hindenburg e di stanza a Magdeburgo. Nel 1901 la madre di von François, Marie, trasferì la famiglia in Namibia (allora Africa Tedesca del Sud-Ovest) per seguire il figlio più giovane Hugo, capitano dell'esercito coloniale. L'altro fratello, Curt, fu un noto scienziato e ricercatore che in Africa condusse i suoi studi. Nel 1908 von François fu promosso a Generalmajor (maggior generale) e messo al comando della Brigata dell'Assia (Hessischen-Brigade) di Darmstadt. Fu promosso a Generalleutnant (tenente generale) nel 1911 e tenne il comando della 13ª Divisione per un breve periodo prima della promozione a General der Infanterie e l'assegnazione al comando del I Corpo d'armata dell'8ª Armata di base a Königsberg. Von François all'inizio della guerra era di stanza nella provincia della Prussia Orientale. Compito dell'8ª Armata era difendere le regioni orientali dall'attacco russo diretto sull'importante città di Königsberg, per un tempo sufficiente a consentire l'arrivo delle truppe di rinforzo provenienti dall'occidente, in accordo col Piano Schlieffen. Quando la guerra scoppiò nell'agosto 1914, le truppe di von François fronteggiarono l'ala destra del corpo d'invasione russo, alla cui testa procedeva la 1ª Armata comandata da Paul von Rennenkampf. Il 17 agosto il comandante tedesco del teatro di operazioni, generale Maximilian von Prittwitz, vedendo con nervosismo l'avanzata dell'ala sinistra russa nel lontano sud, ordinò la ritirata a von François, mentre questi si trovava sotto un pesante attacco di Rennenkampf. Von François, riluttante a cedere ogni metro dell'amata terra di Prussia, e combattivo per natura, reputava inoltre molto pericoloso ogni tentativo di sganciamento in quella situazione, perciò ignorò gli ordini, e rispose con la famosa frase «Il generale von François si ritirerà quando avrà sconfitto i russi!». Lanciò il contrattacco, dando il via alla battaglia di Stallupönen, ed ottenne una sorprendente vittoria infliggendo al nemico 5.000 tra morti e feriti e prendendo 3.000 prigionieri.
Dopo la vittoria, von François obbedì agli ordini di Prittwitz e si ritirò di 25 chilometri verso ovest, dove tre giorni dopo costrinse Rennenkampf alla ritirata nella battaglia di Gumbinnen. La tattica aggressiva di von François fermò l'avanzata verso occidente del cauto Rennenkampf. In seguito a quest'ultima battaglia e ad un avvicendamento nei quadri di comando (il Comando Supremo ritenne che Prittwitz aveva perso il controllo della situazione e dei nervi), il corpo d'armata di von François fu trasferito per ferrovia verso sudovest, per opporsi alla 2ª Armata russa in avanzata nel meridione al comando del generale Aleksandr Samsonov. Sebbene non godesse del favore dei suoi nuovi comandanti, Paul von Hindenburg ed Erich Ludendorff, a causa della sua precedente disobbedienza, von François ebbe un ruolo importante nella battaglia di Tannenberg. Il 27 agosto attaccò gli elementi di testa dell'armata di Samsonov ed iniziò una decisa avanzata alle sue spalle. Ludendorff, temendo un contrattacco di Rennenkampf, gli ordinò di interrompere l'avanzata, tuttavia von François ignorò per due volte gli ordini e fu determinante nel successivo accerchiamento e distruzione dell'armata di Samsonov. Quando Hindenburg e Ludendorff mossero a sud per condurre la 9ª Armata nella Polonia russa, von François rimase col suo corpo d'armata nella Prussia Orientale e lo condusse ad ulteriori successi. Quando il generale von Schubert, nuovo comandante dell'8ª Armata, gli ordinò la ritirata, von François inviò un telegramma al Comando Supremo descrivendo i propri successi ed affermando che «Il Comandante viene malamente consigliato». Il telegramma colpì talmente il Kaiser che tolse immediatamente il comando a Schubert e, il 3 ottobre, assegnò a von François il comando dell'8ª Armata. Ma von François non lo tenne a lungo. Quando Hindenburg e Ludendorff prepararono il loro contrattacco da Thorn in direzione di Lódz, von François era riluttante ad inviare, come richiesto, il I Corpo d'armata, inviò anzi il XXV Corpo d'armata della Riserva, poco addestrato e male equipaggiato. Ciò fu troppo per i suoi superiori. Ad inizio novembre 1914 von François fu rimosso e rimpiazzato dal generale Otto von Below. Dopo un periodo senza incarichi, von François ricevette il comando del XLI Corpo d'armata della Riserva, che tenne per il resto della guerra, continuando a distinguersi. Ricevette la Pour le Mérite, la più alta decorazione militare tedesca, nel maggio 1915 per il suo ruolo nello sfondamento di Gorlice, e su di essa le Foglie di Quercia nel luglio 1917 per la sua brillante prestazione durante la battaglia di Verdun. Dopo la fine della guerra si ritirò a vita privata e scrisse numerosi libri di storia militare, fra cui, nel 1920, Marneschlacht und Tannenberg, vendutissimo in Germania.
Ufficiale di cavalleria, frequentò la scuola di guerra. Nelle operazioni in Manciuria del 1900-1901 e nella guerra russo-giapponese (1904-1905) si acquistò fama di straordinaria risolutezza e audacia. Discusso per la sua vita privata, fu tuttavia nominato, poco prima della guerra, comandante in capo della circoscrizione militare di Vilna. Nell'agosto 1914 ebbe il comando della 1ª armata, destinata a invadere da est la Prussia Orientale, mentre la 2ª armata avrebbe puntato da sud. La superiorità della preparazione e soprattutto del comando tedesco fece sì che la sorte delle armi fu in definitiva contraria al Rennenkampf al quale toccò di agire contro Hindenburg. L'insuccesso fece nascere il pettegolezzo della lontana origine tedesca e quello, infondato, ma accreditato dal generale francese Buat capo dello Stato maggiore francese, nei suoi studi su Ludendorff e Hindenburg, del tradimento; ben triste ricompensa al generale che fu sempre pronto ad agire offensivamente contro i Tedeschi per alleviare la fronte francese. Vincitore a Gumbinnen (20 agosto 1914) fu decisamente battuto ai Laghi Masuri (settembre 1914). Durante l'offensiva tedesca su Lódz (novembre 1914) il Rennenkampf riuscì a circondare l'ala sinistra tedesca (tre divisioni), ma non avendo i Russi stretto il cerchio, gli avversari riuscirono a spezzarlo (24 novembre 1914). Il Rennenkampf fu per questo esonerato dal comando.
Fu processato e fucilato dai bolscevichi a Taganrog nel maggio 1918.
Allo scoppio della guerra un'azione offensiva contro i russi non era nei piani strategici del Comando dell'8ª Armata tedesca, comandata dal generale Maximilian von Prittwitz: questi infatti riteneva indifendibile l'area della Prussia Orientale con le esigue forze di cui disponeva, perciò aveva predisposto una linea di difesa fortemente presidiata sul fiume Angerapp e sulla piana di Instenburg.
L'Ottava Armata era composta da quattro corpi: il I Corpo di Hermann von François, il XVII Corpo di August von Mackensen, il I Corpo della Riserva di Otto von Below ed il XX Corpo, ai quali si aggiungeva la prima divisione di cavalleria. Contro queste forze erano schierate due armate russe, la Prima (Paul von Rennenkampf) sul settore nord e la Seconda (Alexander Samsonov) a sud. I russi godevano di un'ampia superiorità numerica, ma avevano grossi problemi e mancanze nel loro sistema di rifornimenti e comunicazioni. Lo schieramento tedesco posizionava il grosso dell'Ottava Armata (I Corpo, XVII Corpo, I Corpo della riserva) sul settore nord contro la I Armata Russa, mentre a sud, sulla linea Neidenburg-Ortelsburg stava il solo XX Corpo a fronteggiare la Seconda Armata Russa. Per i tedeschi pertanto esisteva il grave rischio legato ad un'avanzata della Seconda Armata, verso nord o verso ovest, che avrebbe potuto isolare tutte le forze tedesche sul fronte settentrionale, dando così i russi la possibilità di occupare la Prussia Orientale senza opposizione e di minacciare eventualmente anche Berlino.
L'aggressivo comandante del I Corpo, generalleutnant François, però era convinto che i tedeschi fossero avvantaggiati per la loro preparazione militare e per l'equipaggiamento, pertanto chiese al comandante von Prittwitz di poter prendere l'iniziativa ed attaccare. Il 17 agosto von François decise di sua iniziativa e contro gli ordini di attaccare la Prima Armata Russa nella Battaglia di Stallupönen. Al termine della battaglia il I Corpo ripiegò su Gumbinnen, dopo aver inflitto gravi perdite ai russi (5.000 morti e 3.000 prigionieri). Frattanto le difficoltà in cui versava la Prima Armata russa, aggravate da notevoli ostacoli di carattere ambientale (il fronte di avanzata russo era tagliato proprio a metà dalla grande Foresta di Rominten, luogo di caccia al cervo prediletto dal kaiser Guglielmo II, ma intransitabile a grandi unità moderne), indusse Rennenkampf a ordinare una sosta già il 20 agosto. Solo allora la Seconda Armata di Samsonov si stava accingendo ad attraversare la frontiera: dunque il movimento concentrico delle due armate russe appariva male sincronizzato fin dall'inizio e somigliava poco al chiudersi delle branche di una tenaglia. Tali circostanze sembravano invitare i Tedeschi a sferrare un rapido e deciso contrattacco ma non tanto per una ferma e consapevole volontà del Comando dell'Ottava Armata, quando per l'intraprendenza dei comandanti in subordine. Tali furono le insistenze di von Francois per un'azione tempestiva che Prittwitz, confermando la sua incapacità di imporre le proprie direttive strategiche, finì per cedere e dare battaglia subito, rinunciando a sfruttare le forti posizioni predisposte sulla riva dell'Angerapp. L'irruento comandante del I Corpo, tuttavia, si spinse troppo avanti e la conseguenza fu che gli altri corpi dell'Ottava Armata non avrebbero potuto intervenire nella lotta imminente che in una seconda fase e in modo discontinuo. Questa incapacità di tenere unite le sue forze e di coordinarne i movimenti fu, indubbiamente, la più grave delle carenze nell'azione di comando del Prittwitz: infatti, pur avendo il XVII Corpo ancora sull'Angerapp, egli si risolse a dare battaglia a Gumbinnen con il solo corpo di sinistra.
Nelle prime ore del mattino del 20 agosto il I Corpo del generale Francois, aprì le ostilità con un bombardamento di artiglieria pesante che sorprese la Ventottesima Divisione russa ancora addormentata. Contrariamente agli ordini, il Khan di Nakhicevan non si era portato sul rovescio dell'avversario in direzione di Insterburg e nemmeno aveva assicurato la protezione del fianco destro del XX Corpo d'Armata di Smirnov. Di conseguenza la manovra aggirante della seconda Divisione tedesca (von Falck), coadiuvata da un attacco frontale della Prima Divisione (von Kont) fu coronata da un completo successo. La Ventottesima Divisione russa, esaurite le munizioni d'artiglieria e caduti nel vuoto gli appelli del suo comandante Laskevic ai comandanti delle unità vicine, dopo una vana resistenza venne disorganizzata come efficiente unità da combattimento e, alla fine, praticamente distrutta. Questo grave scacco dei Russi fu reso possibile sia dalla mancanza di collegamenti laterali fra le varie unità le quali, in pratica, agivano indipendentemente l'una dall'altra, sia dall'inerzia del Corpo di cavalleria (Khan di Nakhicevan) e della Ventinovesima Divisione (gen. Rosenschild-Paulin). Il risultato di queste manchevolezze fu che una sola divisione del XX Corpo russo si era trovata a sostenere da sola, per molte ore, l'urto del grosso di von Prittwitz, lasciando sul terreno il 60% dei propri effettivi, mentre le unità contigue avevano brillato per la loro assenza.
Assai differente fu l'esito della battaglia sul tratto centrale e meridionale del fronte. L'attacco del XVII Corpo d'Armata di von Mackensen (altro comandate destinato a una rapida e folgorante carriera durante la guerra mondiale) si infranse davanti all'incrollabile resistenza del III Corpo russo di Epancin; anzi le truppe tedesche, che pure all'inizio avevano attaccato mostrando una buona dose di coraggio, sottoposte a un bombardamento di artiglieria pesante di sbandarono completamente e rifluirono in disordine. La rotta delle due divisioni tedesche fu così grave che neanche lo stesso gen. Mackensen, accorso in prima linea nel tentativo di arrestare gli sbandati, riuscì a raddrizzare la situazione. Ancora più a sud, il I Corpo della riserva di von Below urtò il IV Corpo del gen. Aliev in una tipica battaglia d'incontro nei pressi di Goldap, e a sera, dopo aspra lotta, dovette a sua volta ritirarsi. La Terza Divisione tedesca di riserva non fece nemmeno a tempo ad intervenire nella battaglia, perché aveva potuto mettersi in movimento dalle sue posizioni dietro l'Angerapp solo con grave ritardo rispetto alle altre.
I successi della 1ª armata a Stallupönen e a Gumbinnen e la conseguente ritirata dei Tedeschi verso la Vistola, decisero il Samsonov a dirigersi non a nord verso la 1ª armata russa, ma ad appoggiare ancor più verso ovest per ottenere un successo maggiore ampliando l'aggiramento delle forze avversarie. Ne risultò una tale distanza tra le due armate che i Tedeschi, lasciando contro il Rennenkampf un debole velo di cavalleria, agirono con tutte le forze contro l'armata del Samsonov a Tannenberg. Nel complesso la battaglia di Gumbinnen, pur con esito incerto, si può ritenere in definitiva una vittoria russa. Il brillante successo di von Francois sull'ala sinistra era stato immediatamente vanificato dal disastro di Mackensen al centro, che aveva lasciato scoperto il fianco del vittorioso I Corpo. Sull'ala sinistra dell'Ottava Armata, poi, i durissimi combattimenti sostenuto dal corpo di von Below non avevano migliorato la situazione strategica: anche se i Russi non avevano riportato un successo decisivo, l'attacco tedesco di sorpresa era mancato.
Bibliografia:
"La grande storia della Prima Guerra Mondiale", Martin Gilbert, Mondadori 2000
"La Grande guerra. Una storia globale", David Stevenson, Rizzoli 2004