Ars Bellica

Battaglie In Sintesi

Bombardamento di Civitavecchia

14 maggio 1943 - 12 giugno 1944

a cura della dott.ssa Sara Fresi

Il comandante alleato

Sir Arthur Tedder

Maresciallo dell'aria britannico, nato a Glenguin (Sterlingshire, Scozia) l'11 luglio 1890. Ufficiale dell'esercito nel 1913, nel 1915 passò nell'aviazione e partecipò alla prima Guerra mondiale, dapprima in Francia (1915-17), quindi in Medio Oriente (1918-19). All'inizio della seconda Guerra mondiale fu assegnato al Ministero della produzione aeronautica, ove rimase fino al dicembre 1940, data in cui fu destinato vice-comandante in capo delle operazioni aeree nel Medio Oriente, agli ordini del maresciallo sir Arthur Longmore, al quale succedette nella carica nel maggio 1941. Sotto il geniale comando del T. le operazioni in Africa Settentrionale ricevettero un nuovo vigoroso impulso: strappata al nemico la supremazia aerea, le forze terrestri dell'8ª armata ebbero nell'aviazione un appoggio potente e decisivo. Il T. partecipò quindi alla prima parte della campagna d' Italia (Sicilia - sbarco di Salerno) fino al 27 dicembre 1943, quando, costituendosi in Inghilterra il Corpo d'invasione dell'Europa, fu nominato vicecomandante supremo delle forze armate britanniche e americane, agli ordini del gen. Eisenhower. Con tale carica organizzò e condusse tutta la campagna di Europa, dallo sbarco in Normandia al crollo della Germania.

L'8 settembre 1945 fu promosso maresciallo dell'aria, il successivo 19 ottobre nominato primo membro del British Air Council. Nel 1946 è stato nominato 1° barone di Glenguin.

La genesi

Civitavecchia subì un numero elevato di incursioni aeree perché gli avversari avevano l'obiettivo di mettere in crisi i rifornimenti della Sicilia, Sardegna e Corsica e neutralizzare Pantelleria. Per tale motivo vennero distrutte le attrezzature portuali e neutralizzati i collegamenti via mare. Il 14 maggio 1943 Civitavecchia fu vittima del primo di una lunga serie di eventi bellici tra i più tragici della Seconda Guerra Mondiale. La città fino ad allora era ricca di storia e tradizioni, antico porto di Roma e primo scalo marittimo in Italia per i collegamenti con la Sardegna ed importante nodo ferroviario, subì la quasi totale distruzione da parte delle gigantesche Fortezze Volanti B 17.

La sequenza dei bombardamenti

Per circa un anno, fino al 22 maggio 1944 la città fu vittima di 87 bombardamenti aerei. Si hanno notizie circostanziate di 34 incursioni, alle quali se ne aggiungono altre che, secondo le testimonianze, furono quasi quotidiane. Le punte massime distruttive furono raggiunte tra il 30 maggio ed il 4 ottobre 1943. Civitavecchia venne distrutta quasi al 95% e solo alcuni edifici, ubicati in zona periferica, restarono intatti. Il bilancio di morti e feriti fu molto alto: 450 circa erano i morti civili, tanti erano i militari ed un numero elevato i corpi esanimi rimasti sotto le macerie ed imprigionati nelle navi affondate in porto. I danneggiamenti alle strutture furono ingenti: gran parte della città medievale, nello specifico l'area compresa tra la prima strada ed il porto; la chiesa matrice di Santa Maria; l'antica Rocca allora sede del Municipio; la Cattedrale e la chiesa di San Francesco; quasi tutti gli edifici pubblici e le banche; i Comandi militari della Marina, del Presidio e delle Scuole Militari; gli alberghi ed il Museo Civico; il cinquecentesco Forte Michelangelo capolavoro di architettura militare; la centrale elettrica e lo scalo ferroviario; il cimitero. Furono danneggiati 21.300 vani del centro abitato su 26.400 esistenti. I bombardamenti causarono la distruzione anche dei servizi essenziali: acquedotti, reti di distribuzione del gas e dell'energia elettrica e reti fognarie. Nel mese di Maggio 1944 il porto di Civitavecchia era in stato di abbandono a causa dei gravi danneggiamenti subiti. Le truppe tedesche, prima di lasciare la città, distrussero ciò che era rimasto e apposero un cartello con la scritta "zona infetta". Sin dai primi bombardamenti gli abitanti migrarono verso le colline circostanti. Fu un esilio forzato per oltre 25.000 persone.

Testimonianza dell'ex Sindaco di Allumiere Riccardo Rinaldi, registrata in un video, nel quale argomenta l'arrivo di migliaia di sfollati da Civitavecchia che cercarono riparo ad Allumiere. Nel 1943 Rinaldi aveva 17 anni ed il 14 maggio bombardarono per la prima volta Civitavecchia. Da Allumiere era possibile vedere flotte di aeroplani e le esplosioni dei colpi della contraerea. Dopo circa un paio di ore arrivarono dei gruppi di persone a piedi. Si trattava di migliaia di sfollati. Questi si recarono tutti in piazza e presso la chiesa. Portarono con loro alcune masserizie e chiesero di dormire all'interno dell'edificio religioso. Alcuni bombardamenti avvennero nei pressi del porto di Civitavecchia e molti pensarono che ci sarebbe stato, da lì a breve, uno sbarco. Una parte degli sfollati fu alloggiata nelle scuole ed un'altra nei grandi saloni del Palazzo Camerale. Dopo il primo bombardamento del 14 maggio 1943 gli abitanti abbandonarono in massa la città, sfollando in centri abitati ritenuti più sicuri o in abitazioni rurali. Sembra esserci un vuoto di memoria riguardo al ruolo delle autorità locali, secondo Luciano Battistini autore del testo Bombe su Civitavecchia, accenna al loro dileguarsi. Il primo sentore di pericolo fu avvertito il 28 aprile 1943 quando, per precauzione, le autorità del porto vietarono lo svolgimento della tradizionale processione di Santa Fermina che, allora come oggi, si svolgeva anche a mare. I civitavecchiesi vedendosi privati della tradizionale processione compresero che il pericolo era imminente. Tanto che alcune famiglie, in via precauzionale, sfollarono in periferia e nei paesi limitrofi.

L'opera di assistenza del Vescovo Mons. Luigi Drago

Della cura dei civitavecchiesi superstiti rimasti in città se ne occupò il Vescovo Mons. Luigi Drago, in collaborazione con alcuni sacerdoti che si erano recati dai feriti per incoraggiarli e per amministrare i conforti della fede. Medici e suore ospedaliere lavorarono incessantemente per soccorrere e fornire le cure a centinaia di feriti. In tale contesto, corre l'obbligo ricordare circa la realizzazione di un'opera eccezionale svolta durante la seconda guerra mondiale. Il riferimento va al centro pastorale e di assistenza fondato dai Salesiani nella zona della Cisterna. La struttura ricevette la benedizione di Mons. Drago e divenne il rifugio degli abitanti che avevano perso le proprie case a causa dei bombardamenti. Importante fu l'opera dei Salesiani che non abbandonarono la città, aggregarono i superstiti e tennero il collegamento con gli sfollati. Le suore salesiane fondarono nel 1945 un orfanatrofio, dedicato a San Domenico Savio. Il Vescovo Mons. Drago si recava spesso in varie aree cittadine, tra cui la zona "Cisterna", per dare conforto agli abitanti, mettendo a repentaglio la propria vita. Il 17 gennaio 1944 egli era a Tarquinia e furono bombardati alcuni edifici vicini al palazzo vescovile, dove era la sua dimora dopo la recente distruzione dell'episcopio di Civitavecchia. I tarquiniesi furono testimoni del fatto che la sera il Vescovo faceva ritorno passando per le campagne, in visita ai profughi, in uno stato compassionevole: visibilmente affaticato con gli abiti e le scarpe sporche di fango. Spesso, durante le sue peregrinazioni verso Civitavecchia, doveva nascondersi nei fossati e nelle campagne per evitare il pericolo dei mitragliamenti. Mons. Drago morì all'età di 66 anni la sera del 4 novembre 1944. Durante i funerali fu presente il suo amico Arcivescovo Angelo Giuseppe Roncalli, il futuro Papa Giovanni XXIII. Il corpo di questo eroico vescovo fu trasferito nella tomba di famiglia a Cologno al Serio, cittadina della provincia di Bergamo. Nel settembre 1958 venne assegnata alla città di Civitavecchia la Medaglia d'Argento al Valore Militare con la seguente motivazione: «Città di Civitavecchia sottoposta senza tregua a pesanti incursioni aeree, colpita in modo assai grave in tutti i suoi edifici e impianti, con fermo coraggioso e fiero contegno e con i suoi numerosi caduti, dava costante prova di civismo e di profondo amore alla Patria. Nonostante le mutilazioni e i lutti, fedele ai tradizionali ideali di libertà, partecipava attivamente alla resistenza e alla lotta clandestina». Civitavecchia 14 maggio 1943 - 12 giugno 1944. Nel 1999 la Città di Civitavecchia è stata insignita della Medaglia d'Oro al Merito Civile con la seguente motivazione: «Città strategicamente fondamentale per il suo porto sul Mediterraneo, durante l'ultimo conflitto mondiale fu sottoposta a continui e violentissimi bombardamenti che causavano la morte di numerosissimi concittadini e la quasi totale distruzione dell'abitato e delle strutture portuali. La popolazione, costretta a rifugiarsi nei paesi vicini, con eroica determinazione costituiva un nucleo partigiano, contribuendo generosamente alla causa della Resistenza e, col ritorno della pace, affrontava con fierezza la difficile opera di ricostruzione. Civitavecchia, 1943 - 1945». Roma, 8 marzo 1999.



Bibliografia/Sitografia:
Comune di Civitavecchia, Perché Civitavecchia chiede il conferimento della Medaglia d'Oro. Documentazione relativa al periodo 1939-1945, Civitavecchia: Tipografia Aurelia, 1998, pp.7-8.
Comune di Civitavecchia, Obiettivo Civitavecchia 1943-1993. Documenti sulla distruzione e la ricostruzione della città nel 50° anniversario dei bombardamenti, curatore Francesco Correnti, Civitavecchia: Tipografia Aurelia, 1993, p. 147.
Diocesi di Civitavecchia Tarquinia, I «figli» di Don Bosco a Civitavecchia. La storia della famiglia salesiana in diocesi in una mostra realizzata in occasione del bicentenario della nascita di San Giovanni Bosco, .
Italo Benignetti, Storia della Chiesa in Civitavecchia, Civitavecchia: Tipografia La Litografica, 1979, pp. 165-168.
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