Ars Bellica

Battaglie In Sintesi

Battaglia di Charleroi

21 Agosto 1914

Gli avversari

Karl von Bülow (Berlino, 24 aprile 1846 - Berlino, 31 agosto 1921)

Nato da insigne famiglia militare prussiana, von Bülow si arruolò nell'esercito durante la guerra austro-prussiana del 1866; nella guerra franco-prussiana del 1871 servì come capitano nello Stato Maggiore. Nel 1884 fu promosso colonnello e assegnato al 9º Reggimento di fanteria della Guardia. Nel 1897 divenne direttore del dipartimento centrale del ministero della Guerra. Fu comandante del III Corpo d'armata dal 1903 sino alla nomina ad ispettore della 3ª Armata nel 1912, poco prima dello scoppio della Prima guerra mondiale.

Assegnato alla 2ª Armata nell'agosto 1914, comandò l'invasione del Belgio catturando la fortezza di Namur il 22-23 agosto 1914. Avanzando in Francia, von Bülow sconfisse la 5ª Armata francese a Charleroi il 23-24 agosto, e ancora a Saint-Quentin il 29-30 dello stesso mese. Quando la 2ª Armata, insieme con la 1ª Armata del generale Alexander von Kluck, si avvicinò a Parigi dal 31 agosto al 2 settembre, von Bülow, preoccupato per la vasta breccia che si era venuta a creare fra le due armate in avanzata, ordinò a von Kluck di dirigere la 1ª Armata sulla propria sinistra perché offrisse sostegno all'ala destra della 2ª. Questa decisione tuttavia provocò la deviazione di von Kluck a sudest di Parigi, invece che a nordovest come previsto dal Piano Schlieffen e compromise l'offensiva. Di fronte poi al contrattacco alleato che si insinuò nella breccia (battaglia della Marna, 5-12 settembre), le due armate dovettero ritirarsi sull'Aisne. Fu promosso feldmaresciallo nel gennaio dell'anno successivo; dopo aver accusato un attacco cardiaco due mesi dopo, fu messo a riposo all'inizio del 1916. Si stabilì a Berlino dove morì il 31 agosto 1921.


Charles Louis Marie Lanrezac (Pointe-à-Pitre, 31 luglio 1852 - Neuilly-sur-Seine, 18 gennaio 1925)

Charles Louis Marie Lanrezac nasce a Pointe-à-Pitre, in Guadalupa, il 31 luglio 1852, rampollo di una famiglia della piccola nobiltà tolosana, i de Quinquiry d'Olive, emigrati ad Amburgo durante il periodo del Terrore, seguente alla Rivoluzione francese. Suo padre, Auguste Lanrezac, era ufficiale della fanteria di marina. Per poter studiare Charles Lanrezac ricevette una borsa di studio dal Prefetto della Manica, mentre suo padre era di guarnigione a Cherbourg. Frequentò il Prytanée national militaire di La Flèche, passando poi al'Ecole impériale spéciale militaire de Saint-Cyr nel settembre 1869, classificandosi 75º su 250 ammessi. Come sottotenente ricevette la sua prima destinazione nel 1870, assegnato al 13º Reggimento di fanteria. Durante la guerra franco-prussiana, si ritrovò assegnato al XV Corpo d'Armata, appartenente all'Armée de la Loire. Partecipò al combattimento di Coulmier, il 9 novembre 1870, e poi ai combattimenti attorno ad Orleans, il 24 novembre. Il suo comportamento gli valse la promozione al grado di tenente a titolo provvisorio e la Croce di Cavaliere della Légion d'Honneur. Nel gennaio 1871, il suo Corpo d'armata raggiunse l'Armée de l'Est del generale Charles Denis Bourbaki con la missione di liberare Belfort e prendere i prussiani alle spalle in Alsazia. Partecipa ai combattimenti attorno a Héricourt dal 15 al 17 gennaio, portandosi poi su Besançon per proteggere la ritirata del'Armata, sfuggendo all'internamento in Svizzera, e combattendo infine a Larnod il 20 gennaio. Alla fine della guerra riprende i suoi studi presso l'École spéciale militaire de Saint-Cyr, al termine dei quali viene assegnato al 30º Reggimento di fanteria di Annecy. Viene promosso capitano il 21 febbraio 1876 e trasferito al 24º Reggimento di fanteari a Parigi. Ottiene il brevetto di ufficiale di Stato maggiore nel 1879. Viene nominato professore aggiunto d'arte militaire presso l'École spéciale militaire di Saint-Cyr, passando poi cinque anni in Tunisia in seno alla brigata d'occupazione, appartenente al 113º Reggimento di fanteria. Al suo ritorno in patria diviene professore di tattica presso l'École supérieure de guerre, ed è promosso comandante di battaglione (chef de bataillon) nel luglio 1892. Nel 1898 viene promosso tenente colonnello e nominato direttore degli studi dell'École supérieure de guerre. Nel 1901 viene promosso colonnello e assume il comando del 119º Reggimento di fanteria.

Nel marzo 1906 diviene comandante ad interim della 43ª Brigata di fanteria a Vannes, e fu promosso generale di brigata nel giugno dello stesso anno. Professore, poi comandante in seconda, dell'École de Guerre, Charles Lanrezac fu uno dei più fini strateghi, ma anche il meno ascoltato, alla vigilia della Prima guerra mondiale. Si oppose all'uso sistematico e predeterminato dell'offensiva ad oltranza e preconizzò un ricorso più frequente alla manovra ragionata, così motivando: Se ogni comandante di unità subordinata ha il diritto di lanciarsi a testa bassa contro il primo avversario che gli capita a tiro, il comandante in capo è impossibilitato ad esercitare la minima azione direttiva. Si attribuisce a lui la formula: Attaquons, attaquons...comme la lune!. Nel 1911 viene promosso generale di divisione, e nel 1912 è elevato al rango di generale di corpo d'armata, assumendo il comando dell'XI Corpo d'Armata di Nantes. Nell'aprile 1914 sostituisce il generale Joseph Simon Gallieni alla testa della 5ª Armata (di mobilitazione) francese, prendendo il suo posto anche all'interno del Supremo Consiglio di Guerra. Tale armata, forte di ben cinque Corpi d'Armata, in base al Piano XVII elaborato dal generale Joseph Joffre era posizionata all'estrema ala sinistra dello schieramento francese. Il suo comando era indubbiamente il più difficile del fronte occidentale, in quanto doveva incontrate l'ala destra avvolgente dell'esercito tedesco che travolse rapidamente la resistenza dell'esercito belga, cooperando nel contempo con la British Expeditionary Force britannica posizionata sul suo fianco sinistro. Allo scoppio delle ostilità, Lanrezac tentò insistentemente di attirare l'attenzione del generalissimo Joffre sul pericolo di una penetrazione tedesca a nord della Mosa e della Sambre attraverso il Belgio. Joffre credeva che l'esercito francese dovesse eseguire il Piano XVII indipendentemente da quello che potesse succedere in Belgio, ma Lanrezac finì per convincerlo e poté portare le proprie truppe (290.000 uomini) sul fronte di Charleroi. Ma i pessimi rapporti con il comandante della British Expeditionary Force, generale Sir John French, segnarono non solo il proseguimento della sua carriera ma anche una parte della guerra stessa. Dopo i fallimenti in coabitazione con French, Lanrezac fu silurato il 3 settembre 1914 e rimpiazzato da Franchet d'Esperey. Amareggiato dalla sostituzione Lanrezac rifiutò nel 1917 il posto di maggior generale dell'esercito che gli propose Paul Painlevé, allora ministro della guerra. Dopo la guerra pubblicò un pamphlet contro Joffre. Poco tempo prima di morire, ricordando quel doloroso periodo Lanrezac scrisse: Al posto del generale Joffre, avrei agito come lui; non avevamo lo stesso modo di vedere le cose, né del punto di vista tattico, né del punto di vista strategico; non potevamo intenderci.... ero molto deciso a non attaccare il generalissimo, perché non avevo il diritto di giudicare i suoi atti sulle altre parti del campo di battaglia. Il 29 agosto 1924 il Maresciallo Philippe Petain, decorandolo con la Gran Croce dell'Ordine della Legion d'Onore, lo riabilitò pienamente. Si spense a Neuilly-sur-Seine il 18 gennaio 1925.

La genesi

Concentrati sull'applicazione del Piano XVII, gli alti ufficiali francesi non riuscirono a prevedere un possibile aggiramento del nemico, nello specifico quello dettato dal piano Schlieffen; tra tutti questi vi era pero' un'unica eccezione: il comandante Lanrezac, comandante della Quinta Armata. Già l'8 agosto egli invio' il proprio Capo di Stato maggiore al Quartier Generale di Chatéau-Thierry, per avvertire Joffre del pericolo di avvolgimento sul suo fianco sinistro; ma, ovviamente nessuno lo prese in considerazione. Si riteneva, correttamente, che per poter minacciare un avvolgimento dell'estrema ala sinistra francese, i Tedeschi avrebbero dovuto varcare la Mosa con forze imponenti; ma questa ipotesi tattica era ritenuta impossibile, in considerazione del fatto che i Francesi ignoravano l'impiego in linea delle divisioni di riserva avversarie. Così, Joffre e i suoi collaboratori ritennero che i Tedschi non avrebbero mai potuto disporre di forze bastanti a coprire tutta la linea del fronte franco-belga; e considerarono la segnalazione del pericolo di Lanrezac come un segnale di imminante cedimento di nervi. Quindi, ogni saggio ammonimento venne ignorato dall'alto comando, fino al momento in cui le informazioni raccolte sul campo incominciarono a confermare i timori espressi da Lanrezac; anche allora, però, Joffre vi credette solo in parte, ed il comandate della Quinta Armata non fu autorizzato che a una modesta rettifica di posizionamento, ossia a spostare più ad ovest il proprio corpo d'armata di sinistra: misura ritenuta insufficiente perfino dallo stesso Lanrezac. D'altra parte, per una eventuale controffensiva in Belgio Joffre faceva affidamento su una attiva cooperazione sia con il BEF, sia con l'esercito belga. E, in entrambi i casi, peccava di eccessivo ottimismo: perché in quel momento l'esercito del re del Belgio Alberto stava ripiegando su Anversa, attirando da quella parte ben due corpi d'armata di riserva tedeschi (prima il III e poi il IX), ma senza rallentare l'avanzata dell'ala destra avversaria; mentre, da parte sua, il generale britannico, sir John French, gli comunicava che le forze britanniche non sarebbero state pronte ad entrare in azione prima del 24 agosto. Perciò le 13 divisioni dell'armata di Lanrezac, rafforzate da 2 divisioni di riserva, si trovarono ad affrontare non 17 o 18 divisioni tedesche come stimato dal Comando Supremo francese, ma ben 30. Quanto alle forze alleate, le 4 divisioni britanniche erano ancora in fase di concentrazione e 5 divisioni belghe stavano ripiegando su Anversa, mentre una sola divisione belga rimaneva a Namur in appoggio a quella fortezza, verso l'ala destra della Quinta Armata francese. Verso la metà del mese, comunque, notizie di una poderosa avanzata tedesca verso la Sambre e la Mosa a sud di Namur (Dinant fu attaccata il 14 agosto) indussero Joffre ad autorizzare un cambiamento di fronte della sua Quinta Armata, in modo che il suo attacco si pronunciasse non già verso est, bensì verso nord, per contrattaccare le forze tedesche che scendevano da Bruxelles. Ma è chiaro che egli non si era ancora reso conto dell'entità della minaccia sul suo fianco sinistro, tanto è vero che l'offensiva nelle Ardenne della Terza e Quarta Armata non venne da lui affatto accantonata. Così si permetteva che si creasse una breccia fra la Quarta e la Quinta Armata; e, quel che è peggio, si lasciava scoperto il fianco destro di quest'ultima dalla parte della cosiddetta "Mossa di Dinant", ossia il tratto del fiume tra Namur e Meziéres. Quale unico argine contro questa minaccia, il I Corpo d'Armata del generale Franchet d'Esperey venne incaricato della protezione del fianco di Lanrezac, ma ovviamente non poteva bastare.

La battaglia

Il 21 agosto Joffre ordinò a Lanrezac di attaccare a nord della Sambre; poi, dal momento che quest'ultimo gli faceva presente che gli Inglesi non erano ancora pronti ad affiancarlo, gli rimise la libertà di attaccare quando lo avesse ritenuto opportuno: ma l'armata di Lanrezac non fece in tempo ad attraversare la Sambre, perché fu preceduta dall'avversario. Il giorno 21 la Seconda Armata tedesca raggiunse la linea della Sambre e la superò in anticipo con le sue avanguardie, mentre ad est veniva a contatto con i forti di Namur contro cui iniziava immediatamente il bombardamento con l'artiglieria pesante resa disponibile in seguito alla caduta di Liegi. Così, il passaggio attraverso il fiume era assicurato per i tedeschi: la potenziale posizione difensiva per i francesi era già stata coperta dal nemico. Il mattino del 22 agosto, poi, la ricognizione tedesca non vide a sud del fiume che scarse forze avversarie: perciò al von Bülow sembrò presentarsi la magnifica opportunità di superare senza contrasti quella difficile barriera fluviale. Così, nonostante gli accordi già presi con von Hausen per un attacco coordinato il giorno 23, cioè l'indomani, egli decise di muoversi quel giorno stesso. Al Comando della Terza Armata egli fece richiesta di avanzare verso la Mosa, ma era evidente che, per quel giorno, le divisioni di von Hausen non sarebbero state in grado di gettare tutto il proprio peso nella lotta. A sud della Sambre, la Quinta Armata francese al completo contrattaccò la Seconda Armata; le truppe di Lanrezac, non trincerate, si batterono con grande acccanimento impegnando pesantemente il nemico. alla fine i Tedeschi ebbero la meglio: dopo duri scontri, il centro della quinta Armata fu respinto a sud del Marlagne, dove cerco' di riorganizzarsi. Nel frattempo, sulla sinistra, il III Corpo non riuscì a togliere Charleroi ai tedeschi, ma, nel complesso, mostro' grande valore nonostante le pesanti perdite. Infine, la Terza Armata di von Hausen, informata dell'attacco prematuro di von Bülow, si affretto' per arrivare fino alla riva destra della Mosa, iniziando pero' l'attacco solo nella nottata, passando il fiume in alcuni punti ed incontrando anche la decisa resistenza del I Corpo di d'Esperey.

Il giorno 23 l'Armata di Von Bulow non porto' offensive degne di nota, non fosse altro perche' lo stesso comandante tedesco credette di avere di fronte a sé forze superiori, in considerazione della resistenza incontrata, e quindi preferì aspettare l'esito della manovra avvolgente di von Hausen. Questo "ritorno" al piano principale, se vogliamo vederlo così, mostra un ennesimo segno di incostanza in Von Bulow che, se inizialmente era stato eccessivamente precipitoso vista la scarsa resistenza nemica, ora passava ad un atteggiamento di altrettanto eccessiva prudenza. Ma lo stesso Von Hausen non si trovava in una posizione comoda: la lotta sul fianco destro della Quinta Armata francese era durissima; in particolare, le truppe di von Hausen effettuarono un pericoloso attacco ad Onhaye, ma vennero ricacciate dal contrattacco di una brigata del valorosissimo I Corpo francese. Nel pomeriggio la Seconda Armata tedesca riprese l'azione, respingendo ancora il centro della Quinta Armata francese; tuttavia, von Bülow rimase nuovamente impressionato dall'efficacia con cui si batteva l'avversario, al punto che richiese a von Hausen di impegnare il fianco della Quinta Armata per alleggerirlo. In quel momento von Hausen aveva già emanato gli ordini perché la Terza Armata si muovesse, all'indomani, verso sud-ovest al fine di concentrarsi sulla ritirata della quinta Armata, invece, l'urgente richiesta di aiuto di von Bülow lo indusse a rinunziarvi, dirigendo l'avanzata direttamente su Mettet. Fu a questo punto che Lanrezac, considerato l'aggravarsi della propria situazione, non ritenne di poter continuare la lotta a sud della Sambre. Con le truppe esauste e numericamente assai provate, considerando l'armata di von Hausen che minacciava il suo fianco, con la Prima Armata di von Kluck in arrivo ( visto che affrontava il BEF, il quale non poteva essere in grado di resistergli), il Lanrezac decise di ordinare la ritirata generale. La decisione del generale Lanrezac fu saggia e tempestiva, consentendo di preservare l'efficienza combattiva della sua armata in vista di altri compiti, che a breve scadenza si sarebbero presentati. Il ripiegamento della Quinta Armata, tra Givet e Philippeville, ebbe inizio la sera del 23 agosto, quando le notti si andavano notevolmente rinfrescando.

Le conseguenze

Il 24 agosto la battaglia delle frontiere era ormai definitivamente perduta per i franco-britannici; mentre il generale Lanrezac ordinava alla 5ª Armata di abbandonare il campo di battaglia di Charleroi e ripiegare, anche i britannici si ritiravano da Mons e nelle Ardenne altre due armate francesi cercavano di raggiungere Sedan e Verdun dopo essere state duramente battute. Il 25 agosto si diffuse la notizia della caduta della fortezza di Namur e della cattura da parte tedesca di 5.000 prigionieri; questa nuova delusione accentuò la preoccupazione dell'opinione pubblica alleata e confermò che le operazioni avevano assunto un andamento molto sfavorevole alle potenze occidentali. Lo stesso presidente francese Raymond Poincaré scrisse di "ritirata ed invasione" e di fine delle "illusioni". In realtà la battaglia di Charleroi non si concluse con una vittoria decisiva tedesca; a causa di errori tattici, dell'insufficiente coordinamento tra le armate e soprattutto della mancanza di precise direttive del generale von Moltke, rimasto troppo lontano dal campo di battaglia e non in grado di esercitare tempestivamente l'autorità di comando, i tedeschi persero l'occasione di accerchiare e distruggere completamente la 5ª Armata francese. Il generale von Moltke peraltro non sembrò insoddisfatto dei risultati raggiunti e parlò con un suo collaboratore di operazioni che si stavano svolgendo "secondo i piani". L'ottimismo, nella quarta settimana di agosto, era ampiamente diffuso anche tra i generali tedeschi sul campo e all'OHL di Coblenza pervenivano continui rapporti trionfalistici su vittorie e conquiste. Il 24 e 25 agosto il generale von Bülow comunicò di aver sconfitto "in modo decisivo" l'ala destra nemica, mentre il generale von Hausen segnalò che i francesi erano "in piena ritirata". Al quartier generale tedesco si parlava apertamente di finire la guerra "in sei settimane".

Durante i combattimenti sulla Sambre e sulla Mosa del 21-23 agosto, entrambe le parti subirono perdite molte elevate; in particolare i francesi, impegnati nei primi giorni in continui attacchi frontali, dovettero affrontare la superiore potenza di fuoco nemica e appresero compiutamente per la prima volta le realtà del campo di battaglia della guerra moderna. Nella confusione della battaglia non fu possibile calcolare esattamente le perdite subite, ma secondo alcuni autori, i francesi a Charleroi ebbero le perdite più elevate di tutta la battaglia delle frontiere, fino a 6.000-7.000 morti solo il 22 agosto. Peraltro anche i tedeschi, che pur impiegarono con successo l'artiglieria pesante e le mitragliatrici, in alcune occasioni sferrarono attacchi allo scoperto secondo le vecchie tattiche subendo a loro volta dure perdite; alla fine della battaglia la 2ª Armata riferì, per il periodo 20-30 agosto, 3.516 morti e dispersi, e la 3ª Armata, 1.275 perdite definitive. Le valutazioni degli storici riguardo al comportamento del generale Lanrezac durante la battaglia di Charleroi sono ancora ampiamente discordanti; alcuni ritengono che egli dimostrò una lungimirante comprensione della situazione strategica e mise in evidenza ripetutamente il pericolo rappresentato dall'ala destra tedesca; inoltre la decisione del generale di interrompere la battaglia e ripiegare avrebbe evitato una catastrofe definitiva e permesso di salvare il grosso dell'armata. Altri autori invece evidenziano la scarsa risolutezza e il pessimismo di fondo del generale; egli avrebbe compromesso l'esito degli scontri con la sua mancanza di spirito d'iniziativa e di aggressività.

Al termine delle battaglie delle Frontiere, il generale Joffre, nonostante i suoi errori e le sue recriminazioni contro i generali e le truppe, non era rassegnato alla sconfitta; al contrario egli mantenne la calma e grazie soprattutto alla sua risolutezza e capacità strategica, l'esercito francese riuscì a ripiegare lentamente verso Parigi e il fiume Marna mantenendo la coesione e la combattività. Il comandante in capo francese apprese in parte dai suoi errori e pur continuando ad accusare di scarsa capacità alcuni suoi subordinati, tra cui il generale Lanrezac che fu destituito, impartì anche opportune disposizioni tattiche per evitare attacchi frontali troppo precipitosi, per impiegare meglio l'artiglieria campale, per incrementare l'utilizzo dei trinceramenti. Grazie all'azione di comando del generale Joffre, alla capacità dei soldati francesi di non scoraggiarsi e alla partecipazione delle truppe britanniche, rimaste in azione nonostante le sconfitte, l'andamento delle operazioni sul fronte occidentale, apparentemente già decise con la vittoria tedesca alla fine di agosto, si sarebbe capovolto all'inizio di settembre nella prima battaglia della Marna che avrebbe segnato il fallimento finale dei piani tedeschi e la stabilizzazione definitiva del fronte.