Battaglie In Sintesi
1207
Fu sultano del Sultanato turco di Iconio (o di Rum) dal 1192 al 1196 e dal 1205 al 1211. Apparteneva alla dinastia selgiuchide. Kaykhusraw I salì al trono alla morte del padre Qilij Arslan II (1156-1192), dopo aver sconfitto i fratelli che anch'essi tentavano di impadronirsi del sultanato. Nel 1196 il fratello Suleymanshah II (1196-1204) strappò il trono a Kaykhusraw, che si rifugiò a Costantinopoli, alla corte dell'imperatore bizantino Alessio III Angelo (1195-1203). Nel 1204 Suleymanshah II morì, gli succedette il figlio Qilij Arslan III (1204-1205), a cui però Kaykhusraw gli strappò il trono nel 1205, iniziando così il suo secondo regno. Tra il 1205 e il 1206 assediò Trebisonda, tentando così di eliminare l'impero di Trebisonda, creato dai fratelli della casata bizantina dei Comneni, Alessio I (1204-1222) e Davide I (1204-1212). Ma l'assedio non andò come sperava il sultano, infatti i Selgiuchidi non riuscirono a catturare la città. La fortuna dei trapezuntini fu che il sultano si stancò di non vedere risultati e, in più, l'Impero latino offrì un'alleanza ai Selgiuchidi contro l'impero di Nicea. Per questo motivo Kaykhusraw I abbandonò l'assedio di Trebisonda, per andar ad attaccare i Niceani. Nel 1207 i turchi Selgiuchidi guidati da Kaykhusraw I strapparono ai Niceani la città di Antalya. L'ex basileus Alessio III nel 1209 si riparò presso la corte d'Iconio di Kaykhusraw I, questi gli affidò un esercito per andare contro all'imperatore di Nicea (impero bizantino in esilio a Nicea dal 1204 al 1261) Teodoro I Lascaris (1205-1222). Kaykhusraw e Alessio sfidarono Teodoro nella Battaglia della valle del Meandro, furono sconfitti pesantemente, Alessio fu catturato mentre Kaykhusraw morì sul campo di battaglia, e al suo posto salì al trono Kaykaus I (1211-1220). Ciò segnò la fine dell'espansione dei turchi Selgiuchidi contro l'Impero bizantino, che sarà ripresa nel XIV secolo dai turchi ottomani.
Fu un generale bizantino. Figlio di Teodoro Maurozome e di una figlia illegittima del basileus Manuele I, dopo la vittoria dei crociati all'Assedio di Costantinopoli (1204), il generale Manuele offrì i suoi servigi al sultano dei selgiuchidi di Rum, Kaykhusraw I, combattendo per lui nel biennio 1205-1206. Una figlia di Manuele divenne sposa del sultano ed il figlio nato dalla coppia, Kayqubad I, regnò sul sultanato dal 1220 al 1237.
Attalia (Antalya) era una città di notevole importanza nell'Impero Bizantino, infatti, come capitale del Tema Bizantino di Carabisiani, poteva dominare, soprattutto grazie al proprio porto, le coste meridionali dell'Anatolia e con essa le Isole Egee. In Oriente Prusei, Lidii, Filomolpii, Smirne, Efeso e tutte le interposte città obbedivano a Tendoni Lascari, il quale, costruite lunghe navi, conquistato eziandio avea parecchie isolo:, rappattumatosi quindi con Caicosroe sultano d'Iconio rinunziò parte dell'impero al suocero di lui Manuele Maurozome. Questa parte compongasi delle Cone, patria di me scrittore Niceta, della frigia Laodicea a confine con essa e di altri luoghi compresi dal fiume Meandro colle sue tortuosità prima di metter foce nel mare. David inoltre ed Alessio fratelli, nati di Manuele figlio di Andronico, bizantino tiranno, reggevano il primo la Pontica Eraclea unitamente alla Paflagonia, ed il secondo, Alessio, Eneo, Sinope città, e Trapezunte stessa. Padroneggiava l'Attalia un Aldobrandino di nome e di prosapia italiana, ma nelle imperiali bizantine istituzioni assai bene educato. Rodi a simile avea il suo dominante. Ora quando uop'era deliberare ed agire di comune consiglio per la conservazione de'luoghi spettanti alla patria non oppressi da straniere mani, e per tornare nel primiero stato le vinte città, eglino, eccessivamente ambiziosi ed accecati dalla soverchia bramosia del tirannico nome, laceravansi a vicenda fornendo colle discordie e risse loro opportunissima occasione ai nemici di rovesciare al primo impeto l'impero. Laonde a qual tu vuoi delle genti latine, di cui aveavi cotanta moltitudine e varianza, nell'accingersi a combattere gli imperiali era lecito ripetere le parole delle Sacre Scritture: - Lo perseguiterò e farollo prigione, dividerò la preda, sazierò l'animo mio, l'ucciderò colla mia spada e padroneggerà la mia mano. - Il perché non pochi, radunata mediocre quantità di truppe e soldato basso numero di genti in sella, mettevan piede nelle isole imperiali rinvenendole prive d'ogni soccorso. I genovesi pirati di più, uomini vilissimi ed abiettissimi, né primi in sola una malvagità ed in altra secondi, ma in tutto sommamente vituperevoli ed infelici, acquistate cinque rotonde navi e ventiquattro triremi, passarono sotto apparenza di traffico, in Creta, e quindi ostilmente assalitine gli abitatori, impossessaronsi a loro bel agio di tutta l'isola. Caicosroe anch'egli, satrapo d'Iconio, portò le sue armi contr'Attalia colla vana speranza di occuparla non a pena investitene le mura, opinandola inetta a difendersi da sé stessa. Ma Aldobrandino, signore della città, ed i suoi compagni nel governo, conosciutone il disegno, per via d'ambasciadori addimandati soccorsi ai Ciprii ne ottennero dugento, o in quel torno, fanti latini.
Venuti a battaglia e dal persiano esercito cintesi le mura, i Latini ordinati in serrata falange comparsi alla vista de Persiani recarono agli Attaliesi aiuto. Di che sbigottiti li barbari perderono molta gente, e Caicosroe, dopo sedici giorni, sciolto l'assedio, tornò indietro. Ma nonostante questo, i turchi Selgiuchidi approfittarono della debolezza dei bizantini, dopo la caduta di Costantinopoli, tornarono ad assediare la città e la presero nello stesso 1207. Attalia non rimase senza aiuti esterni, pero' in molti dei nobili europei stanziatisi nell'area che erano andati a prestare soccorso alla città assediata, perirono nello scontro. Tra questi riportiamo, in breve, la fine, davanti alle mura di Attalia stessa, di Bonifacio, Marchese di Monferrato: era in grande auge di gloria e di potenza Bonifazio marchese di Monferrato, perché re di un bel regno, cioè di Salonichi e della Tessalia. All'udire che i Saraceni aveano assediata Satalia, benché non di tua giurisdizione, non poté contenersi il suo valore dall'accorrere in aiuto de' Cristiani. Ma venuto a battaglia con quegl'Infedeli, ferito da una saetta avvelenata , diede gloriosamente fine alla sua vita. Restarono di lui due figliuoli maschi, Guglielmo, che fu marchese di Monferrato, e Demetrio, a cui toccò la corona del regno tessalico.
La città entrò così nei possedimenti turchi, ma, cosa ancora più importante, si trattava del primo affaccio strategicamente importante sul mediterraneo per le forze turche stesse.
Bibliografia:
"Istoria di Niceta Acominato", M. Lodovico Dolce, Milano, 1854