Ars Bellica

Battaglie In Sintesi

Assedio di Anversa

28 settembre - 10 ottobre 1914

Gli avversari

Hans Hartwig von Beseler (Greifswald, 27 aprile 1850 - Potsdam, 20 dicembre 1921)

Figlio del giurista e politico Georg Beseler, entrò nell'esercito prussiano nel 1868, combatté nella guerra franco-prussiana del 1870-71. Successivamente entrò all'accademia militare di Berlino. Dal 1893 fu capo dipartimento al ministero della guerra per poi entrare nel 1899 nello Stato maggiore. Il 27 gennaio 1904, dopo essere stato per lungo tempo il successore designato di von Schlieffens, fu promosso tenente generale, e comandante della 6ª Divisione. In quello stesso anno fu nobilitato dall'imperatore Guglielmo II. Al collocamento a riposo, avvenuto nel 1910, si avvicinò al partito conservatore e due anni dopo fu eletto alla Preußisches Herrenhaus (prima camera del parlamento prussiano). Allo scoppio della Prima guerra mondiale fu richiamato nel servizio attivo e nominato comandante del III Corpo d'armata della riserva nella 1ª Armata comandata da Alexander von Kluck. L'esercito tedesco prese Bruxelles il 20 agosto 1914, e proseguì verso la Francia lasciandosi dietro il III Corpo d'armata di von Beseler, che ricevette il 9 settembre l'ordine di impadronirsi della città di Anversa. L'assedio di Anversa ebbe termine il 10 ottobre, quando la città si arrese. Von Beseler inseguì i resti dell'esercito belga e fu fermato nella battaglia dell'Yser. Nella primavera del 1915 fu inviato sul fronte orientale con la 8ª Armata di von Gallwitz. In agosto fu nominato governatore militare della regione della Vistola nella Polonia occupata. Dopo la creazione del regno di Polonia (5 novembre 1916), von Beseler rimase e continuò a rivestire un ruolo d'autorità come governatore generale del Regno, (a fianco del governatore generale austriaco Karl Kuk, che risiedeva a Lublino) e come comandante della cosiddetta Polnische Wehrmacht. Dopo la dichiarazione d'indipendenza del Paese, l'11 novembre 1918, e il disarmo delle truppe tedesche di Varsavia, fuggì travestito in Germania. Amareggiato e disilluso, attaccato in patria da conservatori e nazionalisti che lo accusavano di aver tenuto un atteggiamento troppo liberale nei confronti dei polacchi, e disprezzato in Polonia perché ritenuto troppo prussiano, morì nel 1921 a Neu-Babelsberg vicino Potsdam.


Alberto I, re dei Belgi

Nacque a Bruxelles l'8 aprile 1875, dopo due sorelle e un fratello maggiore, dal matrimonio del conte Filippo di Fiandra con la principessa Maria di Hohenzollern-Sigmaringen, nata dalla linea cattolica meridionale di questa famiglia. Non avendo Leopoldo II eredi maschi, suo fratello, Filippo di Fiandra, rappresentava il prossimo successore al trono. Assai giovane, Alberto entrò il 15 dicembre 1892 nell'esercito belga, di cui successivamente ebbe tutti i gradi, sino a quello di tenente generale. Più volte il principe intraprese lunghi viaggi: fra i quali quello, del 1898, negli Stati Uniti d'America. Il 2 ottobre 1900 furono celebrate le nozze del principe Alberto con la principessa Elisabetta, seconda figlia del duca Carlo Teodoro di Baviera: unione promossa dalla regina Vittoria d'Inghilterra. Gli sposi si stabilirono a Bruxelles. Dopo la morte del padre, avvenuta nel 1905, essendo il fratello primogenito, Baldovino, morto fin dal 23 gennaio 1891, il principe Alberto fu il successore al trono del regno belga. Intraprese con la moglie un viaggio in Inghilterra e in Scozia (1906), poi un altro viaggio, da solo, nelle colonie del Congo. Quest'ultimo, durato 5 mesi, lo condusse anche in regioni che piede umano non aveva mai toccate. Nel dicembre del 1909, morto re Leopoldo II, gli succedette sul trono. Dal suo matrimonio erano intanto nati tre figli: il principe ereditario Leopoldo duca di Brabante (nato a Bruxelles il 3 novembre 1901), il principe Carlo Teodoro conte di Fiandra (1903) e la principessa Maria José (nata il 4 agosto 1906). Nei primi anni del suo governo si fece la grandiosa esposizione mondiale di Bruxelles, inaugurata il 23 aprile 1910. In occasione di una visita che Alberto ricambiò alla coppia imperiale di Germania, il 5 e il 6 novembre 1913, parlandosi della Francia l'imperatore Guglielmo disse che la guerra sarebbe stata inevitabile e prossima. Il re Alberto fece avvertire allora il governo francese degli avvenimenti assai gravi che, a suo parere, si preparavano. Quando, la sera del 2 agosto 1914, a Bruxelles fu rimessa la nota germanica che chiedeva il libero passaggio delle truppe tedesche nel Belgio, il consiglio della corona, convocato e presieduto dal re, respinse l'ingiunzione; e re Alberto, dopo avere, il 3, rivolto un appello telegrafico al re d'Inghilterra, si preparò alla lotta contro l'invasore.

Preso il comando supremo dell'esercito, si recò nella formidabile fortezza di Anversa, dove lo raggiunse la sua famiglia, fino a quando, per le vicende della guerra, la regina accompagnò i figli in Inghilterra, tornando poi presso suo marito ad Anversa, mentre il re Alberto rimase a capo dell'esercito. Prese parte nelle trincee, ai sanguinosi combattimenti sull'Yser e non lasciò mai il suo esercito, ritiratosi sull'ultimo lembo di terra belga non invasa. Nell'offensiva finale in Fiandra, iniziata il 28 settembre 1918, il re era a capo d'un esercito composto anche di truppe inglesi e francesi, e lo condusse alla vittoria, facendo il suo ingresso a Bruxelles il 22 ottobre. Dalla conclusione della pace, che liberò il paese da ogni occupazione, in poi, il re si occupò a riordinare materialmente e politicamente lo stato, dando la maggiore importanza ai bisogni economici e sociali del popolo. Morto nel pomeriggio del 17 febbraio 1934, per il distacco di un masso, mentre scendeva da solo, a corda doppia, il bastione roccioso di Marche-les-Dames (presso Namur), da lui salito in allenamento.

La genesi

Anversa rappresenta il ridotto della difesa del Belgio, base per operazioni di difesa attiva dell'esercito campale, e testa di sbarco per un eventuale corpo di spedizione inglese sul continente. L'intervento inglese, ogni qual volta Anversa sia minacciata da una grande potenza continentale, è da calcolare come sicuro: già Napoleone aveva detto che Anversa è una pistola puntata al cuore dell'Inghilterra. L'esperienza della guerra mondiale ha confermato pienamente questa affermazione. Nel 1914, allo scoppio della guerra mondiale, la difesa di Anversa constava di una cinta del nucleo abitato e di due linee di cintura, concentriche, di forti. La cinta interna era stata costituita, tra il 1860 e il 1870 dal Brialmont, mediante una linea di forti staccati, lontani 6-7 km. dal centro della città, su un perimetro di una quarantina di chilometri. Dieci forti stavano sulla riva destra della Schelda; una testa di ponte di otto forti sulla riva sinistra; un sistema di inondazioni completava la difesa. Il Brialmont credeva che tal piazza non potesse neppure essere assediata, perché, a suo parere, l'avversario avrebbe dovuto stabilire i suoi accampamenti a distanza di 5 km. dai forti, cioè disseminarsi su di una linea lunga una settantina di chilometri, talché il difensore avrebbe potuto facilmente fare massa e distruggere uno per volta i corpi d'armata dell'avversario. L'assedio di Port Arthur aveva convinto che forti in calcestruzzo potevano resistere lungamente alle artiglierie, obbligando l'avversario a procedere a lenti lavori di zappa e di mina. Si credeva in sostanza che l'assedio di una piazza dovesse avere lunga durata. Quando, per l'aumento della gittata delle artiglierie, la prima cerchia di forti di Anversa risultò troppo vicina alla città, il Brialmont stesso, a partire dal 1890, iniziò la costruzione di un'altra linea di forti staccati (linea di cintura esterna), lontani da 12 a 19 chilometri dalla città, davanti alla linea Rupel-Nethe e più a sinistra, secondo l'arco compreso fra i villaggi di Lierre e di Berendrecht, con un circuito di 110 km., nella sicurezza che l'esercito belga, forte di oltre centomila uomini, vi avrebbe trovato un rifugio sicuro e duraturo, tale da permettere l'intervento di potenze interessate a garantire l'indipendenza del Belgio. La nuova sistemazione allo scoppio della guerra non era del tutto ultimata ed in alcuni forti il calcestruzzo non aveva fatto sufficiente presa. La posizione di Anversa era naturalmente forte, dati gli ostacoli fluviali e la possibilità di inondare la zona di attacco, specialmente nel settore a sud della città. I forti in calcestruzzo erano armati di cannoni in cupole (calibri da 15, 12, e 7,5 cm.) per la lotta lontana e di torrette per cannoni da 7,5 cm. per la difesa vicina; i fossi acquei erano profondi m. 2,5 e larghi sino a 50 m. Dato il terreno piatto, le opere avevano però forte rilievo, di 8-9 m. sulla campagna circostante, ciò che li rendeva ben visibili. I Tedeschi avevano fin dal tempo di pace previsto la necessità di operazioni d'assedio ed avevano preparato artiglierie ben più potenti e mobili di quelle giapponesi a Port Arthur. Coi nuovi pezzi di 305, 420 mm. i forti, specialmente quelli che offrivano un visibile bersaglio, potevano in breve essere ridotti al silenzio: la Germania aveva così risolto il problema di poter distruggere l'azione dei forti, dopo di che la partita d'armi si riduceva a quella fra due avversari in rasa campagna.

All'inizio della guerra l'esercito belga, dopo la caduta di Liegi, minacciato di avvolgimento nella sua sinistra, si ritirò su Anversa. Esso contava cinque divisioni (18 battaglioni e 18 batterie per divisione) più una divisione di cavalleria. La 3ª divisione però aveva subito rilevanti perdite a Liegi, e gli effettivi erano deficienti di circa un terzo, mancando gli ufficiali. Oltre all'esercito di campagna, in Anversa vi era il presidio della piazza, di circa 70 mila uomini, agli ordini del generale de Guise. A fronteggiare Anversa i Tedeschi lasciarono nell'agosto il III corpo d'armata di riserva comandato dal von Beseler, il quale prese posizione fra la capitale e la piazza per proteggere le linee di comunicazione della 1ª armata attraverso il Belgio. Il 25 agosto l'esercito belga attaccò i Tedeschi e sarebbe riuscito ad avvolgerne la destra ove non fossero intervenuti i primi riparti del IX corpo d'armata di riserva tedesco che veniva allora trasportato per ferrovia dal confine danese nel Belgio. L'esercito belga, respinto, dovette ripiegare con sensibili perdite; intanto ai Tedeschi giungevano notizie di sbarchi di forze inglesi a Zeebrugge e ad Ostenda ed il Comando supremo, il 31 agosto, ordinò di respingere la minaccia contro le retrovie che provenissero dalla costa e dal nord della Francia. Dopo l'azione del 25 e fino al 7 ottobre, le forze tedesche nel Belgio rimasero inattive, sebbene rinforzate dal IX corpo di riserva e dalla divisione di marina. Questa inazione permise che alla fine di agosto la 4ª divisione belga, sfuggita in parte ai Tedeschi a Namur, da Le Havre sbarcata ad Ostenda, potesse di qui raggiungere indisturbata Anversa, per ferrovia. I Tedeschi solo il 7 settembre eseguirono una ricognizione verso ovest con tre divisioni (IX corpo di riserva e 6ª divisione di riserva), lasciandone due di fronte ad Anversa, ma l'azione fu sospesa il giorno 8 perché, secondo la relazione tedesca, si comprese che si sarebbe dato un colpo nel vuoto, e perché il IX corpo d'armata di riserva fu chiamato verso sud presso l'esercito impegnato alla Marna. L'esercito belga con tre divisioni attaccò il 9 settembre le due divisioni tedesche rimaste tra Bruxelles ed Anversa, riuscendo a minacciare la ferrovia Liegi-Bruxelles, ma intervennero in tempo la 6ª divisione e riparti del XV corpo d'armata che erano in corso di trasporto verso la Prussia orientale. I Belgi, contrattaccati, furono respinti con perdite.

Il 7 settembre fu deciso l'attacco, ma solo il 25 poterono essere date al Beseler la 4a divisione di Ersatz (riserva) e due brigate di Landwehr nonché l'artiglieria d'assedio: 40 cannoni da 100 e da 130 mm.; 72 obici da 149; 48 mortai da 210; 9 mortai da 305 e 4 mortai da 420. Il Beseler procedette all'attacco sulla destra della Schelda a cavallo della strada Bruxelles-Anversa, spiegando tutte 4 le divisioni su una fronte di 40 km. in linea d'aria. A protezione della destra furono posti, una decina di chilometri verso est, un reggimento di cavalleria con due pezzi e due compagnie ciclisti di marina, che con la loro attività indussero l'avversario a ritenere vi fossero da quelle parti forze ben più rilevanti. La sicurezza del fianco sinistro venne affidata alla 37a brigata di Landwehr, che si collocò sulla difensiva ad Alost con un battaglione verso Termonde. Il terreno sulla sinistra della Dender e della Schelda fu lasciato in balia dei Belgi, i quali tennero la 4ª divisione nella zona di Termonde e la divisione di cavalleria una ventina di chilometri più ad ovest. Nulla fu fatto per ricacciare queste forze e procurarsi, prima dell'attacco, una testa al ponte della Schelda per poter sboccare offensivamente ove l'esercito belga si ritirasse da quella parte. Eppure il Beseler aveva compreso l'importanza di precludere ai Belgi quella zona di comunicazione ed aveva invano chiesto una divisione per effettuare un attacco secondario da quella parte. L'avanzata su Anversa cominciò il 27: il 30 l'esercito belga era respinto sulla linea dei forti. I Tedeschi con lievi combattimenti erano avanzati in alcuni punti sino a 700 m. dai forti stessi, respingendo con la destra (26a brigata di Landwehr) i contrattacchi belgi.

La battaglia

L'attacco alla linea esterna dei forti fu effettuato sulla destra della Senne tra il forte Waelhem e il forte Lierre, su una fronte di 15 km. Il bombardamento venne iniziato tra il 28 ed il 29: ogni forte principale fu bombardato da due batterie di grande potenza, schierate tra i 7 e i 9 km. dai forti stessi; i mortai da 210 batterono le opere minori negl'intervalli. Contro i principali forti furono sparati da 320 a 550 colpi dei massimi calibri, dei quali un decimo colpì i forti in modo efficace: di 37 forti corazzate che armavano i 6 forti attaccati, 9 furono messe fuori di combattimento dal bombardamento. Delle torrette per la difesa vicina 12 su 18 rimasero utilizzabili. Ma le vòlte di calcestruzzo dei ricoveri furono forate e rese inabitabili dai colpi che scoppiavano; qualche forte fu poi gravemente danneggiato dall'esplosione dei magazzini di munizioni. Nel pomeriggio del 1° ottobre le divisioni del III corpo d'armata di riserva e la divisione di marina mossero con grande decisione contro i forti; la 5ª divisione occupò subito il forte Wawre, che secondo la relazione belga era già stato sgomberato nel pomeriggio precedente; la ridotta Dorpveld fu conquistata, facendo saltare con una mina le vòlte dei ricoveri. Nel pomeriggio del 2 il forte Waelhem alzò bandiera bianca: gli altri forti, sui quali si concentrò il fuoco della grossa artiglieria, saltarono, oppure furono abbandonati, tra il 2 e la mattina del 4. Restava a passare la Nethe, ostacolo che a valle di Lierre i Belgi avevano allargato fino a 400 m. mediante inondazioni. Un reggimento tedesco della 6ª divisione riuscì la sera del 4 a penetrare in Lierre e ad attraversare su passerelle portatili due bracci del fiume, larghi una ventina di metri. Dato il bombardamento da parte dell'artiglieria belga, mentre quella tedesca non poteva sostenere le proprie truppe, i Tedeschi non riuscirono a sboccare dalla città. Solo nella notte poterono essere gettati ponti di equipaggio per far avanzare qualche sezione di artiglieria da campagna nell'abitato a sostegno della fanteria, togliendo quest'ultima da una situazione critica. Un altro reggimento riuscì il 5 ad attraversare la Nethe 800 m. a valle della città facendo indietreggiare alquanto i Belgi, ma neppure in tale giornata i Tedeschi riuscirono a sboccare da Lierre.

Il 3 si era recato ad Anversa il primo Lord dell'ammiragliato, W. Churchill, per accordarsi col governo belga circa i mezzi, atti a prolungare la resistenza: i Belgi avevano compreso la necessità di abbandonare la piazza per evitare la cattura dell'esercito; tuttavia, data la pressione inglese, promisero, in un consiglio di guerra tenuto il 5 alla presenza del re e di Churchill, che avrebbero continuato la resistenza per dieci giorni; da parte sua, l'Inghilterra entro tre giorni avrebbe comunicato quali misure avrebbe adottate per sostenere la piazza: in caso negativo essa avrebbe sostenuto la ritirata dei Belgi e sarebbero state mandate subito truppe di rinforzo. Già il 4 era entrata in Anversa una brigata di marina inglese che sostituì i Belgi nel settore di Lierre, dove ferveva la lotta. Nella notte sul 6, su notizie esagerate di progressi tedeschi a Lierre, venne ordinato per le 14 del giorno successivo un grande contrattacco contro i Tedeschi a Lierre, i quali erano in posizione critica, bombardati e col fiume alle spalle; ma gli ordini giunsero in ritardo, talché l'azione fu effettuata da soli due reggimenti belgi, che, sostenuti dall'artiglieria, misero a dura prova i due reggimenti tedeschi, scarsi di munizioni e di viveri. Ma nella notte altri battaglioni tedeschi e un gruppo d'artiglieria avevano passata la Nethe, talché il generale inglese Paris, che aveva assunto il comando su quella fronte, cominciò alle 11 del giorno 6 la ritirata in una posizione tra il fiume e la linea interna degli antichi forti. La 6ª divisione di riserva tedesca, con una tenace lotta di tre giorni, aveva così aperto il passaggio alle altre. Nell'impresa si era segnalato, oltre alla fanteria, anche il genio; efficace era stata l'azione morale delle grosse bombarde da esso impiegate. La 37ª brigata di Landwehr (6 battaglioni, 2 squadroni, 3 batterie di campagna, mezzo battaglione di obici campali), rimasta a protezione del fianco sinistro, aveva tentato invano il 26 settembre d'impadronirsi di Termonde, ed a stento aveva potuto col grosso mantenersi ad Alost, molestata dalla divisione di cavalleria belga, posta a Wetteren (30 km. a NO. di Alost). Di fronte a Termonde, occupata dalla 4ª divisione belga, rimasero in osservazione due battaglioni. Il 4 ottobre il governatore generale di Bruxelles (maresciallo von der Goltz) mandò ad Alost la 1ª brigata di Ersatz a disposizione del generale Beseler: essa assunse il servizio di protezione e lo stesso giorno la 37ª brigata di Landwehr puntò verso nord per attraversare la Schelda a Schoonaerde, ma il tentativo di riattivare il ponte fallì di fronte alla resistenza dei Belgi, che non poté essere superata neppure il 5 né il 6. In tal modo le comunicazioni sulla sinistra della Schelda erano il 6 a sera interamente libere per i Belgi. Questi dal 29 settembre avevano incominciato lo sgombro della piazza (feriti, prigionieri, reclute, materiali). A maggior sicurezza mandarono a Termonde-Lokeren la 6ª divisione. Intanto altre due brigate inglesi erano entrate ad Anversa, ma era ormai certo che nessun altro aiuto diretto avrebbe potuto ricevere la fortezza, perché Joffre e French ritenevano necessario che la salvezza di Anversa fosse da attendersi dal tentativo, allora in corso, di avvolgere la destra tedesca (corsa al mare), per il quale occorrevano tutte le forze. La fortezza con i proprî mezzi e con le tre brigate inglesi doveva prolungare la resistenza. Il governo belga, ancora all'oscuro di tali intenzioni, aveva deciso, d'accordo con Churchill, di trasferirsi a Ostenda e che la difesa fosse assunta dal generale inglese Paris colle tre brigate, sostenute da una divisione belga, mentre il resto delle forze doveva trasferirsi sulla sinistra della Schelda per dare mano ai tentativi di liberazione ilella piazza. Ma il 7 il comandante della 7a divisione inglese, sbarcata a Zeebrugge, saputo che la linea della Nethe era stata forzata, non aderì alla richiesta belga e ordinò la ritirata dell'esercito da Anversa, lasciandovi la 2ª divisione. La 1ª divisione fu inviata a Ostenda per ferrovia.

Mentre l'esercito belga marciava così tra la Schelda e il confine olanuese per dirigersi a Ostenda, il 7 mattino la 37a brigata tedesca riusciva A passare il fiume, seguita dalla 1ª brigata bavarese di Landwehr, che dal 30 settembre era stata trasportata dai Vosgi a NE. di Bruxelles. Lo stesso giorno le due brigate si spinsero verso nord su Lokeren, inviando un distaccamento su Termonde, da dove i Belgi si ritirarono. Verso Lokeren le due brigate, ignare di avere vicino il grosso dell'avversario, urtarono in grossi distaccamenti di protezione che cedettero terreno, ma lentamente. Il giorno 9 la 37ª brigata di Landwehr occupò Lokeren, ormai sgombro, e la 1ª brigata bavarese di Landwehr raggiunse Moerbeke, 4 km. a sud del confine olandese, sbarrando così la ferrovia. Nello stesso giorno la 4ª divisione di Ersatz passava anch'essa la Schelda. Ma il grosso dell'esercito belga era già sfuggito verso O., protetto da due brigate della 7ª divisione inglese e da una brigata francese riunitesi a Gand e dalla 3ª brigata di cavalleria inglese dislocata ad Eecloo, a mezza strada fra Gand e Bruges, dove stava il resto della 7ª divisione inglese. Le forze tedesche (complessivamente due divisioni) che avevano oltrepassato la Schelda riuscirono, come ora si vedrà, a sbarrare la ritirata solo a parte delle forze rimaste il 7 a difesa della piazza. Il 6 sera il comando supremo tedesco, per rendere disponibili le forze che assediavano Anversa, aveva ordinato d'iniziare subito il bombardamento della città, anche con una sola batteria, per richiederne la resa. Il Beseler stava spostando avanti le artiglierie d'assedio: il giorno 7 intimò la resa della piazza e poco dopo mezzanotte, non avendo ricevuto risposta, fece aprire il fuoco con alcune batterie da 150 e successivamente con altre da 130. L'impressione morale del bombardamento fu enorme. Forse per questo il generale Paris l'8 mattina telefonò a Bruges che non avrebbe potuto sostenersi a lungo; sembra che egli sia stato subito autorizzato ad abbandonare la città; alle 17 s'iniziò il ripiegamento della 2ª divisione belga e degl'Inglesi, dopo che i grandi depositi di petrolio erano stati incendiati. Anche queste truppe raggiunsero il 9 la ferrovia ed iniziarono il trasporto, che fu poi interrotto dal sopraggiungere dell'avanguardia della 1a brigata bavarese di Landwehr: ne seguì un combattimento, nel quale i Tedeschi ebbero il sopravvento. Le forze inglesi e belghe, tagliate fuori, esauste dalla fame e dalle fatiche, passarono il confine olandese e furono internate.

Il giorno 9 la 1ª brigata di Ersatz puntò da Alost su Gand, ma fu respinta con gravi perdite (22% degli ufficiali, 12% della truppa). Il generale Beseler intanto, ignaro della ritirata dell'avversario, aveva proseguito, oltre che nel bombardamento della città, anche nelle operazioni contro la linea interna dei forti: ma il 9 i forti stessi vennero trovati sgombri, ciò che sembrò da principio incredibile al comando. Fu allora nuovamente richiesta la capitolazione della piazza, che fu sottoscritta dalle autorità civili, poiché il comandante della piazza fu trovato solo il giorno 10 nel forte Sainte-Marie a NO. della città.

Le conseguenze

Anversa era stata in gran parte abbandonata dai 250 mila abitanti, tra i quali il bombardamento delle artiglierie e degli Zeppelin (notte del 25 settembre e del 2 ottobre) aveva fatto "poche centinaia di vittime", dice la relazione tedesca. Centoventi case erano distrutte, la cattedrale danneggiata, nonostante le disposizioni in contrario impartite. Fu catturato molto materiale: secondo la relazione tedesca 1300 pezzi, dei quali 500 moderni, ma "sorprendentemente piccolo il numero dei prigionieri". In Olanda furono internati 28 mila uomini, dei quali 2 mila Inglesi. I Belgi sfuggiti si riordinarono sull'Yser, dove il giorno 16 ottobre contavano 82 mila uomini con 48 mila fucili. La conquista di Anversa conferma anzitutto quanto gli avvenimenti di Liegi e di Namur avevano dimostrato e che cioè nella gara fra la corazza ed il cannone la vittoria, per quanto riguarda le fortificazioni belghe, era, allo scoppio della guerra, rimasta a quest'ultimo. Distrutti i forti, si iniziava la lotta contro posizioni senza fortificazioni permanenti: quindi l'appoggio che i Belgi trovarono in Anversa non poteva essere che breve e avrebbe potuto mettere l'esercito belga in condizioni pericolose, perché potevano essere intercettate le comunicazioni con l'esercito francese. Ma i Tedeschi nulla fecero per ottenere tale risultato. Il IX corpo d'armata di riserva, dall'inizio della guerra rimase disponibile fino all'8 di settembre. Esso fu trasportato nel Belgio e vi sarebbe stato il tempo, col III e IX corpo di riserva, la divisione di marina e con le altre forze di Landwehr disponibili, di ricacciare i Belgi sulla fortezza e di interrompere le comunicazioni con la costa. E poi da ricordare che due corpi d'armata furono tratti dalla fronte ovest per mandarli nella Prussia orientale, ritenendoli, in un primo tempo, colà neeessari. Prima della loro partenza si riconobbe che tale necessità non sussisteva più, ma il Moltke mantenne l'ordine dato, pare per non avere l'aria di fare e disfare. Tutto consigliava ad impiegarli, in tutto o in parte, nel Belgio, dove c'era un risultato tangibile da ottenere. Anche se fosse stata concessa al Beseler soltanto una divisione di cavalleria tratta dalle armate che ormai erano passate alla lotta stabilizzata, egli, che disponeva già di altri 15 squadroni, avrebbe potuto sbarazzare il terreno sulla sinistra della Schelda dalla divisione di cavalleria belga. Ad ogni modo, anche con le sole forze disponibili, prima di procedere all'attacco sarebbe stato conveniente respingere le forze belghe sulla piazza: anche un colpo nel vuoto sarebbe stato utile per imporsi al nemico. Pur concentrando in seguito tutte le forze nel settore di destra della Schelda per l'attacco, si potevano distruggere radicalmente le comunicazioni ferroviarie, telefoniche, ecc., con la costa, e sistemare la 37a brigata di Landwehr in una testa di ponte.

Infine è da notare che 4 corpi d'armata tedeschi di nuova formazione il 17 ottobre erano già schierati per l'inizio della battaglia dell'Yser, e che un altro, il XXV C. R., combatté il 14 ottobre a Lyck contro i Russi: qualcuno di questi corpi avrebbe dunque potuto sostituire in qualche fronte una divisione di seconda linea da inviarsi ad Anversa. Del resto, trasportandole con alcuni giorni d'anticipo a Gand, le giovani truppe si sarebbero imposte con la loro massa. Insomma il problema di rinforzare il corpo d'assedio non pare fosse insolubile. Forse il comando supremo ritenne che si ripetesse quanto era avvenuto a Maubeuge, dove 40 mila Francesi si erano arresi, sebbene sulla fronte occidentale della fortezza non vi fossero, su un circuito di circa 20 km., che un reggimento di fanteria e 6 squadroni. Ma su tale fronte si era da principio schierato il IX corpo d'armata, mentre i Belgi sulla sinistra della Schelda erano rimasti padroni indisturbati delle ferrovie e del telefono e se ne andarono quando vollero. Il Beseler fu sorpreso completamente dalla ritirata delle divisioni belghe. Lo sgombro preventivo della piazza e la ritirata del nemico non furono neppure sospettati. Anche dopo i combattimenti del 7, 8 e 9 sulla sinistra della Schelda, il generale era convinto che solo parte dell'esercito fosse sfuggita. La stupefacente riuscita della ritirata di un'armata scossa e in situazione, così pericolosa è la conseguenza logica dell'assoluta mancanza di ogni tentativo da parte dei Tedeschi per prevenire tale avvenimento così dannoso per essi. La maraviglia poi accennata dalla relazione tedesca perché l'esercito belga non abbia profittato il 7 e l'8 ottobre della propria superiorità, per infliggere uno scacco alle brigate tedesche isolate ed inconsce del pericolo, non sembra giustificata. Non conveniva ai Belgi, in quella situazione, un qualsiasi atto che avrebbe potuto ritardare la loro ritirata: ciò a prescindere dalla situazione morale del Belgi. Gli autori tedeschi anche i più obiettivi mettono in luce che la scarsa resistenza dell'esercito belga durante tutto l'assedio fu una delle cause del rapido successo. Indubbiamente un esercito agguerrito e col morale elevato, date le proporzioni di forza e la situazione tattica che permetteva colpi offensivi sul fianco del corpo d'assedio, avrebbe agito con diverso vigore. Questo fatto, riavvicinato alla resistenza eroica delle popolazioni che preclusero il passo attraverso gli abitati ad intere divisioni tedesche, dimostra quale errore sia per una nazione, anche animata di elevato spirito patriottico, il trascurare in pace non solo di fornire all'esercito i mezzi occorrenti, ma anche e, soprattutto, di tenerne sempre alto il morale.



Tratto da:
"Mémoires", De Ryekel, Bruxelles 1920
"Le prélude et le début de la guerre en Belgique en 1914", De Selliers de Moranville (Capo di Stato maggiore belga nel 1914), Bruxelles 1920
"La campagne de l'Armée belge d'après documents officiels", Parigi 1915
"Rapport du commandement de l'Armée: la guerre de 1914: l'action de l'Armée belge pour la défense du pays et le respect de la neutralité", Parigi 1915
"Antwerpen 1914", Berlino (pubblicazione ufficiale tedesca)
"Anvers: le stucage, l'effort, l'agonie", E. Bujac, Parigi 1919, p. 78
"La défense de la position fortifiée d'Anvers en 1914", De Guise, Parigi 1921, pp. 191
"La verité sur l'évacuation d'Anvers en 1914", Menzel, Bruges 1925