Battaglie In Sintesi
708
Fu, secondo alcuni studiosi, l'immediato successore, secondo altri il secondo successore, di Asparuch (Isperich), fondatore del primo stato bulgaro nella regione del basso Danubio. Ciò che di lui si sa si riferisce soltanto ai suoi rapporti con Bisanzio. Nel 705 egli aiutò Giustiniano II a rientrare in Costantinopoli e a riprendere il potere, ricevendo in ricompensa il titolo di Caesar. Se Giustiniano in quella circostanza abbia fatto anche concessioni territoriali non sappiamo; ma è fuori di dubbio che Tervel cercò di trarre profitto della posizione da lui acquistata per estendere verso sud i suoi domini. Giustiniano non poteva rimanere indifferente di fronte al pericolo che rappresentava per l'impero un'ulteriore avanzata dei Bulgari. Nel 707 egli, pertanto, intraprese una spedizione per arginarla, ma fu sconfitto ad Anchialo e dové venire a patti con Tervel La pace si mantenne fino al 711. Caduto in quell'anno Giustiniano, Tervel riprese l'offensiva e favorito dall'impotenza in cui venne a trovarsi l'impero per le rivolte interne, occupò tutto il territorio situato a nord di una linea che, partendo dalla Laguna di Burgos, andava fino a Turnu Severin. È verosimile che sia stato Tervel a stabilire la capitale del nuovo stato in Pliska, città che sorgeva nelle vicinanze di Sciumla. Il suo dominio durò dal 701 al 718.
Fu l'ultimo della dinastia eracliana. Quando (685) successe al padre, Costantino IV, aveva appena sedici anni, ma insofferente di ogni tutela guidò personalmente lo stato. Ruppe la pace conchiusa da suo padre col califfo 'Abd al-Malik e portò le ostilità nell'Armenia, nel Caucaso e nella Siria dove sostenne i Mardaiti del Libano. Nel 689 il califfo fu costretto a chiedere la pace e dovette cedere all'impero l'Armenia, l'Iberia, l'Atropatene e obbligarsi a pagare un tributo annuo. All'accordo Giustiniano si era indotto per un attacco dei Bulgari in Tracia. Egli li affrontò ricacciandoli indietro. In quella occasione, avendo catturato un gran numero di Slavi, li trapiantò in Anatolia facendone una colonia militare. Nel 690 assalì di nuovo gli Arabi, ma presso Sebastopoli subì una sconfitta e per qualche anno le provincie orientali furono esposte alle scorrerie dei Musulmani. Nel 695 Giustiniano fu detronizzato da una rivolta capeggiata dal generale Leonzio che, proclamato imperatore, fece mozzare a Giustiniano il naso inviandolo quindi in esilio a Cherson in Crimea. Rifugiatosi poi presso il khan dei Chazari, che gli concesse in moglie la propria figlia, per timore di essere consegnato ai propri nemici, Giustiniano riparò presso il re dei Bulgari, Tervel, con l'aiuto del quale nel 705 riuscì a rientrare in Costantinopoli, dove compì terribili vendette. Tervel fu nominato Cesare e Giustiniano regnò appoggiandosi all'elemento straniero. L'unico atto di pacificazione compiuto dal monarca in questo secondo periodo del suo regno fu il ristabilimento dei buoni rapporti col papato che erano stati alterati per le deliberazioni del concilio convocato da Giustiniano a Bisanzio nel 691 (Concilio Trullano o Quinisesto). Nel 711 una flotta inviata contro Cherson per punire quei cittadini dei trattamenti che gli avevano usato durante il suo esilio, fece causa comune coi cittadini e proclamò imperatore Bardane che prese il nome di Filippico. All'appressarsi degl'insorti, Giustiniano fuggì da Costantinopoli in Asia; ma qui fu tradito dalle truppe. Caduto in mano dei rivoltosi fu decapitato (fine del 711). La stessa sorte subì il figlio Tiberio.
Giunto l'autunno dell'anno 705 il detronizzato Giustiniano, accompagnato da Trebellio, signore dei bulgari, che comandava l'armata, venne a Costantinopoli, e vi pose l'assedio, durante il quale non lasciò di eccitare i cittadini alla resa, facendo foro delle larghe promesse, dai quali non ne riportò allora, che dileggiameti, ed ingiurie. Non era però egli così universalmente odiato, che non avesse in quella capitale dei partitarj. Questi tanto si operarono per il di lui favore, che gli fecero trovare aperta la strada per entrarvi, facendola passare con pochi dei suoi per un aquedotto. Entrò egli allora dentro Costantinopoli, e si portò al palagio Imperiale, ne prese possesso, e dopo avere congedato con ricchissimi doni l'amico Trebellio, e essersi trattenuto una buona guardia di Bulgari per sua custodia, cominciò di nuovo a regnare. Ma invece di attirarsi l'affetto dei sudditi con dolci maniere, si scatenò crudelmente contro coloro, che aveano avuta parte nelle sue antecedenti disgrazie, calpestandoli coi piedi alla presenza di tutto il popolo, e poi facendo loro mozzare il capo. Tiberio, che nell'udire l'invasione di Costantinopoli fatta da Giustiniano, era fuggito in Ionia, ed era stato preso, fu uno di quelli, che furono decapitati, ed il di lui fratello Eraclio fu impiccato con tutti gli Ufficiali a lui sottoposti nella milizia. Al Patriarca Callimaco furono cavati gli occhi, e, deposto dal Patriarcato, fu mandato esule in Roma, sostituendogli in quella dignità Ciro monaco, che gli avea pronosticato il ritorno allo Impero. Così tutti gli altri, chi in un modo, chi in un altro, tanto cittadini, che soldati, furono da questo carnefice sagrificati al suo sdegno. Era tale il terrore, che ciascheduno non sapea, se potea esser vivo nel seguente giorno. Richiamò poi la moglie dal paese dei Cazari, e siccome già costei gli avea partorito un figliuolo, fu questi chiamato Tiberio, e assieme colla madre furono in Costantinopoli adorna col Serto Imperiale. Non pago delle crudeltà, che usate avea contro i suoi sudditi, e dimenticatosi di Trebellio, e dei Bulgari, che l'aveano rimesso sul Soglio Imperiale, e coi quali si era collegato, radunò, nell'anno 708, una buona armata, e senza averne verun motivo, si mosse contro di loro.
Fatta sbarcare la cavalleria a terra coll'armata Navale, cominciò a travagliare la città di Anchialo. I Bulgari se ne stavano sulle colline, ed osservando come le soldatesche di cavallo si davano bel tempo, tenendo i loro destrieri sbandati, e mandati al pascolo, unitisi in squadrone, impetuosamente li assalirono, ne uccisero una gran quantità, facendone gli altri prigionieri, ed impossessatisi del campo si insignorirono dei cavalli, e dei carriaggi. Giustiniano, che ritrovavasi a terra, vedendo rovinata la sua cavalleria, si diede ad una precipitosa fuga, e si ritirò nella prima fortezza del suo dominio, che incontrò, dove i Bulgari lo incalzarono, e tenendolo ristretto, dopo tre giorni, non trovando altro scampo, s'imbarcò di notte, e ritornò, pieno di vergogna, a Costantinopoli.
Dopo aver detronizzato l'armata bizantina, con questa battaglia i bulgari si assicurarono non solo degli importanti guadagni territoriali, ma anche un certo grado di sicurezza sui propri confini meridionali che perdurò per quasi due secoli.