Ars Bellica

Battaglie In Sintesi

Assedio di Amorion

1-13 agosto 838

Gli avversari

Teofilo (813 - 29 gennaio 842) Imperatore bizantino, al trono dal 2 ottobre 829 fino alla morte.

Figlio dell'imperatore Michele II (820-829) e della sua prima consorte Tecla, sin dall'820, il padre Michele II lo aveva associato con sé sul trono. Appena diventato Imperatore, cercò di trovare moglie: le fonti dell'epoca riferiscono che le ragazze ritenute le più belle dell'Impero accorsero nella capitale per partecipare al "concorso" che avrebbe decretato chi avrebbe sposato l'Imperatore. Teofilo iniziò a passarle in rassegna, e rivolgendo la parola a una delle candidate, Casia, le disse: «Tutto il male ci viene dalla donna». Quando lei replicò «Ma è anche dalla donna che ci viene tutto il bene possibile», Teofilo decise di non scegliere lei come sua sposa, ma piuttosto un'altra candidata di nome Teodora. Teofilo è un imperatore assai controverso, alcuni storici lo considerano uno dei migliori e più capaci, altri lo descrivono come un tiranno abbastanza insignificante. Quello che pare assodato è che prese in mano le finanze dello stato cercando di combattere contro la corruzione imperante. Un aneddoto viene riportato in merito: all'arrivo di una nave carica di mercanzie in arrivo dalla Siria domandò a chi fossero dirette; alla risposta che erano per la moglie fece distruggere il cargo e consigliò alla consorte di rivolgersi al mercato interno per i suoi acquisti onde lo stato non dovesse rinunciare agli introiti delle tasse. Le fonti riportano anche che cercasse di difendere i più deboli dai sopprusi dei potenti, dando ascolto ai reclami che il popolo gli rivolgeva quando passeggiava per la strada e dando loro giustizia. Le fonti riportano curiosi aneddoti riguardanti il suo senso della giustizia: un giorno una signora si recò dall'Imperatore lamentandosi del fatto che un potente, il fratello dell'Imperatrice, aveva costruito una casa accanto alla sua talmente alta che toglieva luce alla sua abitazione; l'Imperatore, dando ragione alla donna, punì severamente il potente, confiscandogli l'edificio troppo alto e concedendolo alla donna. D'altro canto Teofilo combatté strenuamente a favore dell'iconoclastia, compiendo persecuzioni che non risparmiarono neanche la moglie e la matrigna (Eufrosina, figlia di Costantino VI e seconda moglie di Michele II il Balbo) e i cui racconti sono così macabri che molti ne mettono in dubbio la veridicità. L'iconoclastia di Teofilo peraltro non godeva nemmeno lontanamente dell'appoggio popolare su cui si era basata in parte quella del secolo precedente sotto la dinastia isaurica e pare che i suoi effetti siano rimasti essenzialmente circoscritti alla capitale dell'Impero e ai suoi più immediati dintorni. Significativo è anche il crollo immediato e senza importanti resistenze del movimento iconoclasta subito dopo la morte di Teofilo.

Il più filoarabo degli imperatori bizantini (fu soprannominato Saracenophron dai contemporanei) fu impegnato contro il Califfato per gran parte della sua vita; dopo alterne vicende, lo sfortunato (Dystychés per i contemporanei) Teofilo subì a Dazimon un terribile rovescio che costò all'Impero la caduta della strategica roccaforte anatolica Ancyra. Però i Bizantini non furono sconfitti dagli Arabi, ma dagli arcieri Turchi a cavallo, mentre gli Arabi stessi venivano respinti da un contingente di trentamila Persiani, perseguitati in patria per le loro idee religiose (movimento Khurramiyya), rifugiati nel territorio dell'Impero e convertiti al cristianesimo. Teofilo fuggì con i resti dell'esercito bizantino a Dorileo; nonostante l'eroica resistenza dei difensori, dopo 55 giorni di assedio e per tradimento cadde la città di Amorio (in Frigia), a cui seguì il massacro o la riduzione in schiavitù dei suoi abitanti. Di questi, 42 furono portati in Mesopotamia e trucidati dagli Arabi per il loro rifiuto di rinnegare il cristianesimo; sono i Quarantadue Martiri di Amorio, tuttora venerati dai Cristiani d'Oriente. La sconfitta dei Bizantini doveva le sue gravi conseguenze, oltre che alla superficialità di Teofilo nei preparativi militari, al tradimento di una parte dei Persiani, che avrebbero voluto detronizzare l'imperatore sostituendolo col loro comandante, Teofobo, che era anche diventato cognato di Teofilo avendone sposato la sorella Irene. Nonostante il leale Teofobo avesse rifiutato il pericoloso onore, il diffidente e ingrato imperatore lo fece segretamente decapitare. Sotto il punto di vista economico il suo regno può essere visto come un periodo di prosperità, anche per la decisione del sovrano di investire in parecchie opere pubbliche importanti, come la costruzione di un ospedale, che sopravviverà fino alla caduta dell'impero e al rinforzamento delle mura di Costantinopoli. Amante anche delle arti e della musica favorì anche la costruzione di una università. Psicologicamente provato dalla caduta della sua città natale e fisicamente debilitato Teofilo morì il 20 gennaio 842 e gli successe il figlio Michele III, sotto la tutela di sua madre, l'imperatrice vedova Teodora.


Al-Mu'tasim

Califfo abbaside (m. 842), figlio di Harun ar-Rashid, salì al trono (833) alla morte del fratello al-Ma'mun, e regnò fino alla morte. In politica estera, il suo califfato si distinse per le fortunate campagne contro i Bizantini, alcune dirette personalmente (presa di Amorio, 838); in politica interna, per aver mantenuto il favore di al-Ma'mun alla scuola teologica mutazilita tentando di imporne le dottrine con tutti i mezzi, anche persecutori e polizieschi.

La genesi

Nell'838 una campagna Abbaside venne condotta personalmente dal Califfo al-Mu'tasim, come ritorsione per una spedizione lanciata dall'Imperatore Bizantino Theophilos nelle zone di confine del Califfato l'anno precedente. Gli arabi designarono come bersaglio Amorion, perché era la patria della dinastia Bizantina dominante ma soprattutto una delle più importanti città di ciò che restava dell'Impero Bizantino. Il Califfo riuscì nell'impresa di reclutare un esercito insolitamente grande, composto da 80,000 uomini, che egli stesso divise in due parti. Una parte penetrò in profondità nei territori dell'Asia Minore Bizantina, mentre l'altra parte dell'esercito sconfisse le forze Bizantine sotto Theophilos ad Anzen. Dopo la battaglia ad Anzen, gli eserciti arabi conversero su Ancyra, ricongiungendosi là e trovandola abbandonata. Dopo aver saccheggiato ciò che restava della città, i musulmani rivolsero le proprie mire su obiettivi più meridionali, precisamente verso Amorion, dove arrivarono il 1 agosto. Impegnato com'era, ad affrontare intrighi di corte a Costantinopoli, nonché la grande ribellione Khurramita nel suo esercito, Theophilos non aveva la possibilità di soccorrere sotto alcun punto di vista la città.

La battaglia

Durante l'assedio arabo di Amorion, le fortificazioni della città si dimostrarono inizialmente assai potenti, grazie ad un muro spesso protetto da ben 44 torri e da un largo fossato. Inoltre, la guarnigione della città era dotata di una serie di macchine da guerra che iniziò ad utilizzare alle prime avvisaglie di movimenti nemici. Ma, ovviamente, anche gli assedianti avevano a propria disposizione una discreto reparto di macchine d'assedio, e così, durante i primi giorni dell'assedio stesso, ambo i lati scambiarono il fuoco utilizzando le rispettive artiglierie. La svolta si ebbe grazie ad un prigioniero arabo che, inizialmente si era convertito al Cristianesimo per aver salva la vita, per poi disertare nuovamente, e presentarsi al Califfo, per informarlo del fatto che uno dei muri di Amorion era stato pesantemente danneggiato dalla pioggia di proiettili dei giorni precedenti. Così, gli arabi, concentrarono i loro colpi su questa sezione, e dopo due giorni, riuscirono ad aprire una breccia nel muro della città. I bizantini tentarono un'estrema difesa nel punto del crollo, ma la loro posizione divenne presto senza speranza.

Successivamente, quando si approssimavano le 2 settimane di assedio, Aetios spedì un'ambasciata che offriva al nemico arabo la possibilità di avere Amorion senza ulteriori sforzi, semplicemente permettendo alla popolazione e a quanto rimaneva della guarnigione di uscire indenne dalla città stessa. Mu'tasim rifiutò questo accordo, e così, in un disperato tentativo per salvare più vite possibile, il comandante Bizantino Boiditzes, responsabile della sezione che aveva ceduto alle artiglierie nemiche, decise di condurre negoziazioni dirette col Califfo. Ma mentre Boiditzes cercava un accordo col Califfo, gli arabi si avvicinarono sempre di più al varco aperto nelle mura, ed ad un segnale concordato irruppero nella città. Colta di sorpresa, la resistenza bizantina fu sporadica: alcuni soldati si barricarono in un convento e furono arsi vivi, Aetios coi suoi ufficiali si rifugiò in una torre prima di essere costretto per arrendersi. La città fu saccheggiata, depredata ed infine totalmente rasa al suolo, con i soli muri urbani che a tutt'oggi sopravvivono in uno stato relativamente intatto. Il Califfo, a causa di una ribellione, dovette interrompere la sua breve campagna e ritornare al suo reame, prendendo molti prigionieri con lui. Il generale Aetios fu giustiziato, mentre molti degli altri prigionieri furono scambiati con corrispettivi arabi in seguito ad un accordo, stipulato nell'841 che sanciva una tregua, ma che non considerava gli ufficilai di più alto grado. Dopo anni di prigionia e nessuna speranza di riscatto, venne offerta a tutti la possibilità di liberarsi a patto della conversione all'Islam. Ma tutti gli ufficiali bizantini rifiutarono questa proposta, e , come immaginavano vennero tutti giustiziati, a Samarra, il 6 marzo 845, e, a tutt'oggi sono celebrati nella Chiesa Ortodossa ed Orientale come i 42 Martiri di Amorion. La caduta di Amorion, nel tempo, inspirò molte leggende e storie, e può essere ritrovata in opere letterarie sopravvissute fino a giorni nostri come la Canzone di Armouris o la ballata di Kastro Orias ("Castello della Fanciulla Equa").

Le conseguenze

Il sacco di Amorion fu uno degli eventi più forti, anche al livello sociale, nella lunga storia delle Guerre arabo-bizantine. L'impatto militare su Bisanzio fu limitato, e comunque Mu'tasim, a causa di una ribellione, fu costretto a ritornare nel suo reame. In seguito al ritiro arabo, la città di Amorion fu rioccupata e ricostruita dai bizantini, ma non raggiunse mai gli antichi splendori.