Battaglie In Sintesi
687
Nipote di Pipino I il Vecchio per parte di madre. Creato duca di Austrasia dai vassalli del re, alla morte di re Dagoberto II (678) fu il dominatore assoluto di quel regno: lottò con gli Austrasiani contro il maggiordomo di Neustria Ebroino uscendone sconfitto (680). Dopo la morte di Ebroino (681), con la vittoria di Tertry (687) su Teodorico III poté imporsi definitivamente anche sulla Neustria; divenne maggiordomo unico per i due regni di Austrasia e di Neustria. Re fu Teodorico III, ma il vero padrone del regno franco fu in realtà Pipino, che fondò così la potenza della casa carolingia.
Tratto da: Storia dei francesi di J.C.L. Simondo de' Sismondi recata in italiano da Luigi Rosi, Milano, 1822
Ebroeno aveva governato più di vent'anni la til en Francia con un potere che verun re, verun prefetto non si era dianzi arrogato,
e primo lottò contro quell' aristocrazia territoriale, che si andava formando, e doveva distruggere un giorno il potere dei re e del popolo.
Egli la combattè ora apertamente ora con inganno; avvisò di doverla infievolire coi supplizii e colle confiscazioni,
e non temè di far segno alle sue vendette i membri del clero che parteggiavano coi grandi. Ma benchè un'altra parte del clero, nella quale si
annoveravano molti santi, si fosse dichiarata a suo favore , la storia di lui è scritta solo da' i suoi più acerbi nemici, che ne celebrano la:
morte come un trionfo della buona causa, ed arrecano la testimonianza di un solitario dell'isola
di Santa Barbara al di là da Lione, che udi i diavoli portarne l'anima nell'inferno; e la loro soverchia parzialità non pare abbia
destata come dovea, la diffidenza negli scrittori che vennero di poi.
Se il partito, che combattè sì valorosamente e trionfò sotto le sue insegne, avesse avuto uno storico,
questo prefetto si mostrerebbe agli occhi della posterità sotto ben diversi colori. Quel partito sembra aver avuto molta influenza
nell'elezione del successore di lui, Varato, Franco illustre e provetto a cui fu conferita tutta la podestà, che Tierrì, il quale non uscì mai
dell'infanzia, era incapace di esercitare.
Il nuovo prefetto volse tosto il pensiero a ristabilire la pace coll'Austrasia. Il duca Pipino, nel 686, gli mandò ostaggi, e fu firmato l'accordo. Ma
Varato aveva un figliuolo chiamato Gislemaro pieno di coraggio, di ambizione e di sagacità, che scavalcò tosto il padre nell'esercizio del suo carico,
e che non pure riprovò quella riconciliazione, ma perseguitò pertinacemente Pipino, lo sorprese contro la data fede innanzi al castello di Namur,
e gli uccise molta gente. Egli morì poscia in alcuno di que' combattimenti, che somigliano di già a contese tra due feudetarj anzi che a guerre tra due regni.
Varato, ripresa la sua autorità, firmò un nuovo accordo coll'Austrasia, e poi morì; ed i Franchi neustriani elessero per succedergli Bertario,
la cui vanità, strana figura, ed ignoranza lo rese ben presto spregievole. Molti de' suoi feudi, dopo averlo fatto bersaglio de' loro scherni,
lo abbandonarono per unirsi a Pipino ed agli Austrasiani. Quando avvisarono di essere abhastanza forti per lusingarsi della vittoria, mossero il duca d'Austrasia
ad intreprendere una nuova guerra civile.
Pipino prima di rompere la guerra intimò, nel 687, al re di Neustria che avesse a richiamare tutti gli esiliati che erano usciti del regno durante l'amministrazione di Ebroeno
suo successore, tale ed a restituire loro i beni. Bertario rispose a nome di Tierrì III, che non che accettar la legge dagli esiliati, ma sarebbe andato egli stesso
negli stati di colui che gli avea ricettati contro i diritti delle nazioni. La guerra fu allora da risoluta nel consiglio de grandi, e data a governare a Pipino; l'esercito loro attraverso la
foresta Carbonaria che divide l'Austrasia dalla Neustria, e si pose a campo a Testry(Tertry) nel Vermandese tra Peronne e San Quintino. Bertario si
era mosso ad incontrarli insieme col re e l'esercito di Neustria.
Tratto da: Storia dei francesi di J.C.L. Simondo de' Sismondi recata in italiano da Luigi Rosi, Milano, 1822
Si venne al fatto d'arme al passaggio di una piccola riviera chiamata il Daumignon; esso fu micidiale, ma finalmente Pipino trionfò. Una gran parte delle truppe neustriane
furono esterminate, e Bertario fu ucciso, mentre fuggiva, da alcuni de' suoi commilitoni, che gl'imputavano la loro disfatta, o che speravano si una ricompensa dal vincitore. Molti neustrasiani
ripararono negli asili consacrati di San Quintino e di Peronne.
Tratto da: Storia dei francesi di J.C.L. Simondo de' Sismondi recata in italiano da Luigi Rosi, Milano, 1822
Gli abbati di que' monasteri si fecero innanzi al vincitore per impetrar loro la
vita. Pipino concedette loro di ritirarsi, giurata che gli ebbero fedeltà, e poscia tenne
dietro a Tierrì che era fuggito a Parigi. Quel debole principe non volse neppur l'animo a difendere la
sua capitale, dove aspettava il vincitore. Prigioniero di Pipino, come lo era dianzi stato di Ebroeno, parve egualmente
ad entrambi atto fare la parte di re. Pipino, vedendo che non poteva collocare sul trono un uomo più timido, più pieghevole
del legittiino monarca, lo riconobbe per sovrano; e lo fece riconoscere all'Austrasia, che dopo la morte di Dagoberto II non
aveva più avuto alcun re. Ma nel medesimo tempo prese il titolo di prefetto del palazzo, riserbandosi i tesori, il governo
degli eserciti e della giustizia, la corrispondenza delle province, e tutta quanta la regia podestà.