Ars Bellica

Battaglie In Sintesi

Battaglia di Soissons

15 giugno 923

Il condottiero franco

CARLO III re di Francia, detto il Semplice

Appartiene al ramo carolingio francese, essendo figlio postumo di Ludovico il Balbuziente, figlio e successore di Carlo II il Calvo, e della seconda moglie Adelaide. Nato nell'879, era ancora bambino quando scomparvero successivamemte i fratelli maggiori nati dalla prima moglie del Balbuziente, Ludovico III (882) e Carlomanno (884). Perciò i Grandi franchi, sotto l'assillo della minaccia normanna riconobbero re di Francia prima Carlo II il Grosso, del ramo carolingio germanico e, dopo la sua morte (888), il potente conte di Parigi, Eude. Ma già nell'893 un gruppo di feudatarî, con a capo l'arcivescovo di Reims, Folco, proclamò re il rappresentante legittimo della famiglia carolingia francese, che fu consacrato a Reims il 28 gennaio. Eude cercò di resistere, ma fu costretto a spartire il regno col giovane Carlo, che rimase nell'898, alla morte di Eude, unico padrone del regno. Iniziò una politica di riconquista, riuscendo ad essere riconosciuto re nella Lorena. Di fronte all'attività incessante dei Normanni sulle coste, adottò una politica d'intesa coronata nel 911 con la concessione al capo degl'invasori Rollone, della parte di Neustria poi detta Normandia. Dopo il 920, il re ebbe a contendere con i grandi feudatarî, Roberto conte di Parigi, che si fece consacrare re a Reims nel 922, e Rodolfo duca di Borgogna, che a sua volta, si fece proclamare re a Soissons nel 923. C. cadde nelle mani del conte di Vermandois che lo tenne prigioniero fino alla morte, avvenuta a Péronne nel 929. Fu detto Semplice, fin dal secolo X, non per pochezza di mente, ma per le sue virtù personali.

La genesi

Tratto da: Storia dei francesi di J.C.L. Simondo de' Sismondi recata in italiano da Luigi Rosi, Milano, 1822

Dal punto dell'incoronazione di Enrico l' Uccella- 918-923 tore, Carlo il Semplice cominciò a perdere il credito, che sino ad allora aveva in Lorena conservato. Tutti i Signori, tutti i Prelati di que'paesi volsero gli occhi verso un Principe più saggio, più valente, e più capace di proteggerli. Lo stesso Gisleberto figlio del Duca Rainiero, il quale avea dato quella corona a Carlo, entrò in negoziati con Enrico. Il Re de' Francesi tentò nondimeno di assodare coll' armi la sua autorità sulla Lorena. La corse nel ma accetto poscia una tregua propostagli da Enrico; rientro in Alsazia nel 923, ed avanzossi di là sino alle vicinanze di Magonza; poscia avuta notizia, che i Grandi di Germania eransi adunati a Vorms, vergognosamente se ne fuggi. Inseguillo Enrico; assediò la città di Metz, e la costrinse a riconoscer la sua autorità; sottomise poscia tutta la Lorena, ed ebbe finalmente a Bona una conferenza col Re de Francesi, nella quale i due Principi riconoscendosi reciprocamente l' uno per Re de' Franchi Occidentali, l'altro de' Franchi Orientali, si promisero l'uno all'altro l'amicizia, e convennero in quanto alla Lorena di conservarsi ciascuno i feudatarii, che si sarebbero dati ad essi volontariamente.

Prima che con questa pace si fosse decisa la sorte della Lorena, giovandosi probabilmente gli Ungheresi delle guerre civili di Alemagna, ove i Duchi di Baviera, e di Svevia non volevano riconoscere l'autorità del Re Enrico, giunsero sino al Reno, lo varcarono, ed entrando negli Stati di Carlo il Semplice vi commisero orribili ladronecci. Dimando il Re dei Francesi il soccorso de' Grandi de' propri Stati per respingere que' Barbari, ma nessun d'essi ubbidi alla intimazione, eccetto Eriveo Arcivescovo di Reims, che gli condusse 1500 soldati circa. Con si poca soldatesca Carlo si peritò di dilungarsi della montagna di Laone, sua consueta residenza , ed aspettò che gli Ungari carichi di bottino si fossero da essi stessi ritirati. L'anno vegnente que'medesimi Signori, che non avevano voluto difenderlo si adunarono a Soissons per deporlo. Era loro insopportabile l' insolenza di Aganone; accusavano questo favorito di tutti i disordini del Regno; e giudicavano Carlo troppo debole per poterlo frenare, o per far senza di lui. L'Arci, vescovo Eriveo sempre fedele al Re, ajutollo ad escire di Soissons; ove pare, che Carlo si trovasse in mezzo ai faziosi; lo condusse da prima ad un Castello appartenente alla sua Chiesa, poi a Reims, ove lo tenne sette mesi, mentre s'ingegnava di riconciliarlo co' malcontenti.

Alcune particolarità su questa cospirazione dei Signori a Soissons sono passate dalla Cronica d'Ademaro di Chabannes agli storici moderni'; ma sono esse mischiate a tanti anacronismi, che non si può loro prestare gran fede. Vi si legge che i Signori dopo avere rimproverata al Re la sua debolezza , ruppero e gettarono in aria alcuni gambi di paglia che tenevano in mano : era questo il simbolo con cui si di Qualunque trattato fra il Re e i suoi suilditi dovea portare nuove concessioni per parte del primo. Siccome non avea egli nessuna vera forza, comperavá la loro assistenza coi privilegi; e sagrificando sempre l' avvenire al presente spogliava in perpetuo la Corona delle sue prerogative per ottenere un ajuto momentaneo. In tal guisa aveano i Re lasciato ai Governatori delle Province il diritto di levar milizie senza il loro consenso, di far la pace o la guerra, di batter monete, di amministrare la giustizia, d'esercitare finalmente tutto ciò, che nomavasi peraltro diritti regali, come se ancora spettassero esclusivamente al Re. Le concessioni de'Demanii, de' Palazzi, delle Castella erano venute dietro ben presto a quelle de privilegi. Non era guari una vittoria meno rovinosa d'una sconfitta pel regio potere; imperocchè facea allora d'uopo di ricompensare i propri partigiani. Stranieri i Re ne' grandi feudi, poichè non vi conservavano quasi nessuna ragione sul popolo, e quivi non potevano estendere la loro protezione nemmeno agli antichi vassalli, cransi disgustati del soggiorno di tutte le terre infeulate. Il Ducato di Francia e la città di Parigi venuti in proprietà del Duca Roberto, fratello di Eude non offerivano più a Carlo il Semplice una decorosa residenza: per lo che vivea esso solitamente a Laone, sola città che non avesse data in feudo, ed ove in conseguenza sentiva d' essere in casa propria. Non curando in tal modo la amministrazione, e lasciando che il popolo lo dimenticasse, potè egli intanto temporeggiare per due anni colla Dieta di Soissons e rimanersi Re, a malgrado della deliberazione de' Grandi, la quale avea crollato il suo trono.

Ma non sempre la pro-ligalità di Carlo era effetto della sua dependenza: era spesso cagionata eziandio dall'autorità, che su lui aveva il suo favorito; ed allora essa provocava il risentimento di quelli, che credevano avere più diritti alla sua grazia che quell' avventuriero. Spogliò Eriveo Arcivescovo di Reims del titolo di Gran Cancelliere per darlo a Rogero Arcivescovo di Treveri; di lì a poco diede la Badia di Chelles al favorito Aganone, comechè tale Badia appartenesse a Rotilde, matrigna del Conte Ugo il Bianco, figlio di Roberto Duca di Francia. Roberto ed Ugo erano allora i due Signori più potenti della Francia, que' soprattutto , che più d'ogu' altro avvicinavano il Re, e quelli, il cui rancol'e era più da temcrsi: diffatto non tardo la loro vendetta a scoppiare.

Ugo, cui gli storici contemporanei appellano ora il Conte Abbate il Bianco, ora il Conte Abbate il Grande, avanzossi cou duemila guerrieri verso Laone per costringere il Re a rivocare la concessione della Badia di Chelles. Non potendo Carlo il Semplice far resistenza, fuggi con Aganone sull'altra sponda della Mosa, ove alcuni Lorenesi accorsero sotto i suoi vessilli. Erasi intanto Roberto Conte di Parigi e Duca di Francia collegato a Rodolfo Duca di Borgogna, figlio di Riccardo, che l'anno precedente era morto; e questi due potenti Signori potevano a lor bellagio togliere o restituire la corona al debole Sovrano del Laonese. Accampo pertanto il loro esercito per una settimana sopra Epernai, alla distanza di tre leghe da Carlo il Semplice, ina sebbene avessero eglino pigliate l' armi contro di lui, gli ricusassero ogni sorta di obbedienza, pare, che avessero qualche scrupolo a dargli battaglia. Avvertito Carlo che i nemici aveano preso Laone, e derubato l'erario suo e quello di Aganone , riavvicinossi a quella città , che gli chiuse le porte. Accampò dipoi nei dintorni della Fère, ove pure lo insegui Roberto, senza osare assalirlo. In verità per vincerlo , non era necessario combatterlo. Non potevano i partigiani del Re vedere lungo tempo da vicino la sua semplicità, e l' insolente impero esercitato su lui da Aganone, senza disgustarsi della loro causa. Gli uni dopo gli altri abbandonavanlo per passare al campo di Roberto. Carlo finalmente si sbigottà della solitudine in cui era la. sciato, fuggì dal suo quartier generale, varcò la Mosa e scampò in Lorena senza che nessuno si pigliasse il pensiero di arrestarlo. La sua ritratta liberò Roberto dallo scrupolo, che sino allora pareva averlo ritenuto , portando l' armi contro il Re. Nelle lunghe guerre civili, che aveano travagliata la monarchia , dopo l'innalzamento della famiglia Carlovingia , non ve n' era stata una, in cui l'esercito, che resisteva a un Re, non fosse da un altro Re capitanato. Roberto, il quale non istimava, non rispettava , e non temeva Carlo , non poteva nondimeno, astenersi dal credere sè stesso un ribelle. Ma par vegli la fuga del Monarca equivalente ad una abdicazione ; da quel punto si reputò libero, e si fece salutare per Re dai Francesi intorno a lui ragunati. L'Arcivescovo di Reims, Eriveo, mise la corona sulla sua testa nella Chiesa di San Remigio, col conse nso de' Vescovi, e de' Primarii della sua fazione.

Tre giorni dopo questa incoronazione, Eriveo mort il 2 luglio 922. Eletto dallo esercito, e coronato dalla Chiesa , Roberto si estimò divenuto perfettamente l'eguale del discendente de Carlovingi, e non senti più scrupolo a movergli guerra.

La battaglia

Tratto da: Storia dei francesi di J.C.L. Simondo de' Sismondi recata in italiano da Luigi Rosi, Milano, 1822

Inviò da prima suo figlio Ugo con soldatesche in Lorena per costringere Carlo a levar l'assedio da un castello nomato Chevremont. Dopo aver fatto indietreggiare lo esercito del Re, avanzossi Ugo sulla Roër, ov' ebbe, come suo pa. dre, una conferenza con Enrico l' Uccellatore Re di Germania. Sernbra , ch'essi lo dissuadessero dal dare soccorso veruno al loro antagonista. Intanto Carlo avea chiesto , ed ottenuto una tregua; ma la violò, come ebbe trovato modo di radunare un novello esercito in Lorena, e comparve sull'Oisa , nel mese di giugno 923 quando men si aspettava. Egli raggiunse Roberto, che poche genti guidava tra Soissons e San Medardo la domenica 15 giugno, in ora tarda: immediatamente attaccossi la zuffa; e il novello Re, Conte di Parigi vi fu morto a colpi di lancia (2). Alcuni scrittori amici del maraviglioso, che hanuo scritto buon tempo dopo, lontani dal luogo del combattimento, hanno preteso, che Roberto fosse ucciso dalla mano stessa di Carlo il Semplice, e questa circostanza inverosimile fu poscia raccolta con avidità da più d'uno storico del secolo passato. La battaglia per altro non era guadagnata; la maggior parte de soldati di Roberto non combattuto. Ugo suo figlio assembrolli e conducendoli assali auch'esso le soldatesche di Carlo, e le ruppe. Avrebbe egli potuto trarre maggior vantaggio dalla vittoria, se la morte di suo padre non avesse raffreddato il coraggio de'soldati e fermati i lor passi.

Le conseguenze

Tratto da: Storia dei francesi di J.C.L. Simondo de' Sismondi recata in italiano da Luigi Rosi, Milano, 1822

L'esercito di Carlo non fu sturbato nella ritratta dal nemico con cui avea testé combattuto; ma la sua sorte non ne fu più felice: i cittadini di Soissons accorsi sul campo di battaglia, ed i paesani, per le cui campagne i fuggiaschi passavano, piombarono accaniti su d' essi: quando furono sotto le mura di Laone, il Conte Rogero tolse loro il rimanente delle bagaglie. I Lorencsi che sino allora aveano seguito Carlo, lo abbandonarono e ritiraronsi nel proprio paese. Il Re fuggiasco indirizzossi ad Eriberto Conte del Vermandese, a Seulfo, novello Arcivescovo di Reims , ed agli altri Grandi co' quali egli avea avuto qualche legame per l' addietro; ma tutti ricusarono di ascoltarlo.