Battaglie In Sintesi
536
Generale bizantino di origine gépida del VI secolo, attivo durante il regno di Giustiniano. Figlio, nipote e nipote, rispettivamente, dei re Giesmo, Trapstila e Ardarico, dopo la morte del padre nel 480, visse con lo zio a Sirmio, dove rimase fino al 488, data della morte di Trapstila in combattimento per mano di gli Ostrogoti. Ricevette un invito a vivere in Italia alla corte di Teodorico il Grande, dove rimase fino al 526, quando tornò sul Danubio. Nel 529, attaccò e respinse le popolazioni designate nelle fonti come geti(possibile allusione agli Slavi) che stavano attaccando l'Illiria senza opposizione. Nel 530 attaccò e sconfisse i Bulgari che avevano invaso la Tracia. Catturò uno dei loro capi e lo mandò insieme ad una grande quantità di bottino recuperato a Costantinopoli. Nel 531, fu brevemente comandante delle armate d'Oriente, sostituendo Belisario dopo il suo fallimento a Callinico, ma sembra che non si recò mai in Oriente per assumerne il comando, né assunse un ruolo attivo nella guerra contro l'impero sasanide. Nel gennaio 532 fu nuovamente nominato comandante delle forze illiriche. Nello stesso mese, quando scoppiò la rivolta di Nika a Costantinopoli, era nella capitale con le truppe di Eruli. Il 14 gennaio fu inviato con Basilide e Costanzolo da Giustiniano per calmare la folla e scoprire il motivo della loro rivolta. A seguito della loro denuncia furono licenziati Giovanni di Cappadocia, Triboniano ed Eudemone. Man mano che le cose peggioravano, Giustiniano riponeva le sue speranze su Mundo e Belisario. Quando progettava di ritirarsi a Eracleia Perinto, Mundo e Costanzolo erano designati per restare a guardia del palazzo imperiale. Partecipò all'attacco di Belisario contro le masse inferocite all'ippodromo che pose fine alla ribellione. Successivamente, rimase al comando delle forze illiriche. Nel 535, quando Giustiniano lanciò il suo tentativo di riconquistare l'Italia contro i Goti, condusse le sue forze nella Dalmazia gotica, mentre Belisario invase la penisola via mare. Mundo sconfisse i Goti nell'Illirico e prese la città più importante della zona: Salona; ma al principio dell'anno seguente arrivò un nuovo esercito gotico a reclamare la provincia. Nella scaramuccia vicino a Salona, suo figlio Maurizio fu circondato con pochi uomini da una forza gotica più grande e venne ucciso. Infuriato per la sua perdita, attaccò i Goti, che furono respinti a costo di molte perdite tra i bizantini, ma fu ucciso mentre inseguiva incautamente i fuggitivi. Secondo Procopio, questo evento fu la realizzazione di un oracolo, mentre secondo Giordane fu una delle battaglie più sanguinose dell'epoca. Procopio lo descrisse come estremamente leale a Giustiniano e un soldato calvo e vigoroso.
Mentre l'imperatore ciò faceva e questi legati erano spediti in Italia, i Goti, guidati da Asinario e Grippa ed altri, giungevano in numeroso esercito in Dalmazia. Giunti che furono presso a Salona, incontraronsi con Maurizio, il figlio di Mundo, che veniva con alcuni pochi, non per combattere, ma in ricognizione. Impegnatasi però una grave zuffa, dei Goti caddero i più insigni e valorosi, dei Romani quasi tutti insieme al capitano loro Maurizio.
Il che quand' ebbe udito Mundo, addolorato per la sciagura e preso da gran furore, subitamente e senza alcun ordine attaccò i nemici. Nella rapida battaglia i Romani ebber la vittoria, ma fu vittoria cadmea. Che la massima parte invero dei nemici vi peri e la fuga giunse al colmo, ma Mundo uccidendo e inseguendo come capitava con animo, per la funesta sorte del figlio, incapace di freno, cadde trafitto da uno dei fuggiaschi; e con questo cessó l'inseguimento ed ambedue gli eserciti ritiraronsi. Allora i Romani ricordarono il carme della Sibilla che, cantato come fu nel tempo anteriore, parve loro un prodigio. Diceva infatti quell'oracolo che « quando l'Africa fosse presa il mondo a colla sua generazione perirebbe », mentre non questo annunziava il vaticinio, bensi, premesso che l'Africa tornerebbe ai Romani, aggiungeva che Mundo col figlio sarebbe perito; poichè dice: « Africa capta Mundus cum nato peribunt » e dacchè « Mun« dus » in latino vuol dir mondo, avean già creduto che l'oracolo si riferisse al mondo. Ma di ciò basti.
Quanto a Salona, niuno vi fece ingresso. Infatti i Romani, rimasti del tutto sprovvisti di capi, tornaronsene a casa, e i Goti, non rimanendo vivo alcuno de' loro più valenti, impauriti si tennero ne' castelli di quei luoghi; poichè nella cinta di Salona non confidavano, ed inoltre non molto ben disposti verso di loro erano i Romani che colà abitavano.