Ars Bellica

Battaglie In Sintesi

Assedio di Malaga

713

Il condottiero arabo

Abd al-?Aziz ibn Musa b. Nu?ayr (... - Toledo, 716), fu Wali omayyade di al-Andalus dal 714 al 716.

Figlio del precedente wali omayyade di al-Andalus e anche d'Ifriqiya, Musa b. Nu?ayr, nel 712, attraversò lo stretto di Gibilterra, col padre Musa, per continuare la conquista musulmana della Penisola iberica.
Tra il 712 ed il 713, col fratello ?Abd Allah, prima represse una rivolta a Siviglia, poi conquistò Malaga, Granada e Orihuela, dove, il 5 aprile del 713, firmò un trattato (il primo di una serie di trattati in tutta la penisola) col conte Teodomiro, che era il governatore visigoto di sette città nella zona di Alicante.
Nello stesso 713, il califfo al-Walid I aveva ordinato al padre di rientrare a Damasco, con il rendiconto delle conquiste, e quindi ?Abd al-?Aziz era stato nominato dal padre stesso, wali di al-Andalus e comandante in capo dell'esercito conquistatore.
Forte dell'investitura, continuò la guerra di conquista delle terre cristiane, prendendo Tarragona ed arrivando sino in Settimania, a Narbona, per combattere l'ultimo re dei Visigoti, Ardo. Nel frattempo aveva sposato la vedova del re dei visigoti Roderico, Egilona (conosciuta anche come Ailo), che, secondo una leggenda, avrebbe avuto una certa influenza su di lui e avendolo convinto a convertirsi al Cristianesimo, l'avrebbe poi spinto a proclamarsi re della penisola iberica.
Nel 716, ?Abd al-?Aziz fu assassinato in una rivolta ispirata da Ayyub b. ?abib al-Lakhmi (che sarà il prossimo wali di al-Andalus) ed approvata dal califfo, Sulayman ibn ?Abd al-Malik (che aveva ordinato che la sua testa fosse inviata a Damasco), mentre pregava in una moschea.

La genesi

Con la conquista dell'Hispania, la folgorante espansione araba iniziata dopo la morte del profeta Maometto nel 632 trovò il suo culmine in Occidente. In soli dieci anni, gli eserciti dei califfi (i successori del Profeta a capo della comunità musulmana) avevano conquistato l'intero Medio Oriente fino all'Egitto. Nel resto del Nord Africa la resistenza fu invece accanita. Le truppe arabe qui subirono le più dure sconfitte che avessero mai conosciuto. Ci vollero settant'anni di guerra per sottomettere sia i rappresentanti dell'Impero bizantino che rimasero nell'area, sia le tribù berbere che dominavano un territorio semidesertico, che si estendeva fino ai limiti dell'Atlantico. Estinta quella resistenza, Ceuta, che fino ad allora era stata un'enclave bizantina, fu lasciata alla mercé dei conquistatori. Lasciato a se stesso, il suo governatore, di nome Giuliano (o Urbano), decise di collaborare con gli invasori. I rapporti con Giuliano furono condotti dal nuovo governatore del Nord Africa, Musa ibn Nusayr, allora sulla sessantina. Di origini incerte - alcuni cronisti musulmani dubitano addirittura che i suoi antenati fossero arabi - il governatore apparteneva alla nuova classe di persone che avevano fatto carriera all'interno dell'amministrazione imperiale dei califfi omayyadi, anche se non sempre si distinguevano per la loro onestà. Proprietario di un territorio che tanto era costato soggiogare, Musa scelse di integrare nel suo esercito le stesse tribù berbere che fino a quel momento lo avevano combattuto.

Molti dei soldati, appena reclutati, parlavano a malapena l'arabo ed è dubbio che la loro conversione all'Islam sia stata qualcosa di più che superficiale. Ma il controllo di Ceuta dava la accesso allo Stretto, e la prospettiva di nuove conquiste in cui i berberi potessero partecipare era molto allettante; inoltre dalla Hispania arrivavano notizie che parlavano di una forte crisi interna che invitava a facili conquiste. Musa non sembra averci pensato molto e presto iniziò a inviare spedizioni nella Penisola iberica per perlustrare il territorio per la sua eventuale conquista. La spedizione più importante fu affidata a Tariq ibn Ziyad, un berbero, a cui fu assegnata una forza composta principalmente da truppe nordafricane, stimata dalle fonti in circa 12.000 uomini. Giuliano facilitò il passaggio dello Stretto con navi che andavano e tornavano da Ceuta, e che nella Penisola sbarcavano vicino al promontorio che era noto come "monte di Tariq" (Yabal Tariq), vale a dire Gibilterra.

I gruppi di spedizione araba si dispersero presto nella baia di Algeciras. Una delle prime enclavi che occuparono fu Carteia (San Roque), una prospera città romana che era decaduta in epoca visigota. Fu lì che i nuovi arrivati stabilirono la loro prima moschea. Non era un grande edificio, ma un oratorio in cui, molti anni, dopo gli abitanti della vicina Algeciras continuarono a venire a pregare per la pioggia durante i periodi di siccità. Dopo aver consolidato la sua base nella baia di Algeciras, Tariq decise di aspettare in attesa di vedere come si sarebbe evoluta la situzione nel regno visigoto. Il re Rodrigo invece, fece esattamente il contrario. Radunò l'esercito e si diresse a sud, cercando di forzare il nemico alla battaglia, convinto che una vittoria gli avrebbe permesso di consolidare la sua fragile autorità. Fu un errore fatale. I predecessori di Rodrigo avevano promulgato leggi dure contro coloro che ignoravano la chiamata alle armi del re, che potevano confiscare i loro beni, esiliarli o addirittura metterli a morte. È comprensibile, quindi, che nell'incertezza del momento sia gli alleati che i nemici del monarca abbiano risposto alla sua convocazione. In vista dell'esercito radunato a Córdoba, Rodrigo potrebbe pensare di aver affermato la sua autorità, ma la verità è che le sue forze non erano altro che una riunione di truppe a cui avevano partecipato i magnati, portando con sé non solo i propri soldati, ma anche i loro litigi e dissidi. Tra coloro che avevano unito le forze con il monarca c'erano membri della famiglia del re Witiza, che si erano duramente confrontati con Rodrigo per la successione al trono.

Quel che successe poi è tuttora molto confuso. Le fonti non sono d'accordo sul nome dei figli di Witiza destituiti dal trono da Rodrigo, cosa che ha suscitato infinite polemiche. Ciò che è fuor di dubbio è che i parenti del precedente sovrano ebbero un ruolo di primo piano negli eventi che stavano per precipitare la fine del regno visigoto. Due figli, o forse fratelli, di Witiza, chiamati Sisberto e Oppa - mentre altri, invece, parlano di Artobás, Alamundo e Agila - stipularono accordi con il nemico. Furono i primi a stabilire patti con i conquistatori, mediante i quali i "witiziani" vedevano riconosciuto il possesso delle loro vaste proprietà. In cambio, erano disposti a disertare il combattimento nel bel mezzo della battaglia. Probabilmente Rodrigo marciò da Córdoba in direzione di Siviglia, con l'intenzione di reclutare più forze durante il tragitto, e da lì prese la direzione che lo avrebbe portato a trovare le forze di Tariq. Quest'ultimo, dal canto suo, aveva deciso di spostare le sue truppe verso Siviglia, magari cercando un terreno adatto: un famoso racconto lo mostra arringare i suoi uomini, ai quali fa notare che non c'è spazio per la fuga perché dietro di lui c'è solo il mare. Entrambi gli eserciti si incontrarono nei pressi del fiume Malaga; ed è lì, che cominciò allora una feroce lotta, che forse durò diversi giorni partendo con scaramucce e agguati tra le due parti.

Il risultato fu una vittoria conclusiva per i musulmani sull'esercito visigoto. Rodrigo morì in battaglia o, comunque, scomparve, perché di lui non si seppe più nulla. Nel 712 lo stesso Musa, accompagnato dal figlio Abd al-Aziz ibn Musa e con un esercito di 18.000 uomini, attraversò lo Stretto e iniziò la conquista di ciò che restava del territorio visigoto. Un anno dopo, il 30 giugno 713, entrò vittorioso a Toledo, capitale del regno gotico.

Non volendo assumersi la responsabilità politica nel delimitare le pretese al trono dei Visigoti dall'invasione della penisola, mandò il monarca goto a Damasco, affinché fosse lo stesso califfo a prendere l'ultima decisione. Agila deve aver lasciato Hispania nello stesso anno 712, probabilmente lasciando il suo potere in mani di suoi parenti e confidenti. Intorno al 714, la rinuncia di fatto di Agila al trono fu resa nota in Spagna, e i magnati witiziani del Tarraconense e del Narbonense elessero Ardon come nuovo re. Tuttavia, è noto che Agila rimase nominalmente re in una piccola area del Nord fino alla sua morte nel 716. Nel 714, Musa ibn Nusayr e Tarik ibn Ziyad furono convocati davanti alla corte di Damasco e il comando supremo arabo in Spagna fu affidato al figlio di Musa, Abd al-Aziz.

Nel frattempo, la popolazione ebraica di Spagna, scontenta della persecuzione che aveva subito sotto la dominazione gotica, si unì ai musulmani fin dal primo momento, non tanto perché pensava di trovare buoni amici, ma perché li vedeva come oppressori più benigni. In questo senso, le intenzioni dei nuovi invasori nella Penisola furono chiare quasi da subito tanto che i residui strati di popolazione romano-cristiana che ancora si trovavano in Spagna attesero il momento più opportuno per impugnare le armi. Quel momento pare arrivasse quando Musa e Tarik che combattevano nelle regioni centrali contro quel che rimaneva dell'esercito gotico. E così, Teodomiro, illustre magnate gotico di Murcia, consapevole delle circostanze e timoroso della nuova schiavitù a cui sarebbero stati sottoposti, prese le armi contro i musulmani, e il suo grido ribelle trovò eco a Malaga e ad Almería. Nel frattempo, il figlio di Musa, dopo la partenza di suo padre e di Tarik per Damasco su richiesta del califfo, era stato nominato comandante in capo delle forze arabe in Spagna. Consapevole del problema posto da questa rivolta, il leader musulmano decise di fermarla rapidamente. Reclutò un grande esercito, prelevandone gli elementi principalmente dalla popolazione ebraica, e marciò contro Teodomiro, che sconfisse e, dando prova di magnanimità con i vinti, risparmiò della tua vita, accontentandosi solo della sua sottomissione. Successivamente, prese le regioni di Murcia e Almería ed entrò in quelle attorno a Malaga, dove inizio l'assedio della stessa città.

La battaglia

L'assedio iniziò e Abd al-Aziz radunò intorno alla città il fior-fiore del suo esercito; ma la città era perfettamente difesa da importanti fortificazioni e la sua conquista non appariva affatto facile. Inoltre, la popolazione di Malaga era determinata a difendere la propria vita e i propri beni con le armi, chiudendo le porte della città e vigilando scrupolosamente sulle mura e sui bastioni, prevenendo sortite e rendendo pericoloso qualsiasi attacco.

Si dubitò quindi dell'eventuale efficacia dell'assedio e di un pronto riscatto della città per gli arabi; ma improvvisamente avvenne una circostanza fortuita che favorì gli assedianti. Il governatore di Malaga, uomo poco accorto, come dice la cronaca araba, o forse con un cuore grande, stanco delle privazioni date dall'assedio, prese l'abitudine di lasciare la sicurezza della città per recarsi in alcune aree verdi appena fuori dalle fortificazioni senza farsi accompagnare da una scorta armata o farsi sorvegliare da qualche vedetta.
Abd al-Aziz venne a conoscenza di questa incoscienza e mandò alcuni dei suoi soldati più coraggiosi e abili a perseguitarlo ed a cercare di prenderlo prigioniero. Sorpreso dai suoi nemici di notte, il poco cauto governatore non potè difendersi e venne fatto prigioniero e condotto alla presenza del capo musulmano.

Abd al-Aziz pensava che, con il suo capo in prigione, la città avrebbe presto abbandonato la sua resistenza e deposto le armi; ma Malaga continuò a resistere con eroica caparbietà ai continui e frequenti attacchi del nemico. Né la fame né le condizioni di resa più vantaggiose influenzarono gli animi della sua coraggiosa popolazione.
Il condottiero musulmano era ammirato per la tenacia difensiva cittadina ma, vista l'urgenza della sua conquista, decise di prenderla d'assalto. E quando venne la notte, approfittando dell'oscurità, il suo nucleo più esperto di soldati, con l'ausilio delle scale da assedio, si arrampicò sulle mura e riuscì a sorprendere le vedette e ad impadronirsi della città, che venne consegnata al più crudele dei saccheggi.

Le conseguenze

Dopo la conquista della città, il condottiero arabo continuò la sua marcia verso l'interno del territorio e si fermò nella valle di Nescania, qui, si innamorò del suo clima gradevole, del bel cielo azzurro e dei suoi incantevoli frutteti, stabilendovi la sua sede definitiva. Secondo le cronache arabe dell'epoca, Abd al-Aziz sposò Egilona, ??vedova del re Rodrigo, ma, nel tentativo di liberarsi dalla tutela del califfato, si guadagnò l'inimicizia di altri capi arabi, che finirono per assassinarlo nel 716. Con la sua morte si conclude la fase di conquista araba della Penisola Iberica.