Battaglie In Sintesi
25 dicembre 604
Figlio secondogenito (n. 587 - m. Metz 613) di Childeberto II. Nella divisione dell'eredità paterna (595) ebbe il regno di Borgogna, l'Alsazia e altri territorî con Orléans capitale. Spodestò e uccise (613) il fratello maggiore Teodoberto II, re d'Austrasia, e combatté a lungo contro Clotario II, ma la morte gli impedì di tentare la conquista del regno di Neustria.
Storia dei Francesi; recata in italiano dal cavaliere Luigi Rossi, Jean Charles Leonard Simonde de Sismondi, Volume, 2 Milano 1822
L'intero regno d' Aquitania era allora diviso tra i due fratelli. Nella parte meridionale di esso, tra la Garonna e i Pirenei, trovavasi la Novem Populonia,
che da qualche tempo era esposta alle irruzioni dei Baschi o Guasconi. Questo popolo verisimilmente di razza straniera all'Europa
e differente dai vicini come per la fisica sua costituzione così per la favella, era moltiplicato assai nella Navarra e nel Guascogna,
al di là dai Pirenei, e verso l'anno 587 avea valicati que' monti e fatti alcuni stabilimenti nel Bearn e nel paese di Soule.
Aveva di poi estesi i suoi acquisti da una parte e dall'altra dei monti non curandosi nè dei Visigoti nè dei Franchi
nè dei capitani di Gontrano o di Recaredo. L'anno 602 all'incirca, i duchi confinanti, vassalli di Teodeberto e di
Teodorico, aveano riportato sovr'essi qualche lieve vittoria; ma non tentarono di discacciarli dalle provincie
ove quel popolo bellicoso erasi fermato, si ritenevano contenti che si sottomettessero all'autorità della corona e
riconoscessero un duca chiamato Geniale mandato loro dai figliuoli te di Childeberto.
Brunechilde si adoperava per fermare la sua autorità nel regno di Borgogna i cui cittadini, avvezzi all'ubbidienza durante il lungo regno
di Gontrano, le opponevano minore resistenza di quello che avevano fatto gli abitatori dell'Austrasia: ma il patrizio Egila
che avea governati gli eserciti di Gontrano, andavasi opponendo a quelle usurpazioni; ella lo fece arrestare, e,
benchè non accusato d'alcun fatto, lo diede a morte e gli confiscò i beni.
Nel medesimo tempo acciò che suo nipote Tierri(Teodorico) non volgesse l'animo alle cose di stato, contribuì ella stessa ad inebriarlo di voluttà
ed a circondarlo di donne. I cortigiani, il cui credito si accresceva insieme coi vizi dei principi, si facevano in ogni modo a secondarla.
Nel 602 Tierri in età appena di quindici anni ebbe da una delle sue amanti un figliuolo che fu chiamato Sigeberto, n'ebbe un altro nel 603,
e un terzo nel 604, ai quali diede i nomi di Childeberto e di Corbo. Brunechilde dal canto suo non lasciava i vizi, che cercava di alimentare
negli altri. Erano oramai trentasei anni dacchè era stata maritata Sigeberto
e nel 602 doveva avèrne non cinquanta, ma ella non voleva abbandonare gli amori ai quali erasi da giovane abituata; e le regine trovano
ancora degli amanti lungo tempo dopo che le donne de' sudditi non odono più parlare de' loro vezzi. Il drudo di Brunechilde era allora
un Gallo o Romano, chiamato Protadio, tenuto da tutta la corte come il vero reggitore del reame. La regina, che sentiva declinare
le sue attrattive, volendo compensare colla grandezza dei doni la perdita della leggiadria della persona, lo innalzò rapidamente ai più eminenti carichi.
Essendo morto nel 604 Valdemaro, duca della Borgogna transiurana, ella gli diede quel ducato colla città di Salins, aggiungendovi
la dignità di patrizio, vacante dopo la morte d'Egila. A tutti questi onori volle unire anco la prima dignità della monarchia,
la prefettura del palazzo di Borgogna della quale era allora insignito il Franco Bertoaldo, uomo integro di costumi, saggio,
prudente, assennato ne' suoi consigli, e fedele mantenitore di sue promesse. Per toglierselo dinanzi gli commise di portarsi a
distribuire i tributi nelle città della Senna state poco dianzi tolte a Clotario, e che si vedevano di mal animo staccate dalla Neustria.
Bertoaldo condusse seco solo trecento uomini a questa pericolosa mandata e si sospelta che Brunechilde avesse avvertito segretamente Landerico,
prefeito di Neustria, del cammino di Berloaldo e della debole sua scorta. Landerico mise insieme in fretta un esercito, dove accorsero
con gioia i Neustriani. Clotario II, aveva allora venti anni e pare che avrebbe potuto capitanarlo egli stesso; ma Landerico non volle
toglierlo ai piaceri del suo palazzo, e preferì di prendere seco Meroveo di lui figliuolo, che non oltrepassava quattro anni, età favorevole
ai prefetti del palazzo; perocchè più maturi potevano avere una volontà, potevano guadagnare l'animo dei soldati e si adoperava ogni
cura per allontanarli dagli accampamenti.
Storia dei Francesi; recata in italiano dal cavaliere Luigi Rossi, Jean Charles Leonard Simonde de Sismondi, Volume, 2 Milano 1822
Landerico con l'esercito neustriano avendo invasi i paesi tra la Senna e la Loira, trovò gli abilanti che sopportavano di mal animo
il giogo de' Borgognoni e che si affrettarono di aprir loro le porte. Bertoaldo, sorpreso da questa sollevazione universale, ebbe tempo appena
di riparare ad Orleans. Tierrì(Teodorico) suo signore, avuta questa notizia, assembrò delle truppe per liberarlo. I Borgognoni si trovarono a
fronte de' Neustriani vicino ad Etampes, il giorno di Natale del 604. Bertoaldo, che erasi unito al suo re, avendo passato coll'avanguardia
la piccola riviera di Loe in faccia al nemico, fu attaccato sull'altra ripa da Landerico prima che arrivasse il grosso dell'esercito;
i suoi soldati furono tagliati a pezzi ed egli cadde nella zuffa. Ma allorchè il restante de Borgognoni ebbe guadato il fiume, essendo
i più forti, ruppero i Neustriani e ne fecero macello. Landerico fu volto in fuga, Meroveo fu preso e credesi fatto morire da Brunechilde.
Storia dei Francesi; recata in italiano dal cavaliere Luigi Rossi, Jean Charles Leonard Simonde de Sismondi, Volume, 2 Milano 1822
Teodorico, ricuperate le città della Senna che si erano ribellate, entrò trionfante in Parigi; si fece poscia un nuovo accordo a Compiegne
tra lui e Clotario II, ed i due eserciti furono licenziati.
Per tal modo, le brame di Brunechilde furono appagate nell'avere depresso il figliuolo dell'antica rivale, e spinto a morte il prefetto
del palazzo, la cui dignità desiderava fosse vacante, e ch'ella col suo credito e con quello del nipote, il quale vicino all' età virile acquistava maggiore autorilà sulle elezioni, fece
conferire a Protadio.