Battaglie In Sintesi
689
Figlio (m. 700) di Pertarito re dei Longobardi. Associato (678) al trono dal padre, gli succedette nel 688 e ne continuò la politica religiosa, antiariana e filo-ecclesiastica; fondò monasteri e pose fine al famoso scisma dei Tre capitoli. Represse le ribellioni di Alachi, duca di Trento e forse capo del partito ariano, che s'impadronì per breve tempo del regno, e di Ansfrido, usurpatore del ducato del Friuli.
Non è vitio al mondo della ingratitudine più detestabile, e essecrando, e
da Dio sì fattamente odiato che ben spesso, per divina permissione, veggiamo,
che le insidie, gli agguati, e le machinazioni, dall'ingrato verso il suo
benefattore ordite, sopra l'istesso ingrato sogliono ricadere. Al tempo
che l'Italia era in gran parte da Longobardi dominata, Alachis ,Duca di
Trento teneva molti e grandi obblighi col Re Pertarite, e col Re Cuniperto,
suo figliuolo, avendogli Pertarite ad istanza del figliuolo non solo le perdonate
passate ribellioni, ma ancora il Ducato di Brescia conferito, e con ampi
privilegi confermato. Ma Alachis, ritenendo la sua natura perversa, dimenticato
dei riceuuti benefici e della fede al Re promessa, dopo la morte di Pertarite,
s'immaginò di scacciare dal regno Cuniperto: e tratti seco in compagnia della
congiura Aldone e Grausone, fratelli e cittadini Bresciani di grandissimo potere,
insime ad altri Longobardi, colse l'occasione, quando Cuniperto di nessuna
insidia sospettando, era fuori di Pavia uscito; entrò in Pavia: dove spaventate,
scacciate, e fugate le guardie, e preso il palazzo, si fece coronare e salutare
come Re dei Longobardi. Da cotal réa novella stordito, Cuniperto non sapendo che
fare, fuggì nell'isola Comacina del lago di Como, sedici miglia lontana dalla
città di Como; e ivi si fortificò. Ma non passò molto che facendosi Alachis con
i tirannici suoi diportamenti da tutti odiare, e come Arriano beretico ch'egli era
ne i Chierici specificatamente incrudelendo, aprì a Cuniperto la strada del
ritorno: anzi quegli stessi due fratelli Bresciani, Aldone e Graufone, che
l'avevano posto in sedia accortisi delle celate insidie tesegli da Alachis,
pentiti di quanto fino allora a beneficio suo avevano fatto, si disposero
di rimettere in stato Cuniperto. Per ciò astutamente Aldone avendo, sotto
pretesto di ricreazione, persuaso Alachis che, poichè nella città ogni cosa
prometteva quiete e sicurezza, dovesse egli con la sua corte fuori di Pavia
alla caccia uscire che eglino fedelissimi servi suoi, avrebbero fra tanto
diligentissima custodia della città e del palazzo; egli promettevano al
sicuro di portargli la testa di Cuniperto, et in cotal guisa liberarlo
d'ogni timore. Accettò Alachis il consiglio di Aldone, e col primo buon
tempo uscì dalla città per cacciare in un grandissimo bosco.
Andò subito
in questa occasione Aldone a ritrovare Cuniperto a cui, dimandato
supplichevolmente perdono dell'errore passato, e scoperse le insodie del
tiranno, promise, se in on giorno determinato s'accostava vicino a Pavia,
di dargli la città in mano, Cuniperto, resegli le debite grazie, di buona
voglia accettò il partito, e in un giorno statuito si avvicinò alla città,
portato dentro da Aldone, ricoverò senza verun strepito il palazzo.
Fù Cuniperto da tutti i Chierici, Prelati, e Vesconi affettuosamente abbracciato.
Mandò allora Aldone nel bosco delle cacciaggioni ad Alachis a dire ch'ei gli
aveva di vantaggio attesa la promessa, poichè, non solo la testa, ma tutto il corpo di
Cuniperto, il quale risedeva in palazzo, aveva in suo potere. Rimasto attonito
per cotal novella Alachis minacciò di severamente, se gli veniva nelle mani, castigare
Aldone. Rivolto poscia a fare le provisoni di guerra, s'incamminò alla volta
dell'Istria, e durante il viaggio trasse con la forza alla sua devozione
Vicenza e Treviso, che stavano sul duro; e conquistò parimente altre
città con le lusinghe, e le carezze; e di più con una nuova maniera di
astuzia tradusse alla sua parte l'essercito dei Furlani, che andavano a
dare aiuto a Cuniperto. Cosicchè incontratili al ponte della Livenza,
e postosi in agguato, siccome ciascun soldato della sfilata passava il ponte,
così lo faceva egli giurare di servirlo, vietandogli che non ritornasse
indietro ad avvisare gli altri, che stavano per passare, e spaventarli con
tal avviso dal passaggio. Così Alachis di buon esercito fornito, s'inviò
contra Cuniperto. Si accampò all'Adda in una campagna detta Coronate. Ciò risaputo,
Cuniperto, fatta veloce provisione di genti, si mosse anch'egli ad incontrare l'inimico.
Venuti gli eserciti a vista l'uno dell'altro, mandò Cuniperto un'Araldo a
sfidare Alachis a combattere seco a corpo a corpo. Rifiutò Alachis la disfida,
ben sapendo la forza e l'ardire di Cuniperto. Stando ormai gli eserciti
in procinto di affrontarsi, Zenone Pavese, Diacono nella chiesa di San
Giovambattista, decise che visto che il Re Cuniperto, nella cui vita la salute di tutto
l'esercito e di tutto lo stato consisteva, non si mettesse combattendo
a pericolo di morte; di chiedere le sue arme in prestanza, e poichè sia il Diacono,
che il Re erano della medesima forma e statura di corpo: una volta uscito
fuori del padiglione armato fu da tutti ritenuto essere proprio il Re Cuniperto.
Attaccato il fatto d'arme dove mentre i soldati, e Capitani, quali in una
quali in altra parte valorosamente menavano le mani, Alachis desiderando di
ornarsi delle spoglie opime, si cacciò principalmente in quella banda dove
pensava stare la persona del Re Cuniperto e ingannato dallo splendore delle
arme regali, colpì il Diacono con lo stocco e ammazzollo. Immediatamente
ordinò che gli tagliassero la testa, e la piantassero sù una lancia, per mettere
terrore ai nemici. Ma quando slacciato l'elmo si accorse di avere ucciso un
chierico al posto del Re, siccome era egli dei Chierici fiero
persecutore, infuriato disse: Guai a tutti i Chierici, se da me la vittoria
compita sia acquistata. Cuniperto quando vidde i fuoi dall'istesso errore
ingannati mettersi senza alcun ritegno in fuga, si mostrò tutt'intorno
con la testa scoperta tentando di trattenerli e per sperar nella vittoria
cercò di confortarli.
Ritiraronsi ambedue gli eserciti d'accordo come nè vincitori nè vinti, e quindi a
pochi giorni a nuovo conflitto ritornati prima che confliggessero, sfidò
di nuovo Cuniperto Alachis a singolare battaglia;
ma ricusando Alahi, combatteroro gli esserciti con grandissimo ardore di animi,
e strepito di armi; e fu sì crudo il conflitto, che, non cedendo alcuna delle
parti, seguì una gran strage. Rimase nondimeno alla fine vittorioso
Cuniperto, con morte di Alachis, e di quasi tutto l'esercito suo tanto che, quelli
che rimasero dal ferro intatti, nel fuggire si sommersero nel fiume. Attribuiscono
alcuni la cagione della rotta di Alachis al non aver voluto i Furlani combattere:
li quali accorsi del'insidioso giuramento dato ad Alachis al ponte della Livenza,
e tuttavia pendendo con gli animi a favore di Cuniperto, non volendo in tutto
contrastare al giuramento dato ad Alachis, nè dannificare Cuniperto, si risolvettero
nello stare neutrali. Ritrovato il corpo di Alachia, fecegli Cuniperto per certo dispregio
troncare le gambe, le braccia, e il capo, rimanendo il solo tronco difforme.
Ritornò trionfante Cuniperto con l'esercito vittorioso in Pavia; e fatto con molto onore seppelire il Diacono Zenone, amministrò il Regno da indi in poi con molta santità e quiete.