Battaglie In Sintesi
754
Figlio (m. 756) di Pemmone, duca del Friuli, eletto re (749) dopo l'abdicazione da lui provocata del fratello Rachi, come esponente del partito intransigente, invase l'Esarcato e, occupata Ravenna, pose fine (751) alla dominazione bizantina. Annesso il ducato di Spoleto al regno, venne in urto col papa Stefano II, che chiese (754) l'aiuto del re franco Pipino. Astolfo, vinto alle Chiuse di s. Michele presso Chiuse Longobarde (755), dichiarò che avrebbe restituito al papa Ravenna e l'Esarcato. Ma quest'impegno non fu mantenuto; rinnovatasi la guerra e sconfitto ancora sotto Roma (755-56), A. fu costretto a tributo e a più ampie concessioni (Comacchio e parte della Pentapoli, che entrarono nel Patrimonio di s. Pietro). Nel 750 e 754 aveva aggiunto 22 capitoli all'editto longobardo.
Nel giorno 29 Aprile dovevano i Franchi mettersi in via verso l'Italia per combattere Astolfo; ma forse in così breve tempo non poterono prepararsi, ed intanto sopravenne Carlomanno che Astolfo avea mandato a cercare in Montecassino per pregarlo ad interporsi presso il re suo fratello ed a fargli credere che le cose stavano diversamente da ciò che narrava il Papa. Se Carlomanno, che prese quella missione per ubbidienza al suo abate, il quale non potè negarsi al comando di Astolfo, trattasse la causa Longobarda con molta premura, non può dirsi; certo è che nulla ottenne;' pare anzi che pericoloso fosse il ritorno di Carlomanno in Italia, giacchè il Papa ed il re lo trattennero in Francia dove egli visse ancora poco tempo e mori in un monastero presso Vienne; il suo corpo fu più tardi rimandato a Montecassino. Da ciò che riferì Carlomanno e dalla sua stessa missione Pipino sperò tuttavia potere aver pace e tentò un' ultima prova, a preghiera del Papa, mandando per la terza volta i suoi nunzi ad Astolfo che promettessero larghi doni tanto solo che venissero restituite le città a chi ne avea diritto. Astolfo ricusò superbamente ogni trattativa. Ma intanto erano passati vari mesi e il Papa avea coronato solennemente nel di 29 Luglio Pipino ed i suoi due figli Carlo e Carlomanno dichiarandolo non solo re dei Franchi, ma ancora patrizio dei Romani; onore e titolo che fu dato a lui pel primo e che non ebbe Carlo Martello nè altri prima di lui. 5 Veduta inutile anche la terza ambasciata, Pipino ed i Franchi si mossero finalmente nell'Agosto. Il Pontefice però non credeva avere ancor fatto abbastanza per evitare la guerra e scrisse una lettera ad Astolfo supplicandolo e scongiurandolo a restituire almeno le terre di Roma e di S. Pietro; fu inutile anche questo tratto, anzi il Longobardo rispose altero con insulti e minaccie al Papa, a Pipino, ai Franchi.
Erano già andati innanzi alle Chiuse franche vari prodi per custodire i passi; anche Astolfo avea radunate le sue forze alle Chiuse longobarde, specie di fortezza che chiudeva i passi delle alpi restati sempre nelle mani dei Franchi e che, superata, avrebbe lasciata libera la via alle pianure longobarde. Astolfo udendo che pochi erano i Franchi alle Chiuse, uscì dai suoi ripari ed andò ad assalirli prima dell'arrivo di Pipino. Fu ferocissimo il combattimento, ma vinsero i Franchi e, inseguendo i fuggenti passarono le Chiuse Longobarde, sì che Astolfo fu costretto a salvarsi in Pavia; giunto intanto Pipino si unì ai vincitori e strinse d'assedio la città, fermo di avere nelle mani il fiero re.
Ma il Papa ebbe ancora compassione del suo nemico, supplicò si cessasse dal sangue, si venisse a trattare. Astolfo, vistosi alle strette, coi suoi duchi e conti e signori giurò coi più terribili e solenni giuramenti che restituirebbe l'esarcato di Ravenna e le altre città, e si fece e scrisse di ciò regolare trattato tra Romani, Franchi e Longobardi; poi, avuti quaranta ostaggi per sicurezza de' patti, Pipino se ne tornò in Francia.