Ars Bellica

Battaglie In Sintesi

Battaglia di Bari

Febbraio 871

L'imperatore franco

LUDOVICO II re d'Italia e imperatore.

Figlio di Lotario I e nipote, quindi, di Ludovico il Pio, nacque nell'825. Non ancora ventenne, fu mandato dal padre a reggere l'Italia, che, forse, gli era stata assegnata, fin dall'839, a Worms, dall'avo Ludovico e che diventò e rimase per il non breve suo regno oggetto esclusivo delle sue assidue cure; vero re e imperatore d'Italia, come anche fu chiamato. Venutovi la prima volta nella primavera 844 a capo di un numeroso esercito, scese a Roma, dove un partito antimperiale tendeva a scuotervi l'egemonia franca, e, accoltovi con gran festa e incoronato re (15 giugno 844), riuscì a ristabilirvi l'autorità imperiale, recandosi poi a Pavia. Nell'846 partecipò, in Francia all'assemblea tenuta da Lotario per organizzare la difesa dell'Italia dai Saraceni, nella quale fu stabilito (Capitulare de expeditione contra Saracenos facienda) che egli con un esercito d'Italiani rafforzato con milizie franche, borgognone e provenzali iniziasse nel marzo 847 la campagna contro i Musulmani del Mezzogiorno d'Italia e che, nello stesso tempo, si componessero le lotte dinastiche del ducato di Benevento che tanto avevano giovato ai progressi degl'infedeli. Il ducato, con un trattato firmato alla presenza di re Ludovico, fu diviso nei principati di Benevento e di Salerno. Della spedizione si sa solo che nell'848 trionfò dei Musulmani. La vittoria navale di Ostia dell'849 va considerata come un felice complemento dei successi di Ludovico, che, ripassando per Roma, nell'aprile 849 riceveva da papa Leone IV la corona d' imperatore, restando così associato al padre nella dignità imperiale. Da questo stesso anno Ludovico cominciò a governare l'Italia in nome proprio. Della sua opera legislativa e riformatrice resta ricordo specialmente nel grande sinodo ecclesiastico convocato a Pavia verso l'850, seguito, nello stesso anno, da un'assemblea di conti, e nelle assemblee tenute pure a Pavia il 20 luglio 855 e al principio dell'856. Nel giugno 855 troviamo Ludovico di nuovo a Roma, dove fa comparire dinnanzi al suo tribunale il superista Graziano, accusato di essere a capo della fazione antimperiale. Nello stesso anno si mescola a un tentativo per sostituire con altro candidato il papa Benedetto III, già canonicamente eletto; manifestando con tutto ciò il proposito di esercitare un'autorità sempre più energica e diretta nelle cose di Roma e del papato. Più risolutamente intervenne nell'aprile 858 nell'elezione del nuovo pontefice, imponendo quella di Nicolò I, il quale, tuttavia, doveva rivelarsi strenuo difensore dell'indipendenza del papato, e più tardi (863) cercò, in un primo momento, di piegare questo papa alle sue voglie nella famosa controversia per il divorzio del fratello Lotario II. Morto (29 febbraio 855) il padre, Ludovico acquistò la pienezza dell'autorità imperiale; ma non riuscì, per quanto avanzasse pretese a una parte maggiore dell'eredità paterna, a modificare l'estensione dei suoi dominî, che restarono limitati all'Italia, salvo le poche aggiunte delle tre diocesi di Ginevra, di Losanna e di Sion, ottenute per patti con Lotario nell'859, e delle provincie di Aix, Arles, Embrun, della diocesi di Moriana, e della contea di Grenoble, avute nell'863, alla morte del fratello Carlo. Parte importantissima nella storia di Ludovico hanno i suoi sforzi per consolidare ed estendere la sua autorità nel Mezzogiorno e per combattervi i Saraceni. Ludovico aveva fatto, nell'852, un tentativo infruttuoso di togliere Bari ai Saraceni. Nell'860 fa una nuova discesa per dare addosso ai principi ribelli di Spoleto e di Camerino e ad Adelchi di Benevento presso il quale quelli si erano rifugiati. Di una quarta discesa nell'863 si ha solo qualche fugace menzione. Importante invece la campagna disposta per l'anno 866, preceduta da una grande assemblea di ottimati tenuta a Pavia (4 febbraio 865) per assicurare prima una relativa tranquillità nel regno (nomina di missi), e dalla promulgazione della Constitutio promotioitis exercitus, vera legge di reclutamento militare fondato sul possesso, e, insieme, ordine di marcia e piano di operazioni. È incerto se la campagna si svolgesse nel '66 o nel '67. Ludovico riuscì a stringere i nemici verso le coste; ma la stanchezza dell'esercito e le malattie gl'impedirono di sfruttare il successo. Corsero allora trattative fra Ludovico e i Bizantini, nel comune interesse di fronteggiare i Saraceni, già padroni di tutta la Sicilia. Fallite queste, Ludovico riuscì, ricomposto l'esercito, a chiudere i Saraceni a Bari, che infine espugnò il 2 febbraio 871, volgendosi poi contro Taranto, l'ultimo loro baluardo nella penisola. Ma la stessa troppa potenza, che con questi successi andava acquistando l'imperatore, strinse contro di lui principi longobardi e città campane. Scoppiata la ribellione, Ludovico fu assalito nel suo palazzo di Benevento, costretto ad arrendersi al duca di Benevento, Adelchi (13 agosto 871) e liberato dopo oltre un mese di prigionia, forse per la voce diffusa che un esercito franco accorresse in suo aiuto, ma dopo aver giurato di rinunziare a vendette e di non metter più piede nei dominî longobardi. Nel maggio 872 Ludovico è a Roma, dove è nuovamente incoronato imperatore dal papa. Fattosi sciogliere dal giuramento, riprende le armi contro i Saraceni che assediavano Salerno e contro il duca di Benevento. Ma se quelli abbandonarono l'impresa, ritirandosi in Sicilia, nulla Ludovico conchiuse contro questo. Ritornato nell'Italia Settentrionale morì (12 agosto 875) presso Brescia, lasciando la vedova Engelberga, forse longobarda di nascita, che egli aveva sposato nell'851 e che gli fu devota compagna e animosa consigliera, e una sola figlia, Ermengarda.

La genesi

Ludovico II fu inviato da suo padre, Lotario I, nell'Italia meridionale per contrastare le incursioni saracene nell'848-849. Lanciò un attacco infruttuoso a Bari nell'852, e di nuovo nell'855 e nell'857. Nell'865 iniziò a pianificare una campagna per cacciare completamente i Saraceni dall'Italia meridionale. In quell'anno, emise un capitolare (Il capitolare è una legge o un'ordinanza emanata dai re o dagli imperatori franchi e i loro successori. Il termine deriva dal latino capitulare. I capitolari erano il principale strumento di governo utilizzato dai re carolingi e regolavano moltissime questioni, dalla vita pubblica, sia laica che ecclesiastica, all'agricoltura, dalla politica economica) nell'Italia settentrionale, convocando un esercito per radunarsi a Lucera nella primavera dell'866. Il capitolare richiedeva più di un'azione offensiva, ed ordinava anche la costruzione di castelli con palizzate, terrapieni, fossati e bastioni; luoghi in cui gli abitanti potevano rifugiarsi e che probabilmente (si sperava) avrebbero scoraggiato le incursioni saracene. Nessuna fonte descrive nel dettaglio la campagna intrapresa dall'esercito radunato a Lucera. Nel giugno 866, Ludovico II depose il vescovo e conte di Capua, Landolfo II, e impose alla città un proprio rappresentante, il duca Lamberto I di Spoleto. Ciò probabilmente richiese l'uso dell'esercito, ma per i successivi sei mesi Ludovico visitò pacificamente i principati longobardi della Campania, assicurandosi la loro fedeltà prima della prossima mossa contro Bari. Secondo Erchempert, un testimone contemporaneo, i principi di Benevento, Salerno e Capua sollecitarono tutti l'imperatore ad attaccare Bari.

Ludovico trascorse l'inverno 866-867 a Benevento. Partendo da lì in primavera, catturò Matera e Oria, città che si trovavano tra Bari e Taranto. In realtà Matera fu rasa al suolo e potrebbe aver interrotto o gravemente ostacolato le comunicazioni tra Bari e Taranto. Ludovico stabilì anche una guarnigione a Canosa, paese al confine longobardo-saraceno. Infine, va ricordato quanto sia improbabile che Ludovico avesse potuto utilizzare l'esercito convocato per l'866 nella campagna dell'867, poiché il capitolare vincolava ad un solo anno di servizio.

Nel marzo 868 Ludovico era a Benevento. Secondo la Cronaca di Salerno, scritto circa un secolo dopo, richiese anche l'assistenza navale dal nuovo imperatore bizantino Basilio I. Come parte di queste trattative, venne proposto un matrimonio tra la figlia di Ludovico, Ermengarda, e il figlio maggiore di Basilio, Costantino. Secondo una successiva fonte bizantina, fu Basilio a contattare per primo Ludovico, egli aveva delle rivendicazioni sulla città di Bari e anche un interesse strategico alla sconfitta dell'emirato, che minacciava la Dalmazia bizantina dall'altra parte del mare Adriatico. Infine un'attacco congiunto a Bari sembra essere stato fissato per la fine dell'estate dell'869. Ludovico era a Benevento, in preparazione all'attacco, nel giugno 869. Secondo una fonte settentrionale, gli Annali di Saint-Bertin, una flotta bizantina di 400 navi arrivò al largo di Bari più tardi nell stesso anno, mentre altre fonti affermano che il numero di navi fu molto inferiore. Questa era probabilmente la flotta che aveva appena sollevato l'assedio saraceno di Ragusa (867), e forse era la stessa flotta che alleviò anche la pressione saracena su Siracusa (868). Il comandante bizantino, Niketas Ooryphas, si aspettava di prendere in custodia la figlia di Ludovico, e se ne andò quando questa fu rifiutata. In una successiva lettera a Basilio I, Ludovico II accusò quindi Niceta di comportamento arrogante e offensivo. La causa esatta del fallimento dell'azione congiunta di 869 è sconosciuta, ma probabilmente comportò incomprensioni da entrambe le parti. Secondo Niceta, l'esercito di Ludovico era piccolo, mal disciplinato e incapace di combattere. Ludovico sosteneva, nella sua lettera, che aveva già sciolto la sua forza principale per l'inverno perché la flotta di Niceta era arrivata tardi.

La battaglia

Nell'869, quindi, secondo gli Annali di Saint-Bertin, dopo la partenza della flotta bizantina, l'emiro di Bari inviò predoni nel Gargano. Il santuario di San Michele Arcangelo venne saccheggiato. In risposta, nell'870 Ludovico fece irruzione nelle profondità della Puglia. Furono prese diverse città. In seguito a questa incursione di successo, Ludovico investì la stessa Bari, con un esercito sia di Franchi che di Longobardi. L'imperator franco poteva contare su un'assistenza navale, proveniente una flotta croata e forse da una bizantina. La cronaca di Salerno non menziona nessuna dei due, mentre fonti bizantine menzionano una loro flotta. Non ci sono altre prove del coinvolgimento bizantino nella campagna dell'870-871, mentre nella fonte biografica della vita dell'Imperatore Basilio, ci si riferisce ad un contingente slavo portato all'assedio dalla flotta ragusana.

Secondo Andrea da Bergamo, il popolo calabrese inviò suoi emissari a Ludovico durante l'assedio, offrendo fedeltà e tributi in cambio della protezione dai Saraceni. Ludovico inviò un distaccamento in Calabria, dove sconfisse un esercito saraceno nei pressi di Amantea. Ciò provocò una reazione da parte degli Aghlabidi di Sicilia. I rinforzi musulmani siciliani furono inviati a Bari, ma Ludovico li intercettò e li sconfisse. Circondata e senza altre risorse provenienti dal mare anch'esso presidiato, la città si arrese nel febbraio 871. L'emiro Sawdan fu ricondotto prigioniero a Benevento, mentre Ludovico iniziò immediatamente i preparativi per assediare Taranto, mettendo a capo di Bari un gastaldo longobardo.

Le conseguenze

Una lettera di Ludovico II fu inviata a Basilio I tra il febbraio e l'agosto dell'871, probabilmente con l'aiuto di Anastasio Bibliotecario. Trattava principalmente di difendere l'uso da parte di Ludovico del titolo "imperatore dei romani", poiché una disputa su questo titolo potrebbe aver avuto un ruolo nel fallimento della cooperazione franco-bizantina nell'869. Ludovico menziona anche arrivo di rinforzi nemici dalla Sicilia e dall'Africa, apparentemente in risposta alla minaccia per Taranto, e accusa il duca Sergio II di Napoli di cospirazione con gli Aghlabidi. Queste truppe non si mossero per riprendere Bari, ma assediarono Salerno nel tentativo di rafforzare la loro posizione in Calabria e nelle parti della penisola italiana più vicine alla Sicilia.

Il conflitto tra Ludovico II e Sawdan non si concluse con la caduta di Bari e la prigionia di quest'ultimo. Tutte le fonti presentano l'emiro prigioniero a Benevento come molto popolare e ricevente di molti visitatori. La continua presenza di Ludovico a Benevento divenne però un'irritazione per i Longobardi, e il 13 agosto 871 lui, sua moglie Engelberga e sua figlia Ermengarda furono arrestati dal principe Adelchi. Secondo le cronache di Salerno, il principe aveva consultato Sawdan in anticipo sul suo piano. Gli Annali di San Bertin riportano che Ludovico aveva in programma di mandare Adelchi in esilio, ma la fonte bizantina Administrando Imperio aggiunge che questa era una voce diffusa appositamente da Sawdan. Una poesia contemporanea, sulla prigionia dell'Imperatore Ludovico, definisce proprio l'emiro imprigionato come un "astuto aggressore [o istigatore]" (kalidus ille temtator). Sembra che all'arresto si accompagnarono anche alcune violenze nei confronti di Ludovico.

Dopo poco tempo, le voci sulla morte di Ludovico si diffusero a nord delle Alpi. Suo zio, Carlo il Calvo, decise di rivendicare l'Italia prima di apprendere la falsità delle voci. Ludovico e la sua famiglia furono liberati il 17 settembre per intervento del vescovo di Benevento. L'unica condizione era che giurasse di non tornare mai più a Benevento stessa. Sawdan rimase prigioniero dei Beneventani fino alla morte di Ludovico nell'875, quando fu liberato e si unì ai Saraceni di Taranto. Secondo il cronista contemporaneo Giovanni Diacono, il duca Sergio II di Napoli e il principe Guaifer di Salerno aveva connivuto con Adelchi durante la prigionia di Ludovico. Le voci sul coinvolgimento bizantino, tuttavia, sembrano essere false. Anche il duca Lamberto di Spoleto si era unito alla cospirazione. Ludovico infatti lo aveva deposto e al suo posto, aveva nominasto Suppo come duca. Infine, alla morte di Ludovico, i Bizantini occuparono Bari, stabilendo il tema della Longobardia.